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Autore: Moody_    03/09/2013    1 recensioni
Dalla prima volta che dissi 'andiamo, andiamo via da tutti mamma, ricominciamo a vivere in un altro paese...' avevo capito che il mio futuro sarebbe stato diverso.
Ma non avrei mai immaginato che sarei dovuta anche scappare da quest'ultimo.
Dopotutto avrei dovuto dare ascolto a chi diceva che il futuro non sarebbe stato nient'altro che una copia scadente del passato.
'Amore, vorrei poterti aiutare ma la tua è un'anima difficile da salvare...' mi capita ancora di sentire la sua voce. La sua voce soffiata dal vento che scompiglia i miei capelli.
Ero un'anima difficile da salvare, avevo l'abitudine di ferirmi con le mie stesse mani.
Avevo molte cattive abitudini.
Che l'hanno uccisa e che presto uccideranno anche me.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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(1)

 

Per tutti coloro che, nonostante le difficoltà della vita,

sono ancora in piedi...

 

 


-Verginy...- mi richiamò il capo facendomi voltare.
Era stata una giornata molto stancante e speravo con tutta me stessa di poter tornare a casa in orario per una volta.
-Domani potresti venire prima a lavoro? Devi controllare alcune inserzioni pubblicitarie che non mi convincono.- nonostante fosse stata una domanda, sapevo che avevo un'unica scelta.
Domani mi sarei dovuta svegliare alle cinque di mattina per poter controllare con calma e attenzioni delle ridicole inserzioni pubblicitarie.
Era ormai inutile che mi domandassi per quale motivo non avessi una vita sociale attiva.
Se non a lavoro.
-Ma certo Signore, a domani!- mi congedai avviandomi verso l'ascensore.
I corridoi della redazione erano già vuoti.
Non capivo se fossi l'unica a lavorare seriamente e per bene o se fossi l'unica ad essere sfruttata.
Essendo assistente del capo-redattore, ogni sera, dopo lavoro una macchina mi aspettava per accompagnarmi a casa.
Questo era l'unico comfort che avevo.
Vidi la macchina parcheggiata esattamente davanti all'uscita principale; finalmente mi sarei potuta riposare.

Aprii la portiera e con un tonfo mi sedetti sui sedili in pelle.
-Ciao Tim.- sussurrai chiudendo gli occhi.
Tim era l'autista che ormai mi portava a casa da due anni.
Anche se molto lentamente, eravamo diventati ottimi amici; spesso mi raccontava delle avventure che aveva con la sua grossa famiglia o delle strane persone che aveva accompagnato in auto.
Era rilassante sentirlo parlare.
-Sembri più stanca del solito cara, dovresti chiedere una settimana di riposo!- disse dolcemente.
-Domani dovrò andare a lavoro due ore prima Tim e non credo che vedrò alcuna settimana di riposo per molto tempo!- sorrisi slacciando il cappotto che mi riparava dal freddo.
-Ti devo dire una cosa importante Verginy...- riaprii gli occhi e mi avvicinai al sedile di Tim.
-Per un po' di tempo questa sarà l'ultima volta che io ti accompagnerò a casa, mi sostituirà un ragazzo, non ti devi preoccupare di nulla!- spiegò gesticolando, per quanto potesse, con le mani.
Mi incuriosì il fatto che me lo avesse detto solo ora, molto probabilmente anche lui lo aveva saputo all'ultimo!
-Come mai Tim?- chiesi tamburellando le dita sui sedili.
Prima di rispondere inspirò aria.
-A causa di alcune faccende familiari che mi porteranno lontano da Manhattan-
Non feci altre domande non volendo sembrare una persona indiscreta.

 

********

Il suono snervante della sveglia mi avvisò che una nuova giornata stava iniziando.

Mi avvisò che una monotona e deludente giornata stava iniziando.

Nonostante fossi una ventiseienne, il mio volto ricordava quello di una quarantenne oppressa dalla vita.

Avevo iniziato a lavorare da soli due anni e non mi riconoscevo già più, il volto che vedevo allo specchio non era il mio, nemmeno gli occhi erano i miei; gli occhi che dovrebbero essere lo specchio dell'anima.

Cos'era diventata la mia anima?

Cos'ero diventata io?

Se non la pedina di un gioco sadico chiamato 'vita'.

Presi la borsa ed alcune cartelle contenenti documenti che avrebbe dovuto firmare il mio capo e scesi per e buie strade di Manhattan.

La redazione non distava molto da casa mia, ma non avendo una macchina e essendo buoi pesto, il tragitto fino a lavoro sembrava interminabile.

Non era questo il paesaggio che sognavo di scrutare da bambina; barboni agli angoli delle strade, cani randagi che correvano dietro alle macchine e prostitute con addosso vestiti sgualciti.

Dov'era l'America che facevano vedere in televisione quando io ero una poppante?

