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Autore: Do_Not_Touch_My_Patria    03/09/2013    8 recensioni
Courfeyrac ha avuto un'altra brillante idea delle sue: organizzare una vacanza in Italia.
Inutile dire che, all'idea di un po' di relax in terra straniera, gli Amis de l'ABC si sono mostrati tutti entusiasti.
Beh. Quasi tutti...
Fra viaggi in macchina degni di un poema epico, drammatici disguidi con l'assegnazione delle camere, Grantaire ubriaco, Courfeyrac ipercinetico, Joly con la nausea e Marius che alla fine è riuscito a portarsi dietro la sua adorata Cosette, riuscirà il povero Enjolras a resistere ad un mese lontano dalla sua amata Patria e godersi la vacanza?
Tutto questo e molto altro in una fanfiction che di serio ha giusto il protagonista.
E forse nemmeno lui...
[Enjolras/Grantaire; Courfeyrac/Jehan; Bossuet/Joly con accenni -ma nemmeno troppo leggeri- Marius/Cosette e Combeferre/Eponine]
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Enjolras, Grantaire, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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~Capitolo VI









C’era silenzio, all’agriturismo.
Anche gli ultimi turisti se n’erano andati a dormire, e Bossuet aveva tirato le tende affinchè la stanza calasse nel buio più completo.
Non si era azzardato a muovere Joly nel timore di svegliarlo, così aveva preso una coperta supplementare dall’armadio e gliel’aveva posata dolcemente sulle spalle. Joly odiava dormire scoperto, temeva sempre di potersi prendere qualche accidente.
Indeciso sul da farsi, aveva alla fine optato per guardare un po’ di televisione prima di addormentarsi, ed era rimasto oltremodo affascinato da un programma sui vulcani il cui commento audio era per lui decisamente incomprensibile. Le immagini di tutta quella lava che si riversava in mare e i disegni delle sezioni del vulcano, però, erano abbastanza spettacolari da non fargli cambiare canale.
Verso le undici, alla fine, Joly parve riemergere dagli Inferi.
Tirò la coperta fin sotto al naso e sbirciò il buio da sopra l’orlo.
- Bossuet… - sussurrò debolmente.
- Bossuet, ti prego, vieni un attimo… -
Il ragazzo salutò mentalmente il suo bel documentario e si alzò dal letto, andando a sedersi sul bordo di quello dell’amico.
- Dimmi… -
Joly diede un colpetto di tosse isterica e si grattò il naso, per poi rincantucciarsi meglio fra le coperte e guardarlo con occhi colmi di terrore e rassegnazione.
- Bossuet, sto per morire… -
Bossuet sospirò.
- Testamento? –
- Non scherzare, è una cosa seria! Tu non capisci, sento le forze vitali abbandonarmi… - e qui tossì di nuovo.
- Mi restano forse solo pochi minuti. Mi dispiace, Bossuet, di crearti tutti questi problemi. Se per te non è un problema vorrei essere cremato, è più igienico… -
Ma il compagno di stanza non lo stava nemmeno più ad ascoltare. Si era alzato di nuovo ed era andato a raspare nella valigia di Joly, alla ricerca di medicinali.
Strappò una bustina e ne sciolse il contenuto in un bicchiere d’acqua, poi tornò al capezzale del moribondo e gli piazzò l’intruglio fra le mani.
- Bevi questa schifezza e stai zitto, vedrai che fra poco sarà tutto finito. -  spiegò, volutamente ambiguo.
Joly buttò giù la medicina in un sorso solo, gli occhi strizzati per contrastare il saporaccio amaro.
Bossuet andò a buttare la bustina nella spazzatura, leggendo con gioia l’avvertimento “potrebbe indurre sonnolenza” stampato sul retro.
- Vedi? Lo dici anche tu! Morirò! Che ore sono? – domandò il malato non più tanto immaginario.
Bossuet diede un’occhiata al cellulare.
- Le undici e dieci, l’ora di riposare… - sospirò.
Solo dopo qualche manciata di secondi si accorse che la replica di Joly che aspettava come da routine non era arrivata.
- Quanto ho dormito? – domandò quello all’improvviso.
- Boh, un paio d’ore. Non lo so, guardavo questo documentario e ho un po’ perso la cognizione del tempo… - rispose con un cenno del capo alla tv, dove una ricostruzione al computer faceva esplodere il Vesuvio.
- Quindi non sei andato a cena. E gli altri? –
Bossuet scosse la testa.
- Volevano restare qui, ma alla fine li ho convinti ad andare. Io invece sono rimasto qui con te! – spiegò con un sorrisone.
