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Autore: LuciaDeetz    03/09/2013    4 recensioni
E se Loki avesse vinto la guerra sulla terra? Sei gemme, un piccolo foglietto e un piccolo errore umano faranno di Midgard l'ennesimo campo di battaglia di forze soprannaturali.
*Pubblicazione attualmente sospesa*
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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A guy needs somebody - to be near him.
A guy goes nuts if he ain't got nobody.
Don't make no difference who the guy is, long's he's with you.
Of Mice and Men ~ John Steinbeck

 
Lydia teneva lo sguardo in direzione del pavimento, determinata a nascondere lo sconforto e l'umiliazione che continuavano a scivolarle lungo le guance sotto forma di copiose lacrime. Ciò nonostante, alcune gocce caddero sulle piastrelle e andarono a macchiare i resti del foglietto che aveva sbrindellato poco prima, facendo sbiadire l'inchiostro delle poche parole ancora integre.

"Guardami."

Poiché il tentativo di nascondersi era perfettamente inutile, Lydia si asciugò gli occhi con la manica della tuta, alzando lo sguardo davanti a sé.

Se solo gli sguardi potessero uccidere, pensò con amarezza.

In altre circostanze sarebbe rimasta sconvolta per quel pensiero crudele. Il più alto grado di aggressività gratuita l'aveva raggiunto ai tempi dell'asilo, in cui, senza un apparente motivo, aveva strappato una a una le zampe di una povera cavalletta che aveva trovato nei giardini della scuola. Ma uccidere una persona? E tramite il contatto visivo, che assurdità. Ora più che mai, però, mentre fissava quelle iridi celesti, sperava di essere dotata di tale potere: allora le tribolazioni sarebbero cessate letteralmente in un battito di ciglia. Con i sensi di colpa avrebbe potuto convivere facilmente, alleggeriti dalla consapevolezza di aver liberato il mondo da una grave piaga...

"Conosco alcune creature che hanno tale potere. Sfortunatamente per te, né tu né la tua misera razza siete comprese nella lista."

Lydia si sentì gelare il sangue, inorridita al solo pensiero che le sue considerazioni non fossero udibili a lei soltanto. La sua perplessità fu seguita da uno sbuffo schernevole da parte di Loki.

"I tuoi occhi tradiscono i tuoi pensieri. Pensi che gnaulare o scrutarmi con tanto astio possa cambiare qualcosa? Al contrario, piccola e insulsa mortale: come già specificato in precedenza, niente mi procurerà più gioia che osservarti mentre obbedirai controvoglia ad ogni mio ordine. Perché obbedirai, sì. Penso non ci sia esigenza di illustrare ulteriormente ciò che accadrà nel caso tu ti astenga" le disse sfacciato.

Lydia, che era rimasta ad occhi sgranati per tutto il tempo che lui parlava, trattenne a fatica una nuova ondata di lacrime. Si morse un labbro, tentando di scacciare gli spettri del senso di colpa dalla mente, mentre si rendeva conto solo in quel momento della criticità della situazione.

Non c'era più spazio per le repliche velenose né per gli eccessi di collera. C'era solo spazio per quell'unica, piccola domanda la cui risposta dava ancora su un lungo e buio corridoio del quale Lydia, per quanto temesse di scoprire cosa vi fosse oltre l'oscurità, era ansiosa di arrivare alla fine.

"Cosa vuoi che faccia?" ripeté, sforzandosi di parlare con voce tranquilla e tono neutro, senza riscuotere molto successo, mentre il ginocchio a contatto con il duro pavimento irradiava dolorini di protesta per la posizione forzata.

Loki indietreggiò di un passo e indicò le sedie che circondavano il tavolino alla sua destra. Lydia comprese l'ordine sottinteso e con passo instabile prese posto sulla sedia più vicina, tastandosi il ginocchio intorpidito. Non gettò ulteriori occhiate verso l'ascensore, avendo abbandonato ogni tentativo di fuga, e si limitò ad aspettare nervosamente. Da un veloce sguardo verso le vetrate scoprì che aveva finalmente smesso di piovere e che il cielo era ora coperto da una fitta coltre di nuvole bianco panna.

"Questa" disse Loki con lentezza, estraendo un rotolo di pergamena ingiallita dall'interno del suo cappotto "è la ragione per cui oggi ti è concesso ancora di respirare." Con cautela srotolò il foglio fra le mani e lo pose sul tavolo sotto lo sguardo perplesso di Lydia.

