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Autore: AngelOfSnow    04/09/2013    1 recensioni
Dopo la morte di Devil Satoshi, Sakura e Cristian mettono su famiglia.
Cristian continua la propria vita da Hunter, mentre Sakura - privata dei poteri dopo lo scontro con Devil - alleva e accudisce i propri tre bambini: Daichi, Sora e Haku.
Sono passati più di venticinque anni, da quella notte eppure...
Eppure una figura trama contro i nostri eroi, seguendo le orme di Devil.
Un capitolo conclusivo alla Saga di Sakura.
Dal capitolo:
La donna sorrise compiaciuta: Sakura aveva compiuto un ottimo lavoro con quei due.
Gli sarebbero stati davvero utili, quei bambini.
In fondo, lei non era invecchiata di una virgola dopo quella notte di pura paura.
La donna sorrise, scompigliandosi la corta chioma corvina, precedentemente bionda.
Il riflesso di uno specchio, dove le figure di Haku e Sora camminavano in modo spedito verso casa con le mani intrecciate, fece sorridere la donna sinistramente.

[...]
-"Ho mandato Daichi giù in campo, visto che era nei paraggi di due Level End."-
Cristian annuì e sorrise a Zero.
-"Sono i primi dopo quasi cinque mesi di inattività?"-
Chiese.
-"Già..."- rispose amareggiato l’albino. [...]
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Kaien Cross, Kaname Kuran, Zero Kiryu
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Sakura's Saga. '
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Capitolo 8.
Attesa.
 
 
Toga Yagari era vivo.
Vivo grazie all’intervento di Cristian. Poteva definirsi un essere vivente a tutti gli effetti ed Emma aveva fatto finta di nulla, troppo orgogliosa per esprimere apertamente i propri sentimenti di gioia e se l’era caricato addosso – letteralmente – abbandonando l’ospedale con il precedente degente. Zero e Kaien avevano subito bonificato l’area e dato una degna cerimonia e sepoltura ai corpi degli uomini uccisi e... il tempo passava.
Oramai erano passate tre settimane da quell’ultimo attacco e la cosa fu notata da Sakura, la  quale non poteva tollerare che Sora fosse nelle mani dei nemici. << Non posso. >> mormorava, guardando le fotografie di quando erano neonati e i rispettivi doni apparire sul pezzo di carta lucido. << Come posso lasciarlo in mano nemica? >>
Haku allo stesso tempo non riusciva a dormire bene, mangiava poco e studiava le carte dei Satoshi come un’ossessa.
Non poteva fare nulla e la cosa l’angustiava come non mai.
Daichi non si era fermato un attimo, alla ricerca di qualche indizio, e – oramai – passava tutte le notti sveglio a cercare e cercare.
Dormiva soltanto dopo una scopata degna di tal nome con Karin.
Non l’amava ma non poteva fare a meno di perdersi un attimo, pensando agli occhi di quella Haruhy... in quei momenti pensava di impazzire dal dolore.
Lui voleva proteggerli - quegli occhi -  e si rendeva perfettamente conto che lei era la nemica... non poteva volere il sorriso in quei lineamenti dolci!
Prima o poi l’avrebbe dovuta uccidere e non sapeva come avrebbe reagito.
Si morse il labbro inferiore a sangue e si alzò in piedi, fulminando con gli occhi la ragazza del locale che stava offrendo lui uno striptease che tutti gli uomini del locale desideravano. Pagò e uscì fuori, lasciandosi colpire dal vento in pieno viso.
Quella quiete lo angustiava. Era come se il nemico fosse un passo in avanti rispetto a loro e stesse giocando.
Bestemmiò interiormente e s’addentrò nelle vie del paese vicino alla discarica – che precedentemente era un ring di Level End – e cercò qualcosa da uccidere.
Nessuna traccia. << Merda. >> strepitò, colpendo con forza un cassonetto dell’immondizia.
 Subito dopo si lasciò scivolare contro il muro ruvido di un palazzo e attese. Cosa, non lo sapeva.
Sentì dei passi affrettati non lontano da dove si trovava lui e tornò presente, percependo la sorella con il fiatone.
<< Daichi... >> sussurrò con gli occhi sbarrati e lui annuì, alzandosi di scatto per stringere le spalle della ragazza.
<< Cosa? >> chiese e la mora si morse le labbra, indecisa. 
<< Ho capito come creare quelle creature ma non posso farlo da sola. >>
Daichi sbarrò gli occhi e annuì, cingendole con il braccio sinistro la spalla, per condurre la sorella lontano da quel luogo.
La guardò in viso un paio di volte e storse gli angoli delle labbra in modo amaro: era dimagrita ed era pallida, troppo.
<< Hai mangiato? >>
<< Non ho tempo per mangiare. >> rispose di rimando la ragazzina e lui annuì, prendendola con la forza per trascinarla in uno di quei break and breakfast notturni.
<< Quando sei con me si. >>
La sorella sospirò affranta e calò la testa, senza più rivolgergli un’occhiata.
 
