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Autore: xemilyloverdose    03/09/2013    3 recensioni
Zayn Malik, diciannove anni, un ragazzo difficile che ha trovato la ragazza giusta, una vita spezzata prima del dovuto.
Esme Frey, diciott'anni, capelli lilla, esuberante, forse fin troppo, costretta a crescere prima del dovuto per una morte prematura.
Harry Styles, diciannove anni, demoni dentro che possono essere placati solo da una persona, costretto ad affrontare più dolore di quello che si meriterebbe.
One Shot scritta principalmente grazie a Lana Del Rey e alle canzoni "Summertime Sadness", "Ride" e "Young and Beautiful". Ho pianto come una fontana a scriverla, mi piacerebbe molto che la recensiste.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Assaporai per un'altra volta le sue labbra morbide, stavolta indugiando un po' di più. Mi sarebbe mancato da subito, già lo sapevo, era questo il problema della mia relazione con Zayn. Eravamo quasi dipendenti l'uno dall'altra, e ogni volta prima di salutarlo mi imprimevo nel mio cervello ogni suo dettaglio; la mascella un po' sporgente, il ciuffo sistemato alla perfezione, l'orecchino nero con cui terminava il suo lobo, i suoi denti bianchi e perfetti, i suoi occhi ambrati e guizzanti, le sue labbra soffici e sottili, il suo naso dritto e armonioso, ogni cosa di Zayn era perfetta.

E poi c'ero io, un casino assurdo da gestire: ero una sorta di nanetta acida e stronza dai lunghi capelli lilla e dagli occhi neri come la pece; dicevano che fossi bella, bella ma dannata, bella, dolce, suadente, un po' come la morte. Esme Frey era meglio conosciuta come la ragazza bella e impossibile di Londra. Avevo passato 17 anni a gironzolare per la città, fra locali e discoteche, districandomi fra sveltine e rapporti un po' più seri, mai più duraturi di qualche mese. Tutti mi abbandonavano, tutti si stancavano di me come io mi stancavo di loro.

Tutto questo era successo finchè avevo varcato la soglia di un tipico pub inglese, che puzzava di fish and chips e di alcool di scarsa qualità, e avevo trovato Zayn Malik seduto su un tavolino in angolo, accanto alla finestra che era l'unica sorgente di luminosità del locale. Non ero mai stata timida, e molto sfacciatamente mi ero seduta di fronte a lui, attaccando bottone.

Ma c'era stato qualcosa, in quel ragazzo moro e scontroso, che mi aveva fatta rimanere perplessa; qualcosa che mi aveva inspiegabilmente attratto andando oltre al desiderio fisico. Non ero rimasta soddisfatta e compiaciuta nemmeno quando lo avevo sentito chiaramente dentro di me, come un pugnale, mentre il mio pugno stringeva convulsamente il lenzuolo di una sudicia camera al piano superiore del pub. Andava oltre. Lo avevamo sempre saputo. Per questo non mi ero sorpresa quando il giorno dopo Zayn mi aveva chiamato, chiedendomi di uscire.

Stavamo assieme da un anno, una storia travagliata, piena di litigi, diverbi e discussioni. Io ero scappata a New York da mio padre una volta, per un mese, rinchiudendomi nel mio dolore e nella sua assenza, fino a quando lui non aveva preso il primo aereo che gli era capitato ed era corso da me, implorandomi di tornare.

Zayn era stato il mio primo vero amore.

E come tutto quello che toccavo io, come una sorta di Re Mida al contrario, anche Zayn se n'era andato.

 

Era a questo che pensavo mentre posavo un mazzo di tulipani sotto la sua lapide liscia. L'accarezzai sfiorandola appena, come se avessi paura di romperla, facendo scorrere i polpastrelli sulla sua foto, dove era sorridente, il London Eye come sfondo. Gliel'avevo scattata io, quella foto. Le lacrime fecero capolino dai miei occhi, e Harry dovette accorgersene, perchè si inginocchiò di fianco a me e mi circondò con il suo braccio, cercando di essere il più delicato possibile.

