Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: hiromi_chan    04/09/2013    2 recensioni
Una ragazza prende in mano la penna e butta giù un po' di cose che le passano per la testa. Il tutto sotto forma di una lettera il cui destinatario è un ipotetico amico che lei non ha nemmeno ancora mai incontrato.
Ho sentito lì la tua voce. La ascolto in ogni momento in cui la punta della penna tocca la carta e collide con quella, producendo un suono conosciuto: quel raspare dolce che mi culla, mi riporta indietro, come se tutto ciò che abbia fatto da quando sono venuta al mondo sia stato scrivere.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Lettera dalla Terra

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Caro Amico,

nel mio girovagare in quest'esistenza ho scoperto, un po' per caso e un po' no, che il mondo è tenace.

La gente è avida e sola, e forse proprio perché è sola, diventa ancora più avida; si uccide, si fa del male, disperatamente si rende conto di essere al limite e per questo si uccide ancora. Con le proprie mani uccide quello che tocca e, ogni minuto che passa, merda si accumula su merda.

Eppure siamo qui. Continuiamo ad essere qui.

Io, come al solito, sbattuta qua e là dalle onde, ho la sensazione di essere stata trascinata via nel verso sbagliato per ventidue anni.

Tu...tu non lo so dove sei.

Le scelte che hai fatto e che hanno determinato quello che sei diventato, i posti a cui appartiene il tuo cuore, i momenti che hanno segnato la tua vita, di tutto questo non so nulla.

Ma so che ci sei. Devi esserci.

Solo per il fatto che io esisto, tu esisti.

Amico mio, metà mancante del mio piccolo universo, se c'è davvero un motivo per cui io sia stata strappata dal nulla delle possibilità e trapiantata in questo pazzo mondo, se davvero c'è, sono sicura che quello sei tu.

Altrimenti adesso non sentirei la tua mancanza senza mai averti nemmeno conosciuto.

Anima compatibile, mi piace pensare che ad ogni mio respiro corrisponda un respiro tuo.

Sei anche tu solo, perduto in mezzo a tanti? Se è così, come farò a trovarti?

Oh, no...ecco che questa lettera mi è sfuggita di mano, andando per conto suo e diventando una roba tutta sdolcinata. Ed io che ero partita parlando di merda!

Ma si sa, la penna va dove vuole, e si da il caso che ora io non abbia la minima intenzione di frenarla.

Facciamo così: per evitare di scadere nel patetico, prima che io diventi una pallina ripiena di zucchero caramellato e aspettative illuse, trovami tu.

Io mi guardo intorno, sempre, bene – o almeno mi pare così, ma non ti vedo.

Non escludo la possibilità che sia colpa mia, sai. Forse non guardo abbastanza bene e valuto in fretta. Do giudizi spietati, con freddezza chirurgica sforbicio via dalla mia strada chiunque mi sembri indegno.

Ma do quello che ricevo. Non mi sembra di aver mai ricevuto un trattamento poi così diverso.

Forse la verità è che la gente vede solo quello che vuole vedere.

Ed io non mi tiro fuori dal gruppo, eh.

Quindi fai il bravo, dammi un indizio che sei tu. Non ti dico di rivelarti completamente a me da subito. Ti chiedo solo un indizio, anche uno piccolo piccolo, un battito di ciglia, un battito del cuore, ed io ti riconoscerò.

Tendimi la mano. Giuro che se lo farai, la tirerò a me con tutte le mie forze come non ho fatto mai.

E poi?...Poi vorrei parlare con te.

Non sono proprio una persona molto loquace, ma sento che con te potrei chiacchierare per ore di qualunque cosa, anche dei soggetti più stupidi. Del tempo, dello spazio, della vita, della morte, di cosa ho mangiato a pranzo ieri, al telefono, dalla finestra, di cosa ti pare e dove ti pare.

Ti riempirei di fiumi di parole, con soddisfazione, fino a lasciarti stordito, divertita dall'effetto.

Fino a che non ne sarai così pieno e annoiato, che, ridendo, mi dirai come la vedi tu.

Che sarà probabilmente in un modo tutto diverso dal mio.

Ma sono aperta al dialogo, sai.

Vogliamo iniziare adesso? Per esempio, vediamo...

Ah, trovato! Tu che ne pensi di tutta questa faccenda della fede?

Mia madre spesso mi dice che sono senza religione e che questo mi rende una bestia (ma con un certo affetto, sai. Ed io, con lo stesso affetto, penso che lei sia una povera illusa).

Ora ti chiedo: definisci “bestia”. La chiave per svelare il gioco sta in questo.

“Bestia” nel senso di “animale”? Ma che ha fatto di male un animale per meritare che il suo nome venga usato con un'accezione negativa?

