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Autore: Marciux    04/09/2013    3 recensioni
Cinque anni prima della lotta per salvare il mondo. Sephiroth è convocato a Nibelheim per la sua ultima missione da SOLDIER, ma non può immaginare che cosa il destino abbia in serbo per lui. Un personaggio insospettabile trama alle spalle degli altri, celato nell'ombra. Il Pianeta è vittima di minacce ben diverse da quelle contro cui Cloud e gli altri combattono.
Genere: Azione, Generale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aeris Gainsborough, Sephiroth, Un po' tutti, Vincent Valentine
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: FFVII
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Capitolo XVII


 

«Ritengo possa essere utile fare un piano della situazione di stasera» annuncia Vincent, le braccia incrociate, il mantello leggermente sollevato dal vento.


 

Tornare a Kalm è stato un sollievo. Le nostre vesti zuppe asciugano sotto i deboli raggi del sole che fanno capolino tra leggere nuvole passeggere. Ho avuto giusto il tempo di mangiare un uovo di Chocobo fritto, in silenzio, mentre Vincent camminava su e giù per la casetta, impegnato in riflessioni delle quali non ha voluto rendermi partecipe. Infine, siamo saliti qui sopra, sul cucuzzolo dei monti, le armi sfoderate.


 

«Son tutto orecchi»

«Negli ultimi giorni, son state registrate insolite presenze nella città di Junon. A quanto pare, una delegazione degli spettri di Aerith ha intenzione di prendere parte alla parata del nuovo presidente, Rufus ShinRa. Per quanto un po' di scompiglio ad una cerimonia ufficiale della ShinRa sia da parte nostra più che auspicabile, sarebbe forse il caso di andare a dare un'occhiata, nel caso la situazione dovesse sfuggire di mano» spiega Vincent, mantenendo la calma.

«Questo è il terrorismo di cui si parlava stamattina» commento io, preoccupato.

«È proprio qui che ti sbagli. Immagino che tu, in una situazione del genere, ti saresti fiondato a Junon senza pensarci due volte» mi contraddice.

«No, però... beh, scusa, non è esattamente quello che stiamo facendo?»

«Non esattamente. Ci preoccuperemo di nascondere le nostre tracce da questo luogo e di portare via la testa di Jenova con noi, perché, mentre gli spettri faranno trambusto alla parata, Aerith verrà qui a farci visita»

«Come, scusa?» faccio io, spiazzato.

«Hai sentito perfettamente. Lei sa che una parte del corpo di Jenova si trova qui»

«Ma scusa, com'è che tu sai tutto questo? Le hai rubato l'agenda?»

«Non dimenticare che ho lavorato nei Turks. Ho i miei contatti più o meno fidati» spiega l'uomo in rosso, con tono sprezzante.

«Quindi noi che cosa dovremmo fare?» domando, turbato.

«Tu devi semplicemente seguire le mie indicazioni, il resto è nelle mie mani» sentenzia, con voce glaciale.


 

La mia presa su Masamune si fa più nervosa. Il suo modo di fare comincia a stufarmi. Non sono certo abituato a stare sotto il comando di qualcuno. Ero io a comandare, là alla ShinRa.


 

«Vincent, sto iniziando a stancarmi» protesto, senza riuscire a trattenermi. «Il fatto che mi stia aiutando negli allenamenti, non significa che io sia un ragazzino. Ti ricordo che un tempo ero un valido generale, la ShinRa vinse la guerra contro Wutai grazie a me»

«Tutto ciò che riguarda il tuo passato con la ShinRa qui non ci interessa. Ho intenzione di farti diventare un guerriero diverso da quello che eri prima» ribatte pazientemente il mio mentore.

«Se però, di tanto in tanto, condividessi qualche tuo piano con me, magari potremmo avere più speranze contro Aerith» insisto io. «In questo momento la mia forza non è al massimo, ma la strategia può essere ancora il mio forte. Alla ShinRa ho avuto ottimi maestri...»

«Mi pare ti sfugga un elemento fondamentale del mio discorso» sillaba Vincent, con tono vagamente scocciato. «Durante i nostri allenamenti, non voglio sentire neanche nominare la ShinRa. Non si parla né di strategia, né di Wutai. Oggi imparerai ciò che può renderti un combattente vero, piuttosto che lo squallido concetto di macchina da guerra che tuo padre aveva ideato per te»

«Come hai detto?»


 

Una sensazione di gelo stringe il mio petto, non appena le ultime parole giungono alle mie orecchie. Vincent scuote la testa con fare indifferente, ma il suo sguardo schivo lo tradisce, vagando sul terreno erboso.