Nel terrore totale, mentre mi sentivo distrutta, spezzata, rotta e difettosa, mentre mi crogiolavo nel mio dolore per la perdita di Zayn, mentre mi immaginavo ogni singola coltellata che gli era stata inferta e rivedevo per l'ennesima volta il suo torace martoriato dalle ferite profonde, avevo incontrato Harry Styles. Era successo quasi per caso, frequentava il mio stesso corso di fotografia e un giorno avevamo parlato. Mi ero indiscutibilmente innamorata follemente di lui, che mi aveva salvato e riportato a galla dagli inferi in cui ero sprofondata. Ma non avevo mai dimenticato Zayn. Come avrei potuto cancellare un amore in così poco tempo? Eppure Harry c'era, ci sarebbe sempre stato, e per ora era il mio unico appiglio, la mia unica salvezza. Girai il polso e accarezzai il simbolo dell'ancora, leggermente in rilievo. Harry lo notò, sorrise, e avvicinò il suo polso al mio, dove campeggiava lo stesso simbolo. Avevo solo due tatuaggi, ed erano entrambi per i due uomini che avevo veramente amato. Il secondo, era decisamente più nascosto: aveva deciso Zayn il posto. Alla fine aveva optato per una frase sul mio fianco, a sinistra, un po' sotto l'ascella, sotto a dove solitamente stava la fascetta del reggiseno.

Recitava in eleganti caratteri corsivi, 'My heart is in your hands, keep it safe'. Lui aveva la stessa frase, sullo stesso punto. E un po' mi rassicurava che si fosse portato qualcosa di me anche lassù fra gli angeli. Ma ora dovevo andare avanti dopo 6 mesi dal suo omicidio, dovevo pensare a cosa fare della mia vita, e soprattutto dovevo pensare ad Harry, che credeva così tanto in me da farmi impazzire.

 

Chiusi l'ennesimo bicchierone di caffè americano della giornata e lo porsi ad una signora di mezza età che mi squadrava i capelli con fare sospetto. Mi allungò una banconota senza chiedermi il resto e se ne andò sbattendo i tacchi. Odiavo il mio lavoro, ma da quando Zayn non portava più a casa il suo stipendio le cose erano diventate decisamente difficili. Harry continuava ad andare a scuola, mentre io avevo mollato tempo prima, e nonostante lui si sentisse in dovere di smettere di perdere tempo al liceo per starmi accanto e portare dei soldi a casa glielo avevo rifiutato. Harry poteva avere un futuro, a differenza mia. Aveva una buona media e sarebbe potuto entrare senza troppi problemi in un buon college, ma sapevo che non lo avrebbe mai fatto se io non lo avessi seguito.

Vidi entrare una ragazza alta e muscolosa, capelli neri come la pece e un sorriso disarmante. Attirò l'attenzione di mezzo locale per la sua camminata e il suo portamento elegante, prima di fermarsi davanti a me.

“Un frappuccino al caramello, senza caffè.” tamburellò le unghie smaltate di recente sul legno del bancone, aspettando ciò che aveva chiesto. Quando gli porsi il bicchiere sembrò illuminarsi.

“Ehi, ma sei tu Esme Frey? La ragazza di Zayn...” abbassai lo sguardo.
“Sì, sono io. Ma ora sono la ragazza di qualcun'altro.” sorrisi automaticamente pensando ad Harry, per poi essere schiacciata dai sensi di colpa.

Mi stai sostituendo, Esme, lo sai meglio di me che per quanto Harry ti ami tu non fai altrettanto...” la voce graffiante di Zayn mi perforò il cervello, rimbombando nella mia testa per qualche minuto.

“Non è vero, Zayn, io amo Harry. Io ho amato tanto te, ma ora amo lui.” risposi mentalmente più a me stessa che al ricordo di Zayn in sé, mentre la ragazza mi guardava perplessa.

“Io sono Amelie, piacere di conoscerti. Sono un'amica di Zayn da quando eravamo piccoli.” la voce non fece nessun tremolìo, contrariamente alla mia quando parlavo di lui. Pronunciavo il mio nome e mi sentivo come svuotata, da riempire solo ed esclusivamente con i ricordi di me e Zayn.

