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Autore: Epicuro    04/09/2013    6 recensioni
Seiya, tanto per cambiare, è finito in coma per parare il deretano della dolce Saori, da uno dei divini parenti della dea. Però, grazie ad una vecchia debolezza del fu Sion (incredibile, ma vero: anche lui qualcosa di utile l’ha fatto!) non tutte le speranze sono perdute! Quindi Atena e il G.S. decidono di mandare in missione Saga e Aiolos... sperando di levarseli entrambi definitivamente dalle scatole!
Ce la faranno i nostri due eroi a non uccidersi a vicenda e, già che ci sono, salvare anche la vita a Seiya?
Genere: Comico, Demenziale, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gemini Saga, Nuovo Personaggio, Sagittarius Aiolos, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Servi, padroni e dei: il nuovo Grande Sacerdote!'
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AIOLOS ALLA RISCOSSA

O forse no?

 

«Somma Panacea, mi sorge un dubbio. Non è che mi avete chiesto di accompagnarvi sull’Olimpo solo perché vi serviva qualcuno che vi facesse da facchino?» chiese Aiolos, caricato peggio di un convoglio merci, arrancando sullo scosceso sentiero a strapiombo in salita.

«Ma cosa ti salta in mente Los! Ti ho chiesto di accompagnarmi perché sei un cavaliere valoroso e prestante, quindi chi meglio di te potrebbe proteggere la mia persona in caso di pericolo?» rispose serafica Panny, per poi aggiungere mentalmente: “Poi un sacco da box per Ares è sempre un regalo gradito, soprattutto se Saint”.

«Sono commosso da tanta considerazione nei mie confronti, divina dea della guarigione! Al Grande Tempio mi trattano infatti tutti come se fossi un babbeo e non capisco proprio il perché!» disse quindi il Sagittario con le lacrime agli occhi.

«Sì, sì, intanto cammina, che ci siamo quasi»

Panacea (al secolo Irene), dea minore della guarigione e figlia di Asclepio, figlio di Apollo che fece una palla di pelle di pollo…

Oh scusate, mi sono fatto prendere un po’ la mano …

Comunque, dicevamo…

Irene (la reincarnazione di Panacea) e Aiolos erano partiti per il monte Olimpo al sorgere dell’aurora ed erano arrivati quasi in cima quando uno strano boato li mise in allarme.

«Somma Nene, che siano i tuoni che accompagnano i fulmini di Zeus?» chiese Los impressionato.

«No, sono i postumi della mia Peretta Cosmica. Sarebbe stato troppo bello riuscire ad arrivare in cima senza che Arty ci mandasse le sue cagnette sadomaso» fu il commento di Panacea e difatti, poco dopo, il loro cammino venne sbarrato  da Callisto con altre due Ninfe (quelle precedenti erano infatti ancora imprigionate  nel reality “L’Isola dei famosi” per opera dell’ ANOTHER DIMENSION: THE ISLAND di Saga).

«Ciao Callisto, noto che abbiamo qualche problema di meteorismo» commentò quindi ironica Nene.

«Come osi sfottere! Per colpa tua ho passato due giorni sul water, maledetta strega!» ringhiò la Ninfa.

«E si sente!» commentò Aiolos tappandosi il naso.

«Io vi ammazzo!» sbraitò quindi Callisto scagliandosi in primis contro il Sagittario.

«Aiolos, attento!» urlò di conseguenza Panny.

«Non temete per me, la saprò respingere!» disse Los, mettendosi in posizione di difesa.

«Veramente mi stavo riferendo ai miei acquisti» commentò Nene, mentre un altro boato risuonò nell’aria.

«Merda!» fu la conseguente esclamazione di Callisto che, rivolgendosi alle sue subordinate, aggiunse: «Basilissa, Megara, occupatevene voi di questi due! Io ho un urgente bisogno da espletare. Al mio ritorno voglio vedere le loro teste mozzate!»

«Sì signora, ai suoi ordini signora!» dissero quindi le Ninfe, per poi ringhiare alla volta di Aiolos e Nene, mentre Callisto spariva alla velocità della luce.

«Nene state indietro, ci penserò io a proteggervi!» esclamò quindi Aiolos in posa da figo dopo aver indossato l’armatura, sfoderando un sorriso abbagliante.