- Ah… - fu la replica di Joly prima che si inabissasse nuovamente fra le coperte.
Sembrava già che si fosse addormentato quando un mugolio giunse dalle coltri.
- Bossuet… -
- Dimmi… -
Ci fu un momento di silenzio durante il quale Bossuet credette che l’amico si stesse sentendo male davvero, poi Joly parlò.
- Vorrei che fossi tu a tenere l’orazione funebre. E se possibile vorrei che la funzione la faceste in Saint Séverin. –
- Okay. Adesso lasciami dormire, dovrò essere riposato domani per scrivere un bel discorso… - sorrise accondiscendente, infilandosi sotto le coperte e spegnendo la tv.
La medicina dovette aver fatto effetto, perché Joly non si lamentò più.
Bossuet, però, si svegliò due ore dopo, disturbato da rumori molesti provenienti dalla stanza accanto. Diede una manata al cellulare sul comodino e cercò di capire che ore fossero, per poi rinunciare a dormire ancora per un po’: Cosette e Marius dovevano essere rientrati all’agriturismo.
Si ficcò nelle orecchie le cuffie dell’iPod e lo agitò finchè non partì la riproduzione casuale.
“La Vie en Rose”.
Chi diamine aveva messo “La Vie en Rose” nel suo iPod?!
Si rigirò fra le coperte e cambiò canzone, ma il simpatico congegno elettronico pensò bene che era giunto il momento di lasciare il proprietario al suo destino e si spense.
- Batteria scarica. Ottimo. – mugugnò il poveretto infilando la testa sotto il cuscino.
Fece del suo meglio per non ascoltare, ma il respiro affannoso si faceva sempre più forte.
Poi Bossuet si rese conto che quel suono non poteva star provenendo dall’altro lato della parete e si mise a sedere, togliendo definitivamente le cuffie dalle orecchie.
Impiegò un paio di secondi per capire cosa stava succedendo, ma quando tutto fu finalmente chiaro gli si strinse il cuore.
- No, Joly, non di nuovo… - sussurrò, alzandosi dal letto e tornando per l’ennesima volta al capezzale dell’amico.
Accese l’abat-jour sul comodino solo per vedere una scena a lui così familiare da non aver nemmeno bisogno della luce per vederla davanti ai suoi occhi.
Joly era sveglio, aveva gli occhi sbarrati ed era sudato marcio, nonostante ora la sua pelle fosse ghiacciata. Aveva il respiro corto e affannoso e artigliava le lenzuola con le dita lunghe e affusolate.
- Joly, va tutto bene, ci sono qua io… - ma l’aspirante medico sembrava non sentirlo nemmeno.
Maledetti attacchi di panico. Eppure era già da un po’ che non gli capitava più! Insomma, erano in vacanza, non aveva nemmeno lo stess degli esami! Proprio non riusciva a capire cosa potesse essere la causa di quella crisi.
- Muoio… Muoio… - balbettò il ragazzo, la voce strozzata dal panico.
- Ma no che non muori, è solo un attacco, come le altre volte. Respira profondo, adesso passa tutto… -
Corse in bagno e bagnò la sua maglietta con dell’acqua ghiacciata, la strizzò e tornò indietro ad appoggiarla sulla fronte dell’amico.
Joly fu scosso da un brivido, ma sembrò tornare lentamente in sé, nonostante la respirazione fosse ancora alterata.
Bossuet gli diede la mano e lui gliela stritolò in una morsa gelata, poi, pian piano, si calmò.
Stettero qualche minuto in quella posizione, il profilo di Bossuet parzialmente illuminato dall’abat-jour, poi Joly si decise a parlare.
- Scusa… - e la sua voce era poco più di un soffio.
Il ragazzo rimase un momento perplesso.
- E di che? –
Joly si grattò di nuovo il naso, il volto ancora pallido e gli occhi bassi.
- Sono un’ansia continua… Non dovevi restare con me stasera. Mi è pure venuta una crisi, dovevi… - ma Bossuet gli mise un dito sulle labbra.
- Shhht! Posso sopportarti malato, ma non stupido. Non ti mollerei mai a casa da solo con la febbre, lo sai. E poi a me fa piacere restare con te, stai tranquillo… Di cene fuori chissà quante altre potrò farne… -
Altro silenzio, poi Bossuet riprese la parola.
- Stai un po’ meglio, adesso? La febbre è scesa, sei un ghiacciolo… -
Joly annuì.
- Allora riposa e non pensarci più. Vedrai che domani sarai come nuovo! – gli scompigliò affettuosamente i capelli e spense  la luce, ma si sentì chiamare di nuovo ancora prima di riuscire a muovere un passo.