Amelie non si accontentò del mio silenzio e scrisse velocemente qualcosa su un tovagliolo.

“Questo è il mio numero, Esme. Ho trovato una scatola con le cose di Zayn a casa sua, se vuoi passare a prenderla puoi chiamarmi quando vuoi.” annuii e la vidi andarsene. Non sapevo se ero pronta per vedere le cose di Zayn, quando mi ero appena costruita una relazione e stavo iniziando a dimenticarlo, ma ci avrei pensato.

 

“Ammettilo allora Esme, ammettilo che non mi ami e che non te ne fotte nulla di me!”

“Non è così, Harry!” urlai, stremata. Era uno degli ennesimi litigi durante questo periodo, eravamo entrambi irritabili e lui era nervoso per via degli esami che doveva sostenere.

“Ah, davvero? E allora perchè ogni dannata sera ritiri fuori la sua foto? Capisco il tuo dolore Esme, ma non voglio essere un rimpiazzo!”

“Non sei un rimpiazzo, Harry.” sussurrai, ormai distrutta, sedendomi sul letto.

“Ah no? E allora mi spieghi perchè diavolo tieni ancora il suo braccialetto e hai la mia collana dentro il cassetto?” urlò, furente. Non seppi rispondere, perchè in effetti aveva ragione, avevo paura, paura che Zayn pensasse che l'avessi rimpiazziato.

“Vedi, Esme? Sono solo un fottuto tappabuchi.” sospirò, con le lacrime agli occhi, e uscì dalla nostra casa sbattendo la porta.

Piansi a lungo, quella sera. Poi quando i singhiozzi smisero di farmi stare male, presi il telefono. Ma non digitai il numero di Harry, bensì quello che avevo fissato anche troppo a lungo durante il ritorno a casa.

“Pronto?” una voce suadente mi rispose quasi subito e cercai di reprimere i singhiozzi.

“Amelie? Sono Esme...vorrei vedere quella scatola piena delle cose di Zayn.”

 

Continuavo a fissare la scatola rossa e nera senza avere il coraggio di aprirla. Amelie era davanti a me, gli occhi castani puntati nei miei, neri come la notte. Sentendo il suo sguardo indagatore su di me mi decisi ad alzare il coperchio. Dentro c'era una sua maglietta da basket, ripiegata anche troppo accuratamente, che usava quando andava al campetto a giocare con gli altri ragazzi. Aveva ancora addosso il suo profumo.

Sotto, c'erano due biglietti del cinema per Avatar, che ero andata a vedere con lui. Qualche foto con le sue sorelle e sua madre. Una foto dove era messo in una posa a dir poco buffa, imitando la statua alle sue spalle. Più sotto, con i bordi arrotondati e più consumata, c'era una foto scattata dalla sua vecchia Polaroid che si ostinava a voler usare. C'ero io dietro di lui, un sorriso smagliante, le braccia intrecciate sotto il suo collo, mentre le sue mani erano alzate sulle mie braccia, e aveva quel sorrisetto dolce con la lingua in mezzo ai denti che faceva quando era veramente felice. In fondo, nel bordo bianco spesso della polaroid, c'era un cuore stilizzato e una frase che riconobbi subito, le lettere tracciate con la sua calligrafia frettolosa e dai tratti spessi.

My heart is in your hands, keep it safe

Sorrisi asciugandomi una lacrima solitaria che scendeva dal mio occhio con un dito. Sotto a tutto, c'era un blocco a spirale. Lo riconobbi quando lo aprii: era il suo album da disegno. Solo Dio sapeva quante volte lo avevo visto seduto, con la matita dietro l'orecchio, intento a sfumare il carboncino, la punta della lingua appena fuori come segno di evidente concentrazione, gli occhi puntati sul suo foglio. Mi misi a sfogliare le pagine in maniera febbrile.

Un disegno fatto a matita, assomigliava ad uno schizzo, di un cavallo al galoppo; era così ben fatto, con i muscoli ben tesi ed evidenti, la criniera che pareva potesse sventolarsi davvero, il muso perfettamente in proporzione con il resto.

