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Autore: istrice_riservato    04/09/2013    6 recensioni
I fatti descritti in questa storia sono immaginari. Ogni riferimento a cose o persone reali è puramente casuale. I personaggi sono ispirati a persone realmente esistite.
“[...] Esasperato da quella situazione, dalle risate dei tre e dai rombi delle loro moto, puntò i piedi a terra, con stizza.
« Dato che sembra abbiate benzina da sprecare, perché qualcuno di voi non mi porta a casa? » urlò rivolto ai tre, che subito si girarono nella sua direzione. Lo squadrarono per un brevissimo istante dalla testa ai piedi, prima di scoppiare a ridere. Stando alle loro espressioni, nemmeno avevano riconosciuto il ragazzo che aveva attratto la loro attenzione. Del resto, come potevano Malik, Styles e Tomlinson ricordarsi di lui, lo studente preferito di qualunque professore del loro vecchio liceo? [...]”

[Zayn Malik/Liam Payne non esplicito; se non piace il genere potete anche evitare di leggere]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '«Right next to you, Liam». (Ziam Mayne)'
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A Claudia, perché mi ascolta sempre quando le parlo di tutte le cose che voglio scrivere
e perché, spesso e volentieri, mi dà prompt senza nemmeno saperlo.
A Serena, perché legge sempre le mie slash nonostante non sia amante del genere
e perché è un persona stupenda ed io le voglio davvero tanto bene.
A Martina, perché è tanto tenera e dice sempre che non sa scrivere, quando poi è il contrario
e perché, l'altra sera, ci siamo fatte la guerra su Whatsapp a forza di foto di Zayn Malik.
A Sara, un'amica di vecchia data, persa e poi ritrovata, che ho portato di mia mano nel tunnel degli One Direction.
E non importa se non leggerà mai questa dedica, perché io gliel'ho comunque fatta con tutto il mio cuore.





I


Liam stava aspettando che Niall passasse a prenderlo. Passeggiava avanti e indietro per la sua stanza, fermandosi ogni tanto davanti allo specchio per controllare che i suoi capelli castani ed i suoi vestiti fossero in ordine. Era sempre stato un po’ vanitoso, ci teneva ad apparire carino e presentabile quando usciva la sera, anche se non l’aveva mai confessato apertamente.
Il cellulare sul comodino vibrò due volte, segnalando l’arrivo di un nuovo messaggio e si affrettò a recuperarlo, curioso di scoprire chi era il mittente e cosa volesse.
 

Tardo cinque minuti, scusami!

 
Scosse la testa, sorridendo lievemente allo schermo. Niall era sempre il solito, con i suoi soliti – e famosi – cinque minuti di ritardo. Erano un suo marchio di fabbrica, in un certo senso.
 

Strano, di solito sei sempre puntualissimo!

