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Autore: Killigrew    03/09/2013    2 recensioni
Kate e Josh Cooper, novelli sposi appena trasferitisi in un lussuoso quartiere della Grande Mela, sono in realtà Rachel Moore e Liam Davis, due agenti del FBI sotto copertura, nonché ex-fidanzati dai tempi del liceo con molte cose da chiarire.
Riusciranno a trovare la chiave di volta per risolvere il caso che gli è stato affidato e soprattutto i loro problemi di cuore?
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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CAPITOLO 1 Next to me


Entrai nell’enorme palazzo e mi guardai intorno stupita. Ogni cosa in quel posto urlava “lusso” ed ero solo alla reception. Chissà quanto stava costando all’FBI quella missione?
Non sapendo bene dove dirigermi mi fermai di fronte al bancone in legno scuro della reception, dove un uomo abbastanza anziano, con una curata barba bianca e ben vestito mi si avvicinò sorridendo cordialmente.

“Posso aiutarla?”

“Si, sono la signorina...ehm, la signora Cooper”

“Ah, i nuovi arrivati del 31esimo piano! Suo marito è già lì. Mi segua, la accompagno”

Già definirmi signora era stato difficile, ma le parole –suo marito- mi causarono uno scompenso cardiaco. Ignorai quella strana sensazione e seguii l'uomo, ringraziandolo prima che si congedasse.
Superato l'uscio dell’appartamento fui accolta da un caos di scatole, alcune le riconobbi come mie, ma di Liam nessuna traccia.

“Spero tu abbia portato la colazione” Disse una voce suadente alle mie spalle, facendomi sussultare ed allo stesso tempo causandomi un’ondata di brividi lungo la schiena.

“Ovviamente no” Senza neanche voltarmi a guardarlo, per timore di perdermi nei suoi occhi blu, presi a camminare per la casa, studiando ogni dettaglio. La cucina, fornita di ogni tipo di elettrodomestico, ed il soggiorno si trovavano in un ampio open-space, nello stesso piano c’erano anche la dispensa, un bagno ed uno studio. Salendo le scale che portavano al piano di sopra trovai la stanza da letto più grande che io avessi mai visto, con una cabina armadio dove sarebbe entrata tutta la mia casa, ed un altrettanto enorme bagno con vasca idromassaggio. Quel posto riusciva ad essere essenziale ed immenso allo stesso tempo.

Sentii delle voci provenire da sotto ed incuriosita scesi per le scale trovando Liam intento a parlare con il capo, che indossava una strana tuta verde con sopra inciso il marchio di una ditta di traslochi.

“Capo?” Chiesi sorpresa squadrandolo dalla testa ai piedi e, trattenendo a stento le risate, mi voltai verso un altrettanto divertito Liam.

“Non una parola in merito al mio abbigliamento, Moore” Mi avvisò alzando un dito “Comunque, stavo chiedendo a Davis come procedono le cose?”

“Va tutto bene, anche se non capisco come sia possibile che in una casa tanto grande manchi una seconda stanza da letto. Dovremmo mettere un letto nello studio e sistemarlo meglio così qualcuno di noi due potrà dormirci”

“Rachel, forse non hai recepito: fingere di essere sposati include vivere come una coppia e quindi tu e l'agente Davis dividerete lo stesso letto”

Liam stava ridendo scuotendo la testa, mentre io boccheggiavo senza riuscire a far uscire alcun suono dalle mie labbra. Dormire con Liam? Stavamo scherzando? Per me era già difficile stargli vicino senza farmi venire un infarto!

“Se le cose vanno come dovrebbero, i Mendez verranno molte volte a farvi visita, vuoi rischiare di far saltare tutto? Cosa ti hanno insegnato a Quantico? Tu da oggi sei Kate Cooper, tutto il resto non esiste più”

“No, io...Non si può fare diversamente?”

“No, discorso chiuso! E non ti azzardare a modificare o fare qualcosa di strano a questo appartamento, che ci sta costando un occhio della testa. Davis, passa in ufficio, ci sono dei documenti da firmare. Arrivederci”

Fissai la figura del capo oltrepassare la soglia ed il tonfo della porta che si chiudeva alle sue spalle segnò il momento in cui capii che mi era stata assegnata quella che per me sarebbe stata la missione più difficile: condividere il mio spazio personale con il mio ex-ragazzo. Dovevo essere morta e quello era il mio inferno. Lavorare con Liam era diventato convivere con Liam e poi si era in un attimo trasformato in dormire con Liam. Era troppo per le mie coronarie.