Il secondo era una rondine, le ali spiegate al vento e il becco affilato. Il terzo era il disegno di un tramonto, con mille sfumature di rosa create con gli acquerelli.

E infine, il quarto mi fece arrivare il cuore direttamente in gola. Era un mio ritratto. I capelli lilla legati in uno chignon mal fatto in cima alla testa, gli occhi rivolti verso il basso, la bocca dispiegata in un sorriso, il collo ornato da una catenina sobria.

Andando avanti scoprii che ce n'erano gli altri, tutti datati; alcuni presi sul momento, altri invece copiati da delle foto. Ce n'era uno a figura intera, dove guardavo verso una collina che veniva raffigurata in lontananza, i capelli mossi al vento. Zayn mi aveva fatto apparire bellissima, in quei disegni.

Ce n'erano di tutti i tipi; primi piani, altri solo dei miei occhi, altri fatti mentre dormivo; Zayn alla mattina si svegliava presto e si metteva a disegnare. Una volta lo avevo beccato, con la matita in mano e lo sguardo fisso su di me, ma aveva cambiato velocemente discorso; ora avevo trovato il disegno che mi aveva fatto. Raffigurava la mia schiena nuda, coperta dal lenzuolo in prossimità del fondoschiena, con le scapole ben evidenziate, i capelli sciolti e caduti solo su una spalla, il mio profilo appena accennato.

Sorrisi tristemente, voltando pagina e vedendo l'ultimo disegno, incompleto, datato il giorno della sua scomparsa: una Polaroid era attaccata all'angolo del foglio, che ospitava la sua riproduzione: era una foto che ci aveva scattato sua sorella, dove io lo stavo baciando in punta di piedi, le braccia intrecciate dietro al suo collo, e lui mi cingeva la vita.

L'aveva quasi finito, mancava solo il colore dei suoi pantaloni, ed era stupendo.

“Zayn aveva un gran talento. Non mi aveva mai parlato di questi disegni, però.” disse Amelie, quasi in un sussurro.

“Nemmeno a me.” sussurrai, gli occhi fissi sul foglio.

“Ce n'era anhce un altro. Era nascosto in camera sua, e posso capire perchè l'avesse nascosto...” mi allungò un foglietto ripiegato. Lo aprii e lo chiusi in fretta, in imbarazzo.

Era solo uno schizzo, senza colore, solo sfumato; rappresentava una scena di sesso tra me e lui. Non gli era stato difficile rappresentarla, probabilmente aveva impresso nel cervello tutti i nostri momenti.

“Grazie per avermi portato queste cose.” dissi ad Amelie, chiudendo la scatola.

“Dovevo farlo. Adoravo Zayn. E queste cose sono tue, ora.” la vidi avvicinarsi pericolosamente, gli occhi fissi nei miei, i nostri respiri che si mescolavano. E non so come, ma Amelie mi baciò. Non ricambiai, e nemmeno la presi a schiaffi. Semplicemente aspettai che si staccasse, per poi rendermi conto di quello che era successo.

“Amelie, io non...”

“Non sei lesbica. Okay, ma volevo farlo.” mi sorrise.

“Ma se neanche ci conosciamo!” sospirai, e il mio sguardo si spostò automaticamente alla foto incorniciata che era appesa alla parete mia e di Harry. Mi mancava terribilmente, avevo così bisogno di lui, e non era un rimpiazzo. Non lo era mai stato. Lo avevo capito quando Amelie mi aveva baciato. Mi ero sentita terribilmente a disagio, ma non perchè fosse una donna a baciarmi, ma perchè non fosse Harry, con la sua dolcezza disarmante, le sue mani dolci che mi posava sulle guance, e la sua delicatezza in tutto.

“Perchè, a volte non si fa sesso con gli sconosciuti?” sorrise Amelie, mentre prendeva la borsa e usciva dalla porta.

Avevo capito di amare davvero Harry.

Ma lui non c'era.