 
Digitò velocemente la risposta ironica e s’infilò il cellulare in tasca. Scese al piano inferiore della casa, direzione salotto ma, quando passò davanti alla porta della cucina, la madre Karen richiamò la sua attenzione.
« Non dovevi uscire? »
Liam allargò le braccia, mostrando alla donna che fosse vestito di tutto punto per uscire. « Infatti sono pronto. Sto solo aspettando che Niall passi a prendermi ».
« E a che ora dovrebbe passare? »
« In questo preciso istante, in teoria » disse il castano, guardando l’orologio che portava al polso sinistro, « Ma mi ha appena mandato un messaggio, dicendo che è in ritardo… »
« …Come suo solito » completò, per lui, Karen. Tutti, in quella casa, conoscevano il difetto numero uno del migliore amico del piccolo Payne, anche i muri.
La donna si alzò dalla sedia e si avvicinò al figlio. Gli lisciò il tessuto della maglietta sulle spalle, gli accarezzo le guance ed i capelli, poi si sollevò sulle punte dei piedi per lasciargli un morbido bacio sulla fronte.
« Liam, mi raccomando… Stai attento. Se vuoi bere, bevi poco e non mischiare cose diverse, che poi stai male. Anzi, sarebbe meglio che bevessi qualcosa di analcolico, così vai sul sicuro… »
Il ragazzo roteò gli occhi, ridacchiando. Aveva diciannove anni, ormai venti, e sua madre ancora lo trattava come un bambino di cinque.
« …E stai attento al bicchiere, tienilo sempre sotto controllo e non abbandonarlo per nessun motivo. Qualcuno potrebbe buttarci dentro qualcosa e poi ricordat- »
« Mamma » la richiamò lui, poggiandole le mani sulle spalle e guardandola dritta negli occhi, nascosti dietro gli occhiali da vista, « Sono mai tornato a casa ubriaco? » e rimase in silenzio giusto il tempo di vederla fare ‘no’ con la testa, prima di continuare nel suo discorso: « Ecco, vedi? Sono perfettamente in grado di badare a me stesso. Non serve preoccuparsi inutilmente ».
Karen avrebbe voluto ribattere, dire di qualcosa di molto simile al famoso cliché “Io mi fido di te; è degli altri che non mi fido” ma, quando il suo – ormai non più – bambino le regalò un bellissimo e rassicurante sorriso, non riuscì più a spiccicare alcuna parola e si limitò a sorridergli di rimando, un attimo prima di abbracciarlo e stringerlo forte a sé, proprio come faceva quando Liam era piccolo ed alla costante ricerca di coccole ed attenzioni. Il ragazzo si fece abbracciare ed abbracciò la madre a sua volta, appoggiandosi con il mento sulla testa di lei e si staccò solo quando il campanello suonò, trovandosi costretto ad andare ad aprire la porta.
« Ehi, Nialler! » esclamò contento, vedendo l’amico sulla soglia.
« Liam » lo salutò il biondo, facendo un debole cenno con il capo. Alle spalle del castano apparve la signora Payne, che si affrettò a salutare calorosamente l’amico del figlio, il quale rispose con uno strascicato « Buonasera, Karen ».
« Mamma, noi andiamo » fece Liam.
« Va bene » annuì la donna, « E, mi raccomando… »
« Karen » la bloccò il ragazzo, prima che lei ricominciasse un’altra volta con tutte le sue inutili preoccupazioni.
Ammutolì di fronte al figlio che la chiamava per nome. Sapeva bene che lo faceva solamente quando era stanco di sentirsi ripetere le solite cose ed era sul punto di spazientirsi, così si affrettò a rimediare.
« Sì, hai ragione. Mi preoccupo sempre troppo ».
Liam la guardò, grato di aver capito la sua situazione, e le lasciò un bacio sui capelli biondi e lisci. Seguì poi Niall verso la sua macchina, momentaneamente parcheggiata alla fine del breve vialetto che attraversava il giardino di casa Payne, e prese posto dal lato del passeggero. Allacciò la cintura, prendendosi la libertà di accendere l’autoradio, come faceva in tutte le automobili su cui metteva piede. Subito la musica riempì l’abitacolo e, non appena riconobbe la canzone che stava passando in quel momento – That Power di Will.I.Am e Justin Bieber – , imprecò tra i denti.
« Oh, Justin! » trillò Niall entusiasta, alzando il volume della radio ed iniziando a cantare, quasi urlando.
A quella visione, il castano si passò un mano sul viso, sconsolato, e si maledisse mentalmente per aver acceso l’autoradio.
 

