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Autore: Hazel92    03/09/2013    3 recensioni
Los Angeles è stata divisa in cinque fazioni,consacrate ognuna a un valore: la sapienza per gli Eruditi, il coraggio per gli Intrepidi, l'amicizia per i Pacifici, l'altruismo per gli Abneganti e l'onestà per i Candidi. Genim Stilinski a sedici anni, come tutti i suoi coetanei è chiamato a compiere una scelta. Rimanere nella sua fazione, accanto ai suoi cari, oppure lasciare tutto e iniziare una nuova vita in un'altra fazione? Tuttavia, il test che dovrebbe indicargli quale fazione scegliere si rivela inconcludente e ciò che ne risulta sembra essere veramente pericoloso.
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Questa è una mia rivisitazione del primo volume della trilogia di Veronica Roth, Divergent. Anche se non conoscete il libro potete comunque leggerla. Spero vi piaccia. :)
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Stiles Stilinski , Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Angolo dell’autrice: Per prima cosa devo chiedervi perdono! Era una vita che non aggiornavo e mi dispiace tantissimo. Prima ci sono state le vacanze, poi non avevo molta ispirazione, e adesso sto studiando per glie esami di settembre…quindi.
Spero che questo capitolo vi piaccia così che mi perdoniate. Ho ripreso un po’ in mano il libro per scriverlo, perché molte cose non le ricordavo bene. Alcune frasi (dei dialoghi in particolare) sono le stesse del libro. Mi piacevano e le ho lasciate. Non aveva senso cambiarle.
Inoltre ho finalmente introdotto un personaggio importante.
Beh, se vi va fatemi sapere che ne pensate con una recensione.
Hazel <3
 
Siamo tutti fermi su quel terrazzo. Le parole di quella donna ci hanno pietrificati. Dobbiamo saltare. Dobbiamo buttarci da quel palazzo per ricadere non si sa dove. Capisco che per gli intrepidi non sia un problema, ma probabilmente aspettano che siamo noi a fare la prima mossa. L’idea di saltare da quel palazzo mi terrorizza, ma una nuova consapevolezza si fa strada nella mia testa. Gli eruditi saranno anche incoscienti ma non ci lascerebbero morire così. Se ci dicono di buttarci da quel palazzo vuol dire che prima o poi ci sarà qualcosa a fermare la nostra caduta, qualcosa che ci impedirà di schiantarci al suolo rimettendoci la pelle. Così trovo la forza di muovermi e faccio un passo avanti. Gli occhi di tutti si spostano su di me. La donna mi guarda con aria compiaciuta mentre continuo ad avanzare. Raggiungo il cornicione del palazzo e guardo di sotto. Non riesco a vedere il posto in cui atterrerò, ma so che c’è. Deve esserci. Mi dico. Il cuore continua a battermi a mille e una parte di me mi dice che sto facendo una grandissima cavolata, ma l’altra mi spinge a farlo. Mi giro un’ultima volta in direzione della donna e lei annuisce.
  • Buona fortuna… - aggiunge.
Mi volto e torno a guardare verso il basso. Infine alzo la testa, chiudo gli occhi, faccio un respiro profondo e poi con uno slancio mi lascio cadere. Precipito ad una velocità impressionante e durante la caduta mi ritrovo ad aprire gli occhi. Sembra un volo interminabile. Saltare dal treno non era niente in confronto. Per un attimo inizio a pensare di essermi sbagliato. Morirò. Sono stato un’idiota e morirò. Però non succede. Ad un certo punto smetto di cadere, smetto di precipitare sempre più giù. Qualcosa mi ha bloccato. Ci metto qualche secondo a mettere a fuoco tutto. Sono atterrato su una sorta di rete e davanti a me c’è un edificio al quanto strano che sembra quasi scavato nella pietra. Una voce di donna che fino a poco fa non avevo notato mi distoglie dai miei pensieri.
  • Accidenti ! Un Abnegante che salta per primo ! – il suo tono è sorpreso, ma non riesco a capire se sia sinceramente sorpresa e magari positivamente, o se invece stia solo fingendo. Una voce maschile, profonda e incredibilmente seria interviene a mia difesa.
