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Autore: LilyProngs    05/09/2013    4 recensioni
Rin è una bambina di dieci anni che è cresciuta in un orfanotrofio ed aspetta, con speranza, di poter trovare un giorno una famiglia.
Kagome è una giovane che ha appena finito il suo apprendistato ed è pronta al suo primo lavoro come assistente sociale.
Kagome e Rin si incontreranno all'orfanotrofio e questo segnerà l'inizio d una nuova vita per entrambe. Ma se il passato di Rin tornasse a galla all'improvviso precludendole ogni possibilità di gioia?
Una fic all'insegna dell'amore in tutte le sue sfumature!
E' principalmente una Sesshomaru-Rin ma anche una Inuyasha-Kagome e inizia principalmente con la storia di quest'ultima coppia per poi dedicarsi pian piano completamente alla prima.
ATTENZIONE RATING ARANCIONE DAL CAP 32!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Rin/Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 30
La bambina alla ricerca di un sogno
Tre giorni prima del processo

Prese a rincorrerlo nonostante continuasse ad inciampare tra la ghiaia, ma doveva assolutamente raggiungerlo. Poteva immaginare il motivo per cui un uomo che aveva simulato la sua morte si sentisse così tanto in dovere di correre così veloce, temette che lui stesse scappando perché la riteneva un pericolo ma lei in realtà voleva solo risposte... Era proprio un fulmine, in un attimo aveva raggiunto il cancello e lei fece un balzo per paura di perderlo di vista ma le scarpe di Shiori avevano già resistito troppo a quella tortura e incastrandosi in un tombino le fecero prendere una storta e si rovinò a terra. Yumi soffocò un urlo mentre rotolava ancora per qualche metro, la ghiaia le aveva graffiato il viso e la caviglia le doleva.
"Miseriaccia!" imprecò, quel giorno non gliene stava andando bene una e, soprattutto, dopo quel ruzzolone il dottor Conrad doveva aver approfittato del suo vantaggio per dileguarsi. Si girò verso il cancello e vide l'uomo di spalle, fermo. Si chiese perché non avesse continuato a correre e il cuore le saltò un battito quando lo vide tornare indietro. Che cosa stava facendo?
L'uomo le si avvicinò con passo lentissimo e lo sguardo basso, in un attimo le fu vicino e si inginocchiò al suo fianco.
"Mi faccia vedere la caviglia" disse. Yumi lo fissava attonita e non rispose né tantomeno si mosse. Senza chiedere il permesso l'uomo le prese delicatamente la caviglia dolente e prese a tastarla con calma. Aveva delle mani grandi e affusolate, si muovevano con velocità ma al contempo il suo tocco era leggerissimo. Yumi continuava a stare in silenzio, non le sembrava vero di essere riuscita a fermarlo. Per un attimo pensò che avrebbe dovuto inciampare prima se quello era l'effetto.
"Dottor Conrad..." esalò, l'uomo sussultò al sentirsi chiamare e la guardò. Yumi dovette ammettere a se stessa che quegli occhi dal vivo erano ancora più luminosi e penetranti di quanto non fossero in fotografia. Aveva un viso fine, dai lineamenti delicati, incredibilmente inglesi. Con due calcoli conosceva bene l'età dell'uomo ma quello che aveva davanti non era ciò che si era immaginata. Era un volto senza tempo, nonostante i tratti che il tempo stesso gli aveva segnato. Era indubbiamente un uomo molto affascinante, l'uomo più bello che avesse mai visto, pensò Yumi e a quel pensiero abbassò immediatamente lo sguardo.
Anche lui fece lo stesso e tornò a concentrarsi sulla sua caviglia e a muoverla, a partere un piccolo gemito di dolore quando le spostò la caviglia verso sinistra in realtà Yumi non sentiva così tanto male.
"Non si è rotta, è solo una piccola storta" decretò per poi alzarsi.
"La prego non riprenda a correre!" lo implorò, l'uomo fece un mezzo sorriso e si inginocchiò al suo fianco scrutandola con sospetto.
"Chi è lei?" chiese infine. Yumi cercò di non pensare troppo a quanto suonasse morbida e gentile la sua voce.
"Dottor Conrad... Io non sono una minaccia" affermò.
"L'ho capito nel momento in cui è caduta a terra, una vera minaccia avrebbe usato le scarpe da ginnastica" rispose e lei alzò lo sguardo, l'uomo aveva un'espressione calma ma sembrava vagamente divertito.
"Già" riuscì solo a dire.
"Come ha fatto a trovarmi?" domandò nuovamente. Yumi fece per rispondere ma poi ci ripensò.
"Non è che c'è un posto migliore per parlare che non sia sul terreno umido di un desolante cimitero?" domandò a sua volta.