 

Era passato circa un mese da quando Harry se n'era andato. Pensavo persino di sapere dove fosse, pensavo che fosse tornato a Holmes Chapel da sua madre, ma non avevo più la forza di andarlo a cercare. Ero stata malissimo in quel lasso di tempo, e lo ero tuttora. Girovagavo per casa cercando delle bustine per farmi un bel tè caldo, quando tutte le mie certezze crollarono appena sentii la porta dell'ingresso aprirsi.

Davanti a me avevo Harry Styles, i ricci scompigliati, la maglia nera che scopriva le due rondini che aveva tatuate sul petto, i jeans stretti ma non troppo, i rayban neri calati sugli occhi.

 

Harry

Vederla lì, in quella casa che era stata il nostro nido d'amore, con il viso segnato da due profonde occhiaie che sforzai di non attribuire alla mia assenza, le gambe nude, il corpo coperto da una mia maglia dei Ramones nera, mentre girava scalza con una tazza vuota in mano con la sua solita grazia e i suoi soliti capelli lilla che le ricadevano sulle spalle, non mi fece l'effetto che speravo.

Speravo che dopo un mese di disintossicazione da lei, da quello che eravamo stati, il mio amore si fosse spento, o almeno assopito. Invece il mio cuore ebbe un tuffo appena il suo mare nero infranse le barriere dei miei occhi verdi. Ero pronto a soffrire di nuovo? Avevo troppa paura di essere solo un rimpiazzo di Zayn, i fantasmi del passato di Esme mi spaventavano, il loro peso era troppo. Eppure lei aveva curato quello che ormai era solo un fantoccio, aveva raccolto i miei pezzi e li aveva messi insieme, ero rinato grazie a lei, avevo lasciato alle spalle i miei demoni ma non ero riuscito a spegnere i suoi.

Ne valeva davvero la pena? Quando la sua tazza si infranse sul pavimento rompendosi in mille cocci, e i suoi piedini fragili si fecero spazio tra i frammenti lucidi per raggiungermi, alzarsi in punta di piedi e posare le sue labbra sottili sulle mie, trattenei a stento un sorriso.

Sì, ne valeva la pena. Ne valeva decisamente la pena per Esme.

 

Esme

Salutai di malavoglia Harry, che doveva correre da un suo parente qui a Londra nonostante ci fossimo riappacificati solo poche ore prima e decisi di andare a fare un giro da qualche parte. Dopotutto vivevo a Londra, una città che non riposava mai, dove tutti erano di corsa e che non avevo mai vissuto davvero. Mi infilai un top con lo scollo a cuore senza spalline, con base nera e grandi fiori rosa stampati sopra, e ci abbinai una semplice gonna nera a vita alta. Infilai un banale fiocchettino nero fra i miei capelli lilla e mi chiusi i piedi in un paio di scarpe piene di glitter dal tacco alto. Mandai un messaggio veloce ad Harry dicendogli di raggiungermi al locale dove avevo intenzione di andare quando avesse finito la sua visita, prima di buttarlo dentro alla pochette nera.

Mi avviai a piedi verso il Shake It, un locale piuttosto conosciuto a Londra che frequentavo spesso quando stavo con Zayn.

Appena entrai un sacco di facce note mi notarono, facendomi le condoglianze per Zayn. Incredibile come nessun posto fosse privo di Zayn Malik. Presi un cocktail indefinito dal colore simile a quello dei miei capelli, e mi sedetti ad un tavolino lasciandomi inebriare dal sapore dolce del cocktail e dalla musica assordante che mi pompava nel cervello. Scorsi gli ultimi aggiornamenti dei vari social network dov'ero iscritta, poi mi alzai per posare il bicchiere sul bancone e notai dietro di me tre ragazzi dall'aspetto poco raccomandabile seguirmi. Cercai di non darci peso, ma dopo un po' i loro sguardi si fecero decisamente troppo insistenti. Impostai automaticamente la chiamata rapida verso il numero di Harry; dovevo solo premere un tasto.