  • C’è un motivo se è qui, Kate… - Giusto. Penso. Se ho scelto gli intrepidi ci sarà un motivo no? Che diamine vuole quella tipa?
  • Hai ragione Derek. –  gli risponde Kate. – Allora hai  intenzione di rimanere li tutto il giorno? – continua poi rivolta a me.
  • No, no…certo che no. Anzi mi levo subito di qui…non vorrei che qualcuno mi saltasse in testa. -  mi alzo a fatica da quella rete su cui è quasi impossibile camminare in piedi finchè con un salto non arrivo a terra, di fronte a Kate. È una donna giovane, deve avere sicuramente meno di trent’anni. Ha i capelli di un biondo cenere e i lineamenti abbastanza forti. Mi ricorda qualcuno…
  • Beh…benvenuto nella nostra fazione…- mi dice, lasciando la frase appositamente in sospeso e capisco che vuole sapere il mio nome.
  • Genim, sono Genim… - non mi sfugge il movimento della sua bocca che si contrae in una smorfia disgustata. Adoravo mia madre…ma doveva darmi proprio questo nome?
  • Sul serio vuoi chiamarti così? Qui puoi ricominciare daccapo. Quindi…tu sei? -  ci penso qualche secondo prima di risponderle. È vero, qui tutto può ricominciare.
  • Stiles, sono Stiles. – mi sorride compiaciuta.
  • Derek, dai l’annuncio. – Il ragazzo si volta e alle sue spalle intravedo una folla che prima non avevo notato.
  • Stiles è il primo a saltare! – grida.  La fossa inizia ad urlare. Sono grida di approvazione. Sorrido, perché tutto quel…caos mi mette allegria. Niente più facce da funerale. Adesso sono tra gli intrepidi, e nonostante siano tutti vestiti di nero…la mia vita non mi è mai sembrata più colorata.
  • Benvenuto tra gli intrepidi, Stiles! –  mi dice la donna. Le sorrido e mentre faccio per allontanarmi per raggiungere il tipo tenebroso di nome Derek, qualcuno atterra sulla rete. Mi volto a vedere chi sia e non mi stupisco nel vederci Jackson.  Ci avrei scommesso che non sarebbe rimasto troppo indietro.
Quando tutti gli iniziati hanno finalmente saltato, Derek e Kate ci guidano attraverso uno stretto passaggio illuminato di tanto in tanto da alcune torce. La pereti sono in pietra e non so se sia una mia sensazione, ma scendiamo sempre più verso il basso. La persona che cammina davanti a me all’improvviso si blocca ed io gli finisco addosso. Solo quando si gira mi accordo di chi sia. È Allison.
  • Scusami! – le dico, con un tono che mi fa sembrare un coniglietto spaventato. Lei mi sorride e agli angoli della bocca le si formano due fossette, quelle che Scott tanto decantava. Scott. Quanto vorrei che fossi qui, amico mio.
  • Le nostre strade qui si dividono.- dice Kate – Gli iniziati interni vengono con me. Voi non avete bisogno del giro turistico. – gli intrepidi, compresa Allison ovviamente, si staccano dal nostro gruppo e la seguono. Così siamo rimasti solo noi trasfazione, e solo adesso mi rendo conto che la maggior parte del gruppo era composto da intrepidi.
  • Nelle prossime settimane sarò il vostro istruttore. Mi chiamo Derek. – Dio quanto è serio. Penso. –Adesso vi mostrerò il Pozzo… - afferma.
  • Il pozzo? Che razza di posto è? – è Jackson a parlare, rimediandosi un’occhiata decisamente poco amichevole da Derek.
  • Dovresti imparare a tenere la bocca chiusa, Candido. Non ho intenzione di avere a che fare con la vostra impertinenza, altrimenti avrei scelto la vostra fazione. -  Ho improvvisamente cambiato idea. Mi piace questo tipo.  Mi volto ad osservare Jackson e sul suo viso noto un’espressione piena di rabbia. La mascella tesa, contratta, come se stesse per ringhiare.