* * *

 
« Che palle, quando diavolo arriva Louis? » borbottò Harry, la canna che aveva acceso poco prima tra le dita.
Zayn, seduto per terra, con la schiena poggiata contro il letto su cui era comodamente steso l’amico, si voltò verso di lui. « Non ne ho idea, Haz ».
Il riccio sospirò, aspirando poi un’altra boccata di fumo dolciastro.
« Hai intenzione di condividere quella canna, oppure te la vuoi fumare tutto da solo? » protestò il moro, con un sopracciglio lievemente inarcato rispetto all’altro.
« Credo proprio che me la fumerò in completa solitudine, qui, steso sul tuo letto, mentre tu mi guardi » gli rispose, portandosela nuovamente alla bocca.
Il moro scattò in piedi, nella convinzione di rubargli la canna di mano, senza tenere conto degli ottimi riflessi di Harry, i quali lo portarono ad alzarsi a sua volta e ad alzare in aria la mano in cui teneva la canna, in modo che Zayn non riuscisse ad arrivarvi perché più basso di lui. Provò, per qualche istante, anche ad arrampicarsi – nel vero senso della parola – sul riccio, ma non arrivò mai all’oggetto dei desideri, fermandosi invece all’altezza dei polsi del ragazzo di fronte a lui che rideva divertito dei suoi inutili tentativi.
« Oh, vaffanculo! » disse alla fine, girando i tacchi ed avvicinandosi alla scrivania su cui aveva abbandonato accendino e sigarette. Aprì il pacchetto, estraendone una e mettendosela tra le labbra. Stava per accenderla quando sentì il petto di Harry aderirgli alla schiena e la testa poggiarsi sulla sua spalla. La sigaretta venne sfilata dalla sua bocca dalla mano libera del riccio, mentre l’altra la sostituì con la canna. Zayn aspirò, sentendo il fumo scendergli lungo la trachea ed arrivare fino ai polmoni, poi lo buttò fuori in una piccola nuvola biancastra.
« Contento, Zay? »
Il moro si voltò verso di lui e, con un scatto veloce, finalmente, riuscì ad impossessarsi della canna. Prese una nuova boccata di fumo, abbassando le palpebre sugli occhi castani ed aggrottando la fronte.
« Ora sì » rispose, mentre sputava il fumo dritto in faccia ad Harry.
Quando giunse al termine, spense quello che ne rimaneva nel posacenere sul davanzale della finestra aperta, appena un attimo prima che Doniya e Safaa, due delle sue tre sorelle, entrassero nella stanza.
« Zay, doman- » iniziò a dire la più grande, ma si bloccò non appena sentì l’odore di fumo entrargli prepotentemente nel naso. Lanciò uno sguardo di fuoco al fratello – che si strinse nelle spalle, fingendosi innocente – ed all’amico, per poi salutare quest’ultimo.
Nel frattempo, Safaa si era aggrappata alla gonna della sorella e guardava Harry di sottecchi, arrossendo ogni volta che lui la scopriva a guardarlo oppure le sorrideva.
« Vabbè… » riprese a parlare Doniya, « …Domani sera mi accompagni ad un compleanno? »
« Di chi? » indagò Zayn.
« Di una mia amica » disse la ragazza, abbassando lo sguardo sul pavimento.
« Di chi? » ripeté il moro. Non era stupido, sapeva che la sorella gli stava palesemente mentendo.
« D-di… Jake » ammise alla fine, in un sussurro, la ragazza.
Zayn la guardò, trattenendo a stento una risata.
« Allora? Mi accompagni sì o no? »
« Non puoi prendere la macchina ed andarci da sola come fai di solito? »
Doniya sbuffò. « Se prendo la macchina non posso bere, Zayn! »
« Allora non bere ».
La ragazza sbatté un piede per terra, indispettita, e camminò verso il fratello. « O domani sera mi accompagni al compleanno e mi vieni anche a riprendere, o io spiffero a mamma che cos’è questo odore… Chiaro? » lo minacciò, puntando un dito contro il suo petto.
Il moro sbiancò a quella frase, deglutendo a vuoto.
« Perché che cos’è quest’odore, Don? » cinguettò Safaa improvvisamente.
La maggiore dei Malik presente in quella stanza boccheggiò sorpresa, senza sapere cosa rispondere a quella domanda.
« Probabilmente è un odore che viene da fuori… » Harry si avvicinò alla piccola, accovacciandosi per essere alla sua stessa identica altezza, « … Vedi? La finestra è aperta »
La bambina annuì, distogliendo gli occhioni blu da quelli verdi del riccio.
Doniya lo ringraziò con un sorriso appena accennato, poi si voltò nuovamente verso Zayn, con le mani sui fianchi. « Quindi? »
« D’accordo, ti accompagno! » esclamò quello, esasperato e messo alle strette dalla sorella, che saltellò sul posto, battendo le mani.
« Sei il mio fratello preferito! » trillò, baciandogli affettuosamente una guancia.
« Per forza, sono l’unico » borbottò lui, mentre Doniya e Safaa lasciavano la sua stanza.
Non appena la porta si fu chiusa alle spalle delle due, Harry si lasciò andare ad una risata incontrollata.
« Non ti facevo così sottomesso alle tue sorelle, a dire il vero! » commentò divertito.
« Sta’ zitto, Harry! » Zayn lo fulminò sul posto « E smetti di comportarti in quella maniera con Safaa! »
« Perché, come mi comporto? »
« Lo sai come ti comporti. Lo sai » ed incrociò le braccia al petto.
Il riccio si prese il labbro inferiore tra i denti bianchi, nel tentativo di non rimettersi a ridere ma, ogni suo buon proposito, andò a farsi benedire.
« Certo, certo… Ridi pure » disse Zayn con tono ampiamente scocciato.
« Sei geloso da far schifo » lo schernì l’amico.
« Sono le mie sorelle. È normale che sia geloso » puntualizzò il moro, buttandosi sul letto a peso morto.
Nella stanza regnò il più completo silenzio per qualche minuto, fin quando Harry non si decise ad interromperlo.
« Zay, ho fame ».
« È solo fame chimica, tra poco passa ».
« Ma io ho fame » cantilenò il riccio.
Zayn si alzò in piedi, sospirando. « Va bene, andiamo a cercare qualcosa da mangiare ».
I due ragazzi abbandonarono la camera da letto del maggiore, per sostituirla con la cucina. Frugarono nella dispensa, finché non trovarono un pacco di biscotti e si sedettero al tavolo per mangiarne un paio a testa. All’improvviso, un piccolo tornado di nome Safaa Malik entrò in cucina, interrompendo la tranquillità che vi alleggiava. Si arrampicò sul fratello, sedendoglisi in braccio.
« Zay, Zay! » urlò « È arrivato Louis! »
E, proprio in quel momento, Louis fece squillare una volta il cellulare di Zayn, per informarlo del suo arrivo. Il moro fece un cenno rapido ad Harry, che si affrettò ad andare a recuperare i loro caschi da moto, per poi uscire di casa in sua compagnia, senza dimenticare di salutare la famiglia. Trovarono il castano a cavallo della sua moto, il casco attaccato la manubrio ed il cellulare tra le mani.
« Ehi, Lou! » salutò Zayn, subito seguito da Harry. « Tiro fuori la moto dal garage, arrivo subito » e si dileguò per un breve istante, per poi riapparire immediatamente in compagnia del suo mezzo di trasporto.
« Andiamo? » chiese Louis.
Subito, gli altri due si affrettarono ad annuire. Poi il riccio si schiarì la voce, prima di porre una domanda.
« Io con chi salgo? »
Zayn e Louis si guardarono negli occhi, indecisi.
« Vieni, forza » lo invitò poi il moro, facendo un cenno verso il retro della moto.
Harry si affrettò ad infilare il casco e a salire sulla moto di Zayn. Fatto questo, i tre partirono, dando finalmente il via alla loro serata.
 