 

«Era una semplice considerazione. Direi che possiamo dare inizio al combattimento, ricorda che puoi usare le Materia, ma ti prego di fare attenzione, in ricordo dell'ultima...»

«Vincent» lo interrompo io, muovendo un passo verso di lui. «Che cosa sai di mio padre?»

«Ti ricordo che il tempo stringe e noi abbiamo una missione. Junon...»

«Non mi interessa nulla di Junon! Rispondi alla mia domanda!»


 

Vincent inarca le sopracciglia. Forse non si aspettava una reazione tanto impulsiva da parte mia. O forse sì? Il disegno delle sue labbra si piega in un sorrisetto compiaciuto, mentre la mia mente viaggia veloce, febbrile.


 

«Che cosa voleva mio padre per me? Perché macchina da guerra? Vincent, parla!»

«Controllati, Sephiroth, non vorrai far degenerare la situazione» suggerisce l'uomo.


 

Il metallo di Masamune vibra sonoramente, incontrando quello di Cerberus. L'espressione di Vincent si mantiene composta, di fronte al digrignare dei miei denti, il suo volto ad un pelo dal mio.


 

«Chi è mio padre? Chi è Lucrecia?» sibilo, ancorandomi all'ultimo barlume di lucidità che mi rimane per non lasciarmi travolgere dall'ondata d'ira. «Tu sai, esattamente come Hojo, e mi prendi in giro anche tu!»


 

Con un impeto del braccio, Vincent si libera dalla mia minaccia e spara un colpo sopra la mia spalla destra, in segno di ammonimento.


 

«Quel nome non deve essere pronunciato al mio cospetto» sillaba, sollevando il revolver fumante. «Vai a tediare qualcun altro, con le tue domande»


 

Con un ruggito di rabbia, mi avvento una seconda volta su di lui, lasciando saettare la lama della mia katana in un tondo contro il suo fianco. Vincent si sottrae all'offensiva, con un balzo all'indietro, e la sua Cerberus scaglia un potente getto d'acqua che si cristallizza ai miei piedi, innalzando una spessa barriera di ghiaccio a separarci. La distorta sagoma di Vincent si ricompone.


 

«Non avrei potuto sperare in un migliore inizio per questo allenamento. Il tuo obiettivo è quello di riuscire a sparare un proiettile di Cerberus, che dovrai ovviamente conquistare con le tue forze. Non risparmiare colpi, perché neanche io lo farò. Detto questo, cerca di guadagnarti al meglio le informazioni che mi chiedi, perché non ho intenzione di regalarti nulla»


 

Masamune frantuma le lastre di ghiaccio, permettendo al mio sguardo tempestoso di incontrare quello beffardo di Vincent. Ad un gesto della sua mano, il ghiaccio si scioglie in una cascata, e io scivolo sulla roccia, inzuppandomi. La sagoma del mio avversario viene avvolta dal mantello rosso, inghiottita con un lampo scarlatto. Mi volto, incespicando nel tentativo di rimettermi in piedi, e scorgo Vincent a qualche metro di distanza, il revolver puntato verso di me.


 

«Sei già a terra. Come pretendi che ti tratti da compagno, se ti comporti come il peggiore degli allievi?»


 

Con un ringhio, salto in piedi e impugno nella mano destra la Materia del fuoco, scatenando intorno a noi una violenta tempesta di fiamme. L'atmosfera si tinge di un bagliore rovente, mentre mi lancio all'assalto verso l'uomo in rosso, la lama tesa a nutrirsi della potenza delle vampate. L'altro spara diversi colpi in risposta, alimentando delle forti esplosioni che scuotono il suolo sotto i miei piedi. Mi fermo, con il cuore che batte all'impazzata. Sono perso tra le lingue di fuoco, non riesco più a scorgere Vincent. Cerco di tenere a bada l'ansia e scuoto la Materia stretta nel pugno.


 

Va' via, porco Pianeta!


 

Le fiamme si dissolvono in fumo nero, che come un pesante sipario si solleva sul placido paesaggio che avevo scordato di avere attorno. Il vento si è calmato così come ogni altro rumore, salvo un lieve fruscio alle mie spalle.

Mi volto d'istinto, sferrando un calcio alto, e il mio stivale colpisce l'addome di Vincent, che perde l'equilibrio e cade sulla roccia. Lo fisso, ansimante, e lui si rialza, illeso ma incredulo.


 

«Non abbiamo escluso il corpo a corpo, no?» ringhio, soddisfatto.