“Direi che l’hai presa bene” Disse lui sarcastico, indossando il giubbotto.

“Dove vai?” Chiesi sorpresa, senza neanche un reale motivo. A me non doveva importare.

“Ora si che mi ricordi una brava mogliettina! Non hai sentito il capo? Devo andare in ufficio” Mi lasciò un veloce bacio tra i capelli e scomparve anche lui oltre la porta. Io rimasi ferma nell’esatto punto in cui mi lasciò, probabilmente per svariati minuti. Il suo profumo, il tocco leggero delle sue labbra. Il cuore continuava a battere all’impazzata ed iniziai seriamente a  temere un infarto. Mi persi nei ricordi che avevo di noi: il primo appuntamento, il primo bacio, riuscivo persino a ricordare il profumo che si respirava dentro la sua auto. Sorrisi amaramente quando quei ricordi si trasformarono in ben altri: la notte passata ad aspettarlo rifiutandomi di levare il mio vestito, le chiamate senza risposta, i pianti. Ero convinta di essere riuscita a superare tutto, ma quando al primo giorno di lavoro me lo ero ritrovato di fronte quella strana sensazione allo stomaco si era ripresentata e con lei anche la morsa che mi stringeva il cuore.

Liam scomparve per il resto della giornata e per tenere la mente impegnata decisi di sistemare tutto da sola. Arrivata ad i suoi scatoli rimasi indecisa se aprirli o meno.

“Al diavolo, sono Kate Cooper e Kate Cooper può toccare la roba di suo marito!” Borbottai aprendo in malo modo uno degli scatoli. In gran parte trovai vestiti ed attrezzi per palestra che, non con poca fatica, misi nello studio. Non aveva portato molto roba, ma l’ultimo scatolo sembrava essere il più interessante: dentro c’erano foto, agendine, fogli, buste da lettere. Mi ripetei che non era violazione della privacy, volevo solo mettere un po’ d’ordine, ma sentivo comunque di star sconfinando. Non feci in tempo a toccare uno solo di quegli oggetti che lo squillare del mio cellulare mi fece sussultare spaventata. Erano già le 6, notai guardando l’orologio appeso al muro, e dopo essermi lasciata cadere sul divano risposi al telefono.

“Come va? Stavo pensando, ora non andrai mica in giro a raccontare che ti ho fatto da damigella d’onore o roba simile?” La voce divertita di Robyn mi fece intuire che per lei tutta quella storia era uno spasso.

“Sei davvero una pessima amica! Dovresti provare almeno un po’ di pena per me”

“Perché sei andata a vivere in una casa da sogno, oppure perché da ora in poi dormirai nello stesso letto di un uomo da sogno?”

Sospirai esasperata, ma decisi di non risponderle, non mi andava di sprecare fiato.

“Approfittane per chiarire, magari ti passa questa tua allergia al sesso maschile” aggiunse poi in tono più gentile.

“Non sono allergica agli uomini!” Esclamai indignata.

“Certo, da quanto non hai un appuntamento?”

“Non è colpa mia se non ho conosciuto nessuno in grado di stuzzicare il mio interesse, ultimamente”

“Ultimamente? E Ian?”

“Voleva solo sesso” Risposi prontamente. Ero uscita con quel tipo per un paio di sere e dovevo ammettere che non era male, ma ogni volta i suoi discorsi portavano sempre e solo ad un punto.

“Giusto! Non fai sesso da una vita!”

“Io faccio sesso!” Enorme bugia, ma era a fin di bene, se le avessi confessato che non facevo sesso da un anno sarebbe stata una tragedia, così decisi di rincarare la dose “Faccio tanto, meraviglioso e strepitoso sesso!”

“E con chi?”

Non risposi alla sua domanda perché in quel momento sentii una porta chiudersi alle mie spalle e voltandomi lentamente, consapevole di chi avrei trovato, vidi Liam con delle buste in mano. Il volto mi andò completamente a fuoco e pregai affinché il divano mi inghiottisse.

“Devo andare” Dissi con voce titubante al telefono.

“Scommetto che è tornato Liam!” Scoppiò a ridere Robyn, così le attaccai il telefono in faccia.

Mi alzai di scatto e seguii Liam in cucina, dove stava svuotando le buste.