*****
 
Sora aveva assistito alla trasformazione di un cadavere in essere umano. Perfetto.
Il Devil resuscitato sembrava l’esatta copia di quello che sua madre aveva ucciso insieme a suo padre.
Corvino, dal viso angelico e gli occhi azzurri del colore del ghiaccio, in grado di bruciare l’anima.
Ne era rimasto intimamente affascinato, ma non aveva perso mai di vista il suo obiettivo di aiutare la sua famiglia, eppure... sentiva che il suo elemento più profondo scalpitava sotto il fuoco racchiuso nel suo cuore e sussurrava parole a lui sconosciute, che era meglio non conoscere.
<< Perché ti ostini tanto a non lasciarti andare? >> gli aveva chiesto una sera e lui si era limitato ad alzare le spalle, ricordando che era un semplice prigioniero, non un alleato.
Quella sera, però, nell’aria c’era qualcosa di diverso.
Sembravano tutti in attesa, a cominciare da Arimy, che non sopportava, per finire da Haruhy, la quale sembrava ancora più schifata del solito.
La cosa non gli piaceva, ma sembrava riguardarlo in prima persona, poiché era stato fatto vestire con una tunica simile a quella scura di Devil e fatto sedere al suo fianco, come se fosse un magnate di qualcuno. << Che significa? >>
Disse ad alta voce, senza peli sulla lingua, e Devil si limitò a sorridergli in modo serafico. Come se fossero alleati.
<< Che tra non molto vedrai arrivare ciò che resta dei miei alleati. >>
Sora non si meravigliò più di tanto e maledì interiormente Kaname Kuran: com’era possibile che qualcuno con i suoi poteri, finisse per essere ignorato dai suoi?
Ringhiò di frustrazione e cercò di tenersi calmo, pronto a qualsiasi cosa.
<< Sai che non sono tuo alleato? >> sputò con i denti scoperti e Arimy snudò i canini, intimandogli di smetterla.
<< Non mi fari paura. >> borbottò sicuro di se stesso.
Avrebbero potuto continuare a litigare per anni, se il cipiglio gelido di Devil non avesse congelato Arimy.
<< Ragazzo... >> cominciò Devil. << Quando sono morto ho perso tutti i miei poteri, e, nonostante io sia tornato in vita, mi tocca ricominciare da capo. Per questo ho bisogno di te. >>
Sora abbassò lo sguardo sulla propria tunica nera, dove al centro era ricamato un occhio dorato.
Non si meravigliò della cosa. Sapeva che sarebbe successo qualcosa alla sua incolumità, ma pensava di potersi defilare dalla cosa in qualche modo. Merda, sono senza una strategia.
Sorrise in modo amaro e guardò Haruhy negli occhi. Un lampo di dolore le passò negli occhi azzurri della stessa tonalità.
<< Qual è il mio compito? >>
Non poteva credere di averlo detto per davvero.
 