Mostrando quelle immagini illudevano i bambini di un mondo che non esisteva e che mai sarebbe esistito.

Spostai la sciarpa fino a sopra il naso e mi venne da pensare che uno di questi giorni mi avrebbero trovata congelata in un qualche angolo.

Arrivai all'edificio e dopo aver salutato Haimitch, il guardiano notturno, presi l'ascensore che mi avrebbe portato al mio posto di lavoro.

Era ancora tutto spento, ero ancora una volta l'unica a lavorare nel bel mezzo della notte per qualcuno che con molta difficoltà ricordava il mio nome.

Accesi l'abat-jour che si trovava sopra la mia scrivania e inizia a controllare pratiche,avvisi e inserzioni pubblicitarie.

 

*******

 

Verso le sette e mezzo feci una breve pausa per riposare gli occhi e, in qualche modo anche la mente; i miei colleghi stavano iniziando ad arrivare, ma non prestai attenzione a nessuno di essi bensì mi misi ad osservare le microscopiche persone che si vedevano attraverso le grandi vetrate dell'ufficio.

Ogni persona seguiva la sua strada ignorando tutto ciò che accadeva intorno; ignorando la fontana che strabordava di acqua, il tipo con il violino che cercava di raccogliere spiccioli con melodie che nell'ottocento avrebbero fatto impazzire i nobili, ignorando i grossi cartelloni pubblicitari che di tanto in tanto facevano passare qualche pubblicità divertente o il bambino che non trovava più la sua mamma.

Da quando eravamo diventati tutti così cechi?

Cechi nel vedere cose che secondo molti erano superficiali, ma che un giorno, magari sul punto di morte, avremmo rimpianto.

-Buongiorno...- la voce roca alle mie spalle mi risvegliò dai pensieri -a che punto sei con il lavoro che ti ho assegnato?-

Con un veloce scatto afferrai alcune cartelle che erano sulla mia scrivania e le poggiai sulla sua -ho terminato una decina di minuti fa...- lo avvertii.

Dopo avermi sorriso mi invitò a lasciare la stanza per andargli a prendere la colazione.

Assistente era ormai diventato sinonimo di serva.

Il ragazzo della caffetteria non appena mi vide arrivare mise il solito vassoio sul bancone e mi sorrise.

Era un bel ragazzo, forse poco più giovane di me che aveva lasciato il suo paese per cercare lavoro.

-Grazie...- dissi prendendo il vassoio, ma prima che potessi lasciare il locale la sua voce mi richiamò -Ti consiglio di mettere il caffè nella tasca del tuo cappotto se non vuoi che si freddi- constatai che aveva fatto un'osservazione sensata.

-Ottima idea- mormorai mettendo accuratamente il caffè in tasca, dopodiché tornai in ufficio dove il mio capo si stava già spazientendo.

Poggia la tazza sul tavolo assieme al vassoio contente un succo al pompelmo e una brioche al cioccolato.

-Ho visto dove vuoi posizionare la pubblicità...- disse prendendo la tazza fumante e avvicinandola alla bocca -Non mi convince...- concluse soffiandoci sopra.

Ogni volta mi diceva la stessa frase e non capivo perché continuasse, ugualmente, a darmi questo compito da svolgere.

-Non credi che attirerebbero più attenzione se si trovassero alla fine della rivista?- chiese scrutandomi attentamente da dietro gli occhiali.

-Credo di no, Signore- sul suo volto si dipinse un sorriso aguzzino -E...perché?- continuò.

-Personalmente, se vedessi delle inserzioni pubblicitarie al fondo di una rivista, non sprecherei tempo a guardarle mentre se le inserzioni si trovassero a metà rivista sarei obbligata a guardarle.- dissi tutto d'un fiato abbassando lo sguardo verso terra.

-Stupenda osservazione Verginy, ti meriteresti un aumento...- che però non mi avrebbe mai dato.

-Grazie Signore.-

 

********

 

Nonostante il capo mi fosse sembrato entusiasta del mio lavoro, scelse di mettere la pubblicità alla fine della rivista.

Forse perché non voleva seguire i consigli di una comunissima assistente inesperta o forse perché si era reso conto che la mia idea era migliore della sua e non voleva accettarlo.

Presi la valigetta e il cappotto e mi recai all'uscita dell'edificio.

Un'altra giornata era finalmente terminata.

Vidi quasi subito l'auto che mi aspettava; mi metteva rabbia pensare che non ci avrei trovato Tim dentro, che non mi avrebbe raccontato le sue avventure e che non mi avrebbe chiesto come stavo.

Tim era l'unico vero amico che avevo.

L'unico a cui interessasse qualcosa di me.

Aprii la portiera del sedile posteriore e notai subito il riflesso di due grandi occhi verdognoli nello specchietto retrovisore.

Era sicuramente più giovane di quanto mi aspettassi.