Largo quanto una pagina di diario, il foglio aveva combattuto contro le aggressioni del tempo, bucherellato com'era lungo i margini, strappato da un lato e macchiato da liquidi ignoti. Mostrava alcune file ben disposte di caratteri runici, evidentemente scritti a mano con una cura minuziosa dei particolari. L'inchiostro, o qualsiasi materiale fosse stato usato per scrivere, era sbiadito in più punti; tuttavia una buona porzione del testo era ancora in ottime condizioni e uno specialista del settore avrebbe decifrato l'alfabeto e tradotto il messaggio senza problemi. Lydia, però, non era né un'esperta di futhark né una studiosa di lingue germaniche antiche, e l'unica certezza che aveva riguardo quel foglio era che dovesse essere stato stilato in un passato molto, molto lontano e dovesse essere appartenuto a qualche museo o collezione privata. Dava per scontato insomma che il precedente proprietario, chiunque egli fosse, fosse stato derubato di quel manoscritto dalla stessa persona che aveva derubato Lydia della sua libertà. La questione era, perché? Quale documento poteva valere più di una vita umana?

Alzò gli occhi fino ad incrociare lo sguardo di Loki, il quale se ne stava in attesa con entrambi i palmi appoggiati al bordo del tavolo.

"Cosa dovrei fare? Non so leggere le rune" ammise Lydia, non senza una nota di panico nella voce. Temeva che il suo 'incarico' fosse interpretare ciò che era scritto sul documento.

"Su questa carta sono scritte alcune indicazioni da seguire per recuperare dei monili che desidero particolarmente" spiegò Loki. "Considera il manoscritto come una mappa: ciò che voglio che tu faccia è individuare le zone di questo pianeta in cui sono ubicati e raccoglierli in mia vece, dal momento che, come è scritto nel testo, solo chi fa parte della tua razza è in grado di prelevare le pietre dal loro luogo d'origine. Sfortunatamente il manoscritto risulta incompleto in quanto non dà indizi esaustivi circa la posizione di ciascuna pietra, ma ho buone ragioni per ritenere che, attraverso il conseguimento della prima gemma, ulteriori informazioni verranno svelate. Porta a compimento questa ricerca, midgardiana, e potrei anche prendere in considerazione il tuo rilascio."

Lydia, che stava ascoltando il discorso sempre più confusa, si riscosse improvvisamente. Aveva sentito bene? Quelle ultime parole le avevano fatto scattare la molla della speranza nella testa, ma era ancora troppo presto per avvertire anche un'ondata di sollievo: c'era la probabilità che Loki stesse mentendo per darle false promesse.

"Non farti troppe illusioni" la smentì Loki, probabilmente vedendo il barlume di speranza dipinto sul suo volto, "non sarà un'impresa semplice."

Lydia però non si perse d'animo. C'era una via d'uscita da quella situazione orrenda! Rimurginando su ciò che Loki aveva detto, sulla superficie terrestre erano nascoste alcune pietre di numero imprecisato e su quel foglio stava scritto dove trovarle. Non sembrava, a detta sua, una ricerca difficile. Le erano sempre piaciute le sfide a caccia al tesoro. Che la mappa fosse estesa a una sola cittadina o a un pianeta intero non le faceva differenza; la posta in gioco era tremendamente alta e, anche solo per quella piccola speranza di libertà, valeva la pena di andare, letteralmente, in capo al mondo.

"Avrei sperato che tu potessi tradurre il manoscritto in completa autonomia" riprese Loki, "ma a quanto pare ho sopravvalutato le tue già di per sé esigue capacità. Ascolta attentamente ciò che sto per esporre, poiché non ripeterò la traduzione una seconda volta."

Fu così che, parola per parola, Loki iniziò a tradurre in inglese ciò che era scritto sull'antica pergamena. Lydia si sorprese quando, al posto del solito tono spocchioso, udì una sequela di suoni che le portarono alla mente sortilegi e paesaggi misteriosi, come se la sua voce, ora fiera e incantevole al tempo stesso, fosse in grado di trasformare le parole in realtà. Dandosi della stupida, si sforzò di porre attenzione al loro contenuto.

L'eredità di Ymir alla razza | degli umani così si compone:
spazio, potere, anima, | tempo, mente e realtà;
trovane una se cerchi grandezza, | trovale tutte per onnipossenza,
le sei gemme dell'Infinito | dono per i figli di Heimdall.


"Ti vedo deconcentrata, mortale" osservò Loki scostando lo sguardo dal foglio, la voce tornata schernevole. "Forse preferisci che i tuoi affetti seguano la schiera di chi prima di te ha pensato fosse una brillante idea opporsi alla legge?"

