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Autore: Egi_    04/09/2013    3 recensioni
Londra, 1882.
"C’era un solo luogo dove avrebbe potuto cominciare davvero a vivere intensamente: Londra."
Kurt Hummel è un giovane aspirante poeta alla ricerca della sua ispirazione perduta, troverà molto di più.
Santana Lopez, giovane donna indipendente e moderna, vivrà un amore che la porterà a rivedere le sue convinzioni.
Quinn Fabray, sposata, è prigioniera di una passione imperdonabile.
Sullo sfondo una città magica, fatta di poche luci e tante ombre.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana, Quinn/Rachel
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Ciao a tutti! Eccomi con l'aggiornamento anche se un pochino in ritardo rispetto al solito. 
Per farmi perdonare vi dico che il capitolo è sostanzioso anche se di passaggio.
Non mi convince molto ma non volevo farvi aspettare ancora, il prossimo sarà migliore giuro! 
Grazie a chi recensisce, preferisce, ricorda, segue e legge soltanto! mi rendete felice e appagata ahah :)
Un bacio a tutti!

P.S. Vi lascio il mio account facebook e Tumbrl (ho anche twitter ma non lo uso mai quindi lasciamo perdere!)
https://www.facebook.com/erica.girellimandes      http://www.tumblr.com/blog/goegisnixthings

P.P.S. Se qualcuno avesse voglia di dilettarsi nel creare grafiche per la storia sarebbe il mio mito! 
Io ci ho provato ma tra il fatto che sono un po' impedita e che ho poco tempo, ho divuto (almeno per ora) gettare miseramente la spugna.
So, here we are.
Se vi va da darmi una mano vi amerò per sempre :)


CAPITOLO SETTE
 
 
La grande sala degli Hudson era piena di gente.
Tutti erano vestiti elegantemente, le donne splendide nei loro abiti di sartoria all’ultima moda arrivata da Parigi e gli uomini in abito nero e cravatta morbida.
Tutti con una maschera sul viso.
C’era chi aveva optato per travestimenti più eclatanti e chi si era mantenuto sul classico.
Santana indossava un abito nero lavorato sul petto. Al collo nudo brillavano gioielli che donavano una splendida luce alla sua pelle ambrata.
Ogni uomo nel locale l’aveva guardata almeno un paio di volte, perfino Kurt le aveva fatto i complimenti per il suo splendido gusto.
Si risistemò sul volto la maschera mentre i suoi occhi scuri osservavano gli altri ospiti.
Il suo sguardo cadde proprio su lord Hummel.
Kurt era mascherato da vampiro e Santana dovette ammettere che il travestimento gli donava.
Con lui c’era Quinn.
Era bellissima come di consueto ma sul suo volto rimanevano le tracce del pianto disperato di poco prima.
Santana non aveva fatto domande perché sapeva che Quinn non le avrebbe dato risposte.
Era inutile sprecare fiato.
Il loro rapporto era molto particolare.
Erano amiche, di questo Santana era certa ma non si scambiavano quasi mai confidenze personali.
Quinn non si sbilanciava sui propri sentimenti e lo stesso faceva Santana.
Non aveva idea di cosa lacerasse in quel modo l’animo dell’amica ma non poteva fare a meno di essere molto preoccupata per lei.
Se anche Finn che non si poteva certo definire acuto, si era accorto del turbamento di sua moglie doveva trattarsi di qualcosa di molto grave.
Non riusciva a togliersi dalla mente i gemiti di Quinn, i suoi singhiozzi disperati.
Sembrava che le stessero strappando il cuore dal petto.
La guardò ridere a una battuta di Hummel ma quella risata era completamente priva di allegria, non si estendeva agli occhi che rimasero gelidi.
Era vuota, sterile.
Santana provò una gran pena.
 
“buonasera miss Lopez.”
 
Santana si trovò faccia a faccia con Rachel Barbra Berry. La piccola cantante era avvolta in un abito blu marino che doveva esserle costato un occhio della testa.
Santana pensò che vendendo tutti gli abiti presenti a quella festa avrebbero potuto sfamare tutti i poveri di Londra.
Questo la fece rabbrividire.
Rachel non portava la maschera.
 
