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Autore: LauraSwanA    04/09/2013    2 recensioni
Long su OUAT che parte esattamente dalla fine della seconda stagione.
"Emma aprì gli occhi.
La Jolly Roger era salpata da StoryBrook e lei a quanto pare era appena caduta di culo sul pontile della nave."
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Baelfire, Emma Swan, Henry Mills, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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- Muoviti ragazzo, non abbiamo tutta la notte… -
Tamara prese Henry da una spalla e lo strattonò in avanti.
- Ahi, così mi fai male! –
- Sshhhhh, e smettila di lamentarti. Così finirai solo per farci innervosire, sappilo! –
- …. -
Il ragazzino non rispose, preferì asciugarsi il sudore che gli gocciolava dalla fronte con la manica destra della camicia.
 Erano ore ormai che camminavano nella foresta senza sosta e Henry era sfinito per la fatica, poiché Greg e Tamara avevano deciso di incamminarsi subito dopo il suo risveglio sull’isola per una meta a lui sconosciuta. Da quel momento non si erano mai riposati, nonostante fosse notte fonda e non vedessero praticamente nulla più in là del loro naso; cosa che aveva finito per farli inciampare a turno nelle radici nodose degli alberi facendoli finire così più volte a terra lunghi distesi, procurando loro non pochi lividi viola parecchio dolorosi lungo tutto il corpo.
 Ad un certo punto Henry era addirittura sicuro di essersi rotto un polso, con grande disappunto di Tamara poiché, a quanto era riuscito a capire, pareva che avessero bisogno che lui fosse in buone condizioni per portare a termine “le trattative”, come aveva detto lei.
Sentendo quelle parole il ragazzino era rabbrividito, preoccupato per ciò che poteva capitargli.
Che lo volessero vendere a qualcuno?
Ma a chi? E per quale ragione?
Magari, invece, era solo un oggetto, una merce di scambio per ottenere qualcosa di davvero prezioso.
Ma allora chi avrebbe mai voluto scambiare una cosa di così grande valore per un bambino?
Purtroppo non era riuscito a trovare una risposta per nessuna di queste domande e la cosa lo tormentava parecchio.
Aveva provato a scappare iniziando a correre a perdifiato, ma era stato tutto inutile, poiché Greg lo aveva bloccato dopo neanche qualche centinaio di metri.
In tutto questo si era procurato anche una bella ferita ad una gamba che ora gli bruciava parecchio, così, almeno per il momento, aveva rimandato la sua fuga.
Mentre ancora ripensava a queste cose Henry si accorse all’improvviso che il silenzio che li circondava si era spento.
Al suo posto, in lontananza, ora potevano udire i pianti disperati di un coro di bambini.
Il ragazzino avvertì un brivido di paura corrergli lungo la schiena, mentre i suoi rapitori si scambiarono un occhiata molto preoccupata.
- Sembrano… Bambini –
Tendette un orecchio per essere sicuro di ciò che sentiva
- Bambini che piangono –
Greg e Tamara lo ignorarono.
- Non posiamo proseguire oltre, è troppo pericoloso –
- Quindi? Vuoi fermarti?
- Solo per qualche ora –
- Bene, allora muoviamoci -
Ripresero a camminare, questa volta più velocemente e facendo ben attenzione a non far alcun umore.
Dopo poco si imbatterono in una piccola grotta posta ai piedi di una montagnola.
Tamara prese la pistola dal foderò la perlustrò da cima a fondo
- Va bene, direi di accamparci qui per riposare. Sei d’accordo, Greg? –
L’uomo annuì compiaciuto, evidentemente anche lui era contento di potersi finalmente riposare dopo la lunga marcia.
Henry tirò un sospiro di sollievo e si lasciò cadere sfinito vicino all’entrata della grotta.
La stanchezza a cui aveva resistito fino a quel momento si impossessò di lui in breve tempo.
Sentiva le gambe pesanti come macigni per lo sforzo e i piedi gli dolevano per le vesciche che si era procurato.
I suoi rapitori si sedettero di fronte a lui, ad una manciata di metri di distanza: abbastanza lontani per stare comodi ma vicini da poterlo afferrare subito in caso provasse a scappare.
Henry sospirò sconsolato.
Non riuscendo ad addormentarsi nonostante la stanchezza Henry decise di passarsi via provando ad origliare i discorsi dei due, che parlavano a bassa voce apposta per non farsi sentire.
Alla fine, con un po’ di fatica Henry riuscì a capire qualche frase.
