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Autore: I n s o m n i a    04/09/2013    4 recensioni
[C r e a m e H u n t e r in un unico account]
{ Dedicata a _DNA per il suo compleanno }
[RanTaku] [Forse ooc per sicurezza (?)] [ambientata in galaxy] Dal testo:
Aveva addosso ancora la divisa della squadra, teneva aperta la felpa, mostrando la maglietta bianca e blu acceso, abbastanza aderente al suo corpo. I capelli gli ricadevano armoniosamente lungo i tratti del viso, di quel loro solito castano intenso, gli occhi, del medesimo colore, quasi sembravano brillare nella penombra del corridoio, ma un particolare, sul viso candido di Shindou, pareva stonare: l'assenza di un sorriso.
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Vi auguriamo una buona lettura ^.^ (?)
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kirino Ranmaru, Shindou Takuto
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Chocolate
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Il cielo, che fino a qualche minuto prima era colorato da varie sfumature andanti dal rosso al giallo, ora aveva lasciato spazio ad un intenso blu, quasi nero, dove la monotonia era semplicemente spezzata da alcuni piccoli e luminosi puntini luccicanti. Anche il sole da un po' aveva smesso di dominare su quella che prima era un'immensa distesa celeste, lasciando posto ad una sfera argentea che al suo arrivo aveva portato via anche l'ultimo po' di luminosità che vi regnava.
La sera ormai era giunta e in quell'ora, dove ormai tutti erano rintanati nelle proprie case, c'era un unico ragazzo che al momento solcava quelle strade, Kirino Ranmaru.
Riusciva a sentire la fresca e pura aria scorrere sul suo stesso candido viso, come se in tentativo di accarezzarglielo. Ed allo stesso tempo i lunghi capelli rosa legati in due code, gli si erano scompigliati sempre per l'intervento di questo.
Si stava dirigendo precisamente alla casa del suo migliore amico, egli lo aveva invitato qualche giorno prima perché ormai da un po' di tempo avevano smesso di vedersi.
Sin da piccoli erano sempre stati molto legati, ma la 'assunzione' del pianista alla Shinsei Inazuma Japan era bastata ad incrementare le distanze. E così, questa volta dopo un lungo tempo lo avrebbe finalmente rivisto.
Già... il suo Takuto. Erano forse solo due settimane quelle in cui aveva dovuto far a meno della sua presenza, ed intanto gli parevano quasi anni; interminabili anni nel vuoto, riempiti solo dal forte desiderio di poterlo rivedere.
Ed intanto mentre camminava poteva solo rivivere mentalmente i bei momenti con lui passati: le giornate passate a ridere; i mille abbracci scambiati; ed il dolce odore dei capelli di Shindou che gli sfioravano appena il naso in quei momenti... Già, quelli li poteva immaginare, ma non ne riusciva a sentire la magnifica sensazione, quella che forse gli mancava più di ogni cosa...
Ora continuava a camminare a passo svelto per quelle strade deserte, illuminate solo dalla fioca luce dei lampioni, da ormai più di un quarto d'ora, perso nei suoi pensieri. Di lì a poco sarebbe giunto dinanzi all'enorme e lussuosa villa del suo migliore amico, quella che lui chiamava semplicemente 'casa', ma che a confronto pareva un castello.
Girò l'angolo, rendendosi conto del poco tempo mancante per arrivare.
Velocizzò ulteriormente la sua camminata arrivando quasi a correre: semplicemente, non aspettava altro che poter rivedere il suo Takuto, sentirlo ancora accanto a sé, fisicamente, voleva ancora osservare quel dolcissimo sorriso che solo a lui veniva dedicato, che rendeva luminoso il viso del castano, e che faceva battere forte il cuore a Ranmaru.
Frenò bruscamente la sua corsa non appena gli apparvero dinanzi le sbarre del cancello di casa Shindou.
Stava per suonare il campanello, quando si ritrovò a pensare che forse avrebbe avuto bisogno di rendersi presentabile prima di entrare nella villa. E così si diede una svelta sistemata ai capelli intuendo che, durante la corsa, potessero essersi spettinati, per poi schiarirsi la voce e citofonare.
Come sempre, d'altronde, le rispose una delle tante domestiche della casa, e gli aprì il cancello.
Ranmaru percorse il viottolo del giardino -unico 'ostacolo' presente fra lui e Takuto- a passo svelto, tenendo lo sguardo azzurrino fisso al portone dietro il quale, come al solito, lo aspettava il suo migliore amico.
Giunto alla porta diede i classici tre colpetti di pugno sulla liscia superficie di legno, per poi attendere qualcuno in grado di aprirgliela, all'interno.