“Berry. Cos’è, la maschera non s’incastra su quel tuo nasone?”
Rachel sbuffò e alzò gli occhi al cielo.
Odiava quando Santana la trattava in quel modo, la metteva costantemente in ridicolo.
“sei una gran maleducata Santana.” disse Rachel con voce acuta, “io ero passata per salutarti e per chiederti come avevi trovato il mio ultimo spettacolo.”
Santana fece una smorfia: “se non ricevi dei complimenti non sei appagata vero Rachel?”
“per vivere ho bisogno degli applausi, lo sanno tutti questo. Quindi ti sono piaciuta?”
“in realtà sì, gnoma. Mi piaci sempre quando ti trovi a più di dieci metri da me.”
Rachel era sempre più infastidita: “comincio a pensare che tu sia la figlia di uno scaricatore di porto. Se non avessi conosciuto quello splendido gentiluomo che è tuo padre…”
“perché non vai a disturbare Quinn? Scommetto che lei sì che non vede l’ora di ascoltare le tue vanagloriose sciocchezze.”
Rachel arrossì fino alla punta delle orecchie.
Non poteva andare da Quinn, non dopo quello che era successo a teatro.
Da allora non si erano più viste.
Rachel era venuta due volte dagli Hudson per gli incontri del loro club artistico ma Quinn non si era mai unita a loro.
Le mancava ma non sapeva come frantumare quella barriera di gelo che si era creata fra loro.
Rachel si rese conto che Santana la stava fissando intensamente.
“io… ci andrò più tardi. Sta parlando con Kurt e il signor Evans, non voglio disturbarla con la mia presenza.”
“disturbarla? Tu?”
La voce di Santana era pregna di sospetto.
“sì, certo. Ascolta volevo anche chiederti, credi che avessi troppo cerone addosso alla prima? Insomma mi era parso che mi sbattesse un po’ e…”
Santana aveva smesso di ascoltare Rachel nel momento in cui aveva aperto bocca.
La sua attenzione era tutta concentrata su Artie Abrams, lo storpio e sulla sua accompagnatrice.
Artie Abrams e la sua sedia a ruote.
Quell’aggeggio aveva sempre affascinato Santana.
Era tanto grande da far sembrare Artie solo un ragazzino quando in realtà era ormai un uomo fatto. Completamente costruita in legno scuro, era molto elaborata e le piaceva guardarla.
Lo schienale era barocco e aveva due protuberanze munite di cuscinetti su cui Artie poteva poggiare le sue braccia magre.
Un cuscino era anche posto sotto il sedere di Abrams per far sì che non avesse problemi a starvi seduto per ore.
Santana riteneva Artie fortunato nonostante tutto.
Era nato ricco e aveva potuto permettersi di farsi creare una sedia di quel genere per potersi muovere e vedere il mondo.
Santana aveva conosciuto un bambino quando era ancora in Spagna, a Madrid.
Quel bambino era caduto dal tetto di un palazzo un paio d’anni prima mentre cercava di catturare dei piccioni da rivendere al mercato e da allora non aveva più mosso le gambe.
Santana ricordava benissimo il piccolo, sdraiato da due anni in un letto e costretto a essere trasportato a braccia dal padre e dai fratelli maggiori.
Sua madre aveva detto che avrebbe preferito che fosse morto. Ridotto così era solo un peso per la sua famiglia, un peso che si faceva ogni giorno più opprimente.
Artie invece aveva una vita, forse non quella che avrebbe voluto ma era già qualcosa.
Per questo Santana lo riteneva fortunato e molto anche.
In quel momento però non stava guardando la sedia di Artie ma la donna che gli camminava accanto.
Non la riconobbe.
Era vestita da danzatrice orientale.
Indossava un abito verde molto lungo, di un tessuto quasi trasparente con un profondo spacco sulla gamba. Uno spacco decisamente troppo profondo.
Non ci fu testa che non si girò al suo passaggio.
Non ci furono occhi che non si puntarono su di lei.
Santana fece un sorrisetto.
Provò un’innata simpatia per quella donna alta e sinuosa. Non era da tutti sfidare così i benpensanti londinesi.
Non riusciva però a vedere il suo viso che era celato da un velo sottile.
Provò una sensazione di fastidio che si accentuò quando sentì la voce della Berry.
“per tutte le guardie di sua maestà, come si è vestita?”
Santana scoppiò a ridere: “come tu non potresti mai permetterti di vestirti gnoma.”
“non oserei mai presentarmi a un ricevimento vestita così! Voglio dire è praticamente” abbassò la voce in un sussurro “nuda!”
Santana stavolta non potè far altro che concordare con Rachel.
Non riusciva a staccare gli occhi di dosso alla donna velata.
“d’altronde solo quelle come lei possono permettersi di farsi vedere così in pubblico.
Qui l’hanno conosciuta tutti molto bene.
D’altronde fa già scandalo il fatto che sia qui.
Se non fosse che a Quinn piace tanto…”
 
 
Il cuore di Santana perse un battito.
Quelle come lei?
“conosci quella donna?”
La voce le tremò leggermente e sperò che Rachel non se ne fosse accorta.
“chi non la conosce a Londra?” disse con una smorfia sul bel viso, “Brittany S. Pierce è la mantenuta di Artie Abrams da quasi sei mesi ormai.”
 