Seguiamo Derek attraverso i corridoi poco illuminati finchè non arriviamo in quello che ha chiamato Pozzo. Ora capisco perché si chiama così. Pozzo è decisamente la parola più adatta a descriverlo. È una caverna sotterranea e non riesco a vederne la fine. Alzo la testa verso l’alto e sopra di me riesco a vedere solo decine di metri di pareti di roccia, nelle quali sono stati ricavati antri adibiti a diverse attività. Non ci sono protezioni per impedire di cadere giù e qualcosa mi dice che questo non capiti così raramente. Il soffitto del pozzo è formato da pannelli di vetro che lasciano penetrare fasci di luce.
I tunnel sono tutti così affollati. Non sono abituato a questo caos. Le strade degli Abneganti sono calcate da file precise di persone, una sulla destra e una sulla sinistra, che camminano a testa bassa lanciandosi timide occhiate. E mi rendo conto che non mi mancano, non mi mancano affatto.
Mi volto a guardare gli altri. Hanno tutti la mia stessa faccia sorpresa, perfino quel montato di Jackson. Lydia ha un’espressione assorta e quasi corrucciata. Mi chiedo cosa stia pensando.
  • Se vi muovete vi mostro lo strapiombo… - la voce scocciata di Derek ci riscuote e sta volta senza fiatare lo seguiamo.
Quando ci fermiamo, noto che il corridoio si interrompe e davanti a noi c’è una barriera di protezione di ferro. Mi affaccio e sotto di noi vedo un fiume. L’acqua scorre veloce schiantandosi contro le rocce. Oltre la ringhiera il terreno precipita bruscamente e all’improvviso mi sento percorrere da brividi in tutto il corpo.
  • Lo strapiombo serve a ricordarci che c’è una sottile distinzione tra coraggio e idiozia. Saltare da qui per gioco sarebbe solo un modo stupido per porre fine alla vostra vita. È già successo e succederà ancora. Io vi ho avvertiti. –
Qualcuno si è buttato da qui. Qualcuno è morto qui. Chissà quanti hanno fatto questa fine? Davvero qualcuno è stato così stupido da buttarsi da questo posto per gioco? Per puro divertimento?
Derek riprende a camminare e questa volta la nostra destinazione è la mensa. Io e gli altri iniziati troviamo un posto libero ed io mi ritrovo seduto tra Danny e la ragazza bionda dei pacifici. Lei e Lydia sono le uniche ragazze del nostro gruppo di trasfazione.
  • Ciao, io sono Stiles… - allungo la mano verso di lei per presentarmi, visto che ancora non ne ho avuto modo. Lei la osserva quasi titubante, ma poi la afferra.
  • Erica… - dice semplicemente. Poi si volta a guardare il ragazzo alto e riccio della sua fazione. – E lui è Isaac… - aggiunge. Allungo la mano anche verso di lui, che la ristringe a sua volta, con un mezzo sorriso. Al centro del tavolo c’è un vassoio con del cibo. C’è una cosa…che a prima vista sembrerebbe carne, con  una forma rotonda. Mi giro verso Danny e noto che la sta già mangiando.
  • Che roba è ? – gli chiedo. Lui guarda confuso prima me e poi il suo piatto.
  • Non hai mai mangiato un hamburger? – mi risponde mentre finisce di masticare il boccone che ha in bocca.
  • Oh…è così che si chiama? –
  • I rigidi non mangiano cibi elaborati. – interviene Derek, che siede al nostro stesso tavolo anche se non sembra molto contento. Mi fa piacere che mi abbia in un certo senso difeso, ma non apprezzo che anche lui abbia usato la parola “rigidi”. È il nostro istruttore…non dovrebbe essere da esempio?
  • Capisco perché te ne sia andato… - commenta acidamente Jackson. Gli lancio un’occhiataccia, anche se lui non può vedermi perché la sua attenzione è tutta rivolta al suo hamburger.
  • Già…è stato proprio per il cibo che me ne sono andato. -  Danny accanto a me si lascia sfuggire una risatina, mentre Jackson alza lo sguardo verso di me. Se gli sguardi potessero uccidere…io sarei già morto.