E volendo tuttavia accettare tale accezione, chi è più animale, l'uomo che preclude il paradiso che si è ideato al suo fedele cucciolo, o il cane che muore di crepacuore sulla tomba del padrone?

Ogni tanto mi basta pensare alla morale cattolica comprata con lo sconto al supermercato da mio padre per avere un'idea chiara in testa di cosa ne penso della religione.

Ah...sento che se continuerò ancora su questo argomento, l'unica cosa che otterrai da me sarà un mare di sciocchezze senza capo né coda.

Voglio annoiarti con qualcos'altro: qual'è la tua idea sul matrimonio?

Una volta, qualche mese fa, sono andata a cena con delle amiche che non vedevo da un po' – già qui dovrebbe squillarti un campanello d'allarme, perché se delle amiche non le vedi da un po', un motivo deve esserci.

Tra una chiacchiera banale e l'altra, a un certo punto la conversazione è ricaduta proprio sul matrimonio. La cosa che più mi ha divertito è stata notare come tre persone avessero tre idee del tutto diverse. Per fortuna che mi sono divertita lì; poi è stato un pianto.

Sai, dal canto mio ho sempre, sempre considerato la convivenza come un passo scontato, precedente al matrimonio. Niente di strano, credo di aver avuto questo pensiero innato in me fin da piccola.

Per conoscersi bene, per fare un po' le prove generali prima del grande passo, per avere un'idea chiara di cosa sia una vita divisa in due, per vedere se fa per te.

Quando ho espresso il mio parere, apriti cielo! Ho scandalizzato le mie due amiche. Non so dirti se il particolare di loro con le forchette bloccate a mezz'aria sia accaduto veramente o se l'abbia rielaborato la mia mente dopo.

E' stato molto buffo, comunque. Una ha detto che la convivenza rovinerebbe la sorpresa, l'entusiasmo del vivere insieme. Un bruciare le tappe, insomma.

“Poi cosa resta da sperimentare alla coppietta quando va a vivere insieme appena sposata?”

Insomma, c'è un po' tanta altra roba.

Se fossero solo queste le basi del matrimonio, allora ci sarebbe da preoccuparsi. Giuro, qua ce l'ho messa tutta per non scoppiare a riderle in faccia.

Anche l'altra mia amica ha tirato fuori una bella perla, però:

“Se sei credente, andare a vivere insieme prima di sposarsi non va tanto bene”, disse quella che aveva una relazione con un uomo sposato.

Dio. Il supermercato dove aveva acquistato la sua morale mio padre deve aver venduto parecchio.

Pure mia madre (quella della bestia), è rimasta allibita quando le ho raccontato l'argomento della serata. Però poi mi ha detto che giudico troppo.

E' così? Giudico troppo?

Tu che ne pensi? Non del fatto che giudico troppo, questo lo so da me. Intendevo, sul grande capitolo matrimoniale.

Non dirmi che saresti d'accordo con loro. No, sarebbe impossibile: tu sei la mia anima compatibile. Andrebbe bene se contestassi la mia idea, ma fino a questi livelli, proprio no.

Tanto la padrona del mio sogno sono io, quindi non c'è pericolo che ci si possa scontrare su questo fronte.

Nuovo cambio di argomento! Attento che questa è una domanda interessante: qual'è stata l'ultima cosa bella che hai visto?

L'ultima volta che ho ammirato qualcosa di veramente bello è stato quando sono rimasta a casa della mia migliore amica per la notte. Stavo tentando di dormire nel letto da una piazza e mezzo insieme a lei – un vero inferno. Questa mia amica si trasforma, nel sonno, in un masso rotolante: va dove le pare e schianta i suoi gomiti sulla tua faccia con una pesantezza che mai ti immagineresti.

Sudata, stordita, seccatissima, alle una e un quarto faccio un salto giù dal letto e trascino il mio corpo nel salotto.

La stanza è immersa nelle ombre blu della notte. Non si sente volare una mosca, è surreale. Mi spalmo sulla poltroncina reclinabile accanto alla finestra. Mi addormento per un po', mi si appiccicano le gambe sulla pelle nera della poltroncina, mi sveglio a intervalli regolari, mi riassopisco.

E poi succede, e il buffo è che non sarebbe accaduto nulla se non fossi stata svegliata per bene proprio...dalle campane della chiesa che sta accanto alla casa della mia amica: vedo i primi raggi del sole che filtrano attraverso le tapparelle semichiuse.

Ti svelo un segreto che nessuno sa, dato che è un'idea che si adatta così male alla mia persona che nessuno la assocerebbe mai a me: ho sempre voluto essere una di quelli che si svegliano all'alba per andare a correre. O per mettersi a scrivere o a lavare i panni o a fare mille altre cose.