-  …Ce l’abbiamo fatta. Abbiamo portato a termine la nostra missione –
Preso da un senso di irritazione decise di rispondere.
- Ne siete sicuri? Le mie mamme stanno venendo a prendermi. Entrambe –
Il ragazzino cercò di mantenere un’espressione il più possibile neutrale mentre sosteneva gli sguardi indagatori dei suoi rapitori, poiché non voleva far capire loro che stava bleffando.
Ovviamente la sua famiglia stava cercando un modo per venire a salvarlo, ma Henry non aveva idea di come avrebbero fatto a raggiungerlo e non sapeva nemmeno quanto tempo ci avrebbero impiegato prima di arrivare.
Tamara decise di stare al gioco fingendosi sorpresa.
- Davvero…?!? –
Lo squadrò da capo a piedi con un sorriso irrisorio sul volto.
- E dimmi, Henry, come pensi che faranno a raggiungerci? Abbiamo usato noi l’ultimo fagiolo magico per portarti qui. Non esistono più portali per viaggiare tra mondi –
- Loro… -
Henry deglutì.
- … Loro troveranno un modo –
Tamara sorrise.
- Sai anche tu che questo non accadrà mai, vero? –
Il bambino scosse con vigore il capo.
- No, loro mi salveranno, ne sono certo, e la vostra missione fallirà. I buoni vincono sempre –
Greg rise di gusto.
- Ma che belle parole! Le hai trovate sul tuo libro di fiabe, per caso? –
Con grande fastidio del ragazzino Tamara si mise a ridere di gusto.
- … e poi, chi ti ha detto che noi siamo i cattivi? –
- Voi volevate distruggere la città, volevate ucciderci tutti… -
- Volevamo eliminare la magia che Rumplestitlskin ha portato nel nostro mondo, nulla di più –
-Avete torturato la mia mamma! –
- Non era nostra intenzione. Semplicemente non voleva collaborare, così abbiamo dovuto darle qualche stimolo…  -
Henry li guardò male per qualche istante senza proferire parola.
- Ma… Perché fate tutto questo? –
Tamara inclinò la testa, quasi stupita dalla domanda.
- Credevo avessi capito. Non hai imparato nulla dal tuo stupido libro? La magia è male e proprio per questo va distrutta. Rovina la vita delle persone e il prezzo da pagare per usarla è sempre troppo alto –
Ad un tratto Henry capì.
- Ha rovinato la vostra vita. È per questo che la considerate un male, giusto? -
Tamara accennò ad un sorriso.
- Neal mi ha sempre detto che sei un ragazzino sveglio –
Nel sentire pronunciare quel nome Henry sentì un doloroso tuffo al cuore: gli sembrava di essere un giocattolo a cui si era appena rotta una molla.
Aveva appena iniziato a conoscere suo padre e senza rendersene conto lo aveva già perso. C’erano ancora tante cose che avrebbe voluto raccontargli e tante altre cose che voleva fare con lui: come far colazione assieme da Granny’s a con una montagna di pancake ricoperti di succo d’acero o andare al parco a giocare con le spade di legno che il nonno gli aveva regalato un po’ di tempo fa.
La cosa che però lo faceva maggiormente soffrire è che adesso non sarebbe mai riuscito ad avere la famiglia che aveva sognato a lungo e che aveva desiderato.
Del resto, quale bambino non desidera vedere i propri genitori innamorati l’uno dell’altro?
Quale bambino non vorrebbe vivere con la propria mamma e il proprio papà?
Il nodo che aveva alla gola si fece improvvisamente più doloroso.
- Cos’è? Adesso non parli più? –
Tamara rise divertita.
Henry cercò di nascondere che gli occhi nel frattempo gli si erano inumiditi.
Provò a parlare, ma la voce gli tradì i sentimenti, uscendo roca e spezzata.
- H-hai …ucciso il mio papà –
Il volto dell’altra si fece subito serio.
- Non era nei miei piani, sono stata costretta a sparargli –
Passarono istanti in cui l’unico rumore erano i pianti disperati dei bambini in lontananza.
- Mi dispiace –
Henry scosse il capo.
- No, non è vero… è una bugia –
La donna alzò le spalle.
- Pensala come vuoi tu, non importa –
Il ragazzino non rispose, in compenso si accoccolò su se stesso usando il proprio cappottino come una coperta improvvisata per ripararsi almeno in parte dal gelo della notte e chiuse gli occhi, in cerca di riposo e di conforto.
Quanto avrebbe voluto poter abbracciare Emma o ricevere un bacio sulla guancia da Regina in quel momento.
Anche semplicemente ascoltare i suoi nonni che gli leggevano una fiaba sarebbe andato bene.
Una piccola lacrima di nostalgia gli cadde sulla guancia bagnandogli il viso.
Venite a prendermi, per piacere…Vi aspetto.
 