******
 
Haruhy pensò bene di non guardare più in volto quel ragazzino.
Aveva perso l’ardore con cui era arrivato in quel luogo e sembrava essere in conflitto con se stesso, senza poter davvero prendere una posizione.
E ne soffriva. Soffriva da morire vedendo un suo discendente in quelle condizioni e... non era la prima volta.
Si morse il labbro inferiore e cercò di guardarlo in viso: non ricevette uno sguardo e allora se ne andò, intenta a contattare quel Daichi.
Arimy le fu alle spalle e se ne accorse ma fece finta di nulla, entrando nella propria camera seguita dalla corvina. << Che hai in mente? >> le chiese e lei alzò le spalle, falsamente indifferente.
<< Sono nella mia stanza, Arimy. >> lo schiaffo che ricevette in pieno viso le fece male.
Era pur sempre in un corpo umano. << Bugiarda! >> sibilò Arimy e lei si limitò a non guardarla in viso.
Non era più in grado di combattere come aveva fatto con Sakura. Non aveva nemmeno la stessa verve e sicurezza.
Quello era un corpo deleterio, una prigione creata dalla stessa bionda per tenerla ancorata dove lei non doveva assolutamente essere.
Yue. Si ricordò intimamente di lui e sperò di poterlo avere come alleato.
<< Cos’ha fatto al ragazzo? >> chiese a bruciapelo e Arimy sussultò, ridendo poi in modo sguaiato.
<< Ho il potere di comandare un anima e di condizionarla al mio volere, distruggendo gli equilibri del mondo... secondo te che ho fatto ad un ragazzino con troppa boria? Semplice: ho insinuato il seme del dubbio e della depressione in lui. >>
Continuò a ridere in modo gelido e Haruhy chiuse gli occhi azzurri, troppo scandalizzata per continuare ad ascoltare o guardare la cattiveria in quegli occhi.
I tempi di donare un anima per amore erano finiti con Sakura e Cristian: doveva fare qualcosa. Qualsiasi cosa per mettere la parola fine a quella pagliacciata.
 
*****



Zero guardò negli occhi Yuuki.
Loro due erano il legame che univa Concilio e Associazione ma, in quell’unica occasione, sembravano distanti millenni.
<< Ti dico che questa cosa non va fatta! >> insisteva Yuuki, indicando con un dito Haku e Daichi, mentre Zero si limitava a guardare davanti a sé, ignorando la presenza dei ragazzi, per mantenere un certo controllo.
<< Yuuki dobbiamo tentare! >> sibilava di rimando e la cosa sembrava nono voler finire più.
Sia i vampiri nobili che Kaname Kuran rimanevano in attesa, pronti a tirare per la loro strada ad una resa, più o meno parziale, di Yuuki.
Kaien, Yagari e Kaito – invece – guardavano con occhi pieni di speranza Cristian, il quale era alle spalle dei propri ragazzi e osservava la scena con occhi truci.
Rika e Sakura stavano semplicemente in disparte contro Yuuki e contro Zero.
<< Non potete andare avanti così! >> proruppe ad un tratto Daichi e Kaito gli si fece subito vicino.
<< C’è in ballo un attacco diretto al nemico e... >>
<< E sta succedendo qualcosa a Sora... non possiamo più aspettare! >> il tono fermo e autoritario di Haku, che aveva messo a tacere perfino il fratello, attirò gli sguardi.
<< Che intendi? >> la domanda sussurrata di Hanabusa non si fece attendere e Haku lo guardò come se fosse ovvio.
<< Lo stanno piegando al suo potere. Io ho un brutto presentimento. Sento scorrere nelle vene di mio fratello troppa energia negativa. Temo che vogli- >>
<< Temi che vogliano impiantare i poteri di Sora nel corpo di Devil, vero? >> Sakura si era fatta avanti in un moto di angoscia.
Da madre non poteva tollerare che la sua sorte potesse toccare ad un dei suoi figli e quando finì di parlare, impugnata la fedele Soul Rose, se ne andò a passo svelto.
Cristian rimase fermo e immobile al centro fra i suoi figli e sua moglie: che fare? A quale guerra avrebbe dovuto partecipare?
<< Aaaargh!? Al diavolo! >> sbottò e si lasciò cadere seduto con le gambe incrociate, decidendo di stare al fianco dei propri bambini.
 