«No, certo»


 

Un balzo e mi è addosso, mi afferra per il maglione della divisa e mi scaraventa lontano, facendomi rotolare sino al ciglio del precipizio. Con un colpo al cuore mi accorgo di aver perso la presa di Masamune. Mi isso velocemente sulle braccia. Vincent avanza verso la mia katana, abbandonata a pochi passi da me, e io striscio velocemente in avanti, afferrandone la lama con la destra. Con un gemito, la tiro verso di me e la impugno tra le mani insanguinate, mettendomi sulle ginocchia. Poi salto in piedi, con immane sforzo, e posiziono Masamune in orizzontale, a difendermi. Qualche metro più in là, la mia Materia rotola giù dallo strapiombo, annunciando con cristallini rintocchi ogni suo rimbalzo sulla pietra.


 

Cazzo!


 

«Per cosa combatti, Sephiroth? Per conquistare Cerberus? Per ferirmi? Per non farti ferire? O per conoscere la verità?» domanda Vincent, infuriato. «Credi che Aerith sia più forte di te? Come potrai affrontarla, allora?»

«Aerith non c'entra proprio nulla!» sputo io, tremante. «Ti ridurrò in ginocchio, Vincent, e mi dirai tutto ciò che voglio sapere prima ancora che te lo chieda!»


 

Mi scaglio contro di lui e Masamune gli strappa uno schizzo di sangue, facendolo indietreggiare. La sua mano sinistra corre alla spalla opposta, scoperta da uno squarcio del mantello. Il suo viso si contrae in ira e i suoi occhi rossi lampeggiano. L'ho messo in difficoltà.


 

«Ti consiglio di andare dietro alla tua Materia...» ringhia, sollevando lentamente il revolver.

«Che cosa?» faccio, indietreggiando appena.

«... se non vuoi che ti ci spedisca io»


 

Il braccio destro di Vincent si abbassa di scatto e balzo all'indietro, spaventato dal fragore del triplo sparo. Il seguente colpo mi costringe a scartare di lato e un ultimo ad inginocchiarmi alla svelta.


 

«Certo che non vale così!» esclamo. «Non combattiamo ad armi pari!»

«Non mi sembra di aver mai parlato di parità tra noi due»


 

Il mio avversario mi balza contro, il mantello che sferza violentemente l'aria, e io indietreggio ancora, ma il terreno manca sotto i miei piedi. Lo scorrere dei secondi si ferma, lacerato da una forte fitta al mio cuore, poi la mia schiena incontra la dura pietra. Per qualche momento, le mie urla devono aver viaggiato per l'intero continente.

Tra le lacrime intravedo la sagoma di Vincent che si sporge dal ciglio, pochi metri più in alto di me. Asciugo i miei occhi con il polso, giusto in tempo per distinguere i contorni del revolver ancora puntato verso di me.


 

«No! Per... favore!»

«Tre... due... uno...»


 

Le tre pallottole sgusciano fuori dalle canne come al rallentatore, roteano nell'aria e si discostano l'una dalle altre, formando un grande triangolo che sfreccia infine contro di me, colpendo il pavimento roccioso.

Non capisco. Ascolto il lieve fruscio del vento, ansimando e guardandomi attorno. Ad ogni movimento della schiena, ricordo l'esistenza di ogni singola vertebra, ognuna delle quali cerca di avere la mia attenzione, supplicando pietà. Vincent è ancora là, aspettando non so bene che cosa.


 

«Che diamine...?»


 

Un rombare sommesso giunge al mio udito, accompagnato da un lieve tremore del terreno sotto di me. Vincent armeggia con Cerberus ed estrae da essa una Materia verde, brillante, per riporla sotto il mantello. Infine ricarica di proiettili il tamburo della pistola.

Un improvviso sobbalzo della roccia mi fa rotolare di lato, e sfrutto il movimento per rimettermi in piedi sul sentiero in discesa. L'equilibrio dura poco, perché una nuova scossa proveniente dalla direzione opposta mi rispedisce in ginocchio. Levo uno sguardo fulminante verso Vincent, che si gode lo spettacolo, e mi guardo attorno. Profonde crepe incidono la montagna. Mi alzo, stringo Masamune e pianto la katana sul fianco roccioso della montagna. La mia mano destra, ancora dolorante, corre alla cintura, alla ricerca di Materie.

Vincent esamina con aria annoiata la ferita alla spalla.


 

«Come hai intenzione di uscirne? Hai già praticato l'alpinismo?»

«E tu?» gli ringhio contro, sfiorando con le dita guantate la Materia dell'aria e cercando allo stesso tempo di restare in equilibrio.