 
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Neal sognava di cadere dentro un portale magico contro la sua volontà.
Attorno a lui le persone urlavano spaventate e rumori di spari gli rovinavano i timpani.
A un certo punto apparve Emma: aveva il volto rigato dalle lacrime e gli tendeva una mano.
Cercò di andarle incontro, di rassicurarla ma quando ormai erano solo pochi metri quelli che li separavano, ecco comparire Tamara con un sorriso irrisorio e una pistola puntata verso di lui.
- Mi dispiace, non ti ho mai amato -
La donna premette il grilletto.
- ahhhhhhhhhh -
Con un urlo Neal si svegliò di soprassalto.
Il torace gli faceva molto male, la testa gli girava.
Cos’era successo?
Cercò di far affiorare alla mente i ricordi con grande fatica.
Aveva dei vuoti di memoria… C’erano state grida…? Aveva lottato conto qualcuno…Ma chi…? Poi c’erano quei botti… Un lampo di luce verde, Emma che gridava…
Emma. Lei gli aveva detto che lo amava, ne era sicuro, non era un sogno quello.
Ad un tratto ricordò tutto e gli prese il panico.
Era caduto in un portale per colpa di Tamara e prima lei gli aveva sparato, ecco cos’era accaduto.
Ma adesso, dov’era finito?
Si guardò attorno.
Si trovava in quella che doveva essere una semplice tenda da viaggio: attorno a lui non c’erano mobili, solo qualche sacco a pelo, delle borse di stoffa molto capienti e qualche spada accuratamente richiusa nel suo fodero.
Insomma, l’essenziale per sopravvivere ovunque.
- Vedo che ti sei svegliato, come ti senti? –
Neal girò il capo in direzione della voce trasalendo per lo spavento: non si era accorto che nella tenda era appena entrata una giovane donna molto bella che lo osservava con fare preoccupato.
Questa era magra e slanciata, aveva lunghi capelli castano chiaro, occhi azzurri ed indossava un lungo vestito lilla.
L’uomo cercò quindi di tirarsi su a sedere tanto per darsi un minimo di contegno ma purtroppo ottenne solo scarsi risultati dovuti al dolore della ferita.
- Io… Non so… Mi gira un po’ al testa… -
La giovane donna annuì senza proferire parola, prese una sacca contenente svariati medicinali e si sedette sul bordo del giaciglio dove Neal si trovava.
- Cosa vuoi farmi…? –
- Devo disinfettare di nuovo la ferita, altrimenti farà infezione. Se sei uno debole di stomaco ti conviene distogliere lo sguardo –
Neal decise di seguire il consiglio alzando lo sguardo al cielo.
 Sentì il nodo della fascia allentare la presa e le bende srotolarsi dal suo torace.
- Oh… Direi che va meglio. Ci vorranno mesi prima che si richiuda ma per il momento va bene così… -
La ragazza gli passò un tampone imbevuto di antidolorifici e medicinali sopra la carne viva.
Neal trattenne a fatica un urlo.
- Mi dispiace! So che fa molto male, ma devi cercare di resistere… è per il tuo bene…. –
L’uomo provò a iniziare una conversazione per cercare di distrarsi almeno un po’ dal dolore.
- Come… Come ti chiami…? –
- Aurora –
- Piacere…Neal, ahhh –
- Scusa! Cerco di fare piano… -
- Non fa niente.... Per quanto h-ho dormito…? –
- Qualche giorno. Eri ridotto male quando ti abbiamo trovato –
- Sei sempre… Stata tu … Umpf, a curarmi? –
Con la coda dell’occhio Neal vide la ragazza annuire.
- Ho imparato le basi della medicina dalla mia balia quand’ero ancora una bambina, così quando ti abbiamo trovato ho fatto del mio meglio per salvarti la vita. Ti ho cambiato la fasciatura ogni quattro o cinque ore e ti ho fatto impacchi di medicinali. Purtroppo con me ho ben poco di utile, se fossimo a casa avrei potuto fare di meglio… -
- Io… Grazie. Ti devo un favore… -
- Non mi devi niente, tranquillo –
Neal annuì grato.
- Aurora… Hai detto “ti abbiamo trovato” … Chi altro c’è…? –
- Due persone a cui devo tutto. Una è Mulan, la mia… Beh, diciamo compagna di avventure. L’altro invece è Filippo, il mio fidanzato… Ecco qua, ho finito, che te ne pare?!? –
Neal lentamente abbassò gli occhi.
- è fantastica, grazie… Di nuovo –
La ragazza sorrise.
- Non c’è di che. Adesso vado, ti lascio riposare, ritornerò più tardi per vedere come va la ferita –
Aurora mise via la borsa con i medicinali e si diresse verso l’uscita della tenda.
Stava per andarsene quando Neal la bloccò.
- Aspetta… Ho una domanda da farti…. -
La ragazza si voltò.
- Chiedi pure –
- Io… Sono arrivato qui… Da un altro posto…Dove…Ci troviamo…? –
Aurora lo guardò dritto negli occhi mentre il sorriso svaniva dal suo volto.
L’uomo sentì il suo stomaco stringersi, in fondo non era del tutto sicuro di voler sentire la risposta.
- Benvenuto a Neverland, Neal -
 
 
 
 
Nota dell’autrice

Ed eccoci al terzo capitolo!
Spero che anche questo sia stato di vostro gradimento.
Mi dispiace se ho postato solo ora, volevo davvero pubblicare prima, ma ho sono stata via in vacanza e là sono rimasta per un bel po' senza connessione Internet...
Come avete già notato non ho inserito il POV di Emma, mentre ho introdotto Neal che, a quanto pare, si trova pure lui a Neverland.
Maccome? Aurora, Filippo e Mulan non vivevano nella Foresta Incantata?
Non preoccupatevi, avrete tutte le spiegazioni a riguardo con il proseguire della storia ;)
Grazie a tutti coloro che seguono/leggono/recensiscono la mia storia
                                                                                           
                                                                                                                    Laura
   
 
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