-Sono Harry, il tuo nuovo autista- si girò per porgermi la mano che prontamente afferrai -Piacere, Verginy- mi presentai facendo risplendere sul suo volto un sorriso smagliante.

Dopo poco si girò e mise in moto l'auto.

-Come è andata la giornata?- chiese tenendo ben stretto il volante.

-Bene, grazie- mi limitai a rispondere slacciando il cappotto.

-Quando tornerà Tim?- questa volta fui io a guardarlo attraverso lo specchietto.

Si lasciò scappare una risata divertita -Ti sei già stufata di me..?!-

-Oh no, intendevo solo...- lasciai la frase in sospeso non sapendo come giustificarmi.

Ero sempre stata una persona insicura, senza una propria opinione su nulla e forse era proprio per questo che ero rimasta completamente sola.

-Stai tranquilla, stavo solo scherzando...- mi rassicurò il ragazzo -Comunque non mi ha detto quando tornerà-

Con uno sguardo lo ringraziai per l'informazione e poi tornai a guardare fuori dal finestrino.

Sembrava un ragazzo simpatico e gentile, forse non sarebbe poi stato così traumatico questo cambiamento d'autista.

-Da quanto lavori in quegli uffici?-

-Da soli due anni anche se a me sembra già una vita...- spiegai tamburellando le dita sui sedili in pelle.

-Invece tu, da quanto guidi le auto?-

-Da troppo tempo...- soffiò entrando nel viale che mi avrebbe condotto a casa.

-Cosa vuoi dire?-

-Forse un giorno te lo racconterò!- concluse così la conversazione.

 

********

L'arrivo di un messaggio fece illuminare lo schermo del mio cellulare; rimasi sorpresa nel vedere che il mittente non era la mia compagnia telefonica bensì una vecchia conoscenza.

Non potei che non sorridere nel leggerne il testo.

 

Cosa ne pensi se, soltanto per una notte, riportassimo alla luce i vecchi tempi? Mark xx

 

Senza pensarci troppo decisi che non avrei dato risposta a questo strano invito, dopotutto sarebbe stato sbagliato riportare a galla i vecchi tempi che ormai da molto facevano parte del passato.

Del mio passato ancora troppo presente.

Dalla prima volta che dissi 'andiamo, andiamo via da tutti mamma, ricominciamo a vivere in un altro paese...' avevo capito che il mio futuro sarebbe stato diverso.

Ma non avrei mai immaginato che sarei dovuta anche scappare da quest'ultimo.

Dopotutto avrei dovuto dare ascolto a chi diceva che il futuro non sarebbe stato nient'altro che una copia scadente del passato.

'Amore, vorrei poterti aiutare ma la tua è un'anima difficile da salvare...' mi capita ancora di sentire la sua voce. La sua voce soffiata dal vento che scompiglia i miei capelli.

Ero un'anima difficile da salvare, avevo l'abitudine di ferirmi con le mie stesse mani.

Avevo molte cattive abitudini.

Che l'hanno uccisa e che presto uccideranno anche me.

O che forse mi stanno già uccidendo.

Riportai la sigaretta alla bocca e inalai il fumo; gli occhi mi parevano in fiamme, non avevo mai pianto così tanto, sarei stata pronta a giurare di aver finito tutte le lacrime.

-Non torni a letto? Sono solo le quattro di notte...- sentii mormorare dal salotto.

Buttai la cicca giù dal balcone e rientrai in casa.

-E' ora che tu torni a casa, sei già stato troppo tempo qui!- lo intimai raccogliendo i suoi vestiti sparsi a terra.

-Sei sicura di stare bene? Hai uno strano colorito...- si avvicinò e con il dorso della mano mi accarezzò la guancia.

Le sue mani erano bollenti e al contatto della mia pelle gelida anch'esse persero temperatura.

-Ti ho detto di andare...-

Il campanello mi fece sobbalzare, Alex corse a vedere chi era anche se io lo sapevo già; solo una persona poteva venire a quest'ora da me.

-Non aprire Alex...- gli ordinai facendolo fermare.

-Vatti a chiudere nella stanza degli armadi, subito!- appena fui sicura che lui avesse seguito le mie istruzioni aprii la porta d'ingresso.

Era arrivato Mark.




















Ciao a tutti!
Ho deciso di ricominciare a pubblicare su EFP...
Questa stroria l'ho iniziata a scrivere circa un mese fa e ci tengo veramente molto ad essa, anche perchè ci ho impiegato molto del mio tempo.
Avverto fin da subito che i protagonisti di questa storia saranno solo ed esclusivamente Harry Styles (che vediamo nei panni dell'autista) e Jamie Campbell Bower (che vediamo nei panni di Mark).
Il resto della band per ora non farà parte della mia storia.
Mi farebbe molto piacere ricevere dei vostri pareri... :)
A presto!
Francesca


LEGGIMMI
Il protagonista sarà Harry Styles per pura casualità, non per mia preferenza.

 

 

   
 
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