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Autore: colljsion    04/09/2013    1 recensioni
c'è sempre una maschera sul nostro viso e non tutti riescono ad aggirarla.
la maschera vince.
e diventiamo noi stessi maschera.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3:25 pm.


Apì la porta di casa, il silenzio l'avvolse, tutto esattamente come l'aveva lasciato circa tre ore prima. Chiuse la porta dietro di sè.Era possibile sentirsi così fuori luogo?Come se qualcuno gliel'avesse destinata, questa vita, spenta, noiosa, come se qualcuno avesse deciso al posto suo di donarle quel corpo, quel viso, quella voce. In realtà, cercava spesso di mascherare il fatto che nessuno aveva deciso per lei, nessuno le aveva donato nulla, ma era tutto stato creato da lei stessa. Stesso male, stessa arteficie.

Come ogni giorno, indossò la maschera.
La maschera riusciva così bene che anche lei le credeva.
Nessuna maschera vinceva a confronto, tutte quelle maschere colorate, con le piume, i lustrini, nulla competeva con la realtà della sua.Era quasi la maschera che indossava la ragazza.Ne aveva preso il pensiero, le idee, la maschera parlava per lei, rideva per lei, pensava per lei. Si poteva quasi non notare la differenza tra la maschera e la ragazza. La stessa persona, agli occhi di tutti.

Era possibile che nessuno riusciva a vederla?

Così perfettamente invisibile, non più attaccata al viso ma all'anima.

Guardò fuori la finestra che illuminava la stanza.
Vide le solite persone girare per la piazza, i soliti bambini salire sulle giostre, le solite espressioni, il solito tutto.
E come al solito provò la stessa sensazione.Qui la maschera falliva, purtroppo. La finzione svaniva, i concetti impostati nella mente si abbattevano.

Sembrava che tutti avessero uno scopo preciso.

Sembrava che il tempo gli fosse stato cucito sulla pelle, sembrava che la stessa cosa che le aveva donato la maschera a loro gli avesse donato i sorrisi.

Fece passare la tenda davanti il panorama e tornò a sedersi.

Ormai non è che tutto ciò la scalfiva più di tanto, ci aveva convissuto da tutta una vita con quel senso di inappropriatezza che la invadeva eppure la domanda era sempre la stessa.

Perchè nessuno si preoccupa di me?

A poco, a poco si era convinta del fatto che o tutti gli altri fossero ciechi o indossavano anche loro una maschera che li rendeva tali.

Eppure come non accorgersene? Quegli stessi visi con cui aveva giocato, con cui aveva scherzato ora sembravano non riconoscerla più. Le sembrava così assurdo che non riuscissero a sentire quelle urla.Aveva cercato in tutti i modi di farsi sentire, ma il silenzio aveva completamente ovattato il suono. Strano, no? Più urlava, più attorno riusciva a sentire solo silenzio.
Nessuno correva in suo aiuto, come nei film, nessuno si girava per vedere che succedeva, c'èra solo altro silenzio.

Un altro mattone per la maschera.

La maschera amava i mattoni, ogni mattone rendeva la maschera più forte, ogni mattone spingeva sempre più a fondo la ragazza, incapace di parlare.
Raramente qualcuno le chiedeva se le cose andassero bene, perché la normalità annoia le persone e nessuno ha mai voglia di osservare al di là di ciò che si ascolta. Tutto si riduceva ad un misero 'bene'.
Cosa vuoi che sia un semplice bene? Credono che la vita si riassumi in un semplicissimo, minuscolo 'bene'?Se le avessero chiesto di descrivere la sua vita con più aggettivi possibili, avrebbe sicuramente omesso il 'bene'. Dovrebbe chiamarsi 'parola per aggirare ogni sospetto, per nascondere ogni lacrima, parola per i chiechi, sordi e chiunque non voglia capire'.
Comunque il 'bene' era potente come la maschera.
Riusciva ad ingannare tutti.

 

Si stese sul letto.

Perché tutto le sembrava così dannatamente lontano? Il silenzio tornò a farsi strada, e il silenzio è amico dei pensieri che le avvolsero la mente. Prese il lettore musicale, lo accese.
Ecco l'intervento della maschera.
Fingere che vada tutto bene, sovrastando i pensieri con il rumore.Ma il silenzio è forte, non lascia la presa.
Come dopo la pioggia l'asfalto è rovinato, pieno di solchi e per sistemarlo ci si versa sopra altro cemento senza però eliminare la parte sottostante, così la maschera agisce.
Ma l'asfalto è distrutto internamente e la seconda faccia, quella pulita, bella, liscia crolla dopo il primo peso.
 La musica va avanti, ma non sembra avere effetto.

Perchè non riesco ad avere una vita normale?

Sembra che valga troppo poco per tutti o che tutti abbiano qualcosa di meglio da fare.

Non era di certo una ragazza da vivere, non era bella, né estroversa o simpatica, nel complesso poteva non essere niente.

Perché nessuno perde tempo a vedere come sono dentro?

Era esattamente ciò che succedeva ai maglioni scadenti del centro commerciale. A nessuno interessavano quei colori sbiaditi, e quel tessuto rigido, tutti cercavano quelli dai colori sgargianti, con mille accessori, ma freddi non accorgendosi che quei maglioni sbiaditi potevano offrire tanto caldo quanto gli altri, se non di più.

Ma di questo la ragazza non se ne faceva una colpa.La gente si ferma all'aspetto esteriore, e senza pensarci due volte li perdonava perché fondamentalmente nemmeno lei si sarebbe scelta tra tanti.

Accese lo schermo del cellulare, nessuna chiamata, nessun messaggio.

Stava quasi per pensare di non essere delusa, ma poi pensò di esserlo.Pensò che era stanca di essere così ferma nel suo piccolo mondo, che era stanca di essere invisibile agli occhi del mondo, pensò che era stanca di cercare gli sguardi negli occhi dei passanti per essere almeno guardata per un attimo e non soltanto vista di sfuggita.La sua mente fu completamente affollata da pensieri di vario tipo.Chiuse le finestre, si guardò attorno e pianse.Diede sfogo alle lacrime che diventarono rabbia.

Volle spaccare tutto, pensò di farsi del male.
Le vennero in mente tanti di quei pensieri oppressi nel tempo che a malapena riuscì a guardarsi allo specchio.
Poi, esattamente come era nato, tutto ciò svanì.
Tornò a sedersi sul letto, e ritornò su quelle idee lasciate prima.
Questa volta non pianse, si sentì solo amareggiata.
Aveva voglia di scappare ed iniziare una nuova vita.
E allora si ricordò di quella volta che ad un gioco l'amica le chiese se avendo la possibilità sarebbe andata via per sempre lasciando tutto al quale rispose di no, mentendo.
L'avrebbe fatto.
Ci avrebbe provato almeno.
Sarebbe scappata senza dire niente a nessuno solo per essere cercata, ritrovata, amata almeno una volta.
Con questo tumulto in testa, che ad ogni minuto sembrava crescere, si addormentò, lasciando spazio al triste pensiero che il giorno dopo avrebbe vissuto lo stesso incubo.
  
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