Sentì dei passi provenire da dentro la villa, il rumore di una serratura che scattava ed, infine, vide il suo Takuto sulla soglia di casa, con una mano ancora posata sulla maniglia in ottone della porta.
Era bellissimo, forse più del solito, o forse al rosa dava questa impressione solo perchè era da due settimane che non lo vedeva.
Il suo Takuto...
Aveva addosso ancora la divisa della squadra, teneva aperta la felpa, mostrando la maglietta bianca e blu acceso, abbastanza aderente al suo corpo. I capelli gli ricadevano armoniosamente lungo i tratti del viso, di quel loro solito castano intenso, gli occhi, del medesimo colore, quasi sembravano brillare nella penombra del corridoio, ma un particolare, sul viso candido di Shindou, pareva stonare: l'assenza di un sorriso.
Quella piccola e dolce curvatura al momento era inesistente, e non sembrava neanche avere intenzione di apparire, nulla.
< Kirino, vieni entra. > il castano cercò di essere molto cordiale, aprendogli la porta e facendogli senno di potersi accomodare all'interno. Ma in tutto questo neanche per un misero secondo abbandonò quella strana espressione priva di sentimenti... o forse sembrava solo contenere rabbia e rancore.
Il rosa fece il suo ingresso senza stancarsi di sorridere al castano -nonostante quest'ultimo non ricambiasse- anche se adesso nel suo stesso sguardo si poteva intravedere una nota di preoccupazione, cosa che Shindou sembrava aver notato, ma subito dopo palesemente ignorato.
I due si diressero insieme fino al salotto, con quel serio numero nove a fare strada. Durante l'intero tragitto nessuno dei due sembrava aver intenzione di spiccicare parola, un imbarazzante e duro silenzio ormai regnava troppo tempo in quei lunghi corridoi dalle pareti color pesca, e Kirino non poteva far a meno di maledire quella dura assenza di rumori che si opponeva con tenacia.
Insieme raggiunsero il salotto e di lì si sedettero sul grande divano in pelle. Restarono altri minuti avvolti da quell'ormai agghiacciante silenzio, che forse conteneva più parole di quanto sembrasse. Come se comunicassero tramite gli sguardi: il suo azzurro ed il suo castano, ora puntati l'uno sull'altro. Ma se davvero era così, il numero tre della Raimon era incapace di capire cosa l'altro volesse trasmettergli.
< Shindou, c-come va? > il ragazzo dai due profondi occhi azzurri si decise alla fine ad interrompere quello straziante silenzio ormai dominante da troppo tempo.
< ... bene, diciamo. > rispose semplicemente il pianista, senza abbandonare quell'espressione. Mentre Kirino preoccupato si ritrovò a chiedere:
< "Diciamo"? >
< Andrebbe meglio se la nostra squadra avesse un portiere -e non solo quello- decente. > il rosa si fermò un attimo a riflettere: riusciva perfettamente a capire cosa Takuto intendesse. Entrare a far parte di quella squadra era un sogno per il quale tutti i membri della Raimon avevano lottato, ma quelli che ora erano riusciti a realizzarlo forse adesso lo consideravano un brutto incubo dal quale volevano solo risvegliarsi. E Kirino questo lo sapeva, lui, come gli altri membri della Raimon, era presente a quella che doveva essere la prima partita -anche se solo amichevole- della nuova Inazuma Japan, e probabilmente per tutti era stata una semplice ma grande delusione.
Le enormi doti che forse l'Intero Giappone si aspettava da quella squadra, forse, erano solo stupide illusioni, perché i componenti sapevano tutto... tranne cosa fosse il calcio.
Ed al contrario di giocatori come Tenma, Tsurugi e Shindou gli altri erano lì solo per scopi personali, non per altro. Ranmaru questo lo sapeva, varie voci si erano dilungate nell'intero Giappone... ma uno di questi che ne risentiva era proprio il suo Takuto... ma che forse anche lui sbagliasse?
< Oh, capisco... Ora resta qui. Vado a prepararti una cioccolata calda, okay? > chiese sorridente il rosa quasi più con fare materno, che come migliore amico. Ormai conosceva la 'casa' di Shindou da cima a fondo, e lì ci si comportava come se anche lui ne fosse parte. Ed inoltre quella bevanda calda era la preferita del castano, il rosa si offriva sempre di preparargliela quando lo vedeva triste. Avrebbe sempre fatto di tutto per riuscire a vederlo sorridere, voleva principalmente la felicità del suo migliore amico, il resto sarebbe sempre venuto dopo.
Preparata la dolce, densa, bevanda calda, la mise in una delle tante tazze monocolore del servizio che trovò in cucina, nella credenza, e si avviò nuovamente verso il salotto.