 
Kurt stava ballando con Quinn.
La ragazza aveva la vita tanto stretta che Kurt riusciva quasi a coprirgliela completamente con le mani.
Vicino a lui Rachel stava danzando con Jesse St. James e doveva ammettere che erano davvero una coppia deliziosa. Sentiva odore di matrimonio nell’aria.
Anche Santana Lopez stava ballando poco lontana.
Era stretta a un uomo grande e grosso, un lord che doveva chiamarsi Dave Karofsky e che a Kurt non piaceva molto.
Dalla faccia di Santana pensò che non doveva piacere molto nemmeno a lei.
Volteggiò stringendo Quinn a sé e la ragazza gli rivolse un sorriso di apprezzamento, Kurt era un ottimo ballerino.
Kurt ricambiò il sorriso e poi alzò la testa per guardare oltre quella della moglie di suo cugino.
Un uomo con il volto completamente celato da una maschera bianca fissava lui e Quinn.
Anzi fissava solo lui.
Probabilmente quell’uomo doveva invidiare Kurt per la sua leggiadria nella danza.
Invidia o no, quello sguardo non abbandonava Kurt neanche per un attimo.
Il ragazzo arrossì, era a disagio.
Ebbe l’impressione che l’uomo sorridesse sotto la maschera.
Cercò di non farci caso ma alla fine del ballo l’uomo era ancora lì.
Fece un inchino a Quinn e le sorrise.
L’uomo non aveva perso un suo movimento.
Decise di andare a chiedere quale fosse il problema. Non era educato per un gentiluomo fissarne un altro in quel modo, poteva bastare questo a volte a scatenare un duello o una faida.
Kurt però era un uomo di penna, non di spada.
Camminò deciso verso il suo osservatore spingendo in fuori il poco petto che aveva.
Sapeva che con il suo aspetto da eterno ragazzino non faceva paura a nessuno (Finn gliel’aveva detto più di una volta) ma poteva comunque provarci.
Riuscì ad arrivare tanto vicino da scorgere gli occhi nocciola dell’uomo.
In un attimo capì chi si celava dietro quella maschera e il suo cuore prese a battere all’impazzata.
L’uomo si allontanò da lui a grandi falcate.
Si diresse fuori dalla grande porta a vetri del salone, quella che dava sul giardino interno.
Kurt seguì il suo istinto.
Senza perdere tempo e senza distogliere gli occhi dalla schiena dell’altro, lo seguì all’esterno.
 
 
Brittany sapeva di avere tutti gli occhi del bel mondo londinese puntati addosso.
Destare scandali era la parte più interessante della sua vita (a parte i gioielli e l’enorme quantità di dolci che poteva permettersi di mangiare).
Le piacevano le chiacchiere che suscitava in quella società famosa per essere la più perbenista d’Europa. In realtà sotto quell’apparenza d’inattaccabile purezza si nascondevano perversioni di ogni genere. L’importante era che rimanessero celate.
Com’è che si diceva? Occhio non vede cuore non duole.
Finchè era accanto a Artie Abrams però nessuno osava muoverle direttamente un commento o una critica.
Si riteneva fortunata a essere finita sotto la sua ala protettiva dopotutto.
Lo osservava discutere con i suoi amici e riusciva addirittura a provare un po' d'affetto per lui.
Si disse che probabilmente derivava dalla parte che era costretta a interpretare per mantenere il suo tenore di vita.
Di una cosa era certa: non avrebbe mai rinunciato a tutto questo.
Alla ricchezza, al lusso, allo sfavillio.
In un modo o nell'altro Brittany Susan Pierce era arrivata in cima.
 
“sto ancora aspettando le sue scuse miss Pierce.”
Brittany ci mise qualche secondo a riconoscere la donna che aveva parlato e che la stava fissando con un sopracciglio alzato.
“lei è la donna del teatro. La spagnola.”
“Santana Lopez. Non mi dirà che si è già dimenticata il mio nome, ero convinta che quelle come lei dovessero essere provviste di una buona memoria per ricordare i nomi di tutti i loro amanti.”
“infatti ricordo con precisione tutti i miei amanti. Lei non rientra in questa categoria miss Lopez o mi sbaglio?”
Brittany sorrise vedendo l'espressione sul viso della donna.
Colpita e affondata.
“la sua maleducazione in compenso proprio non si può dimenticare miss Pierce. Gliel'ha mai detto nessuno che è provvista di un senso dell'umorismo quantomeno perverso?”
Brittany scoppiò a ridere: “sono una donna ignorante miss Lopez. Ma mi dica, se sono così maleducata perchè mi sta rivolgendo la parola? Perchè non fa come chiunque altro in questa sala e mi tratta come un bel soprammobile esotico importato dalle colonie?”
Santana Lopez non rispose immediatamente.
Il sorriso di Brittany si allargò.
Mentre attendeva una risposta che immaginava non sarebbe arrivata mai si scostò il velo dal viso.
 