* * *

 
Per Liam, la serata stava andando decisamente alla grande. O meglio, era andata decisamente bene fin quando non aveva perso Niall in mezzo alla folla del locale e non era più riuscito a trovarlo. Si era dileguato, come se fosse stato fatto di fumo.
Il ragazzo tirò fuori il cellulare e sbuffò, notando che non c’era campo. Sicuramente, l’impianto audio creava interferenza con la linea telefonica. Si fece spazio tra la gente, guardandosi intorno nella speranza di scorgere il biondo da qualche parte, e si diresse verso l’uscita. Una volta all’aria aperta, provò nuovamente a rintracciare l’amico, senza però successo dato che, ogni volta, cadeva la linea dopo appena uno squillo. Portò le mani alla testa, massaggiandosi le tempie con movimenti circolari, e pensando ad una soluzione plausibile per risolvere la faccenda in cui era finito.
All’improvviso, nell’assurdo silenzio di quella notte, sentì il rombo di due moto e, d’istinto, si guardò intorno, accorgendosi solo in quel momento che, dall’altra parte della strada, c’erano tre figure, completamente avvolte dal buio. Solo quando queste si spostarono, venendo illuminate dalla fioca luce di un lampione poco distante, le riconobbe: altri non erano che Louis Tomlinson, Harry Styles e Zayn Malik. Era circa un anno che non li vedeva e si stupì di quanto i tre fossero cambiati, fisicamente. La stessa cosa, però, non si poteva dire del loro carattere e del loro modo di divertirsi perché, proprio in quell’istante, esattamente come ai tempi della scuola, iniziarono ad impennare con le loro moto, tanto per mettersi in mostra con quelle poche persone che passavano di lì per caso o che erano uscite dal locale per prendere una boccata d’aria fresca.
Liam li guardò per qualche minuto, poi provò di nuovo a chiamare Niall, ma non riuscì a mettersi in contatto con lui nemmeno quella volta, perché il cellulare dell’altro risultava non raggiungibile. Esasperato da quella situazione, dalle risate dei tre e dai rombi delle loro moto, puntò i piedi a terra, con stizza.
« Dato che sembra abbiate benzina da sprecare, perché qualcuno di voi non mi porta a casa? » urlò rivolto ai tre, che subito si girarono nella sua direzione. Lo squadrarono per un brevissimo istante dalla testa ai piedi, prima di scoppiare a ridere. Stando alle loro espressioni, nemmeno avevano riconosciuto il ragazzo che aveva attratto la loro attenzione. Del resto, come potevano Malik, Styles e Tomlinson ricordarsi di lui, lo studente preferito di qualunque professore del loro vecchio liceo?
« Ti accompagno io ».
La voce decisa di Zayn squarciò l’aria, interrompendo le risate degli altri due, che lo guardarono perplessi, prima di comprendere che il moro stesse facendo sul serio.
« Va-va bene » balbettò a quel punto Liam, decisamente colto alla sprovvista. Non si aspettava che gli altri dessero conto a quella sua proposta alquanto bizzarra ma, soprattutto, non si aspettava che proprio lui, tra i tre, si offrisse come volontario per riaccompagnarlo a casa. Si avvicinò a Zayn ed alla sua moto in maniera alquanto titubante. Il moro prese il casco – precedentemente attaccato al manubrio – e glielo porse, suggerendogli di indossarlo, e salì sulla moto, attendendo poi che anche il castano facesse lo stesso.
« Ti consiglio di reggerti » fece, iniziando a girare la manopola dell’acceleratore, « …E di indicarmi la strada di casa tua, dato che non ho la minima idea di dove abiti ».
Circa venti minuti più tardi, i due si trovavano davanti a casa Payne. Non appena Zayn spense la moto, Liam scese e si tolse il casco, per poi restituirlo al proprietario. Le gambe gli tremavano per via del viaggio appena concluso: non era mai salito su una moto del genere prima di quella sera e andare alla velocità sostenuta con cui il moro aveva guidato per le strade della città era stata un’esperienza tutta nuova per lui. Per non parlare di quando avevano affrontato la prima curva: Zayn aveva piegato così tanto che Liam si era ritrovato a chiudere gli occhi dalla paura.
« Beh… Allora grazie per il passaggio » gli disse. Fece poi per voltargli le spalle, ma venne bloccato dalla mano dell’altro sul suo polso.
« Te ne vai così, senza nemmeno presentarti? » domandò Zayn; il sorriso, che Liam ben ricordava fin dai tempi della scuola, stava lentamente apparendo sul suo volto.
« A dire il vero, noi ci conosciamo già » ammise il castano, abbassando lo sguardo sul cemento al di sotto dei suoi piedi. « O meglio, io ti conosco ».
Il moro lo guardò con attenzione, cercando qualche particolare che lo riportasse ad un nome ed un cognome da attribuire al ragazzo di fronte a lui, senza successo.
« Beh, del resto, come può Zayn Malik ricordarsi di uno come Liam Payne? » commentò il piccolo, vedendo che l’altro non dava alcun segno di ricordarsi di lui.
« Io, io… » provò a giustificarsi Zayn, « …Mi dispiace ».
Il castano si strinse nelle spalle, « Non ha importanza. Buonanotte, Zayn ». Si schiarì la voce, un attimo prima di aggiungere: « E grazie ancora per avermi riaccompagnato a casa ».
Camminò verso il portone di casa, estraendo le chiavi dalla tasca dei jeans, lasciando Zayn a maledirsi per non essersi mai accorto prima di quel momento di un paio di occhi così belli e dolci come quelli che aveva Liam.