- Bossuet? –
- Sì? – e dal silenzio che ebbe come risposta comprese la richiesta.
Sorrise e scosse il capo, mentre l’amico gli faceva spazio appiattendosi contro il muro.
Dopotutto cosa gli costava?
- Ma vedi di dormire. – si fece promettere mentre si copriva e diceva addio a una nottata di sonno ristoratore.
A volte Joly era proprio un bambino…
Il mattino dopo a colazione non si presentarono nemmeno.
- Joly ha ancora la febbre. E’ solo a 37, ma sapete com’è fatto… Bossuet ha detto che resta con lui, di andare e non preoccuparsi… - fece Courfeyrac leggendo ad alta voce l’sms che aveva appena ricevuto.
- No! Proprio oggi che andiamo a trovare Dante! – gli Amis rabbrividirono di fronte al modo in cui quella frase era stata formulata.
- Jehan… Non per ferire la tua sensibilità, ma lo sai che Dante è morto? – si informò Grantaire mentre Eponine tratteneva una risatina.
- Certo che lo so. Ma il Sommo Poeta vive nell’eternità dei suoi versi! – ribatté il ragazzo a difesa delle sue parole.
Meno di un’ora dopo la combriccola era tutta riunita di fronte a casa dell’Alighieri, dove altri turisti attendevano più o meno pazienti l’orario di apertura.
Jehan era così esaltato dall’idea di trovarsi proprio sotto alla finestra del grande Dante che nemmeno fece caso alla ragazzina che continuava a litigare con i suoi genitori qualche metro più in là, sostenendo che a sedici anni suonati aveva di megllio da fare che rompersi le scatole in un noiosissimo museo di un noiosissimo scrittore.
E grazie a dio non la udì, altrimenti quella fanciulla sconsiderata avrebbe rischiato di trovarsi senza testa nell’arco di dieci secondi.
Poche cose facevano paura come Jehan quando insultavano la sua amata Letteratura…
- Erano proprio necessari i fiori per la tizia morta? – sussurrò dopo un po’ Enjolras, le braccia conserte e la schiena appoggiata a un muro.
- Non è una tizia qualsiasi! E’ Beatrice, la donna amata da Dante! – rettificò Combeferre, giusto per non smentirsi.
- Io la trovo una cosa dolcissima. Questa donna sarà famosa per sempre grazie ai versi di Dante. Non è magnifico? – fece Eponine, subito sostenuta da Cosette.
- Che bello, tutte quelle poesie scritte solo per lei… - sospirò infatti.
- Mah, sarà, ma io proprio non capisco… - continuò Enjolras.
- Solo perché sei un blocco di marmo, Apollo! – scherzò Grantaire suscitando le risate degli altri.
Dopo una bella dormita il mal di testa gli era completamente passato e il fatto che il biondo fosse tornato a rivolgergli la parola lo rendeva, se possibile, ancora più felice.
Improvvisamente Marius si inginocchiò di fronte a Cosette e declamò a gran voce “Tanto Gentile e Tanto Onesta Pare” dedicandola alla sua bella.
Il ragazzo non ottenne però l’effetto desiderato, un po’ perché non aveva recitato la poesia a memoria, bensì l’aveva letta in traduzione dalla guida di Ferre, e un po’ perché, purtroppo per lui, Cosette non ne sapeva un granchè di lirica stilnovista.
- Cosa significa “pare”? Ti sembrano cose da dire alla tua ragazza? Ma che razza di poesia è? – sbottò, fingendosi offesa.
- Ma no! Vuol dire “appare”! Non l’hai sentito prima Jehan quando spiegava? – piagnucolò Marius, che ci era rimasto malissimo.
Nel frattempo Courfeyrac se ne stava un poco in disparte a guardare male la ragazzina citata precedentemente, che si era lentamente avvicinata a Jehan, tutto intento a leggere la Commedia.
- Ciao! Cosa leggi? – domandò improvvisamente, facendolo trasalire.
Jehan si voltò e le rivolse uno dei suoi sorrisi più gentili, rispondendo in un italiano perfetto nonostante il lieve accento francese che in tutti quegli anni di studio non era riuscito a cancellare.
- La Divina Commedia di Dante Alighieri! –
La ragazzina lo fissò un poco pensierosa.
- Mi chiamo Bianca. Sei straniero, vero? –
Il giovane poeta rimase leggermente stupito da quell’approccio così diretto da parte di una sconosciuta, ma dopotutto si sapeva che gli Italiani erano un popolo caldo e amichevole.
- Sì, sono Francese. Mi chiamo Jean, ma per gli amici sono Jehan… -
La ragazzina lo fissò per un paio di secondi, poi gli si avvicinò un po’ di più.
