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Autore: JamesMcStefan    03/09/2013    0 recensioni
Il resto dell’ora passò in silenzio. Nessuno dei due sapeva che anche l’altro si trovava bene e a proprio agio nel silenzio. J. infatti si era persa nel filo dei suoi pensieri prima di essere risvegliata dal suono della campanella, trovandosi con lo sguardo di Styles puntato adesso.
- Mi stavi fissando?- senza peli sulla lingua.
- Ti stavo osservando per capire e carpire qualche tuo pensiero.
J. fece un sorrisino a mezza bocca- E ci sei riuscito?-
- Con mio grande rammarico, no.
J. fece un sorriso con tutta la bocca questa volta. –Me lo aspettavo.
- Te lo aspettavi?
- Nessuno in diciassette anni di vita è riuscito a capire o carpire anche uno dei miei pensieri solo guardandomi. Sono un po’ più complicata.
- Me ne sono accorto, ma non desisto.
- Bene.- fece un altro piccolo sorriso.
Rientrarono in classe per concludere le lezioni.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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J. era seduta sul muretto del terrazzo di casa sua come era solita fare, da un po’ di tempo a questa parte. Andava lì per riflettere, per stare da sola. O forse andava lì solo per fumarsi la sua sigaretta. Non lo sapeva nemmeno lei sinceramente. Andava lì, punto. Viveva da sola in un piccolo appartamento lasciatole in eredità dai genitori, che erano venuti a mancare qualche anno fa.
‘ci sono mai stati?’ si chiese in quel momento J. forse era questo il punto. Lei si era sempre sentita da sola, o forse si era abituata a escludersi da tutto e da tutti.
J. ‘ragazza complicata’ la definivano. In realtà, i suoi compagni preferivano chiamarla “quella strana”. Si era sempre distinta dalle altre ragazze. Forse per il suo modo di vestire. Non era una di quelle ragazza perfette, con il trucco sempre apposto, vestiti tutti super firmati tutti carini e perfetti. J. era più il tipo di ragazza che era perfetta nella sua imperfezione. Si, il suo look non seguiva uno stile preciso anche se molti lo definivano “rock”. Non era così che lei si sentiva.
J. pensava molto. Tanto che a volte pensava le sarebbe scoppiato la testa. Pensava a tutto e a niente. Aveva degli ideali ben precisi, che voleva mantenere fino alla fine. E a volte si credeva l’unica ragazza nella sua scuola che sapeva usare il suo cervello non per le cose futili a cui pensavano le altre (ovvero ai ragazzi carini, a mettersi in tiro per quelli più “scopabili”). Lei non ci pensava nemmeno ai ragazzi. Per lei erano figure con un fisico il triplo del suo e senza cervello. Punto. Poteva essere carino, questo lo concedeva. Ma dire che le piacesse è un po’ difficile.
J. quella mattina come al solito fece tardi. Troppo tempo in terrazzo a pensare.
Pioveva. ‘E quando non piove qui?’ si chiese. Era a Londra, la città più piovosa. Prese il suo ombrello e andò in quell’edificio, che non sapeva se odiare come la maggior parte dei ragazzi normali, o invece essere indifferente. In fondo a lei la scuola non dava fastidio. Aveva la media del 9 in tutte le materie, pur studiando poco o niente il pomeriggio. Se la interrogavano sapeva sempre tutto anche se alle pagine da studiare aveva dato solo una lettura. Era sempre stato così. La sua materia preferita era letteratura. Amava leggere le diverse manifestazioni dei sentimenti di ogni autore nelle varie epoche. Ma i suoi autori preferiti erano le autrici inglesi del ‘900. Jane Austen era la prima.
Tornando alla scuola. Entrò in classe per prima come al solito, non aspettando il suono regolare della campanella. Prese il libro di quella prima ora, chimica. Diede una ripassata tanto per essere sicura, o forse perché non sapeva cosa fare aspettando che quella campanella suonasse.
 
Harry era seduto sui gradini degli spalti da calcio a fumare una sigaretta. Lui era un tipo molto solitario, e amava fumare la sua sigaretta in solitudine, guardando i suoi coetanei che si vantavano di non sapeva cosa. Lui non faceva parte di quel genere di ragazzi. Sapeva di essere stato sempre un po’ strano. Solitario era la definizione giusta. Aveva curiosità per le cose che interessavano a lui, alle altre non si interessava tanto. Non dava molta importanza all’aspetto fisico, anche se si era accorto che molte ragazze si giravano a guardarlo con interesse. Si chiese il perché. Avevano già i loro ragazzoni giocatori di football, perché spostare i loro obbiettivi su di lui? Non lo sapeva e non lo voleva sapere, per adesso voleva girare alla larga da qualunque ragazza in generale, per evitare una conseguente relazione, ed eventuali ferite sul suo cuore già abbastanza ridotto male a causa delle ferite subite in passato, a cui adesso non voleva pensare.
Decise di entrare in classe, così senza sapere perché, ed era la prima volta che lo faceva, di solito entrava anche molto dopo che la campanella era suonata. Odiava quel posto, ma per fortuna quello era l’ultimo anno che doveva trascorrere lì.
Quella mattina aveva chimica a prima ora. Appena entrò in classe vide una ragazza che ascoltava con le cuffie nelle orecchie, e con anche la musica a volume abbastanza alto, tanto da non sentirlo.
Si sedette qualche banco dietro di lei. L’aveva già vista altre volte. Gli assomigliava molto da quello che aveva capito. Anche lei parlava poco, aveva la media alta senza studiare niente o quasi. Non sapeva se pensava molto come lui, ma in quel momento non gli interessava. Si era ripromesso che per un po’ il suo cuore avrebbe dovuto stare lontano da qualunque persona. Non si doveva affezionare. Non voleva affezionarsi. 


My Space.
Ciao a tutti! sono tornata all'attacco dopo tanti mesi di assenza con questa storia di cui non sono molto sicura ma che spero vi piacerà. I protagonisti sono J (ragazza complicata con troppi pensieri per la testa) ed Harry (ragazzo un po' meno complicato con pensieri per la testa e un cuore un po' ferito). 
Crcherò di aggiornare presto e spero di ricever qualche recensione (anche critiche negative, purchè siano costruttive). Non mi rimane altro da dire se non augurarvi una buona lettura e un caloroso saluto. 
A presto 
JMS

 
  
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