Uscii dal locale, la testa che girava e la paura che mi bloccava le membra. Iniziai a correre, per quanto mi fosse possibile con i tacchi che avevo scelto di mettermi. Il cellulare in mano diventava sempre più scivoloso a causa delle mani che mi sudavano, il tremore si era ormai impossessato del mio corpo mentre constatavo che mi stavano inseguendo. Premetti il tasto della chiamata verso Harry appena prima di essere sbattuta violentemente contro un muro.

“Dove cercavi di scappare, eh, bambolina?” ghignò uno, con un'evidente cicatrice che gli attraversava la fronte.

“Sbrigati a chiamarla. Non vorrei complicazioni.” sputò quell'altro, che aveva un enorme tatuaggio sul braccio. L'ultimo, il più gracile, stava in disparte a controllare che nessuno arrivasse. I miei occhi scesero al cellulare, per terra. Harry aveva ricevuto la chiamata. Stava ascoltando. Ma era piuttosto lontano e non avevo idea di cosa riuscisse a sentire.

“Lasciatemi andare! Lasciatemi!” cominciai a strepitare, divincolandomi senza ottenere nessun risultato. Harry sarebbe arrivato. In quel momento, lo schermo del telefono si spense, senza permettermi di controllare se fosse ancora in linea. Pregai con tutta me stessa che stesse sentendo anche solo una minima parte di quello che stava accadendo.

Una macchina si fermò sgommando davanti al vicolo cieco dov'ero bloccata, e da lì scese una ragazza alta, portamento elegante, sorriso smagliante appena vide il mio volto. Quando si tolse gli occhiali scuri che portava nonostante fosse notte, la riconobbi.

“Amelie!” rantolai, mentre la presa di Cicatrice si faceva più forte sul mio collo.

“Oh, ecco chi abbiamo.” sorrise suadente e si avvicinò, prendendo in mano una ciocca dei miei capelli.

“Ti prego, aiutami!” dissi, quasi in un sussurro. Iniziava a mancarmi il fiato, e Amelie dovette notarlo perchè gesticolò e fece allentare la presa a Cicatrice. L'ossigeno rientrò nei miei polmoni a gran forza, e inchiodai i miei occhi su Amelie.

“Credi davvero che ti aiuti? Ho organizzato io tutto questo.” indicò i suoi tre scagnozzi.

“Perchè?” chiesi, le lacrime agli occhi.

“Perchè conobbi Zayn quando ero piccola, ed eravamo innamorati. Perdutamente, oserei dire. Io ero sua, lui era mio. Un rapporto malsano, basato principalmente sul sesso, dipendenza, avevamo altre mille sveltine ma poi tornavamo sempre l'uno dall'altra. E poi...sei arrivata tu. Non rispondeva più alle mie chiamate, non mi calcolava proprio. Non mi capacitavo del perchè, e nel frattempo avevo un bisogno disperato di lui. Lo incontrai tempo dopo, in un aeroporto, diretto verso New York. Cercai di baciarlo, di farmi spiegare, ma mi spinse via. Sai in che modo? Dicendomi che aveva trovato l'amore. Quello vero. Sono impazzita. L'ho cercato per così tanto, e quando l'ho trovato abbiamo litigato a lungo. Lui continuava a ripetermi che amava davvero una ragazza, che dovevo andarmene, che mi odiava, e per me non è stato difficile ficcargli un coltello nel petto. L'ho colto di sorpresa, altrimenti non avrei avuto speranze. Dopo, è stato estremamente facile; ad ogni coltellata mi sentivo viva, stavo distruggendo la causa del mio male maggiore. Mi rimaneva da distruggere solo te. Poi ti ho trovata, così bella, e ho detto: “deve essere mia.” Ma poi hai fatto esattamente come Zayn, l'ho visto da come i tuoi occhi saettavano alle foto tue e di quel ricciolino patetico. E allora mi sono detta, deve finire come Zayn.” ero completamente distrutta dalle parole di Amelie, piangevo come una dannata, consapevole del fatto che se Harry non fosse arrivato a breve la mia vita sarebbe terminata.

Ma Harry sarebbe arrivato.

