03/09/2013
1 recensioniNick sul forum: ContessaDeWinter
Nick su EFP: ContessaDeWinter
Squadra: Bianca
Giudice Responsabile: Andrea
Turno: III turno
Pacchetto se presente: /
Titolo Storia: Steps from Hell
Fandom e Pairing: / (è una raccolta di drabble originali)
Raiting: Arancione
Personaggi del fandom se presenti: /
Note dell’Autrice: Se non metto le note dell’autrice, all’inizio della storia, non sono contenta. Innanzitutto, questa raccolta è composta da drabble originali che seguono una linea concettuale abbastanza semplice. Sono consequenziali, ovvero andrebbero lette in un determinato ordine (benché, anche se prese singolarmente, dovrebbero risultare piuttosto chiare). Il contatore usato per il conteggio delle parole è quello di Word (spero non abbia fatto pastrocchi!): non tutte sono da 110 parole, anzi. la maggior parte sfiorano le 100 o giù di lì.
I due personaggi descritti nelle brevi storie che seguiranno, non hanno nome: tale espediente è utile per facilitare l’immedesimazione del lettore all’interno della narrazione.
Ho inserito le note/chiarimenti in merito ai singoli componimenti alla fine, ti prego di leggerle.
Buona lettura!
Un bacio,
_ContessaDeWinter
Steps from Hell
Primo Atto.
È un vento gelido, quello che le solca il viso: sfregia le sue guance incavate, accoltellandole un poco in più di quanto già non siano.
Le lacrime sono ancora lì, brucianti, mentre fa l’ennesimo tiro dalla Marlboro Rossa (il filtro stretto tra l'indice ed il medio, morbosamente, sembra ustionare le dita).
Cade fuori e dentro la realtà, ripetutamente, osservando le luci dell'autostrada farsi troppo intense e brillanti nella notte.
Sembrano ridere di lei, alienanti nella loro freddezza.
Questo è il panorama che le si staglia davanti: un campo di battaglia spietato, incontaminato, selvaggio.
Il vento continua a soffiare nel silenzio.
[100 parole.]
Secondo Atto.
Dodici rintocchi che sanno di dolore rappreso sulla pelle, odio, amore, distruzione.
Un autolesionismo velato, rilassante, sereno nella sua fragilità.
Una siringa che penetra la carne.
C'è qualcosa di effimero, nell'ultimo battito della mezzanotte: la ragazza attende che il cielo si scagli contro di lei ma l'unica cosa che riesce a percepire è il rumore di qualcosa che cade, sfracellandosi al suolo.
Vetro disintegrato in miliardi di cocci.
Un castello di menzogne.
Osserva più attentamente l'asfalto sotto di sé, ignorando il capogiro che la sorprende in un attimo di puro smarrimento.
Ai suoi piedi non c'è nulla.
[102 parole.]
Terzo Atto.
Una chiave nella toppa.
Gira lentamente per non far rumore. Ma, alla fine, è inevitabile.
Lei ha qualcosa da nascondere, qualcosa da celare tra le pieghe di un vestito a balze color rosa bruciato.
Non lo deve sapere nessuno.
Quando varca la soglia di casa torna ad essere se stessa, la ragazza responsabile e matura.
Un futuro luminoso nasce davanti a sé.
Ma poi emerge.
Quella parte di lei che la rende viva, libera di compiere qualsivoglia azione senza provar rimorso alcuno.
Un'aberrante creazione della propria mente distorta, vanesia.
Malata.
La porta d'ingresso sbatte, chiudendo fuori quel mondo.
[100 parole.]
Quarto Atto.
Gemere non le è mai apparso tanto sbagliato.
Non comprende il perché di ciò, forse ha solo bevuto troppo Jack (o, forse, non abbastanza da lasciare che le inibizioni la portino al limite della sopportazione).
Perde il filo dei propri pensieri: continua a spingersi contro il ragazzo sconosciuto che le afferra i glutei glabri, spalancandole le gambe, entrandole dentro con forza per poi smorzare il respiro della ragazza sulle sue labbra con un bacio infuocato.
Anche lui emette rumori dalla dubbia natura, a metà tra un verso di piacere ed uno di frustrazione.
Poi, tutto finisce.
La ragazza lo guarda e sgrana gli occhi: lui non ha volto.
Allucinazione.
[109 parole.]
Quinto Atto.
"Questa è tua. Prendila."
Una collana scivola nella sua mano, pesante come un macigno che non può sostenere.
Sua madre la guarda fissa, gli occhi chiari che la squadrano quasi non esistesse altro modo per comunicarle tutto ciò non ha il coraggio di pronunciare, a voce alta.
È solo un momento, inconsistente come l'aria, futile nella sua gravità. La ragazza non può far altro se non afferrare il ciondolo e pensare che quel gioiello non le si addica.
L’ametista risplende nella luce soffusa di casa. La giovane sa cosa si vocifera abbia il potere di fare, quella pietra: curare la psiche.
Peccato che lei sia troppo compromessa per essere guarita.
[110 parole.]
Ho alcune note da allegare:
- Nel Quarto Atto, la protagonista ha un’allucinazione (dovuta, come viene accennato nel Secondo Atto, all’uso di sostanze stupefacenti e ciò che esse le provocano psicologicamente);
- Nel Quinto Atto si accenna alle proprietà benefiche che, secondo i sostenitori della cristalloterapia, l’ametista possiede.