“Hai fatto la spesa” Constatai ancora enormemente imbarazzata, guardando ovunque tranne che verso di lui.

“Dovremmo pur mangiare” Rispose secco continuando a muoversi per la cucina, riempiendo gli scaffali con ciò che aveva comprato. Sembrava teso e non riuscivo a capire se potessi esserne io la causa. Forse era successo qualcosa a lavoro.

“E’ andato tutto bene?” tentai di nuovo.

“Una meraviglia”

Uscì dalla stanza passandomi di fianco e lasciando una scia di quel suo inconfondibile profumo.

-E’ diverso da quello che usava una volta- pensai chiudendo gli occhi, tentando di ricordare cosa voleva dire avere le sue braccia intorno a me. Scuotendo un po’ la testa tentai di tornare nel mondo reale e decisi di controllare se ci fossero gli ingredienti per preparare una buona cena. Magari sarebbe riuscita a risollevargli il morale e riuscire a farmi dire cosa l’avesse reso così irascibile.

Bussai alla porta dello studio, dove era chiuso ormai da un’ora, e non ricevendo alcuna risposta aprii, innervosita dai suoi modi di fare.

I suoi muscoli si contraevano perfettamente e le gocce di sudore percorrevano velocemente la lunghezza della sua schiena nuda, mentre il bicipite si gonfiava ogni volta che alzava il peso che aveva in mano. Portò lo sguardo su di me ed un sorrisino gli increspò le labbra, facendomi quasi cedere le gambe. Se solo avesse potuto immaginare cosa girava per la mia testa in quel momento.

-Se non ti pulisci il rivolo di bava lo capirà- Mi rimproverai.

“Volevo solo dirti che la cena è pronta” Il mio tono di voce era un po’ troppo alto ed il mio volto stava andando a fuoco, quindi abbassai velocemente lo sguardo. Quando lo rialzai avevo Liam di fronte, forse un po’ troppo vicino a me.

“Faccio una doccia ed arrivo” Mi poggiò una mano sulla testa e fece per sorpassarmi, poi si bloccò, fece un passo indietro “C’è un buon profumo” Mi sussurrò nell’orecchio respirando a fondo.

Il mio cuore andava a mille e le mani sudavano. Erano passate solo poche ore, il nostro primo giorno insieme non era ancora terminato ed io già era sulla buona strada per impazzire.

La cena fortunatamente non mi riservò altre sorprese e passò tranquilla. Liam mi fece ridere e mi raccontò diverse cose che gli erano capitate sul lavoro, fu piacevole stare in sua compagnia e la sensazione di nostalgia che provavo ogni volta che pensavo a lui svanì. In un certo senso era un uomo diverso ormai, ma allo stesso tempo era sempre lo stesso.

Quando quella notte ci ritrovammo entrambi in fondo al letto, restammo entrambi a fissare davanti a noi, poi le nostre voci si sovrapposero mentre, contemporaneamente, pronunciavamo le stesse parole.

“Io a destra!”

Lo guardai sconcertata, ma pronta a non mollare.

“Fa il gentiluomo o va a dormire sul divano”

“Ma anche no! Pari o dispari?” Chiese portando davanti a se la mano destra stretta in pugno.

“Sul serio?” Risi, ma non ottenendo alcuna risposta tornai immediatamente seria e assunsi la stessa posizione. “Dispari”

“Veramente io... Oh, e va bene, pari per me” La sua espressione da bambino capriccioso fece allargare ancora di più il mio sorriso e notai i suoi occhi brillare.

“Quattro! Ho vinto!” Esultò soddisfatto prendendo possesso della sua parte di letto.

“Potremmo fare...” Iniziai sdraiandomi di fianco a lui, ma non mi permise di finire la frase.

“Ah-ah-ah, non si accettano lamentele” Mi lasciò un bacio sui capelli, per la seconda volta quel giorno, e poi si voltò su di un fianco dandomi le spalle.

La sicurezza con cui la mattina avevo messo piede in casa era svanita nell’esatto momento in cui avevo incrociato il suo sguardo. Possibile che non ci fosse un modo per far passare queste maledette farfalle allo stomaco? Mi voltai anche io sullo stesso fianco e rimasi a guardare la sua schiena muoversi ritmicamente al tempo del suo respiro, mentre mille pensieri mi frullavano per la testa, finché il sonno profondo si impossessò di me.



 
  
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