“Ti prego, se amavi davvero Zayn lasciami andare. Ti prego.” riuscii a sussurrare, fra le lacrime.

“No, Esme. Devi finire esattamente come lui.” Amelie sorrise e chiamò Tatuaggio con un gesto secco della mano.

Sapevo che Harry non sarebbe arrivato, o perlomeno non in tempo. Vidi Tatuaggio estrarre un coltello già insanguinato sul manico, sangue che presumevo essere quello del mio ex amato. Chiusi gli occhi, pensando solo a cose che mi avrebbero fatta stare bene. Per prima cosa pensai a Zayn.

La delicatezza con cui mi aveva raffigurata, la dolcezza che mi riservava ogni giorno. Poi pensai ad Harry. I demoni del suo passato, li avevo scacciati via, come lui aveva fatto con me. Pensai alle sue mani sul mio viso mentre mi lasciava i suoi delicati baci, al suo viso, ai suoi occhi verdi, verdi come il mare, come l'erba appena bagnata dalla rugiada, alle sue labbra fatte apposta per baciare, ai suoi capelli, raccolti in un unico ciuffo sul davanti e lasciati indomabili dietro. Pensai solo ad Harry, anche mentre una lama mi si piantava nel petto, facendo sgorgare fiotti di liquido caldo e rosso. Li vidi scappare, codardi, senza neanche avere il coraggio di affrontare le loro azioni. Poi capii il perchè: Harry era arrivato.

Lo vidi subito; il volto deformato dal terrore, che si deformò ulteriormente mentre urlava, urlava come un pazzo, pazzo sì, pazzo di dolore nel vedermi in una pozza di sangue. Il dolore fisico sembrava scomparire, non mi interessava, perchè Harry era arrivato.

Harry era arrivato.

Sentivo l'ambulanza che stava per arrivare ma sapevo già che non avrei avuto speranza. Se anche la coltellata non avesse colpito organi vitali a giudicare dalla quantità di sangue che mi circondava sarei morta per dissanguamento.

Harry era di fianco a me, inginocchiato, sporco di sangue, del mio sangue, mentre urlava, urlava di dolore, urlava il mio nome, tenendomi la mano. Sentii qualcosa di strano partirmi dal petto; improvvisamente trovai la forza di stringergli forte la mano, fermando le sue urla.

“Ehi, Harry...” sussurrai.

“Esme, amore mio...mi dispiace di non essere arrivato prima, sono un totale coglione, ti prego, perdonami...” i suoi latrati erano osservati con una certa pena dai ragazzi della polizia che erano dietro di lui. Uno persino piangeva.

“Harry, tesoro, ascoltami...tu non hai colpe. Sei la cosa più bella della mia vita.” una lacrima rigò il mio volto, e lui si precipitò ad asciugarla, senza però lasciarmi la mano.

“Ti amo.” sussurrai, mentre le sue labbra si posavano per l'ultima volta sulle mie.

“Ti amo da impazzire.” rispose lui. “Non te ne andare, Esme...” sorrisi, e afferrai la mano che Zayn mi porgeva dall'alto, lasciandolo per sempre.

Morii così.

Morii e venni ricordata come Esme Frey, la ragazza che morì sorridendo.

Buonasera a tutti!
Non so come mi sia uscita questa one shot depressa e decisamente triste, ma rispecchia il mio umore in questi giorni a causa di diverse persone...
Mi sono ispirata liberamente ad una puntata della terza stagione di Pretty Little Liars, non ricordo assolutamente il numero, però se ve la ricordate avete capito quale, ahahha
Grazie a questa OS ho scoperto che amo far soffrire Harry. AHAHAHHAHAHA povero il mio cucciolino! 
Comunque niente, vorrei ringraziare Marika che mi ha fatto questa bellissima immagine per la mia os dopo che gliene avevo parlato <3


Vi lascio con una gif deprimente di Haz.

AH, friendly disclaimer: ho cambiato nickname su twitter!
Se volete trovarmi in giro:
twitter: @hipstiehaz
ask: @becklovesmalik
instagram: @keegsperf

  
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