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Autore: bettachan    04/09/2013    2 recensioni
Questa storia è ambientata dopo la sconfitta di Cell e si concentra su ciò che il 'piccolo' Gohan ha vissuto da questa esperienza.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gohan, Piccolo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi di nuovo ad aggiornare, ho voluto approffittare del fatto che ho 'ripreso la mano' per affrettarmi ad aggiornare in previsione di futuri periodi di magra. Devo confessare che questa storia mi sta deludendo per come la sto portando avanti perchè si è enormemente allungata da come l'avevo concepita all'inizio, ma d'altronde non ho potuto fare altrimenti, sentivo infatti la necessità di conferirle un tocco 'naturale', realistico se vogliamo e questi pezzi 'extra' per me sono stati fondamentali. Spero che  questo lungo 'tira e molla' non metta a dura prova la pazienza dei miei lettori, che ringrazio di cuore per i continui incoraggiamenti, e che la storia possa continuare ad appassionarvi. Muovere e far parlare personaggi che non sono propri, mantenendoli il più fedeli possibili alla storia originale, è davvero una gran faticaccia.
Termino questo breve soliloquio con un 'buona lettura'.
A presto.


Nel silenzio che suscitò la sua domanda, Gohan continuò a ripetersi dentro la parola ‘padre’ come se fosse un termine sconosciuto a cui non riusciva a dare un significato. Padre...padre..lui aveva un padre? Certo, altrimenti come gli sarebbe venuta in mente una simile domanda. Allora come mai gli riusciva naturale parlare di sua madre e non altrettanto di suo padre? Forse perchè non aveva un buon rapporto? Forse lo odiava? In questo caso quale poteva esserne stata la ragione? Un’incomprensione? Una violenza? E se era orfano? Se non avesse mai conosciuto suo padre? Questo forse poteva spiegare la sua difficoltà a parlarne e il non essere in grado di ricordarne il volto proprio perchè probabilmente non lo aveva mai visto. Ma allora perchè si accaniva così? Era davvero così importante per lui saperlo? Non sarebbe stato più facile mandare tutto al diavolo e continuare a vivere quella nuova vita? In fondo poteva farlo, nessuno glielo avrebbe impedito. Ora che ci pensava, perchè si stava arrabbiando così tanto? Prima era sereno, tranquillo, mentre adesso a forza di pensare a cosa ricordare e perchè, gli era venuto un forte malessere interiore, un’insofferenza a cui non riusciva dare una ragione. Forse erano tutte quelle attenzioni e premure che riceveva da gente che conosceva da poco lo stavano irritando, o forse quell’insistenza non dichiarata apertamente di spingerlo a ricordare. Magari era davvero meglio non ricordare il passato, ma sapeva benissimo che in fondo l’idea di avere qualcuno, che sia una madre o un padre ad attendere il suo ritorno era confortante e rassicurante, in qualche modo lo salvava da quella solitudine che segnava la sua attuale condizione; ma se invece fosse solo un modo per nascondere la sua vigliaccheria? Se non fosse stato per la voce di Crilin a riportarlo in sè, Gohan si sarebbe perso tra interrogativi e contraddizioni e non sarebbe riuscito a tornare indietro.

“Gohan cosa ti succede? Stai bene?”- il ragazzo si limitò a guardarlo senza rispondere –“ Ti sei azzittito d’un tratto e sei rimasto immobile per così tanto tempo..”-Crilin di fronte al continuò silenzio di Gohan, gli mise le mani sulle spalle e lo scosse –“ Cos’hai? Rispondimi!”-

“Lasciatemi in pace!” –disse in un impeto di collera, scansando violentemente Crilin e correndo via.

“Ma cosa gli è preso?” –domandò Yamcha

“Non lo so, ma dobbiamo seguirlo, sento che sta per fare una sciocchezza!”- e detto questo l’intero gruppo si mosse all’inseguimento di Gohan, questi nel mentre si era rinchiuso nella propria stanza e accasciato per terra, schiena contro il muro, si era rannicchiato cercando di ritrovare il controllo di sè in mezzo a quell’incessante richiamare e sbattere alla porta.

“Basta! Lasciatemi in pace! Piantatela!” –urlò con quanta voce aveva in corpo.Quello scoppio d’ira spaventò Crilin e gli altri.

