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Autore: _justjuls_    04/09/2013    2 recensioni
Non so se ti è mai capitato di sentirti diverso; non uguale ai ragazzi e dalle ragazze della tua scuola, e magari ti hanno insultato, solo perché non sei come loro.
Beh, se sei mai stato in questa situazione, allora saprai come mi sono sempre sentita. Sono dislessica, iperattiva, con un disturbo da deficit dell’attenzione, insomma, non male per una matricola al primo anno di liceo. Scusa, non mi sono ancora presentata: mi chiamo Aurora Chord e in effetti sono diversa.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL RAGAZZO CON I CAPELLI IN FIAMME

Quando arrivammo in mensa Brad si sedette al tavolo di Ermes. Un chiacchiericcio girava tra i ragazzi, mi sentivo gli sguardi di tutti addosso, e a quanto pareva la voce sul regalo di mio padre aveva già fatto il giro del campo.
Mi sedetti intimidita al tavolo della mia cabina, e mi accorsi che anche i miei fratelli mi stavano guardando male. Pranzai nel più assoluto imbarazzo senza parlare con nessuno. Quando fu il momento di donare il cibo al proprio genitore divino, tutti i semidei del campo si alzarono e cominciarono ad applaudire e a urlare in un boato assordante.
Tutti mi stavano guardando sorridendo, rimasi stupita e scoppiai a ridere riparandomi le orecchie dal baccando.
Chirone si avvicinò allo schienale della mia sedia e mi mise le mani sulle spalle. — Benvenuta al campo Rory! — annunciò allegramente  scuotendomi . —Devi sapere che questa è come una specie di tradizione per noi, tutte le volte che qualcuno riceve il suo primo regalo si fa questa specie di scherzo, un po’ di cattivo gusto per me, ma fa sempre ridere ed e sono le poche volte in cui vedo il signor D di buon umore qui al campo. — Aggiunse.— Sei anche piuttosto fortunata, prima che arrivasse Valerie lo facevano durare due giorni interi, ma da quando la poverina crollò in lacrime ridussero la durata per evitare che altre cabine si allagassero. — Cercai di non mostrare il mio sorriso di finto divertimento, quando lo facevo mi sentivo in colpa perché lo trovo piuttosto irritante e arrogante. — Penso te l’abbiano già detto, ma l’arco di Epiro è uno dei migliori regali che tuo padre potesse mai farti, è il sogno di ogni arciere. — Quando mi voltai vidi i volti di miei compagni : Erano veramente felici per me, ed è una delle sensazioni più belle che si possano provare, sapere che esiste qualcuno che ci tiene a te.

