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Autore: bic    04/09/2013    0 recensioni
La battaglia è finita e le ferite vanno sanate siano esse fisiche o spirituali
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Vuoto.

Davanti a quel corpo sento il vuoto raggiungere i punti più profondi di me.
Mia madre china aggrappata a mia sorella, io in piedi, non so nemmeno da quanto tempo, fermo, immobile, lo sguardo fisso su quel viso, il mio stesso viso.
Un solo pensiero: - Idiota apri quegli occhi, è uno scherzo di merda, apri quegli occhi.
Ma gli occhi restano chiusi.

Vuoto.
I suoi occhi sono vuoti: guarda quel viso identico al suo, ma non sembra vederlo davvero, sembra che voglia prenderlo a pugni per essere andato avanti senza di lui, sapevo che sarebbe stato qui, lo conosco troppo bene, mi fa male vederlo in questo stato.

Una mano si avvicina alla mia, la stringe, è una mano forte, ma delicata, è una mano che conosco da tanti anni, l’ho stretta centinaia di volte, per salutarsi, per esultare dopo un goal durante una partita di Quidditch, anche per ballare, una volta.

Non posso farne a meno, sono venuta per questo: devo stargli vicina, anche se è doloroso, anche se vorrei scappare via per non vederlo così.

La mano è ferma, ma il suo corpo è scosso da singhiozzi silenziosi.

Non riesco a trattenermi, piango per quel corpo freddo e inerte, per lui,  per tutti noi, per coloro che non ci sono più e per quelli che porteranno per sempre dentro di loro e sulla loro pelle ferite indelebili.

La mano è tiepida e intreccia le dita alle mie fredde, immobili.

Ha le dita ghiacciate.

Sento che il mio braccio viene trascinato e lentamente comincio a muovermi. Dopo ore fermo ho perso la sensibilità alle articolazioni e mi ci vuole un po’ perché il cervello ordini ai miei piedi di mettersi in movimento.

Non so per quanto tempo sia stato qui immobile, ora voglio che venga con me, voglio che lasci questo luogo di morte, voglio che sul suo viso spunti di nuovo quel ghigno malandrino, ma so che ci vorrà tempo.

Non riesco ad alzare lo sguardo, vedo solo gli anfibi neri che si muovono lentamente e le mie scarpe da tennis  che li seguono riluttanti.

Mi segue e lo trascino attraverso i corridoi anche se cammino sempre più lentamente.

In altre circostanze avrei sollevato lo sguardo per vedere un po’ più su degli anfibi, per osservare quelle gambe che adesso avanzano stanche, ma che in altre circostanze, fasciate dalla tuta aderente della squadra, hanno fatto emettere più di un fischio di ammirazione a molti studenti e hanno spinto Lee a domandarle un appuntamento almeno una volta alla settimana.
Invece i miei occhi sono lì, fermi sui suoi anfibi e ancora mi chiedo cosa mi abbia spinto a seguirla, ma in realtà lo so, so perché stringo questa mano come se fosse l’unica cosa che mi ancora alla realtà, so che nessun altro sarebbe riuscito ad allontanarmi da lui: né mio padre, né i miei fratelli, solo lei.

Chissà se si rende conto che voglio portarlo alla Torre di Grifondoro, chissà cosa è rimasto della Torre di Grifondoro.
Siamo sempre stati grandi amici lei ed io, anche quando usciva con Baston e prima ancora con …, no, fa troppo male pensarci ora.

Siamo sempre stati grandi amici, ma mi sono resa conto mentre eravamo separati che avevo bisogno di lui più di quanto ne avessi di Alicia o di Katie.

Si ferma, mi accorgo solo ora che il suo passo si è fatto più lento e stanco, si appoggia alla parete del corridoio, poi scivola a sedere ed io non posso fare altro che accoccolarmi accanto a lei.

Non ce la faccio più, Madama Chips aveva ragione, quando mi ha detto di riposare visto che avevo rinunciato alla Pozione Rimpolpasangue perché la prendesse Lavanda. Chissà se si riprenderà. Devo riprendere fiato, mi siedo per terra, gli devo una spiegazione, ma è difficile parlare:

- Volevo portarti in un posto tranquillo, dove potessimo stare un po’ da soli, dove ti potessi sfogare, ma non ci riesco, mi dispiace.
La sua voce è poco più di un sussurro e solo ora che sollevo lo sguardo vedo il suo volto mortalmente pallido. Ha una fasciatura intorno alla testa, l’altro braccio legato al collo e una macchia rossa si sta estendendo sulla maglietta sporca e strappata.

Merda, mi sta guardando come se fossi uno zombie, so di non essere uno splendore, ma non pensavo di fare tanto schifo, ok, mi sento uno schifo, quindi probabilmente è così che appaio anche da fuori.

- Ma a cosa diavolo pensavi? – La mia voce è roca e dura, più di quanto volessi.

Per lo meno ha parlato, è già qualcosa.

Prende un lungo respiro: - Sapevo che avevi bisogno di me, così sono scappata dall’infermeria. – Il sorriso mesto non raggiunge gli occhi gonfi e stanchi.
- Stupida! – ma sa che non lo penso.

Mi prende in braccio come se fossi una bambola, non pensavo fosse così forte, non posso fare a meno di appoggiare la testa contro il suo torace, da questa posizione riesco a studiare il suo volto duro, impietrito, cosa ne è stato del ragazzo scanzonato che conoscevo?

La sollevo, sembra molto più leggera di quanto pensassi: è più magra di come la ricordavo. La riporto in infermeria, Madama Chips non dice nulla: è esausta, mi indica un letto.
- Resti qui con me?
Annuisco, faccio per prendere una sedia, ma lei si fa piccola piccola: - Vieni qui, vicino, non credo che la Chips avrà da ridire. – Pigola che sembra un pulcino e di nuovo la accontento. Mi sdraio accanto a lei che subito mi stringe a sé. Affondo il viso nell’incavo del suo collo, aspiro la sua essenza e sento che qualcosa sta riempiendo il vuoto.

Ora so che ha bisogno di me, inizio ad accarezzargli i capelli e aspetto, in silenzio.

Inizia ad accarezzarmi i capelli e sento qualcosa sciogliersi dentro, un nodo mi sale in gola, gli occhi si inumidiscono e so che ora posso lasciarmi andare. La stringo e piango.

Mi stringe forte e finalmente piange.
Guarirà.
  
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