Durante il tragitto lungo i corridoi non poté fare a meno di prendere un lungo respiro, riempiendosi le narici di quel sublime profumo di cioccolata calda, sospirando, deliziato dal suo 'lavoro'.
Quando rimise piede in salotto trovò Shindou nella stessa identica posizione in cui lo aveva lasciato: la schiena completamente aderente allo schienale del divanetto, le braccia conserte, le gambe accavallate, un'espressione totalmente priva di una qualunque forma di allegria.
Era come se fosse... cambiato.
Prima di entrare a far parte dell'Inazuma Japan non era così freddo e distante.
Lui era un ragazzo dolce, sensibile, sorridente... di certo non musone e scontroso, dall'aria perennemente scocciata.
<    Ecco qua! >     esclamò il rosa sforzandosi comunque di restare allegro come sempre, con un sorriso solare stampato in viso.
Porse la tazza ancora fumante al castano senza smettere di tenere le proprie labbra così dolcemente incurvate, inclinando appena la testa di lato.
Shindou diede una svelta occhiata al contenuto della tazza, per poi rivolgere nuovamente lo sguardo impassibile davanti a sé.
<    Non la voglio. >     fu la sua secca e brusca risposta, pronunciata con la medesima espressione tenuta fino a quel momento.
Con un rapido gesto della mano spostò il braccio teso del rosa, col quale teneva la tazza.
Voltò il capo dall'altro lato, chiudendo gli occhi come se fosse disgustato.
Kirino proprio non capiva.
E adesso che gli prendeva al suo migliore amico?!
<    Perché, Shindou? È la tua bevanda preferita, pensavo che potesse farti piacere berne un po'... >
Chiese il rosa, abbandonando la sua espressione fintamente felice e rimpiazzandola con uno sguardo rattristato, sconsolato, quasi dispiaciuto, quello che finora si era sforzato di trattenere, mentre le sue labbra tornavano ad essere una semplice, monotona, linea diritta.
< Piace ad Ibuki, dunque a me non piacerà più. >
...e adesso che era questa storia?
<    Eh? Shindou, non puoi essere serio! >
Esclamò il rosa, che ora mostrava un'espressione decisamente sbigottita.
<    Hai capito bene. >
Tutto ciò era molto più simile ad un capriccio che ad una reale scelta.
Ci mancava solo che il suo Takuto, oltre ad essere musone, arrabbiato e scocciato, tornasse pure un bimbo di cinque anni, capriccioso e testardo.
<    D'accordo. >    disse Ranmaru, dopo un attimo di silenzio. <    Vorrà dire che l'andrò a portare ad Ibuki, la cioccolata! >
Il rosa assunse un'aria esageratamente indignata, mentre rivolgeva un ultimo sguardo al castano.
La sua posizione non era cambiata di un millimetro, solo il capo ora era voltato nella sua direzione.
Tuttavia il suo volto non mostrava nuove emozioni, o almeno non ne faceva intendere di più 'allegre'.
Lo fissava con un sopracciglio alzato e le labbra leggermente incurvate di lato, come per dire 'Fai sul serio?', in modo scettico ed ironico.
Kirino si alzò dal divanetto e, senza rivolgere il minimo sguardo al suo migliore amico, si avviò molto -troppo- lentamente verso la porta.
Sembrava quasi sostare sul posto ad ogni passo, era abbastanza evidente che non aveva vera intenzione di andarsene.
A metà strada, tra la porta ed il salotto, si voltò ad osservare il castano: la sua espressione non era per nulla cambiata, anzi, se possibile, era addirittura peggiorata.
Kirino continuò la sua farsa non curandosene -apparentemente.
<    Beh... i-io vado. >     disse, con poca convinzione, non appena ebbe raggiunto la porta del salotto.
<    Pff, fa come vuoi. >     rispose il castano, scettico. Aveva evidentemente compreso che il rosa non sarebbe mai andato da Ibuki. Anche perché -se ne avesse avuto realmente l'intenzione- probabilmente non avrebbe impiegato più di dieci minuti buoni a raggiungere quella porta.
Kirino, posata la mano sulla maniglia, si voltò nuovamente indietro per 'studiare' il volto del suo migliore amico.
Ora il castano aveva assottigliato gli occhi, assumendo la classica espressione di chi ne ha abbastanza e si è stancato.
Il rosa ridacchiò a quella vista.
<    Su, Shindou, la tua espressione sembra tanto quella di una vecchia zitella sclerata... sorridi un po'! >    scherzò.
Ma il castano non la prese per niente bene, anzi: sussultò lievemente, rimettendosi subito composto, per poi roteare gli occhi.