«Ok che l’importante è crederci, ma questa volta cerca anche di darle oltre che di prenderle!» rispose quindi Nene, preoccupandosi di mettere al sicuro i regali per i suoi divini parenti, mentre le Cagnette… pardon, le Ninfe di Artemide si scagliavano come furie sul Sagittario, a suon di calci e pugni.

“Ah, però, allora è vero che l’armatura non gliel’hanno data per pietà!” commentò mentalmente Panny, notando che Los, spostandosi alla velocità della luce, riusciva sorprendentemente a tenere il ritmo delle avversarie e a schivare addirittura i loro colpi, per poi aggiungere: “Comunque potrebbe anche contrattaccare ogni tanto!”.

«Ehi Los, guarda che non abbiamo tutto il giorno per socializzare con queste due! Quindi, almeno che non te lo porti dietro solo per bellezza, vedi di usare l’arco in dotazione al tuo Colth!» gli urlò infatti Nene.

«Ottima idea Somma Panacea» disse quindi il Sagittario per poi portarsi con un balzo alla distanza giusta per scagliare il suo dardo: «State a vedere, le renderò inoffensive entrambe con un colpo solo!»

Detto fatto; Aiolos scagliò il suo dardo che però passò ad un bel po’ di centimetri di distanza delle due Ninfe che, dopo il primo momento di perplessità si attivarono nel pestarlo. Megara era infatti riuscita a bloccare Los da dietro, mentre Basilissa lo farciva di cazzotti come un cappone nel giorno del ringraziamento.

«Mai pensato ad un tranquillo posto da impiegato invece che fare il saint?»  fu il commento di Nene, mentre il Sagittario sputava un paio di denti andati irrimediabilmente perduti per opera di un dritto di Basilissa.

Comunque, al di fuori di ogni aspettativa, la freccia dorata di Los era andata a segno e infattu si era conficcata nella parte alta della parete rocciosa che delineava la strada, creando una crepa che si era ramificata in ogni direzione.

«Eh? Che cos’è questo rumore? Callisto è già di ritorno?» chiese infatti Basilissa sentendo un boato sinistro.

«No… è… è una frana!» Fu la risposta di Megara, che per la sorpresa allentò la presa sul Sagittario, il quale ne approfittò per liberarsi e lavarsi dagli impicci prima di venire investito dai massi insieme alle due Ninfe, che finirono nello strapiombo.

“Però, alla fine non è poi così scemo. Sagace l’idea della frana!” si ritrovò così a pensare Panacea osservando il Gold che ritornava da lei, mentre si toglieva la polvere dall’armatura.

«Ehi, Nene, visto che culo? E io che avevo sbagliato pure mira! Beh, perché mi guardi così?» disse il Sagittario, notando l’espressione basita di Nene, che disse:

«Ritiro quello che ho pensato. Sion quando ti ha dato l’armatura doveva essersi fatto sicuramente un cannone da paura» per poi continuare il cammino seguita da Los, che nel frattempo si era nuovamente caricato tutti i borsoni.

Fu così che un paio di ore di cammino più tardi i due raggiunsero finalmente la loro meta, ovvero la cima del monte Olimpo.

«Embhè, io non vedo nulla! Dove sono gli Olimpici?» chiese Aiolos osservando il panorama roccioso in cui non si scorgeva anima viva.

«Ma tu, in questi anni, dove hai vissuto?» chiese quindi spiazzata Nene da tanta stupidità.

«Alle Hawaii. Durante la notte degli Inganni avevo fregato il biglietto di Sion per sfuggire alle mire di Saga, perché?»

«Perché se non te ne fossi ancora accorto è prassi comune degli Olimpici quella di munire le loro dimore di barriere anti intrusi, Grande Tempio compreso!» sbottò quindi Nene.

«Ma la tua clinica non ha barriere!» puntualizzò quindi Aiolos.

«Perché a differenza dei miei parenti gestisco un ospedale privato per ricconi e non un covo di fanatici» fu la conseguente risposta di Irene.

«Quindi come facciamo ad accedere alla dimora degli dei se c’è una barriera che ci impedisce anche solo di vederla?» chiese Sagitter perplesso.

