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Autore: biberon    03/09/2013    2 recensioni
"Signore e signori, benvenuti al secondo concerto ufficiale della band più amata del momento:
Alla voce, le splendide Courtney e Heather!
Alla chitarra il ribelle, Duncan!
Al basso, il folle Scott!
Alla chitarra accompagnamento, il romantico Trent!
E alla batteria la novità del gruppo, aggiunta solo qualche giorno fa:
Gwen la gotica!
Dal testo, capitolo 4
"Brutte notzie, ragazzi." disse Trent in modo grave.
"Avevamo chiesto ad alcune persone di prendere il posto del batterista nella nostra band, ma a quanto pare nessuno è disponibile. Dj non suona rock, Izzy è già in un'altra band, Geoff non suona più da tempo e Noah e Justin sono in vacanza ..."
"Ci sarebe un'unica opzione ..." disse Duncan con un filo di voce.
""Quale?" chiesi speranzosa.
"Ci sarebbe ... ci sarebbe ...." sembrava si fosse bloccato.
"Ci sarebbe Gwen." disse Alejandro.
"è una brava batterista, in più è carina e farebbe fare bella figura alla band ..." disse Trent.
Il respiro mi si fece affannoso, sentii un sapore amaro salirmi su per la gola e invadermi la lingua, il cuore prese a battere a mille, i pugni si strinsero.
Solo dopo qualche secondo riuscii a riprendermi e a urlare, con quanto fiato avevo in corpo: "CHE COOOOOSA?!"
Genere: Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Courtney, Duncan, Gwen, Heather | Coppie: Alejandro/Heather, Duncan/Courtney, Duncan/Gwen, Trent/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Dopo il concerto eravamo tutti di buon umore.

Io scesi dal palco accaldata e sudata, ma felice come non mai.

Ma il meglio arrivò quando le bambine iniziarono a venire a chiedermi foto e autografi.

Il cuore mi batteva fortissimo nel petto ogni volta che scrivevo il nome su un pezzetto di carta.

“Perché volete l’autografo? Non siamo mica famosi!” esclamai senza riuscire a trattenermi.

“Ma siete una baaaaand! Quante bambine hanno avuto una band cosìììì braaaava al loro compleanno?” disse Helen con la tipica voce strascicata da telenovelas argentina.


Verso le sette e mezza di sera incassammo la nostra paga, mangiammo qualcosina dal buffet e ce ne andammo tra gli applausi generali.
Decidemmo di mangiare in un fast food lì vicino, l’unico aperto della zona.

Ordinammo due panini a testa e facemmo esplodere la coca cola, chi schizzò ovunque (l’avevamo scossa).

Restammo lì a urlare come idioti finché il proprietario non ci disse che se non levavamo le tende avrebbe chiamato la polizia.

Trent prese il cellulare e chiamò i suoi, per chiedergli se quella notte la band poteva restare a dormire da lui.

I suoi fecero un po’ di storie, ma quando lui gli disse che si erano gudagnati la loro prima paga da soli suonando accettarono di tenere 6 rokkettari folli in casa per una notte.


In effetti, alla mia età era imbarazzante chiedere il permesso per stare fuori a dormire, quindi mandai un messaggio a mia madre con scritto “sto a dormire da Trent.”

I genitori degli altri accettarono subito, a parte quelli di Scott, che non furono proprio informati.

Ognuno andò a casa sua a recuperare un cuscino e un sacco a pelo, e ci ritrovammo nel parco giochi davanti a casa di Trent alle dieci di sera.

“I tuoi sono in casa?” chiese Alejandro mentre raggiungevamo il condominio.

“No, per questo li ho chiamati al cellulare … sono fuori a cena e torneranno verso mezzanotte. L’unica condizione che ci danno è di stare chiusi in camera.”

Salimmo le scale in silenzio, molto stanchi per il pomeriggio impegnativo alla festa.

Scott prese due birre dal frigo (come se fosse a casa sua), Trent,gwen, Alejandro e Heather si misero davanti ad un film e io decisi di stendermi e provare a prendere sonno.
Duncan si distese di fianco a me nel suo sacco  a pelo e mi abbracciò da dietro.
Chiudemmo a chiave la porta della stanza e io provai ad addormentarmi con le braccia di Duncan sulla pancia, i rumori del film di guerra e i rutti di Scott come sottofondo.


 
Aprii improvvisamente gli occhi.
 
Era tutto buio intorno a me.
 
Heather si era addormentata abbracciata al Alejandro e Trent era rannicchiato di fianco a loro.
 
La tv era ancora accesa.
 
Mi girai di scatto, accorgendomi che le braccia di Duncan non mi stringevano più.
 
Mi alzai lentamente e mi guardai intorno sbattendo furiosamente gli occhi nel tentativo di abituarmi all’oscurità.
 
Non c’era, così decisi di andare a vedere dov’era.
 
“è solo andato in bagno.” Mi dissi piano. “Stai calma.”
 
Attraversai la stanza e rischiai di inciampare in Scott, spiattellato sul pavimento con qualche goccia di bava che pendeva dal mento.
“Bleah …” sussurrai mentre prendevo la chiave e la giravo silenziosamente nella toppa.
 
Attraversai il lungo corridoio stretto della casa di Trent passando davanti ad un sacco di porte.
 
Ma quale cavolo era il bagno?
 
Vidi uno spicchio di luce in fondo al corridoio e mi avvicinai.
 
Stavo per entrare, quando sentii un risolino timido provenire da lì dentro e due voci.
 
“Sei bellissima …”
 
“Anche tu.”
 
“Mi sei mancata …”
 
“Oh, che galantuomo!”
 
La porta era socchiusa.
 
Guardai.
 
Non si vedeva molto, solo alcuni vestiti sparsi in giro: un paio di jeans a vita bassa, una maglietta nera, degli slip e un reggiseno di pizzo nero, un golfino blu scuro ...
 
“Hai visto che carina la band?”
 
“Si,  mi è subito sembrata una bella cosa. Fatta eccezione per Courtney, lei …”
 
 
No.
 
Non poteva essere.
 
Non poteva essere vero!
 
Dovetti mettermi una mano sulla bocca per non urlare.
 
Quella cosa doveva finire subito! Prima ancora che iniziasse.
 
Gwen e Duncan stavano … insomma, stavano … stavano …
 
 
Aprii la porta con un calcio ed urlai “Ma bravo, mi chiami principessa e poi mi tradisci appena puoi con quella schifosa?!”
 
 
 
Appena finii di dire questa frase mi resi conto del’errore che avevo commesso.
 
Arrossii violentemente e sentii una vampata di calore dalla testa ai piedi.
Loro due avevano un’espressione di puro stupore dipinta in volto.
Lei afferrò in fretta e furia il reggiseno e gli slip e li gettò nella doccia in modo da non farmeli vedere e si coprì con il resto dei vestiti appallottolati.
 
Lui, ancora con la bocca sul suo collo, si mise istintivamente le mani davanti per coprirsi lì giù.
 
“Scusate, io non volevo … io … beh … io …”
 
Non sapevo cosa dire.
 
“Vado a letto.” Conclusi, mi voltai e andai in camera di Trent a passo da militare.
 
CHE FIGURA DI *****!
LA COSA più IMBARAZZANTE DELLA MIA VITA:
 
Mio Dio.
 
Mi portai una mano alla tempia: scottava.
 
Quelli non erano Gwen e Duncan.
 
 
 
 
 
Erano i genitori di Trent.
 
   
 
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