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Autore: Rosie Bongiovi    03/09/2013    1 recensioni
Il viaggio è una porta attraverso la quale si esce dalla realtà nota e si entra in un'altra realtà inesplorata, che somiglia al sogno. (Guy de Maupassant)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Abigail non sapeva per quale ragione stesse lì. Anzi, no, in realtà lo sapeva. Stava scappando. Da cosa stesse scappando, ecco, quello non lo capiva. Dalla monotonia, dalla paura di una vita sempre uguale, dai ricordi di un’infanzia fastidiosa, forse. Ma la sua vita era sempre stata un enorme “forse”, “probabilmente”, “chissà”. E anche in quel momento, in quella stazione, aspettando un treno senza destinazione, non poteva far altro che pensare che nella sua mente c’era solo un mucchio di incertezze. L’unica certezza era che quella valigia, contenente una decina di libri, nei quali aveva trovato sogni che probabilmente non sarebbe mai riuscita a realizzare, era pesante. 
In quel momento, in quella stazione, in quella vita, c’era lei. Lei contro il mondo. Con dei sogni, sì, ma il mondo è terra, è pietra, è fuoco, è persone. I sogni, invece, sono solo dei soffi astratti, che la nostra mente espira nel sonno.
Ed eccolo arrivare quel grosso treno carico di persone. A differenza sua, di quella ragazza, quei passeggeri sapevano dove andare. Qualcuno tornava a casa da un lungo viaggio, qualcuno stava andando al lavoro, ma era sicura che non ci fosse nessun altro come lei, lì. Sì, “sicura”. Quel viaggio per cambiare la sua vita non era ancora iniziato e le sue incertezze si stavano già tramutando in garanzie.
 
She was standing at the station
Small town,
Suitcase in her hand
There were dreams she found inside her
That no one cared to understand
She never talks about her childhood
So much past to leave behind
She’s so scared to go
But still she says goodbye


Mick diede un calcio ad una lattina che giaceva immobile sulla strada. La guardò rotolare e fermarsi qualche metro più avanti. Era stato lui a provocare quello spostamento, a fare arrivare quella lattina davanti ad un‘automobile nera, abbandonata. Era stato lui a condizionarla. Esattamente come il susseguirsi degli eventi lo aveva portato lì dov’era in quel momento. 
Ah, al diavolo. Non ne poteva più di fare certe osservazioni da filosofo senza gloria. Vide abbassarsi il passaggio a livello ed un gruppo di ragazzini gli passarono di fianco, correndo per salire sul treno che stava per arrivare. Controllò le sue tasche e trovò una banconota. Il percorso nella sua mente fu così rapido che non si accorse nemmeno di stare già camminando verso la stazione.
Born and raised in poverty
Daddy died when he was young
All the fears that raged inside him
His spirit need to overcome
Each day he tears down the reflection
Of who he used to be
And with a little luck
He’ll rise eventually

“Questo posto è libero?”.
“Sì”, rispose. Abigail alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo. Incontrò due occhi grandi e buoni. Due occhi grigi, spaventati, incerti, confusi, tanto quanto i suoi. Quegli occhi sorrisero. Più giù, anche due labbra si stavano inarcando in un sorriso sincero. 
“Sono Mick”. Le porse la mano. Abigail la scrutò attentamente e la strinse. 
“Abigail”.
When you walk that road
You walk alone
Just an undiscovered soul
In the great unknown
When you only hope
Is to find a home
Just an undiscovered soul
In the great unknown


Nota dell'autrice:
Effettivamente non è una one shot propriamente bonjoviana, semplicemente utilizza "Undiscovered soul" come filo conduttore. E stamattina mi sono svegliata con questa strana idea che mi frullava in testa, così.. Ecco qui il risultato. Dubito che ci potrà essere un seguito, ma chissà cosa può combinare la mia mente! Grazie per aver letto :)


Rosie.

  
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