  • Attento rigido… - Cos’è una minaccia? Se pensa di farmi paura si sbaglia. Adesso sono tra gli intrepidi e combatterò fino alla fine. Non sarà di certo lui a farmi desistere.
 
Finito il pranzo Derek continua a guidarci per quei corridoi bui e mentre camminiamo mi rendo conto che gli Intrepidi che ci camminano intorno sono tutti molto giovani. Perché? Forse muoiono tutti molto presto qui…
Alla fine il nostro istruttore si ferma davanti a una porta di legno e incrocia le braccia aspettando che tutti lo raggiungano.
  • Statemi bene a sentire. – esordisce. – Qui prendiamo il percorso di iniziazione molto seriamente. Dovete presentarvi agli allenamenti entro le otto di ogni mattina. L’addestramento si svolge tutti i giorni dalla otto alle sei di sera, con una pausa per il pranzo. Avrete qualche giorno libero tra una fase e l’altra dell’iniziazione. -  Accidenti, mi aspettano settimane veramente dure. – Potete lasciare la residenza solo se accompagnati da un membro effettivo degli intrepidi. Questa è la porta della camerata in cui dormirete nelle prossime settimane.  – Cosa? Dormiremo tutti insieme? Maschi e femmine? Già l’idea di dormire nella stessa stanza di Lydia mi manda in fibrillazione. Non ho mai dormito in camera con altre persone. Figuriamoci con delle ragazze. – Nella prima fase dell’iniziazione teniamo i trasfazione separati dagli interni, ma alla fine verrete valutati tutti insieme. La classifica comprenderà anche loro. –
  • Che classifica? – mi volto sorpreso nella sua direzione. Lydia ha uno sguardo serio, determinato e non sembra affatto intimorita da Derek.
  • La classifica serve a due scopi. Il primo è per determinare l’ordine con cui sceglierete un lavoro dopo l’iniziazione. Non ci sono molti lavori ambiti. Il secondo scopo è che solo i primi dieci iniziati vengono accolti come membri. –
  • Cosa? – prima che me ne accorga, ho già dato voce ai miei pensieri. Derek mi squadra e mi aspetto un qualche rimprovero, ma non arriva. Tuttavia la frase che esce dalla sua bocca riesce a mettermi molta più ansia di quanta non me ne avrebbe messo se mi avesse urlato contro.
  • Voi avete scelto noi. Ora tocca a noi scegliere voi. –
  • E se veniamo eliminati? – chiede Isaac. La sua voce è tremolante.
  • Diventerete degli esclusi. – le bocche di alcuni di noi si aprono e chiudono diverse volte. Tutti vorremmo dire qualcosa, ma nessuno dice niente. Le possibilità di farcela sono davvero poche ed io sono l’unico abnegante, ma non posso diventare un escluso.
 
Sdraiato sul letto della camerata, non riesco a fare a meno di chiedermi se venire qui sia stata la scelta giusta. Se avessi scelto un’altra fazione, l’iniziazione sarebbe stata sicuramente più semplice e soprattutto non avrei rischiato di morire un giorno si e l’altro pure. Tutti sembrano dormire. I respiri sono pesanti e qualcuno russa. Danny sopra di me continua a rigirarsi nel letto facendolo cigolare continuamente. Allungo una gamba e do un calcio alla rete sopra di me per farlo stare fermo. Da dove sono io non riesco vedere Lydia. È a troppi letti di distanza da me. Sfortunatamente invece riesco a scorgere Jackson, che dorme nel letto di sopra del letto accanto al mio. Lui sarà uno dei tanti problemi che dovrò affrontare, ma non mi importa. Ormai ho fatto la mia scelta e so che se anche potessi tornare indietro, sarebbe sempre questa. Non ero fatto per essere un abnegante. È inutile che mi tormenti. Mi impegnerò, e alla fine di questa iniziazione rientrerò nella classifica dei primi dieci. Ero un Abnegante. Sono un Divergente. Diventerò un Intrepido.
   
 
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