“Ma cosa è successo a Gohan? Sembra un altro..”

“è meglio chiamare Junior, è l’unico che possa farlo tornare in sè.”- Yamcha e Tensing corsero subito a chiamare Junior mentre Crilin rimase davanti alla porta della stanza di Gohan. L’attesa non fu lunga, Junior infatti si era precipitato subito e con piglio deciso cominciò a martellare la porta.

“Gohan!”

La voce di Junior ebbe su Gohan l’effetto di una scarica elettrica perchè questi si alzò subito di scatto.

“Gohan che succede?”

“........”

“Apri immediatamente questa porta!”

“No!”- Junior rimase stupito dall’aggressività dell’allievo; quella era la prima volta che osava disubbidirgli- “Apri la porta! Se non ti sbrighi ad uscire la butterò a calci!”

“Lasciami in pace! Si può sapere che volete tutti da me? Da quando sono arrivato qui non hai fatto altro che starmi incollato, non sei mio padre che devo obbedire ai tuoi ordini! Che ne vuoi sapere di me? Tu non sei nessu..”-s’interruppe improvvisamente; il silenzio che era calato dall’altra parte lo fece pentire delle parole che aveva rivolto a Junior. Un profondo senso di colpa si impadronì di lui, avrebbe voluto rimangiarsi tutto ma ormai era troppo tardi per tornare indietro. Il nuovo tentativo di Junior di sfondare la porta gettò Gohan nel panico, il quale vide come unica via d’uscita la fuga. Quando finalmente irruppero nella stanza di Gohan non c’era più alcuna traccia; era scappato. Gohan era fuggito in volo senza badare a dove si stesse dirigendo, con il solo desiderio di allontanarsi quanto più possibile dal Palazzo del Supremo, e soprattutto da Junior. Si accorse di quanto stava facendo quando si ritovò a volare sopra Satan City, un’enorme città che già aveva avuto modo di vedere. Egli continuò a volare finchè non ebbe trovato un luogo adatto ove atterrare senza farsi vedere. Il luogo che scelse fu un vasto parco, abbastanza per non essere troppo affollato, e ricco di vegetazione tanto per nascondersi. Atterrò su un folto cespuglio di foglie fitte e dure che lo riempirono di graffi qua e là, ma che gli consentirono di passare inosservato senza che nessuno facesse caso da dove fosse spuntato. Uscito dal suo nascondiglio fu investito dai raggi del sole che piacevolmente riscaldarono il suo corpo, accompagnati da una leggera brezza che rendeva assai piacevole la giornata per chi avesse scelto di passarla in mezzo al verde. Da dove si trovava poteva vedere al centro un vasto lago che rifletteva il cielo azzurro, mentre sia a destra che a sinistra vi era un sentiero asfaltato, uno univa le due zone del parco separate dal lago attraverso un ponte in legno, l’altro si avventurava tra una ricca vegetazione senza riuscire a capire dove effettivamente portasse. Gohan, dopo aver riflettuto, decise di dirigersi verso il ponte, provando una strana sensazione di piacere mista a paura, forse perchè quella era la prima volta che si avventurava da solo nel mondo esterno. Camminò molto lentamente per godersi la bellezza della natura circostante e quando infine giunse al centro del ponte si fermò a rimirare la propria immagine riflessa nell'acqua finchè delle carpe non vennero ad increspare la superficie. Gohan rimase estasiato da quelle creature che così sinuosamente e con tanta grazia si muovevano in quell'elemento. Si mise le mani in tasca per controllare se avesse per puro caso qualche spicciolo appresso; contrariamente alle sue speranze il bottino era misero ma sufficiente per comprare qualche briciola da dare ai pesci. Individuato un venditore ambulante si diresse subito a comprare un sacchettino e poi tornò indietro al ponte, dal quale si divertì a lanciare diverse briciole in direzione dei pesci.

“Certo che tu sei veramente un tipo strano...”- a quella voce Gohan trasalì, l'aveva infatti riconosciuta ma lì per lì non ebbe il coraggio di voltarsi poiché non sperava di ricevere subito una simile benedizione. Lentamente si fece coraggio, si voltò e vide in tutto il suo splendore quel candido viso che aveva rapito il suo cuore, la fanciulla che aveva salvato dai bulli quel giorno famoso al lunapark: Videl.

 

 
  
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