 
 


N d A
Mmh, sì… Buonasera, gente!
Già sono di nuovo qua, ad intasare il fandom con la mia porcheria. Perché è porcheria la mia, è ovvio.
E quindi, mi trovo qui, a postare la mia prima slash a più capitoli.
Ho diverse cose da dire di questa storia che mi sto trovando a postare e faccio un elenco puntato, nella speranza di ricordarle tutte, dalla prima all’ultima:

  • Questo è il primo capitolo di una minilong che, nella mia testa, dovrebbe essere composta da 5/6 capitoli. (Considerando però che mi ero ripromessa che non avrebbe visto la luce finché non l’avessi scritta completamente ed invece sono qui a postare il primo capitolo, tutto potrebbe cambiare con un soffio di vento.);
  • È Ziam, of course… perché entrambi mi creano seri problemi e perché sono i miei bambini;
  • Non so quando posterò gli altri capitoli, nonostante il secondo sia già bello che pronto e solo da ricopiare al pc;
  • Il rating arancione è provvisorio, potrebbe quindi variare con l’andare avanti della storia e spero che questa cosa non dispiaccia ai lettori;
  • Il titolo è una frase di “Mirrors” di Justin Timberlake – awh, quanto amo quel bambino e quella canzone  e mi è venuto in mente mentre guardavo i VMA ed hanno inquadrato i ragazzi proprio durante questa frase e Zayn la canticchiava. Ha un senso ben preciso all’interno della storia – che io già conosco e che, prima o poi, verrete a sapere anche voi;
  • È una storia piena di schifosissimi cliché sentiti e risentiti, ma è nata così nella mia testa e non ho assolutamente intenzione di cambiarla. Se non vi piace, arrangiatevi.

 
Ok, ho detto tutto quello che avevo da dire.
Spero vi piaccia, spero in una recensione… Ma mi accontento anche di una semplice lettura.
Spero non ci siano errori di battitura, dato che ho da poco concluso di ricopiare il capitolo al pc.
Grazie mille e alla prossima. <3


 

   
 
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