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Autore: edwardandbellalove    04/09/2013    3 recensioni
AVVISO: questa è la mia prima ff quindi siate buoni.
Edward Cullen dirige il ristorante più famoso di New York e ha assunto una ragazza come cameriera: Isabella Swan. Cosa succederà tra i nostri due protagonisti? E se Edward portasse con se un segreto? E se Bella fosse attratta da lui? E se lui fosse già fidanzato con Tanya?
Non vi resta che iniziare a leggere!!!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Tanya, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Oddio mio, cosa sto facendo?!
Vabbè, ormai ci siamo, quindi.....
BENVENUTI!! (o meglio, benvenuta a me) xD
Nuova storia da leggere per voi! Umh... premetto che è la mia prima volta e non sono una scrittrice professionista ma chercherò di seguire i vostri consigli e mi raccomando
RECENSITE!!! non fatemelo dire *coffcoff* sembra vi stia puntando la pistola alle tempie pur di farlo xD quindi cercate di scrivere il più possibile la vostra opinione ;)
Questa storia è diversa/simile alle altre per certi aspetti. Mi pare d'aver già letto alcune storie che si basano sul lavoro cameriera/capo ma ovviamente le circostanze, le azioni, le scelte e altro saranno diverse, eheh. 
Okay... vi lascio alla pazzia!! Buooona lettura!!!!

*si rintana in un angolino e si mangia le unghie*


 
                                      


                                                                                 
 
 
 