Quel pomeriggio dopo pranzo, io e i miei fratelli siamo andati dai figli di Efesto per imparare a costruire una spada, scudi, lance, insomma armi, ma anche lavorazioni manuali da applicarci per decorarli. Era fantastico! Mi sono divertita un sacco, mi sentivo un po’ bambina, come quando all’asilo o alle scuole elementari ti portavano a fare quell’attività che sull’orario veniva indicata come “laboratorio”, che spacciavano come una materia, ma per i bambini in realtà era come una specie di vacanza.
Io mi sedetti alla postazione delle decorazioni, era una cosa che attirava troppo, tanto a imparare a fondere le armi avrei potuto impararlo anche il pomeriggio seguente. Un figlio di Efesto di nome Hank ci spiegò che tutto quello che c’era da fare era riempire le “formine” con il bronzo celeste liquido, e poi nel giro di un ora si sarebbero raffreddate se avessimo eseguito bene la procedura, perché il bronzo celeste oltre ad essere il metallo più resistente e forte mai creato, ha molte altre proprietà e questa era una di esse . In un angolo vicino alla fornace ci stava un ragazzo, stava applicando le nostre decorazioni su un bello scudo platino, quando le prendeva in mano il bronzo si riscaldava, e quando le appoggiava sulla superficie, gli bastava fare una leggera pressione con la mano per far aderire al meglio le nostre opere sullo scudo. Non riuscivo a capire come riuscisse a scaldare il metallo in quel modo, ormai erano cinque minuti che lo stavo fissando costantemente, non me ne accorsi finché lui non incrociò il mio sguardo, e quel punto voltai velocemente la testa, pregando gli dei che non mi avesse notato, nonostante ero pienamente consapevole del contrario.  Aveva i capelli rosso fuoco e due occhi di un color rame, non avevo mai visto due occhi così erano straordinariamente unici. Cercando di essere il più disinvolta possibile e provando di non pensare alla figuraccia di prima, mi avvicinai un po’ a lui per vedere meglio.
Come ci riesce? Pensai. Dovevo averla pensata ad alta voce, perché lui rispose al mio dilemma.
—Mia madre è la dea del fuoco. Estia. — Ci riflettei un attimo, l’ultima cosa che volevo era fare un’altra figura di merda con questo individuo.
—Ma…. Estia non è una dea vergine? —chiesi con voce titubante.
Lui annuì. —Sì, lo è. Ma lo è anche Atena. Ti sei mai chiesta come può avere così tanti figli?
— Non ne ho mai avuto bisogno, visto che me l’hanno raccontato appena sono arrivata al campo. Nascono dalla testa di loro madre, esattamente come lei è nata da Zeus, ma senza che  Efesto le spacchi il capo con l’ascia. — Dalla sua bocca uscì una debole risata, poi smise un secondo di lavorare e mi guardò timidamente con i suoi due occhi magnetici. — Dunque, hai risolto il dilemma? —Chiese con una nota di entusiasmo, come quando i genitori fanno domande idiote ai loro figli neonati. Riuscivo a sentire i meccanismi del mio cervello in movimento, ma non giungeva risposta, allora scossi la testa scocciata. Odiavo non avere risposte.
—Noi nasciamo dall’amore ricambiato tra mia madre e un umano. Tutte le volte che lei si innamora si accende un focolare, e dalle ceneri prodotte da quel fuoco, nasciamo noi. O meglio io. Sono il suo primo e unico figlio fino a ora.
Ho trovato questa storia veramente affascinante, mi ricorda molto la nascita di una fenice, che è sempre stato di gran lunga il mio animale fantastico preferito. 
 —Tu invece sei figlia della dea della saggezza? —aggiunse. —Non fai altro che ragionare.
Fui piuttosto sorpresa della sua supposizione, ma la presi come complimento dato che adoro Atena, e che mi piace quando le persone apprezzano la mia intelligenza.
—No, figlia di Apollo. — Risposi allegramente, accompagnandolo con due dita alzate in stile “Peace and Love”.
—Beh, ti ci vedevo bene tra i cervelloni. — ridemmo, mentre lui applicava un’ultima decorazione sullo scudo, che ormai era perfetto. Ray arrivò per trascinarci alla stazione di tiro con l’arco. Mentre camminavamo davanti a noi si stanziava il tramonto che si riverberava sul lago in una moltitudine di luccichii e colori caldi. D’un tratto sentii una voce provenire dalle fucine. 
—Hey, non mi hai ancora detto come ti chiami ! — esclamò il figlio di Estia.
 Mi voltai e camminando all’indietro per qualche secondo. —Aurora, Aurora Chord. Tu? — Risposi urlando, mentre le fucine si allontanavano sempre più da me.
—Red, Red Adams. — Rispose. —Beh, allora ci vediamo a cena Red!— urlai più forte che potevo scuotendo la mano in alto come gesto di saluto. Ora le fucine erano scomparse, mi voltai dirigendomi verso la postazione di tiro con l’arco, ricordando ragazzo con i capelli di fuoco.


SPAZIO AUTRICE
Finalmente ho aggiornato! Sono molto soddisfatta di questo capitolo, e spero che sia piaciuto anche a voi !! Mi piacerebbe molto una vostra opinione, quindi se riuscite recensitemi :')

Julie
  
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