- Parli molto bene l’Italiano! Sei venuto qui solo? –
Jehan arrossì e abbassò lo sguardo, per poi volgerlo dall’altro lato della piazzetta, dove se ne stava il gruppo degli Amis.
- Ti ringrazio… No, sono con i miei amici… Vedi? Sono quelli là… -
Bianca si voltò come indicatole e si ritrovò ad osservare Marius e Cosette che manifestavano pubblicamente il loro amore reciproco, Ferre ed Eponine che si contendevano il possesso della guida, Enjolras sempre a braccia conserte con la schiena contro il muro e Grantaire con una bottiglia di birra in mano appoggiato con il braccio alla spalla di Courfeyrac.
Quest’ultimo, scuro in volto e con il cappuccio della felpa calato in testa, la intimidì un pochino.
- Vedo che il visino angelico del nostro Prouvaire ha di nuovo fatto colpo! -  esclamò Taire prendendo una generosa sorsata dalla bottiglia.
Courf borbottò qualcosa di non meglio definito e Enjolras alzò un sopracciglio, incuriosito.
- Che c’è, Courf? Geloso perché per una volta non sei al centro dell’attenzione? – scherzò.
Courfeyrac lo guardò, per la prima volta nella vita senza sapere come ribattere, mentre Grantaire fissò a lungo Enjolras e gli scoppiò a ridere in faccia.
- Bisognerebbe istituire un premio all’igenuità! – canticchiò muovendosi verso le porte della casa di Dante: il museo aveva finalmente aperto i battenti.
- Bravo il nostro Jehan, hai fatto colpo! – lo prese in giro Eponine quando la ragazzina sparì dalla loro vista, probabilmente richiamata dai suoi genitori.
Il poeta parve cadere dalle nuvole.
- Cosa? Ma no! Bianca voleva solo fare amicizia! Sapeste com’era interessata alla vita di Dante! – esclamò all’apice della felicità. Se fosse stato un cane avrebbe probabilmente scodinzolato.
- Sì, sì, in Italia la chiamano amicizia…. – masticò Courfeyrac senza alzare gli occhi dallo schermo del cellulare.
- Beh? Se anche fosse non vedo il problema. Tu di “amiche” te ne fai una diversa ogni giorno… - sibilò, punto sul vivo.
- Ma… - balbettò il ragazzo.
Eponine sorrise sorniona prima di frapporsi fra i due.
- Suvvia, signori. Non vorrete mica discutere di tali frivolezze sotto lo sguardo dell’Alighieri! – fece, imitando i modi di Combeferre.
Courfeyrac le fece una linguaccia e si avvicinò a Grantaire, Jehan gli riservò un’occhiataccia e si diresse verso la biglietteria.
La giornata si riprese in fretta una volta all’interno del museo.
Jehan, infatti, saltellava da una parte all’altra dell’edificio spiegando agli amici tutto ciò che c’era da spiegare.
Di fronte a una riproduzione in scala di una battaglia medioevale alla quale aveva partecipato anche la famiglia degli Alighieri, Enjolras  perse ogni dignità e incominciò a discutere con Combeferre di tattiche militari, mentre il povero Prouvaire cercava di sovrastare le loro voci e di illustrare al resto del gruppo la storia dei vari personaggi coinvolti.
Tornarono all’agriturisimo dopo pranzo, per non lasciare Bossuet da solo per troppo tempo. Quando arrivarono lo beccarono in piscina, Joly che li salutava dalla finestra.
- La febbre gli è passata, dev’essere stato un colpo di sole. E’ che non si azzarda ad uscire, teme una ricaduta… - spiegò il ragazzo, seduto sul bordo della vasca.
- Com’è andata a casa di Dante? Vi siete divertiti? – domandò poi.
- Bene, molto bene. E’ stato davvero interessante… - tagliò corto Courf, che aveva perso il suo broncio, ma non il terrore che Enjolras, cadendo dalle nuvole, potesse dire qualcosa di oltremodo fuori luogo.
- Ho fatto qualche foto, così se più tardi vuoi vedere… - sorrise Eponine.
- Jehan è stato un’ottima guida! Sarei rimasta a sentirlo per ore! – lo elogiò Cosette, facendolo avvampare.
- Dai, non esagerare, vi ho solo raccontato qualche curiosità… - minimizzò.
Verso le cinque a Eponine venne un’idea e annunciò che sarebbe scesa in paese, a pochi minuti dall’agriturismo.
- Vuoi la mia bici? – propose Grantaire, che ne aveva noleggiata una ma non l’aveva neanche ancora sfiorata.