<    Almeno io non sembro perennemente una bambina appena uscita da un negozio di caramelle. >
Disse con un tono piuttosto serio per uno che sta scherzando.
L'atmosfera che si era creata era piuttosto tesa.
<    Shindou, ma per favore! >    esclamò il rosa dopo attimi di silenzio passati a fissarsi l'un l'altro: lui, stupito e leggermente alterato, ed il castano, che aveva assunto di nuovo quell'espressione che non gli si addiceva per niente.
<    Come vuoi, allora la prossima volta eviterò di essere sincero. > il rosa fece finta di non aver udito le fredde parole dell' "amico". Si era quasi addirittura pentito di aver accettato l'invito: lui era venuto per divertirsi come una volta, non per assistere a quell'assurdo e diverso comportamento di Takuto. Senza dire nulla con velocità posò la grande tazza ancora fumante sul tavolo, dopodiché si ri-avviò verso la porta, ma questa volta si poteva ben intuire che stava facendo sul serio: diffatti il passo era normale, quasi frettoloso di abbandonare quella casa, non lento ed insicuro come prima.
Avrebbe definitivamente lasciato quella stanza, se solo in quello stesso momento -in cui la sua mano si era posata con furia sulla maniglia- un dolce suono non lo avrebbe richiamato. Era un suono a lui familiare; un suono che Takuto inutilmente cercava di soffocare; erano amari singhiozzi che prepotenti uscivano dalla bocca del castano, diffondendosi poi nell'aria.
Anche se Kirino, dopo quel suo comportamento voleva solo andarsene, alla fine forse non del tutto contro la sua volontà si ritrovò a correre immediatamente verso Takuto.
< Shindou... > si limitò a sussurrare, ovviamente più che preoccupato. Forse il suo migliore amico non era poi cambiato così tanto, ma in vari momenti gli era sempre sembrato di ritrovarsene davanti un altro; un altro che forse serviva a nascondere quella tristezza, soffocata dentro il cuore; un altro che gli faceva solo da maschera.
< M-mi dispiace K-Kirino... > senza curarsi di quella che poteva essere la reazione del rosa, gli si buttò al collo, abbracciandolo fortemente. L'altro sorpreso sgrano i candidi occhi azzurri, ma dopo neanche mezzo secondo si ritrovò a ricambiare con dolcezza l'abbraccio dell'altro.
< Stai tranquillo. > lo rassicurò Ranmaru accarezzandogli i morbidi capelli, quelli che quasi a guardarli ricordavano il colore della cioccolata, la stessa bevanda che Shindou -per lo più senza una valida ragione- aveva smesso di amare.
< Ranmaru... I-Io ti piaccio? > alla domanda inaspettata, Kirino non poté che sorprendersi per l'improvvisa schiettezza con cui il castano era riuscito a parlare. Non riusciva neanche a capire da dove questo nuovo discorso fosse uscito fuori. Ma oramai rimaneva solo da rispondergli; rispondere a quello che forse era ritornato il suo Takuto.
< S-Sì... > esclamò imbarazzato, ma allo stesso tempo felice di essere finalmente riuscito a rivelare quello che forse era il suo segreto più grande, ed anche curioso curioso del perché il numero nome gli avesse posto una domanda del genere.
< Anche tu. E ti prometto che qualunque Shindou sarò: dolce e tenero; o scontroso e freddo... ti amerò per sem-- > il castano non ebbe il tempo di parlare, che si ritrovo le soffici labbra rosee dell' "amico" poggiate sulle sue. Era un piccolo e semplice bacio casto, quasi a fior di labbra, ma era comunque una grande dimostrazione dell'amore provato l'un l'altro. Persino Kirino ancora non si capacitava di come quel coraggio fosse evaso da lui, trasformandosi in una semplice ma dolcissima azione.
< Ora andiamo, la cioccolata se no si raffredda. > concluse Shindou sorridendo. L'altro si ritrovo a ridacchiare, a quanto pare Takuto infondo non sarebbe cambiato mai.




Angolo della Cremah e della Cacciatriceh. (?)

Buonsalve di notte gente!(?)
In questo account siamo in due, e difatti questa è la nostra prima fict a quattro mani.
Vi parlo io C r e a m, meglio nota come Gika. B''
Beh, spero vi sia piaciuta, è per il TakuRan day, anche se in ritardo.
Abbiamo preso ispirazione da una nostra ruolata di qualche giorno fa. È dedicata a Elly che fa il compleanno lo stesso giorno della TakuRan *^*. Auguri Elly♥
Scusate il titolo assurdo *inchin*
Scusateci per eventuali errori, ora vado/andiamo. (?)

C r e a m   and   H u n t e r
  
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