Lydia si ridestò dal torpore mentale e tentò di scacciare via uno strano formicolio che le aveva preso parte della testa. Che diamine le stava succedendo?
Loki continuò la lettura senza darle il tempo di rispondersi.

Questo che ti serva | ad iniziare la ricerca:
lo spazio troverai | in ciò che è cavo
sotto a ciò che spazio | per muoversi non ha;
quel grande mulino che dragone o vita | spazza via con facilità
;

Ma presta attenzione, tu forestiero | che vaghi su Midgard:
l'eredità è per gli uomini | e gli uomini soltanto;
a te le sei gemme è dato ottenere | solo da seconda mano,
ché la prima in tocco spetta | al genere umano.


Lydia si ritrovò ancora una volta in quella nube di gioiosa confusione. Più Loki parlava, più lei avvertiva il formicolio alla nuca aumentare e la forza nelle dita venirle meno. Era una strana sensazione, che via via si faceva sempre più calmante e... piacevole, come una dolce cantilena sussurrata all'orecchio prima di andare a dormire. D'un tratto desiderò di rimanere così per sempre, cullata dal suono di quella voce ammaliante che in verità ammaliante non era, e di non dover pensare più a nulla se non a prolungare quella sensazione di insolita gioia. Il detto 'pendere dalle labbra di qualcuno' doveva essere per forza nato da una situazione analoga...

E poi giunse la domanda a bruciapelo a riportarla bruscamente sulla terra. "Mortale, hai compreso dove si trova la prima gemma?"

Panico.

"Io... io..." balbettò Lydia, lo sguardo basso.

L'aveva fatto apposta. Di sicuro lo aveva fatto apposta. Loki aveva giocato uno dei suoi sporchi trucchetti per distrarle l'attenzione e avere così un pretesto per maltrattarla ulteriormente. Oppure era sintomo di un qualche disordine mentale...

Pensa al documento, stupida, pensa!

Ma aveva un buco nero al posto dei famosi ingranaggi.

Un buco nero.

Aspetta, cosa diceva la pergamena?

Lo spazio troverai in ciò che è cavo...

"Una grotta!" esclamò Lydia senza riflettere oltre. "La gemma dello spazio si trova in una grotta!"

Fu con sollievo che guardò Loki annuire lentamente con il capo, soddisfatto. "E dov'è ubicata questa grotta?"

"Sotto... sotto a un mulino?" azzardò Lydia, riportando alla mente anche il resto della poesia. "Dragone" pensò poi ad alta voce quando arrivò all'ultimo verso. Sebbene negli ultimi tempi le sue concezioni di realtà e fantasia fossero state irrimediabilmente stravolte, era restia - e intimorita - a credere nell'esistenza di grossi mostri sputafuoco e di qualcosa di ancora più gigantesco che fosse in grado di inghiottirli. Che collegamento poteva esserci fra una ruota di legno e una creatura mitologica?

"Ti do una settimana" proruppe Loki dopo qualche secondo di silenzio, mettendosi ad arrotolare la pergamena. "Ed entro tale limite dovrai sapermi dire in che punto del pianeta si trova questa grotta. Non mi deludere, midgardiana."

Cosa?

"Ho già intrapreso indagini per mio conto ma non sono venuto a capo della questione. Di qualunque posto di tratti, non vi sono documenti che ne parlino direttamente a parte questo" continuò, riponendo il foglio in una tasca interna del cappotto.

Bastardo, bastardo, bast-

"Come speri allora che io possa trovarlo?!" gridò Lydia disperata. "E dove sono le altre cinque? Il documento non ne fa cenno!" La valvola dell'ansia era sul punto di rottura.

"Questo, umana, sarà compito tuo. L'ho detto che non sarà semplice, no? Inizia a contare."

Questo è pazzo, è completamente giù di barella!

Pazzia. Era una pazzia. "E se qualcuno avesse già preso queste pietre? Quella pergamena è vecchia di secoli, potrebbero essere finite ovunque! E chi ti dice poi che esistano davvero?"

"Stai sprecando tempo prezioso, midgardiana. Ti rimangono sei giorni e poco più di 23 ore."

Lydia trattenne a stento un'imprecazione dalle labbra. 

***

Prima o poi tutto il male ti si ritorcerà contro, e allora sarò io a pasciarmi delle tue sciagure.