La ragazza scosse la testa.
- No, tranquillo, vado a piedi… Ci vediamo dopo! – e si incamminò lungo il sentiero che portava al paese, seguita da Combeferre.
- Ti ho forse detto che puoi venire con me? – domandò bruscamente dopo qualche centinaio di metri.
Ferre rimase a bocca aperta, spiazzato da quella frase, ed Eponine scoppiò a ridere, prendendolo a braccetto con entusiasmo.
- Ottimo, vorrà dire che mi aiuterai a scegliere! –
- Che devi fare? – chiese lui pieno di curiosità, spostando il braccio attorno alla sua vita.
Eponine rimase un momento silente, come se quel gesto le avesse portato alla mente chissà quale ricordo, poi sorrise radiosa.
- Volevo fare una sorpresa a Joly, giusto per rallegrargli un po’ la giornata! – e confabulando stretti l’una all’altro sparirono giù per il sentiero.
Nel frattempo, Courfeyrac e Grantaire stavano discutendo.
- Se quei due non combinano qualcosa entro questa vacanza… - ghignò Courf, le mani ficcate nelle tasche dei jeans.
Grantaire scosse la testa.
- Guarda Ferre, le corre dietro come un cagnolino. E’ cotto marcio. Completamente andato. Che stupido… -
- Perché stupido? –
L’artista lo guardò in modo strano.
- Perché se fosse davvero intelligente si metterebbe con lei senza troppe storie! Eponine non aspetta altro! Scommetto quello che vuoi che entro stasera glielo chiede lei. –
Courfeyrac rise.
- Non si scommette da ubrichi, Taire! Ci sto. Entro stasera niente di fatto! –
- Cosa mettiamo in palio? –
Il ghigno di Courfeyrac si allargò in modo preoccupante.
- Tu. Senza la minima goccia d’alcool. Per un giorno intero. -

















 
Note:

Bonjour à tous! ~
Rieccoci qui con la nostra sempre più folle fanfiction!
Il fatto che ci siano persone disposte a friggersi  i neuroni con le nostre scemenze per ben due volte alla settimana mi ha decisamente sconvolta, ma de gustibus... X°°
No, seriamente. Sono contentissima che TAUM (abbreviazione titolo perchè Koori è troppo pigra per scriverlo tutto xD) vi stia prendendo così tanto, e sappiate che noi non stiamo più nella pelle e abbiamo un bisogno viscerale di condividere con voi i prossimi capitoli. Troppi feels da contenere in due persone sole... xD
Ora passiamo alle note serie sul capitolo.
Cosa succede nel Capitolo 6?
NIENTE.
Questo è un dannatissimo e odioso capitolo di transizione. Vi abbiamo ingannate. Potevate anche non leggerlo.
Beh, no. Se aveste saltato la parte Bossulllly Koori (che si è accorta di amarli più della soglia consigliata) avrebbe potuto uccidere qualcuno... xDDD
E poi dai, non è un capitolo proprio inutile. Abbiamo Courf geloso. E La Scommessa.
Questa cosa della scommessa tenetela a mente, perchè sarà... come dire... il "punto di partenza" per una nuova fase della nostra storia! <3
Infatti, dal prossimo capitolo, entreremo nel vivo delle vicende, e qualcosa, se Dio vuole, si smuoverà come si deve. Per tutti.
Adesso basta spoiler, che quando incomincio non mi ferma più nessuno... XD
Grazie mille a tutti coloro che continuano a seguirci e a recensirci, vi amiamo. E occhio che qua rischiamo di montarci la testa, visto che nessuna delle due si aspettava un riscontro così positivo.
Siamo felici, vi vogliamo bene. ~ <3
Ah, randomica informazione di servizio.
Ame tornerà in serata dalla Polonia, e voi non avete idea di quanto la cosa mi renda felice.
Dai, da Venerdì torneremo a angosciarvi insieme! :DDD



Ps: sicuramente lo saprete già tutti, ma pubblicizzare l'epicità non è mai sbagliato.
Il caro-carissimo-perfetto George Blagden, che interpreta il nostro Taire nel film del 2012, ha pensato bene di fare un regalino ai milioni di fangirls sparse per il mondo -perchè tanto anche lui è una fangirl, lo sappiamo- e ha postato su youtube la cover di una canzone "leggermente" e/R.
Se non l'avete ancora sentita fatelo.
Se l'avete già sentita... Beh, sono certa che non avrete smesso un momento di farlo. XD
Con questo passo e chiudo, a Venerdì!



Au revoir et Vive la France!
Ame&Koori
  
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