Santana non sapeva cosa dire.
A scuola di buone maniere nessuno t’istruisce nell'arte di discutere con una mantenuta.
Quando Brittany liberò il suo viso dall'impaccio di quel velo la mente di Santana si liberò completamente.
Finalmente potè guardarla in quegli occhi azzurri.
Come poteva una donna del genere, sporca di ogni peccato, avere degli occhi così limpidi e puri?
“vorrei sapere il perchè.”
Fu la volta di Brittany di essere confusa: “quale perchè miss Lopez?”
“perchè si costringe a questa vita miss Pierce? Potrebbe essere sposata, avere dei figli, essere... normale. Felice.”
“che cosa le fa pensare che io non sia felice?”
Santana sorride distogliendo lo sguardo dalla Pierce: “come può esserlo?
Dice di essere ignorante ma da come si esprime sembra che lei abbia studiato, quantomeno il necessario. Va a teatro, legge il libretto delle opere, immagino sappia scrivere. Lei non viene dalla povertà più degradante miss Pierce. Eppure non ha saputo fare di meglio che diventare una cocotte, un'arrampicatrice sociale.”
“lei non sa niente di me, miss Lopez. Anche se sono quello che sono non può permettersi di insultarmi in questo modo increscioso.”
La voce di Brittany si era abbassata di un paio di toni ed era intrisa di rabbia.
“vuole forse dirmi che non fa questo per la ricchezza? Per le comodità? Cos'è, le piace destare scandalo o semplicemente le piacciono gli uomini?”
Brittany sentì il desiderio di afferrare quella donna per i capelli.
Che cosa pensava di sapere su di lei? Pensava di poterla giudicare?
Poi però vide qualcosa negli occhi della latina, qualcosa che non aveva notato subito.
Capì immediatamente con che tipo di donna aveva a che fare.
Quando parlò lo fece tanto piano che Santana dovette avvicinare il suo viso a quello della bionda.
“lei vorrebbe salvarmi non è vero miss Lopez?
Dev'essere una di quelle donne moderne che si divertono a riportare sulla retta via le donne perdute. Vorrebbe aggiustarmi, farmi sposare un brav'uomo, farmi avere dei figli e un domani io dovrei tornare qui a ringraziarvi magari per elemosinare anche un piatto di minestra e un tozzo di pane.
Be' miss Lopez torni ad aiutare gli orfanelli e le povere vedove.
Io sto bene, sono felice, vivo una vita di agi e di lussi.
Bevo, mangio, passo le notti in bianco e le giornate in carrozza.
Ho tutto quello di cui una donna ha bisogno e non importa quanto durerà, me la godrò il più a lungo possibile e...”
Il suo monologo venne interrotto da un improvviso attacco di tosse.
Brittany si piegò in avanti andando quasi a sbattere contro Santana.
Il dolore al petto fu atroce.
Si portò immediatamente il fazzoletto alle labbra ma quando lo allontanò era immacolato.
Per un istante la paura le attanagliò lo stomaco.
Stava peggiorando, di nuovo.
Alzò lo sguardo e incontrò quello scuro dell'altra donna.
Era pieno di pena e per un attimo Brittany sentì di odiarla.
“va tutto bene miss Pierce?”
Nessuno glielo chiedeva mai. Nemmeno Artie che spergiurava di amarla ma che quando la vedeva tossire si girava dall'altra parte e ostentava un'indifferenza agghiacciante.
Gli uomini e le donne vicini a loro non avevano mosso un muscolo, Brittany sarebbe potuta morire e loro avrebbero continuato a parlare di corse di cavalli e degli ultimi scandali a corte.
Santana Lopez invece non solo la stava fissando con quei suoi occhi neri come la pece ma la stava addirittura tenendo per le spalle.
Quelle mani su di lei le trasmisero un calore che neanche il sole del sud della Francia era riuscito a farle provare.
Le concesse il beneficio di un sorriso prima di scostarsi da quel tocco.
“solo un po' di tosse miss Lopez.
Ora se non le dispiace devo tornare dal mio nobile amico lord Abrams.
Buona serata.”
Santana rimase per qualche secondo a fissare quella schiena e quelle spalle magre. Dentro aveva il gelo.
Smise di guardarla solo quando sentì sul suo braccio la mano di Sam Evans che la pregava di concederle un ballo.
Acconsentì e si allontanò senza accorgersi di quei due occhi azzurri che la fissavano pieni di rimpianti.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 



 
  
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