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Autore: Marra Superwholocked    04/09/2013    4 recensioni
"Io ero letteralmente spiaccicata al muro, con gli occhi serrati e la bocca che lo imploravano di mettere giù quel coso dalla luce verde.
Poi quell'aggeggio finì di far rumore e potei finalmente riaprire gli occhi.
E fu lì che conobbi il Dottore."
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Companion - Altro, Doctor - 10, Nuovo personaggio, TARDIS
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3


Il Dottore.
Eccolo, in tutto il suo splendore, davanti a me.
“Vengo da un pianeta chiamato Gallifrey” cominciò a dire “e ho circa mille anni. Non guardarmi così, non sto scherzando. Se prima hai creduto al fatto che io non fossi umano, ora puoi credere anche a questo: alle tue spalle ci sono degli ometti bassi, grossottelli e con un berrettino rosso a punta. Sono circa...sei e sono affamati. Quindi, ora: non girarti per nessun motivo – se ne accorgerebbero e a quel punto saranno costretti a mangiarti – ma soprattutto: non urlare”.
“Che cosa?” e feci l'errore di non dargli retta: mi girai e vidi quei nanetti tutte-rughe guardarmi in cagnesco e con i pugni serrati.
Il Dottore mi prese subito la mano e mi tirò verso di lui, verso il Tardis. Lo aprì e mi ci spinse dentro. Mi rigirai subito per vedere un'ultima volta gli gnomi prima che lui chiudesse la porta: cominciarono a correre, inferociti, facendo capriole e balzi di circa cinque metri.
Nonostante nelle fiabe siano descritti come piccoli esserini dolci e amichevoli, che preparano dolci alla frutta per i viandanti, in realtà sembrano diavoletti pronti a fare a pezzi anche la creatura più indifesa dell'universo.
Il Dottore fece appena in tempo a chiudere l'entrata del Tardis che quelli ci si aggrapparono sopra e cominciarono a battere forte. Lui rimase con le spalle attaccate alle porte per tenerle ben chiuse. “Perché nessuno mi dà retta?! Se ti dico di non girarti, non devi girarti!”
“Mi dispiace, non pensavo...”
“Vieni qui e tieni ban salda la porta: questi esseri sono tutt'altro che in buona fede!”
Obbedii agli ordini e mi affrettai all'ingresso. Mi appoggiai bene alla porta in modo da tenerla chiusa mentre quelli continuavano a battere forte con i loro pugni. Facevano un verso strano, come se avessero ingoiato delle rane vive e quelle stessero “urlando” per uscire.
Mi voltai per distrarmi da quel verso e rimasi letteralmente a bocca aperta.
Davanti a me si apriva una grande sala a pianta circolare, con le pareti tondeggianti che davano una sensazione di sicurezza. Lungo le pareti si aprivano numerosi corridoi che portavano in altri luoghi all'interno del Tardis. Da chissà dove si espandeva una gran luce dorata, mentre al centro della sala era posizionata una torre luminosa, con la base più larga e a forma esagonale, piena di leve e pulsanti.
Il mio cuore mi rimbalzò in petto a quella visione. Stavo sognando?
“Aspetta un momento! Fuori era... Dentro è... Poco più di due metri quadrati... Enorme...” farfugliai.
Il Dottore era tutto preso da quei pulsanti e da quelle leve alla base della torre, che neanche si accorse che mi ero staccata dalle porte.
“Ehi, tu!” urlai per attirare la sua attenzione.
Lui si girò: “Tutto ti sarà spiegato a tempo debito. Per adesso..vieni qui e aggrappati forte a quella sbarra vicino al tasto verde, a destra di quella leva grande che hai davanti agli occhi!”
“D-dove?!”
Il Dottore, a denti stretti, mi prese la mano e me la mise sulla sbarra vicino al tasto verde, a destra della leva grande che stava davanti ai miei occhi.
“Ma certo, come ho fatto a non capire!” dissi ironicamente tra mille scossoni.
Sembrava che là fuori ci stessero bombardando e poi, all'improvviso, come tutto era iniziato, finì.
“Arrivati!”
“Ma non ci siamo neanche mossi...”
“Già, è questo il bello!”
Mi staccai dalla sbarra, le ginocchia mi tremavano ancora.
Il Dottore andò dritto filato alle porte e le spalancò: entrò una gran luce che mi costrinse a socchiudere gli occhi. Lentamente mi avvicinai a lui e tentai di guardar fuori.
Eravamo in una via stretta, molto illuminata.
“Dove siamo?”
“Vuoi dire quando siamo!”
In quel momento mi accorsi che il Duomo di Milano ci dava le spalle.
“Con la fretta che avevo ho potuto cambiare solo il Tempo. Per cambiare lo Spazio sarei dovuto andare dalla parte opposta, ci avrei impiegato più tempo e gli gnomi sarebbero entrati. E ci avrebbero mangiati. Vivi”. Poi si girò verso di me e si aprì in un sorriso: “Fantastico, no?”
Lo guardai spiazzata. “Tu non sei altro che un povero matto!”
Il suo sorriso si spense velocemente per lasciar spazio alla delusione.
“Mi hai quasi rapita! Mi porti qui, a trecento metri da casa mia, ma chissà quando, e dici che è stato..fantastico?”
“S-sì, be'..”
“No!”
“Io...”
“Zitto! Fammi ragionare”. Rientrai nel Tardis e lo guardai bene, misurando a grandi passi lo spazio interno. Saltai sul posto più volte, con le braccia protese in alto, per capire se potevo toccare un soffitto che non vedevo o se semplicemente, ciò che avevo davanti ai miei occhi, era reale.
Mi fermai. Lui mi guardava, appoggiato all'entrata.
“Ho paura che la povera matta sia io”.
“Oh, no! Non sei diventata matta!”
“Ma fuori è solo una piccola cabina, mentre dentro è...”
“Più grande?”
“Enorme!”
“Questa è nuova... Comunque, ti ho detto che ti avrei spiegato tutto quando sarebbe stato il mometo, il momento è adesso e... Sono un Signore del Tempo”.
“Tu sei cosa?”
“Un Signore...del Tempo!”
“Ora è tutto più chiaro... E io sono Eleonora Martinelli”.
Ci stringemmo la mano e la mia avventura ebbe inizio.

   
 
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