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Autore: Lady Book    03/09/2013    2 recensioni
Ero intrappolata in questa camera senza via d'uscita, ma nel profondo sapevo che era colpa mia.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nessuno

 

 

Urlo nel silenzio e nessuno mi ascolta. Cerco di far sentire la mia voce, ma niente! Sembra che nessuno si accorga della mia presenza. Le mani mi passano veloci sulla gola e cerco in tutti i modi di far uscire quelle dannate parole! È facile pensare che riuscirò finalmente a farmi sentire, è facile credere a tante cose. L'uomo si rifugia in Dio per non pensare, per credere che c'è lui a risolvere tutto, ma io che penso troppo e non parlo mai non ci credo. Non credo in Lui e nelle sue parole, anche se delle volte sarebbe facile mettersi a pregare e sperare che tutto passi più velocemente. Non ho una religione, non ho niente a dir la verità. Solo la paura di non far parlare i miei sentimenti. Tiro un calcio alla sedia, mi lascio cadere a terra senza nessuna voglia di cercare di non farmi del male. Infatti sbatto a terra troppo violentemente e perdo i sensi. Non so quanto passi, quante ore minuti secondi... Rimango lì, sdraiata a terra senza la voglia di riaprire gli occhi e scoprire di nuovo tutto il dolore che mi ha riservato la vita, o che mi sono riservata da sola. Poi, ad un certo momento, sento scattare la serratura e lo vedo entrare, bello nella sua fierezza. Sbatto le palpebre e mi rannicchio ancora più su me stessa cercando di non incrociare i suoi occhi. Il suo piede arriva a sfiorarmi la schiena ed io sussulto, vorrei urlare ma non ci riesco. Vorrei piangere, ma non trovo le lacrime. Vorrei fare tante cose, ma non trovo la forza neanche per salvarmi. E alla fine mi lascio andare e lui arriva cattivo e violento, sempre di più. Sono una bambola di pezza nelle mani di un bambino cattivo che l'ha rubata alla sorellina più piccola. Sono un giocattolo ormai fra poco vecchio e da buttare. Sento che non ce la faccio veramente più, forse finalmente morirò?

Ma lui se ne accorge. Allora mi arriva uno schiaffo in pieno volto, le lacrime allora arrivano, forti e prorompenti.

-Che cazzo piangi puttana. Falla finita!

Allora cerco di non fare rumore, cerco di nascondermi ancora di più in me stessa e lui allora sbuffa. Si alza e va via.

Ma tornerà! Lo so, perché è sempre tornato e io muoio sempre di più dentro.

Sarò già morta? Sarò già arrivata al limite senza accorgermene? Oppure sono solo troppo stanca da pensare lucidamente? Forse è così, forse è tutta colpa mia. Alla fine sono io che non riesco a fermarlo, sono io che cerco di infliggermi ancora più dolore per morire. Alla fine è tutta colpa mia e di nessun altro. Sono io l'unica colpevole, solo io e basta.

I passi non si sento più, sarà arrivato in soggiorno. Infatti adesso si sente la televisione. Mi passo una mano tremante sulla faccia e asciugo le lacrime, il mio silenzio non mi porterà molto lontano.

Senza forze mi trascino lentamente verso la porta, ogni piccolo movimento provoca in me fitte lancinanti di dolore. Sono stanca e ancora non ho vissuto. Sono l'immagine vivente della nullità. Arrivare alla maniglia mi costringe ad alzarmi e un grido soffocato mi esce dalle labbra. Aperta la porta mi rifugio in bagno e mi lascio cadere sotto la doccia con tutti i vestiti. Le lacrime si mescolano all'acqua e tutto il mio dolore scorre via insieme al sangue incrostato e a quello fresco.

Con molti problemi mi riesco a togliere il vestito che indossavo e lo lascio cadere fuori, poi mi alzo lentamente appoggiandomi al muro.

Le piastrelle fredde mi entrano nelle vene gelandomi, un brivido mi riscuote tutta ed allora afferro la spugna e comincio a strofinare via tutto. Con rabbia mi tolgo strati di pelle, strati che lui ha toccato. Le lacrime tornano e il dolore sale, sono così stupida.

Non ho il coraggio di parlare e riesco solo a farmi male da sola.

Sono un essere decisamente sciocco. Senza ragione di vivere, infatti io non vivo, vegeto in un corpo che non mi appartiene più. Lascio cadere a terra la spugna e spengo l'acqua di colpo. Poi tremante e gocciolante torno nella mia cella. Mi butto così, nuda, sopra il letto. Tanto tornerà, che senso ha cercare di fermarlo? Che senso ha tutto questo?

Mi accartoccio nel lenzuolo e cerco di tornare a respirare regolarmente. Ho paura, una fottuta paura. Sono un essere spregevole che vuole scappare, ma non posso. Non posso andare via. Io ormai sono un ornamento di questa casa, sono l'oggetto preferito da lui.

Sono sua e non posso scappare: non posso.

Ormai la mia vita è scritta e io non posso proprio, lui mi troverebbe e mi porterebbe di nuovo qui! Quindi che senso ha scappare? Che senso ha fuggire da qualcosa che non ti lascerebbe mai andare via?

Lui è parte di me, come io sono parte di lui. Se sono così stupida da non sapermi ribellare allora che senso a scappare?

Nessuno.

Infatti io sono Nessuno: il niente che sono diventata mi ha portato a rinnegare persino Dio.

Io merito di stare qui, io merito questo. Infatti io sono Nessuno ed è per questo che mi trovo intrappolata in questa stanza. È per questo che non posso parlare: ormai non esisto più!

L'unica cosa che mi manca è morire.

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo “Lady Book”:

Ciao :) forse c'è qualcuno che si chiederà il perché di questo racconto, il che è molto semplice: una denuncia!

Ormai il tasso di violenze dentro casa è alle stelle e volevo soltanto scrivere questo per cercare di comprendere quanto fosse forte quello che provano le donne! Le donne urlano nel silenzio senza avere la possibilità di parlare, senza avere diritti! E molte di loro si sento la causa di queste violenze come accade alla protagonista di questo racconto. La paura di non denunciare ciò che accade in famiglia è ad un livello assurdo! E questo racconto non cambierà le cose, ma almeno qualcuno si renderà conto che la parola è l'unica cosa che distingue l'uomo dall'animale!

Grazie per essere passati!

  
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