«Io posso controllare il terremoto a mio piacimento»


 

Il terreno sotto di me si frantuma, sgretolandosi in pietruzze che rotolano giù lungo il pendio. La mia caduta viene arrestata subito, da un soffice cuscino d'aria sollevatosi a sostenermi. Cerco di distendere la schiena dolorante, mentre galleggio sul precipizio. Sollevo lo sguardo verso un Vincent piuttosto stupito.


 

«E così adesso voliamo?»

«A quanto pare» rispondo, compiaciuto.

«Bastava dirlo prima»


 

L'uomo si inginocchia e scatta in alto, a diversi metri da me. Punto le gambe contro il fianco della montagna ed estraggo Masamune, con una capriola a mezz'aria. Poi una corrente ascendente mi porta all'altezza di Vincent. È una strana sensazione, ma mi abituo velocemente. L'avevo già fatto, la prima volta che incontrai Aerith.

Vincent solleva la pistola, ma con uno scintillare di Masamune quella viene costretta verso l'alto, spingendo via il mio avversario. Stringo entrambe le mani attorno all'elsa e la katana sfreccia verso il basso, incontrando una resistenza metallica nel braccio sinistro di Vincent.

Sgrano gli occhi, sorpreso. Masamune preme contro una sottile lama che corre lungo l'avambraccio dell'uomo. Gli rivolgo un'occhiata perplessa, e lui con un movimento rotatorio della spalla mi rispedisce in dietro, lasciando scivolare le due lame l'una contro l'altra.


 

«L'organizzazione è alla base di ogni vittoria»

«Smettila di blaterare» intimo, galleggiando a mezz'aria.

«Come vuoi»


 

Nel momento in cui il mio udito percepisce il rumore dello sparo, la pallottola raggiunge il mio petto. Il sostegno sotto i miei piedi cede, per poi riacciuffarmi qualche metro più in basso. Infine cado sulla roccia, ancora una volta. La sorpresa è più forte del dolore. Sento il rimbombare del cuore sino alla testa.


 

«Tu mi hai sparato!» esclamo, furente, portando la mano al petto.

«Idiota, non hai neanche perso sangue» ribatte Vincent, discendendo verso di me. «Son proiettili speciali, vengono direttamente assorbiti dall'organismo. Son quelli utilizzati dalla ShinRa per sparare sulle folle, dovresti conoscerli. Fai attenzione a non prenderne troppi, però, o potresti farti male sul serio»

«Questa invece è autentica!»


 

Dalla mia posizione sferro un roverso, lacerando la cintura di Vincent. Salto in piedi e lo afferro per il mantello, ma lui risponde con un pugno foderato di cuoio sul mio viso. Barcollo di lato e cado sulle ginocchia. Ne approfitto per afferrare la cinta abbandonata di Vincent e pescare una delle Materie. Dal suolo roccioso spuntano quattro liane che sfrecciano contro il mio avversario, attorcigliando le sue gambe e braccia.


 

«Bella trovata» commenta, puntandomi contro Cerberus con una torsione del braccio. «Ma come al solito non usi il cervello»


 

Il revolver spara contro la Materia della terra, che schizza via dalle mie mani e rotola giù dalla montagna.


 

«Spero che tu abbia una bella scorta di queste, perché le stiamo perdendo tutte!»


 

Mi sposto di lato e uso la Materia curativa, rigenerando le energie perdute. Vincent spara ancora qualche colpo, ma Masamune si frappone quasi automaticamente per difendermi. Poi sfreccio verso di lui, sollevandomi da terra, e con un calcio gli strappo via di mano il revolver, che rotea nell'aria, lontano.

Nei pochi istanti in cui vedo la pistola scomparire dal mio raggio visivo, mi rendo conto dell'idiozia che ho appena prodotto.


 

«Stolto!»


 

Con uno strattone, Vincent strappa via i lacci che lo legano e si lancia all'inseguimento dietro di me. Cerberus rotola giù, lanciando delle metalliche grida di dolore, e Vincent mi raggiunge, balzando di roccia in roccia. Mi avvento contro di lui ed entrambi ruzzoliamo verso il basso, malmenandoci a vicenda.


 

«Lasciami andare, idiota!» sibila il mio mentore, rifilandomi un pugno, e così anche Masamune sfugge dalle mie mani, seguendo il destino del revolver.

«Che Jenova ti fulmini!» replico, tirandogli un calcio.