«Il mio sangue ci aprirà la via.» e così dicendo Nene fece apparire uno dei suoi bisturi e si ferì un polso, lasciando poi che il suo sangue colasse sul terreno andando a delineare il simbolo di Zeus: un’aquila (sì, Zeus è della Lazio!) il cui sguardo puntava verso uno sperone di roccia. Nene sorrise.

«Aiolos, quello è l’ingresso»

«Io vedo solo una parete rocciosa» commentò il saint, mentre Panny si passava una mano sulla faccia:

«E tu avresti dovuto essere il Grande Sacerdote?Altro che storie, l’umanità deve essere riconoscente a Saga per ciò che ha fatto!»

«Perché dovremmo essere riconoscenti nei confronti di Gemini?» domandò quindi confuso Los.

«Nulla, lascia stare. Piuttosto avvicinati. L’Olimpo non è posto per i mortali, almeno che non siano benedetti dal sangue di una divinità.» e dicendo così Nene si sporcò un dito con il suo sangue per poi tracciare il simbolo della Croce Rossa sulla fronte del Sagittario. Dopo di che rimarginò senza fatica la sua ferita tramite il suo cosmo risanatore.

«O Divina Panacea sono onorato da tale dimostrazione di affetto nei miei confronti! Atena non ha mai versato una goccia di sangue per benedire i suoi guerrieri!» piagnucolò commosso Aiolos soffiandosi il naso.

«Perché tolto Pegaso, voi non siete mai stati altro che carne da cannone. Comunque vedi di non montarti la testa: sono donatrice di sangue» commentò piatta Nene.

«Cosa? Ma dicono che il sangue divino ha poteri miracolosi!» esclamò incredulo il Gold.

Nene fece spallucce: «Che vuoi che ti dica! Fortunato chi l’ha ricevuto! Allora, entriamo?» e Panacea seguita dal suo titubante facchino…ehm, nuovo protetto, svanì all’interno dello sperone indicato dall’aquila, in perfetto stile “Binario 9 e ¾” di Harry Potter (ebbene sì, Aiolos ci sbatté una capocciata d’iniziazione prima di riuscire a passare! Infatti non tutti sanno che Zeus, oltre ad essere un ninfomane è anche un gran burlone nonché fan accanito del famoso maghetto!).

 

Che dire sulla meravigliosa cittadina dimora degli dei oltre a…

«Ma è uguale ed identica al Grande Tempio! Non avrei mai detto che il Santuario di Atene avrebbe mai potuto essere copiato dagli dei! Anche se devo ammettere che l’Olimpo è tenuto molto meglio» esclamò infatti Aiolos osservando le case arroccate sul pendio che portavano al sontuoso Tempio di Zeus in marmo e oro.

«Veramente è il contrario. È stata Atena a fare la copiona data la sua spiccata fantasia. Comunque, tolto questo, come puoi ben vedere per arrivare fin da mio nonno, dovrò passare a trovare tutti i miei parenti. Atena mi è debitrice a vita!» disse quindi Nene, indicando l’undicesima casa che spiccava per l’alone abbagliante che la circondava e il maxi garage che conteneva la collezione di fuori serie del dio del sole.

«Le altre di chi sono?» chiese quindi curioso Aiolos.

«Beh, la prima, nonché la più lontana da Zeus è quella di Ares. Dato che il dio della guerra ha già tentato più volte di sostituirsi al vecchio. Quindi Zeus preferisce non averlo come vicino. Poi metterlo al “primo piano” è un buon deterrente per chi vuole salire per via del suo caratterino non molto conciliante» spiegò Nene, mentre si avviava verso un Tempio Rosso davanti al quale spiccava un campo da calcio ed una sorta di palestra.

«Però, non pensavo che Ares fosse amante dello sport!» commentò Aiolos.

«Diciamo che gli piace tutto ciò che è fisico, dalla box al wrestling, dalle arti marziali al tifo violento negli stadi. È anche un fan accanito della Roma. Anche se a calcio non è un asso. Infatti quando organizzano le partite di calcetto tra gli Olimpici e le altre stirpi divine, finisce sempre espulso dal campo dopo cinque minuti per i suoi falli.» spiegò Nene, mentre due uomini imponenti,vestiti da tamarri, si avvicinavano con fare minaccioso verso i due.