Ma sembra che questa caratteristica non sia adatta ai miei bioritmi mattutini (non ti dispiace, vero? Be', se non ti sta bene dovrai fartene una ragione. Su questo punto sono irremovibile).

Il succo del discorso è che non ho mai visto l'alba.

Quella nel salone della mia amica, sulla poltrona di pelle, attraverso le tapparelle, era proprio l'alba?

Non ne sono sicura, ma di certo è la cosa più simile a un'alba che io abbia mai visto.

Sola, la pelle d'oca su ogni angolo delle braccia, mi sentivo la testa pesante e allo stesso tempo vuota.

Mi faceva male il collo, e non vedevo l'ora di tornare sul mio letto per poter dormire davvero.

Poi ho alzato lo sguardo verso l'orologio appeso al muro davanti a me.

La notte era finita. A breve sarei tornata a casa.

La mia casa, la mia stanza, il mio letto.

Ecco, era questo. È stato strano, e in qualche strano modo, è stato bello.

Nemmeno adesso saprei dirti bene che cosa ho provato in quel momento, e perché lo consideri l'ultima cosa bella che ho visto.

Solo, credo che la consapevolezza di avere qualcosa di tuo, qualcosa che tu possa veramente definire tuo...che ti appartenga, e che abbia un pezzo di te, e che su questo pezzo venga modellato nella tua testa fino a diventare un simbolo del tuo marchio nel mondo...è questo.

Credo che questo faccia bene alle persone.

Un po' egoista, dici? Forse, ma di certo molto umano.

Sai cosa? Ci penserai tu a stemprare un po' del mio egoismo. A evitare che io tenti, prima o poi, di metterti il mio marchio sopra.

Ma in tutta onestà, vorrei tanto avere l'occasione per tentare di farlo.

Non sono mai stata gelosa di qualcuno fino a tal punto.

Non sono mai stata gelosa di una persona mia, preoccupata che qualcuno potesse portarla via da me.

Perché non ho mai avuto qualcuno che contasse tanto da inculcarmi dentro la paura che potesse venirmi strappato e mai più restituito.

Mi lasceresti essere pazzamente gelosa di te?

Lasceresti che io mi mangiassi le unghie (non l'ho mai fatto prima, sarebbe significativo!) al pensiero di te con qualcun altro?

E' un'emozione devastante che sento il bisogno di dover provare.

…Dio, che cosa idiota. L'impulso di tornare indietro e cancellare queste ultime frasi che ho scritto è molto forte da tenere a freno. Ma mi tratterrò, perché ho deciso di mettere a nudo una parte di me, di essere onesta, per una volta, almeno con te.

Ci hai fatto caso? Ho iniziato dicendo che la gente e avida e sola, e per amor di coerenza non mi sono dimostrata diversa dagli altri. Mi converrà procedere con le mie conclusioni, prima di diventare troppo monotona.

Mi chiedo dove mai potrei lasciarti questa lettera, adesso.

Sarebbe troppo da romanzetto harmony se la infilassi in una bottiglia. E poi l'ho sempre trovata una cosa stupida da fare: in questo modo non solo non si otterrà mai una risposta, ma si correrà anche il rischio che il vetro si infranga sugli scogli e che gli abissi si inghiottano quello insieme alle parole.

Allora sai che faccio? Te la lascio qui, dove chiunque, se vorrà, potrà leggerla. Se sarò fortunata, tra quelli che apriranno la busta ci sarai anche tu.

Spero che questo monologo riesca a strapparti almeno una risata.

Ma onestamente, sono io la prima a non considerarlo un vero monologo.

Perchè mentre scrivevo, ho sentito la tua voce che mi rispondeva.

Mi è suonata familiare; sono sicura di averla già incontrata prima, da qualche parte. Se mi sforzo e ci ripenso, ne sono certa, sì, l'ho già sentita.

Nel ticchettio dell'orologio a muro quella volta dell'alba, a casa della mia amica.

In quella conchiglia che trovai sulla spiaggia un milione di anni fa, e che amai, pensando custodisse delle onde che si infrangevano su scogli in miniatura, e che poi, tornata a casa, chiusi in un cassetto, perché il gorgoglio era sparito.

Ho sentito lì la tua voce.

La ascolto in ogni momento in cui la punta della penna tocca la carta e collide con quella, producendo un suono conosciuto: quel raspare dolce che mi culla, mi riporta indietro, come se tutto ciò che abbia fatto da quando sono venuta al mondo sia stato scrivere.

Esattamente quella è la tua voce. Ed è esattamente lì, che ti trovo ogni volta. Anche se in realtà, ancora non ti ho mai incontrato.

 

 

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: hiromi_chan