*****
 
Sakura si guardò intorno: era sola.
Non si meravigliava della scelta del marito, poiché erano entrambi fatti così.
Lei era nel torto, pur parlando per interesse del figlioletto, non poteva agire da sola come aveva deciso, senza poteri, senza capacità extra o superiori a quelle delle persone che la circondavano.
<< YUE! >> urlò al vento. << Dammi una mano... ne ho bisogno! >>
Il vento smise di ululare e lei annuì, guardando con malcelato odio la luna.
Il figlio della luna l’avrebbe aiutata, visto che anche lui si era trovato a fare parte di una nuova guerra, venendo strappato dal suo sonno.
Sakura sorrise amaramente e cominciò a camminare, verso dove l’istinto la guidava. Aveva un passo svelto, fluido e per niente stanco, pur avendo camminato per più di due ore.
Il suo spirito s’era temprato.
Un po’ grazie alle esperienze, un po’ grazie alla forza che la nascita dei suoi figli, un po’ alle esperienze che si portava sulle spalle e un po’ per la forza che si vantava di avere.
Lei aveva cantato e danzato una melodia mortale che l’avevano portata ad essere “la maga”.
Si fermò solo davanti al luogo in cui giocava da bambina con Cristian e Yue e il luogo nella quale adorava nascondersi da ragazza.
Oramai nulla aveva un collegamento necessario.
Se deve accadere, pensò con rabbia, che accada solo a me!
Si lasciò cadere al suolo davanti allo specchio d’acqua e si specchiò con rabbia, lasciando andare le lacrime.
Si sentiva alla fine di un lungo viaggio, spossata, stanca, spezzata.
Si sentiva oramai all’apice della vita, nonostante le gioie e i dolori che le aveva dato la stessa.
<< Yue... >> sussurrò con dolore all’altro essere che aveva mai amato e si sentì risucchiare con forza.
Allora si lasciò andare.
 
<< Cosa ti turba? >> il viso di Yue era rimasto quello di un vampiro troppo giovane. Umanamente parlando, era il volto di un ragazzo.
<< Mio figlio... >> sussurrò semplicemente e il ragazzo dai capelli dell’ebano e gli occhi del ghiaccio la guardò con un amore infinito e palpabile.
<< Tuo figlio subirà il tuo stesso destino e... >> l’abbracciò come solo uno spirito poteva fare. << E non so se tu voglia sapere il continuo. >>
<< Dimmelo. >> pronunciò con dolore e si accettò quel rifugio impalpabile
Yue la guardò negli occhi per un paio di secondi e poi prese fiato, anche se non pareva ne avesse bisogno.
<< Sarà lui stesso a mettere fine alla tua vita e a dare a Devil il potere necessario per uccidere ci gli ha messo i bastoni fra le ruote ventisei anni fa. >>
Sakura annuì. << Che devo fare per impedire tutto questo? >>
Yue sussurrò un ti amo flebile nelle orecchie e la sua più che totale comprensione.
<< Sto invecchiando... >> mormorò Sakura, che non si era mai sentita giovane, e un sorriso si dipinse sulle labbra immortali di Yue.
<< Sta attenta ad Haku. Quella raga- >>
<< E’ troppo simile a te. >> sorrise con dolcezza la mora e Yue sorrise senza rendersene conto.
<< Non puoi più stare qui, Sakura... >>
 
Sakura riemerse da quel limbo con il fiatone e sorrise leggermente, dandosi semplicemente il tempo di riprendere fiato e si rimise in cammino verso la dimora dei Satoshi.
<< Vengo a riprendermi il mio bambino, pezzo di merda. >>
   
 
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