Questa e altre maledizioni affini frullavano in testa a Lydia mentre era distesa sul letto, con un cuscino stampato in faccia a raccogliere le lacrime, in quella che da allora in poi sarebbe stata la sua nuova camera.

Prima di finire lì, le era toccato pulire il pavimento del salotto da tutti i brandelli di carta di cui era disseminato, mentre il maledetto la osservava con interesse nelle pause tra un distratto sorso di cocktail e l'altro. Finito il lavoro, e anche il bicchiere, le aveva ordinato di seguirlo su per le scale di fianco all'ascensore.

Due stanze, una cucina abitabile e un altro salottino era ciò che si trovava al piano di sopra. Mentre percorreva gli ultimi gradini con passo pesante le era parso di udire alcuni schiamazzi che suggerivano la presenza di chitauri ai due piani superiori, ma il tragitto di Loki la stava portando lontano dalla cima. Arrivata davanti alla porta della stanza in cui ora si trovava, le era stato fatto divieto di andare ovunque se non in camera sua e nella sala ai piedi delle scale. Magnifico, aveva pensato amaramente, mentre senza altri formalismi Loki la congedava con un Ricorda: sei giorni e 23 ore. Con sollievo aveva constatato che la camera era ben tenuta e il letto e le lenzuola pulite. Ciò non era stato abbastanza da evitare un'ondata di lacrime non appena si era lanciata sul materasso, coprendosi con uno dei cuscini per soffocare i singhiozzi.

Non le interessava il letto matrimoniale, non le importava nulla delle tende di lino e nemmeno del bagno privato completo di Jacuzzi. Un carcere dorato rimaneva pur sempre quello che era: un carcere.

***

"La signorina ha intenzione di dormire tutto il giorno?"

Lydia scaraventò improvvisamente il cuscino a terra, riprendendo a respirare a pieni polmoni. Si alzò di scatto su un gomito e si guardò ansiosamente attorno in cerca dell'origine di quella voce, ma nulla nella stanza dava ad intendere che ci fosse qualcun altro a parte lei.

"Chi va là?" esclamò. Lo sguardo le si posò sulla porta, davanti alla quale stava ancora la sedia che aveva piazzato sotto la maniglia poco dopo che Loki se ne era andato. In mancanza di chiave per chiudere la serratura, aveva dovuto tutelarsi in altro modo. Non c'era nessun segno che qualcuno avesse tentato di entrare, ma c'era anche la probabilità che fosse una finta e la sedia potesse essere stata ricollocata allo stesso posto dopo che l'intruso fosse entrato.

"C'è qualcuno?" ripeté, non avendo ottenuto risposta alla prima domanda.

Doveva essere stata un'allucinazione del sonno. Lydia stese un braccio e raccolse il cuscino dal pavimento, battendolo un paio di volte per pulirlo e posandolo poi di fianco all'altro già sul materasso.

Aveva dormito, non c'era dubbio. Si stava lentamente facendo sera da dietro le enormi vetrate: un pallido sole stava calando sull'orizzonte di grattacieli e presto sarebbe stato inghiottito dalla sagoma dell'Empire State Building, mettendo fine a un'altra miserevole giornata che Lydia avrebbe volentieri dimenticato.

Tony Stark si tratta bene, commentò mentalmente mentre si ristendeva sul comodo materasso, il viso rivolto al tramonto.

"Signorina, i miei sensori indicano che lei ha urgente bisogno di nutrimento, non di riposo" proruppe una voce metallica.

Cazzo, ma allora c'è qualcuno!

"Dove sei?" urlò rimettendosi a sedere. "Chi sei?!"

"Sono un'intelligenza artificiale, signorina. Non mi può fisicamente vedere."

Piccola pausa. "Sei un..."

"Computer, sì."

Incaricato sicuramente di spiare ogni minimo spostamento che faccio. Non pensavo esistessero sistemi del genere.

"Hai già fatto il rapporto della giornata?"

"Non capisco che cosa intende, signorina."

La voce era di provenienza indefinita. Probabilmente non mentiva, era davvero un computer. Una macchina di soli circuiti e niente gambe non poteva arrecarle alcun male, no?

"Loki" disse Lydia sedendosi a gambe incrociate, ora più calma. "Sei sotto le sue direttive, vero?"

"No, signorina, io sono sotto le direttive di Anthony Edward Stark, il mio creatore."

Aspettandosi una risposta positiva, la ragazza rimase sorpresa non poco. "Oh" disse.

Ma certo, pensò poi, quella era la Stark Tower. Era normale che Tony Stark avesse lasciato qualche diavoleria in eredità...