«Ehi tu, maledetta sgualdrina! Dove ti eri cacciata! Ares ti sta cercando dappertutto! E chi è questo damerino?» disse infatti alterato uno dei due, ritrovandosi però a faccia a faccia con Aiolos.

«Come osi! È con la misericordiosa dea della Guarigione che stai parlando, bifolco!»

Il tizio si girò quindi perplesso verso il compare: «Bifolco? E che vuol di?»

«E che ne so, sarà inglese! Mica sono nato studiato io! In ogni caso meniamolo per essere sicuri!» rispose quindi l’altro.

«Ehi, non è necessario arrivare alle mani, il mio inserviente voleva solo essere cortese. Bifolco infatti è un complimento.» intervenne quindi Nene placando gli animi, per poi aggiungere mentalmente  un “Tamarri di Ares, se non sono scemi e palestrati non li assume! Lui ed Atena sono proprio fratelli!”, ed infine dire: « Comunque non credo di essere chi state cercando, infatti io sono Panacea, la nipote di Apollo.»

«Ehi, sai che ha ragione?» disse quindi uno dei due osservando bene una fotografia tirata fuori dalle tasche dei Jeans: «La tipa della foto che cerca il capo ha gli occhi scuri, i capelli lisci e ha più tette.»

«Uh? Fa un po’ vedere… già c’ha più tette!» replicò quindi l’altro strappando la foto di mano al collega.

«Ehm… ora che finalmente abbiamo appurato che la ragazza che cercate ha più tette di me, potreste cortesemente farci passare per la Casa di Ares?» chiese quindi Nene gentilmente (anche se un tic nervoso al sopracciglio destro tradiva un certo nervosismo, mentre si annotava mentalmente di metter anche questo in conto ad Atena).

«Non so, tu che dici? Il capo non c’è e non ci ha detto niente sul far passare o meno la gente da casa sua» disse quindi uno dei due Tamarri al compare, cosa che fece sbottare mentalmente a Irene un “Dannazione, Ares è sempre utile come un due di picche! E adesso chi mi fa fuori Aiolos senza che nessuno si sporchi le mani? Va beh, almeno evito di portarmi tutti i regali da sola fin da mio nonno… il pianoforte pesa!”

«Beh se non ci ha detto nulla, possiamo farli passare. Intanto a noi che ce frega. Poi se questa è Panacea non voglio grane con Apollo, che poi non ci fa più usare il suo solarium. Comunque per sicurezza menerei sto sfigato, tanto per far vedere che il minimo sindacale lo abbiamo fatto» considerò quindi l’altro, mentre sul viso di Nene si stampava un sorriso subdolo:

«Affare fatto.»

«Cosa? Io non sono minimamente d’accordo!» sbottò quindi Aiolos.

«E dai Los,che ti costa farti malmenare un po’! Per Atena lo fai sempre e per me che ti ho posto pure sotto la mia protezione non lo fai?» lo ruffianò Panny sbattendo gli occhioni lilla.

«Oh somma Panacea, ma voi tenete così tanto a me da essere gelosa di Atena?» disse quindi il saint commosso, prendendo le mani di Nene tra le sue con gli occhi luccicanti.

«…» fu il commento di Nene mentre le compariva un enorme gocciolone sella fronte.

«Allora se le cose stanno così per voi farò questo ed altro!» esclamò quindi il Sagittario gasato ed in posa da paladino della giustizia (stile sailor moon per intenderci).

«Qualcuno lo ricoveri» commentò Panny rassegnata, per poi però aggiungere alla vista dei due Tamarri che, felici come due bambini con un nuovo giocattolo, davano il via al pestaggio del saint, un: «Ma non vi concedo di giocare con lui per più di 20 minuti, che poi dobbiamo andare, intesi?» per poi accomodarsi su una panca di pietra e godersi lo spettacolo di Aiolos che faceva le veci dei bronzini lasciando il suo stampo su tutte le colonne dell’ingresso del Tempio di Ares con un sorriso ebete sulla faccia.

 

 

XXXXXXXXXXXXXXXXX

 

Chiedo scusa per il periodo di sospensione della fic, ma purtroppo non ho più avuto né il tempo né l’ispirazione a causa di motivi personali.

 

Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno seguito e recensito le mie storie, con la speranza di riuscire a farvi ancora divertire.

 

Epicuro.

  
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