 
                                                      Capitolo 1


"Bella... Bella... Bella, svegliati, dai" mi punzecchia la mia migliore amica, Alice. Aspetta... migliore amica Alice?
Mi alzo di scatto stropicciandomi poi gli occhi. "Mi spieghi cosa diamine ci fai tu a casa mia..." mi fermo un attimo controllando l'orologio appeso alla parete giallastra di camera mia. "e per giunta alle otto e mezza".
"Cosa faccio?". Sposta le lenzuola, scoprendomi completamente. "Ti aiuto a non far saltare il tuo posto di lavoro".
"Posto di lavoro?", chiedo sbadigliando, assonnata.
"Dio, Bella! Sono le otto e mezza, non ricordi che oggi avevi un colloquio alle nove nel ristorante più famoso di New York? Se non ti sbrighi non avrai mai questa opportunità. E poi, devi pagarti le bollette" dice addolcendo il tono e sedendosi accanto a me. "hai 22 anni, Bella. So che hai dei risparmi, ma starei più sicura se tu ti trovassi un lavoro".
"La fai facile tu, hai una famiglia che può pagarti le spese" sussurro ricacciando in dentro le lacrime. Cosa avevamo detto, mh? Niente lacrime, Bella. Non più.
"Scusami tesoro", dice abbracciandomi. "voglio solo che tu stia bene. Ora alza quel culo d'oro e vai al Cupping Room Cafè".
Sorrido, annuendo. Alice Brandon è la migliore amica che desideravo sin da bambina. C'è sempre per me, e nonostante abbia 20 anni, riesce a capirmi alla perfezione. Siamo come sorelle. Dipendiamo l'una dall'altra e se una di noi sta male, anche l'altra si ritroverà nella stessa situazione.
La sua esuberanza, alle volte, riesce a farmi dimenticare i problemi e a farmi distrarre almeno un pò. E' vivace, come una bambina di cinque anni, è testarda, ma è anche dolce e perspicace. E' il mio folletto.
Mi alzo dal letto e mi dirigo in bagno. Cerco di fare il prima possibile, sciacquandomi il viso e lavandomi i denti. Ritorno in camera – dove trovo Alice intenta a sfogliare un giornaletto trovato nel mio comodino – e apro le ante dell'armadio.
Indosso un paio di jeans scuri e una semplice maglietta bianca, con su stampati i Beatles. Almeno, così, sarei stata più comoda.
"Pronta?", mi chiede Alice riposando la rivista.
"Un attimo". Infilo le sneakers e sciolgo i capelli."Ora sì".
Usciamo entrambe usando la mia macchina per arrivare al ristorante. Si trova alla 13th Street e non è molto lontano da casa mia. Quando arriviamo, ad accoglierci è una ragazza bionda, alta e snella. Una modella, direi.
"Salve", esclama con poco entusiasmo. "Una di voi deve fare un colloquio?".
"Sì, io", dico con voce smorzata e torturandomi le mani.
"Perfetto. Ti stavamo aspettando", il suo tono di voce mi fece intendere che in quel ti non rientrava lei. 
Scostò malamente Alice – alla quale mi scusai con gli occhi – e mi portò dentro una stanza. Quella del capo, penso notando la sedia a rotelle e la scrivania intasata di fogli.
"Allora... il signor Cullen arriverà a momenti, tu, intanto, siediti in quella sedia", dice indicandomi una sedia di legno davanti alla scrivania grigiastra. "Io mi chiamo Rosalie Hale, e sono l'assistente del signor Cullen. Non è facile impressionarlo, sappilo. Dovrai fartene una ragione se dopo una parola ti manda dritta a casa", dice sprezzante.
"Sono già stata cameriera", borbotto infastidita dalla sua insensibilità e freddezza. 
"Complimenti, ma al signor Cullen non serve una cameriera di bassa qualità che ha perso il lavoro ed è venuta a cercarne un altro".
"Non ho perso il lavoro. Ci sono stati solo... degli inconvenienti", dico rabbuiandomi. 
Vedo Rosalie boccheggiare pronta per rispondere, ma viene interrotta dal rumore della porta che sbatte violentemente. Un pò di delicatezza, no, eh? 
"Buongiorno", dice quello che doveva essere il signor Cullen. Si siede nella sedia a rotelle e mi permette la sua visuale. I suoi capelli sono di un biondo-ramato, il suo viso quadrato come la mascella – ricoperta da un filo di barba – e i suoi occhi sono azzurri. Di un azzurro accecante, ci si poteva tuffare dentro.
Non esiste uomo più bello, penso restando a fissarlo.
"...ei è qui per il colloquio?", chiede il Dio Greco.
"Eh?", mi riscuoto.
"Perfetto, iniziamo bene", sospira. Merda! "Rosalie, può uscire, per favore?".
Lei annuisce e poco dopo esce come un perfetto cagnolino che obbedisce agli ordini del padrone. Tzè, alla faccia della donna sotuttoio.
"Emh... mi scusi per prima, signor Cu..."
"Quanti anni hai?", mi interrompe senza degnarmi di uno sguardo. Bello sì, ma anche stronzo colossale.
"22".
"Giovane".
"Ho letto che ne cercavate sui 21 in su".
"La maggior parte delle ragazze che si sono presentate ultimamente, avevano 25 o 26 anni. Sei la prima a presentarsi con 22 anni", dice per poi prender il suo cellulare e controllare sbrigativamente qualcosa, per poi riposarlo nei pantaloni. "Perchè vuoi che ti assumi come cameriera?".
"Ho bisogno di un lavoro. E penso anche di essere piuttosto brava. Mai fatto cadere un vassoio – a lavoro – in vita mia".
"Il tuo curriculum dice che sei stata licenziata. Perchè?"
Sospiro. Non voglio parlarne, è difficile da capire? "Non è successo nulla che coinvolga il mio mestiere. Non mi hanno licenziato perchè ho rovesciato il caffè al cliente, oppure perchè ho insultato il mio capo".
"Oh, ne sono sicuro", ridacchia. "lo avrei saputo subito e neanche ti avrei fatta entrare qui, stanne certa".
Chiudo gli occhi in due fessure, pronta a dirgliene quattro, ma poi mi fermo. E' il tuo - possibile - capo, Bella. Che figura fai?
"Comunque...", continua a parlare poggiandosi allo schienale. "penso che qui abbiamo finito".
"E... io? Sono assunta?".
Mi guarda per un paio di secondi, poi sospira. "Ormai stiamo cercando una cameriera da tempo, e tutte quelle che sono venute o lo hanno fatto perchè non avevano nulla da fare..." si avvicina alla scrivania e poggia i gomiti, sorridendomi malizioso. "... oppure perchè volevano solo fare colpo su di me. Tu non penso faccia parte in queste categorie, così..."
"Sono assunta!", esclamo alzandomi dalla sedia e sorridendo.
Lui inarca un sopracciglio, divertito. "Sì, lo sei. Ora siediti o ti licenzio".
Lo faccio e sfoggio un aria seria, sempre mantenendo i tratti di felicità. 
"Allora... inizierai domani mattina. Sarà una prova, se sarai brava, potrai ritenerti una cameriera del Cupping Room Cafè a tutti gli effetti. Altrimenti, te ne andrai. L'orario è: dalle nove, all'una, se domani passerai la prova, decideremo se tenerti anche nelle ore serali".
Ore serali. Il che equivaleva a ragazzi ubriachi pronti ad importunarti. No, assolutamente no.
"Guadagnerai 7,25 dollari all'ora, il che significa che a fine giornata ti ritroverai con 35 dollari. Se farai il serale, te ne daremo 50. Il locale di sera è pieno", spiega.
"Sei ancora convinta di voler fare la cameriera qui?", chiede da copione. Annuisco sicura di me, poi, mi alzo, pronta ad andarmene.
"E' stato un piacere signor Cullen", dico con gentilezza porgendogli la mano.
Lui la stringe, guardandomi insistentemente. "Isabella", mi chiama quando sono sull'uscio della porta. "Nessun ritardo. Ti voglio qui alle nove in punto, è chiaro?".
Annuisco, ancora una volta, e poi esco.
"Wow, cinque minuti in più del solito. Che c'è, ti ha fatto la ramanzina?", mi chiede Rosalie sonomissfreddezza Hale scrivendo qualcosa sul blocchetto. 
"A dire il vero, mi ha assunta", rispondo sfacciata.
Davvero, non posso descrivere la sua faccia in questo momento. Scioccata è un eufemismo. 
"Mi dispiace davvero tanto, ma mi sa che ho fatto colpo sul signor Cullen", dico per poi salutarla con la mano e dirigermi verso la mia migliore amica.
E' seduta in un tavolo e picchietta nervosamente le unghie. Appena mi vede, stridula abbracciandomi.
"Allora? Raccontami tutto, com'è andata?".
"Mi ha ammessa", stridulo anch'io sembrando per la prima volta Alice. "Domani inizio, ma sarà una prova. Se andrà tutto bene, sono assunta definitivamente!".
"Ah!", urla abbracciandomi un'altra volta. 
Le sorrido e poi ci dirigiamo a casa. Passiamo la serata tra popcorn e film strappalacrime, prendendo in giro gli attori.

"Credimi, amica mia", dice mentre le verso del thè. "questa sarà la volta buona", mormora - riferendosi al lavoro - carezzandomi la spalla e assumendo un tono dolce. 
Già. Questa volta, nessuno mi avrebbe impedito di lavorare. Nessuno, nemmeno loro

 
 












































 
  
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