"Non sei quindi dalla sua parte?"

"No, signorina."

Qualcosa nel suono metallico e innaturale della voce del computer disse a Lydia che non era l'unica, in quel luogo, a detestare Loki.

"Puoi ascoltare tutto ciò che accade nella torre?"

"All'occorrenza posso anche vedere, signorina."

Oh accidenti.

Ma si ricompose subito, spinta dal bisogno urgente di fare altre domande. "Quindi avrai anche sentito cos'è accaduto al piano di sotto..."

Fa' in modo che mi possa aiutare.

"Sì, signorina."

Ti prego. "Ho una settimana per venire a capo di un enigma che secoli di generazioni non sono riuscite a svelare" sospirò Lydia. Lasciò in sospeso la richiesta, per paura di sentirsi negare l'aiuto di cui aveva tanto bisogno.

"Ne sono al corrente, signorina" rispose il computer. Poi, dopo alcuni secondi, aggiunse: "Il signor Loki Odinson ieri stesso ha rivendicato per la centoquarantasettesima volta i miei servigi, richiesta alla quale ho dovuto sottrarmi.

Certo, se hai detto che non stai dalla sua parte...

Il computer continuò a parlare. "Anthony Stark mi ha creato e solo a lui e alle persone da lui scelte posso obbedire."

Diamine.

"Dove si trova Tony Stark ora?"

"Mi dispiace, signorina, ma non sono autorizzato a darle certe informazioni. Le basti sapere che attualmente il signor Stark si trova in una località non raggiungibile dai miei circuiti ed è quindi impossibilitato a darle carta bianca sul mio utilizzo."

Perspicace. Non ci voleva, maledizione.

Lydia stava ripiombando nello sconforto. Come era solita dire... prima illusa, poi delusa. Non si chiuse però nel completo silenzio. Sperava almeno di poter allontanare i ricordi della giornata per qualche ora conversando con quel computer ingegnoso.

"Qual è il tuo nome?"

"Mi chiamo Jarvis, signorina."

"Jarvis... non puoi aiutarmi nella ricerca, ma almeno puoi tenermi un po' di compagnia?"

"Certamente, signorina."

Lydia si aprì in un timido sorriso. "Chiamami pure Lydia."

Aveva finalmente trovato un amico - virtuale - in quella gabbia di matti.

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Come al solito, sono in ritardo...
Spero abbiate passato una bella estate! Sono stata in esilio a Berlino per quasi tutto il mese di agosto in vacanza studio e devo ancora riassorbire il trauma del rientro. *sic*
Tornando al capitolo... più scrivo e più mi sento sadica nei riguardi di Lydia. Penso che questa malvagità repressa derivi dall'onnipotenza che si avverte quando si hanno in mano delle vite virtuali a cui possiamo fare quello che ci pare... capita anche a voi? Ditemi di sì, che non sono l'unica a sghignazzare crudelmente mentre scrive! D: Quello che le è capitato mentre Loki leggeva il testo, ahimé, non è un trucco e nemmeno un segno della sua pazzia (prossima, se non c'era Jarvis a ripescarla dal baratro). Si chiama ASMR ed è una cosa vera. Qui la pagina di Wikipedia, se vi interessa:
http://it.wikipedia.org/wiki/Autonomous_sensory_meridian_response
Non è di molta rilevanza alla storia (ok, magari un po' sì), ma verrà di nuovo trattata nei capitoli futuri... perché Lydia deve sapere se ciò che le sta capitando è una conseguenza della demenza senile o uno "sporco trucchetto" di Loki. Io vi dico subito di no, ma lei non lo sa.
Le gemme! Le gemme dell'Infinito, le amate gemme che Thanos *aehm* Loki stava cercando da tanto tempo...
Ora mi dileguo, prima di spoilerare altro.
E come dicevo spesso in Germania... tschüss, bis bald!

Nè, ancora una cosa: forse alcuni di voi si saranno accorti che ho diviso ogni verso della poesia in due parti. Ciò per una piccola "nerdaggine": nella poesia eddica la maggior parte delle strofe era generalmente di quattro versi legati fra loro attraverso allitterazione, e ogni verso era diviso a sua volta da una piccola pausa.
Non dite ai miei che, mentre ero a Berlino, non ho resistito a comprare una stupenda edizione tedesca dell'Edda in prosa. In camera mia soffoco oramai dai libri.
Ora vado sul serio. Alla prossima, e spero che il capitolo vi piaccia! :D
   
 
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