 

Vincent si libera dal guazzabuglio e spicca il volo, sfrecciando a velocità folle, e io lo seguo a ruota, sfruttando la fidata Materia dell'aria. Il vento sferza il mio viso, mozzandomi il respiro, e tutto attorno a me sembra nient'altro che un vortice di colori. La roccia della montagna, l'azzurrino del cielo e infine il verde degli alberi che costeggiano la base della catena. Vincent atterra sull'erba, in ginocchio, e io a fianco a lui. Cerberus e Masamune giacciono pochi metri più avanti, ai piedi di un grasso Sahagin, che zampetta amenamente avanti e indietro, come indeciso su cosa farne. I cinguettii, gracidii, gorgheggi, grugniti, ringhi che giungono da ogni direzione testimoniano la natura del luogo in cui ci siamo addentrati.


 

«Ma guarda un po' chi abbiamo qua» commenta Vincent, con voce svogliata. «E sembra che la famiglia al completo lo stia raggiungendo»


 

Effettivamente, da dietro gli alberi giungono quatti quatti altri Sahagin, che si guardano attorno con circospezione e agitano i tridenti, lanciando qualche inclassificabile verso eccitato. Scaglio una magia di ghiaccio contro il più grosso della tribù, che prende a saltellare ed emettere strilli assordanti, aizzando i suoi simili a fare altrettanto, così da sembrare una banda di dementi. Qualcuno si rannicchia, cercando di nascondersi nel piccolo guscio. Corro verso Cerberus e la raccolgo, puntandola verso l'alto, e infine premo il grilletto.


 

Lo sparo è una sensazione totalmente nuova, mai provata prima. È una cannonata, un'esplosione mozzafiato, una violenta pressione che mi scuote e che mi costringe ad indietreggiare. Il boato manda in panico la famigliola, costringendola alla fuga tra i rovi, così come l'intero regno animale della foresta, con un frastuono bestiale che rimbomba ovunque, allontanandosi pian piano.

Mi volto di scatto e punto il revolver contro Vincent.


 

«Stai ancora tremando» commenta, avvicinandosi e strappandomi la pistola di mano. «Immagino che tu abbia già avuto modo di usare delle armi da fuoco, alla ShinRa»


 

Lo seguo con lo sguardo, mentre con un ampio volteggio del mantello mi dà le spalle e muove qualche passo in direzione della montagna.


 

«Sì, ma...»

«Cerberus è speciale, questo è fuori discussione. Sei riuscito a sparare un colpo, molto bene. Si stava facendo tardi, quindi ho deciso di lasciartelo fare. Adesso è ora di andare»

«Un momento!» protesto, infuriato. «Noi abbiamo un discorso da terminare!»

«Non fare lo sciocco, il tempo stringe. Raccogli la tua spada e andiamo»


 

Una folata di vento particolarmente impetuosa scuote le foglie degli alberi e dei cespugli. Vincent ruota appena il busto, per rivolgermi uno sguardo fermo.


 

«Perché?» chiedo piano, cercando di soffocare l'ira.

«Seguimi» intima Vincent, con un tono che non ammette repliche. «Dobbiamo preparare la nostra spedizione. Tu ti occuperai di pozioni e medicinali. Io mi occuperò di Jenova. Dovremo pensare ad un camuffamento più convincente di quello di stamattina, a Junon avremo a che fare con la ShinRa. Infine, allestiremo una sorpresa speciale per la nostra Aerith, facendole trovare null'altro che natura incontaminata nel raggio di chilometri»


 

Abbasso lo sguardo e cerco di impormi una fredda calma, ascoltando appena i passi felpati degli stivali di Vincent sull'erba. In questo momento non mi interessa nulla né di Aerith, né della natura incontaminata, né di camuffamenti, né di Junon. La parola padre risuona ancora nelle mie orecchie, mentre Vincent si allontana.


 

«Stasera, quando saremo più tranquilli, avremo modo di parlare un po' di ciò che preferisci» promette la sua voce, sempre più distante. «Questo è il momento di combattere»


 

Il silenzio della montagna torna grave a dar voce ai miei pensieri, mentre mi chino a raccogliere Masamune e la stringo forte, cercando di trarne il coraggio di cui ho bisogno per procedere.


 

Nota dell'autore:

Buongiorno a tutti! Benvenuti a ciò che diventa ormai la rubrica più gettonata dell'anno 2013: “I settecento motivi per cui non ho aggiornato prima”! Non li esaminerò uno ad uno, perché ciò richiederebbe più spazio del capitolo stesso.

Bando alle ciance. Insomma, sì, mi viene la nausea solo a pensare al fatto che non ho aggiornato per OTTO mesi. Chiedo umilmente perdono, ma finalmente in questo momento la mia vita sta tornando ad essere abbastanza stabile! Speriamo anche la mia vena artistica (?).

Saluti a tutti e... commentate, commentate, commentate! ;D


 

Marcello

  
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