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Autore: Juuri    03/09/2013    10 recensioni
“Lily Evans che ha paura di qualche tuono?”, domandava, sfiorandole la guancia con il naso e nascondendo in malo modo una mezza risata.
“Taci, Potter. E stringimi”, bofonchiava lei, di rimando, e James obbediva, con un sorriso malizioso e soddisfatto, provocato dalla consapevolezza che lei volesse lui al suo fianco, e lui soltanto.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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"I sogni sono veri mentre hanno luogo,
e non viviamo forse in un sogno?"

(Alfred, Lord Tennyson, Il panteismo superiore)


Si addormentavano così...

James adorava guardarla mentre riposava.
I suoi capelli vermigli si disperdevano sul cuscino in una cascata di fiamme, così in evidenza sullo sfondo candido.
Aveva il viso tranquillo e dormiva il sonno dei giusti, in un limbo senza incubi.
Di tanto in tanto, sul suo bel volto compariva un sorriso e James aveva l'immediato desiderio di essere il centro dei suoi pensieri, la causa di quella curva. Ogni volta, la stringeva a sé e affiancava il viso al suo, fino a respirarne l'odore di vaniglia.
Spesso affondava le mani nei capelli di lei e ci giocava; li adorava più di quanto adorasse sistemare i suoi.
Gli erano sempre piaciuti, i capelli di Lily. Era l'unica parte di sé che non riusciva a tenere sotto controllo: spiccavano, di un rosso talmente distinguibile che era impossibile perderla di vista.
Ricordava che, ad Hogwarts, li portava sciolti, nelle fredde sere d'inverno, e sbuffava quando le sue ciocche scivolavano costantemente davanti al viso. Ricordava che sfuggivano dall'improvvisata crocchia, facendole saltare i nervi nei momenti in cui, impegnata sui libri com'era, si ritrovava la vista ostacolata.

Le accarezzava le spalle, scoperte dal lenzuolo, disegnando ghirigori immaginari sulla sua pelle, e si sporgeva in avanti per posarle un bacio sulla fronte, sul capo, silenziosamente, senza svegliarla, né disturbare le sue fantasie.
Lily si muoveva, nel bel mezzo della notte, e gli si stringeva, poggiando la testa sul suo braccio e respirando il suo odore.
Profumava di pino, di fresco, di Malandrino, di James.
Durante i temporali lo faceva istintivamente, e le braccia di lui erano sempre lì, pronte a cingerla in un gesto involontario che rassicurava entrambi.
I tuoni facevano tremare i vetri e dalle labbra di lei sfuggiva un gemito, e da quelle di lui un sorriso.
“Lily Evans che ha paura di qualche tuono?”, domandava, sfiorandole la guancia con il naso e nascondendo in malo modo una mezza risata.
“Taci, Potter. E stringimi”, bofonchiava lei, di rimando, e James obbediva, con un sorriso malizioso e soddisfatto, provocato dalla consapevolezza che lei volesse lui al suo fianco, e lui soltanto.
Le stringeva la vita, in un abbraccio dove lei si sentiva al sicuro e dove lui riusciva a proteggerla, in ogni momento.

Lily dormiva con una mano sotto il cuscino, e l'altra sul petto di James.
Quando avvenivano quelle rare volte in cui lui la mattina si alzava prima, lei cominciava a rigirarsi nel letto, come se avvertisse la sua mancanza attraverso l'utopia dei sogni, e allungava un braccio testando il vuoto accanto a sé, e svegliandosi subito dopo.
E quando era lei ad essere mattiniera, James occupava il suo posto, ancora caldo e impregnato dal profumo che lasciava, e stringeva il suo cuscino sprofondandovi all'interno, nell'incavo che ancora conservava il segno della sua precedente presenza, e la forma del suo corpo girato di lato.

Nelle ore di sonno perse, quando la stanza era illuminata dal bagliore dell'aurora mattutina, Lily riempiva i minuti guardando il suo James, dormiente.
A volte - quando il suo viso le ricordava quello di un bambino, gli occhiali posati sul comodino e l'aria beffarda non lo nascondevano dietro una maschera di malandrina arroganza, e i capelli erano appiattiti - aveva voglia di disegnarlo, di imprimerlo nella mente. Lasciava correre le sue mani sulle guance, sugli occhi, sulla linea del naso, degli zigomi e, infine, delle labbra.
Sorrideva, prima di affondare la mano nei suoi capelli e la testa nell'incavo del suo collo, e si riaddormentava così, stringendo la sua enorme maglietta che tante volte aveva indossato lei stessa, e su cui s'imprimevano i loro odori - di lui, di lei, di entrambi -, come la costante presenza di qualcosa di concreto e rassicurante, quale James era.
Quale James aveva imparato ad essere.

Si addormentavano così nelle sere di autunno, quando il vento sbatteva e le foglie ingiallite volavano nell'aria;
si addormentavano così nelle sere di inverno, quando la neve si posava sul davanzale della finestra e sui gradini della loro casa, a Godric's Hollow;
si addormentavano così nelle sere di primavera, quando a coprirli c'era un leggero lenzuolo e le loro gambe s'intrecciavano;
si addormentavano così nelle sere di estate, quando il caldo non gli impediva di restare vicini, sebbene a volte fosse davvero insopportabile.
E si addormentarono così anche la sera di quel 31 ottobre del 1981.

  
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