"Capisce che per me è un po' difficile fidarmi di lei in questo momento dato che continua a eludere le mie domande" affermò Conrad. Yumi annuì.
"Akira Shinkon... conosce questo nome dato la sua espressione... Questo mi conferma finalmente che lei è l'uomo che sto cercando! Non so perché ha simulato la sua morte e al momento non mi interessa so solo che lei può darmi risposte che nessun altro può dare!Sono la miglior amica della figlia di Shinkon e solo perché lei è in pericolo che l'ho cercata" rispose buttando tutto fuori a raffica. Intuì dall'espressione di Conrad che fossero molte le sue domande ma, dopo quello che risultò essere un lungo minuto disse soltanto: "Rin è in pericolo?". Yumi spalancò gli occhi nel comprendere che l'uomo conoscesse tanto la sua amica da saperne il nome.
"Ho ottenuto la sua fiducia, possiamo andare a parlare da un'altra parte?" implorò nuovamente. Conrad la scrutò ancora a lungo e poi annuì.
"Accordato" convenne Conrad alzandosi e le porse la mano che lei prese subito. Una volta in piedi le ci volle un attimo per rimettersi in equilibrio. Si avviarono fuori dal cancello, Yumi zoppicava un po'.
"Invece perché lei ha una tale fiducia in me? Potrei essere un folle criminale assetato di sangue o un pazzo maniaco" disse l'uomo spezzando il silenzio. Yumi lo guardò.
"Impossibile... Nessun criminale ammetterebbe di esserlo, e comunque se lei era uno degli assistenti di Akira Shinkon il cui sangue scorre nelle vene di una delle persone a cui voglio più bene al mondo è impossibile che lei sia cattivo" disse. Avrebbe voluto aggiungere che la bontà mista a tristezza che celavano i suoi occhi avrebbero reso impossibile anche solo sospettare che lui fosse un uomo di malafede, ma ritenne fosse meglio omettere quel particolare.
"Potrei fingere per ottenere la sua fiducia e poi buttarla giù da un burrone" continuò. Lei lo guardò accigliata.
"Se vuole convincermi a non avere fiducia in lei faccia pure, ma non attacca io so che lei è la persona giusta" affermò decisa, Conrad parve stupito dalla sua tenacia e poi fece spallucce.
"In effetti non ho nessuna intenzione di buttarla giù da un burrone o cose simili... Ma sono curioso, come ha fatto a trovarmi?" domandò.
"Ho fatto una ricerca su internet, era segnato che lei era uno dei pochi in vita dell'equipe creata da Akira Shinkon nella ricerca sull'apoptosi... Sono andata al National Medical Clinic dato che risultava che lei lavorasse lì... Immagini il mio stupore nel sapere che era morto e poi vedermelo davanti al cimitero" spiegò la ragazza. Conrad annuì.
"Sì immagino sia stato piuttosto spaventoso" convenne.
"Ho visto di peggio" rispose Yumi per poi arrossire, l'uomo la guardò accigliato.
"N-nel senso che non mi sono proprio spaventata quando l'ho vista è come se... Una parte di me fosse consapevole che lei era vivo, non so come spiegarlo" borbottò.
"Signorina immagino che entrambi abbiamo molte cose da raccontarci... Sembra che lei sappia molto di me, io invece non conosco nemmeno il suo nome" disse.
"Oh, sì io sono Yumi Caprice" si presentò, lui la scrutò.
"Nome giapponese e cognome... Francese?" domandò con curiosità.
"Fuochino, italiano, anche se, sì, la mia famiglia viene dalla zona di confine con la Francia però la mia famiglia vive in Giappone da due generazioni e così hanno deciso di chiamarmi con un nome giapponese" spiegò, Conrad annuì.
"Anche lei accolta dalla terra del sol levante" affermò. Yumi sorrise.
"Sì esatto, io mi sento decisamente più giapponese anche se mi piacciono le mie origini italiane" disse e Conrad sorrise.
"Io continuo a sentirmi un inglese ben accoltò però da questa terra" spiegò.
"E' per questo che nel simulare la sua morte si è fatto sepellire qui?" domandò Yumi.
"Non esattamente, l'ho fatto perché così fosse ben risaputo a chi di dovere che non ci sono più".
"Sicuramente c'è un motivo per aver fatto ciò che ha fatto, ma non è stato imprudente da parte sua farsi vedere al cimitero? Al posto mio avrebbe potuto esserci qualcuno di più pericoloso" constatò la ragazza, lui la guardò e ridacchiò, forse perché gli parve strano essere considerato un irresponsabile da una ragazza sicuramente molto più giovane di lui.
"Dubito che chi di dovere abbia voluto venire a fare un salutino alla mia tomba, ma nonostante questo io non mi faccio vedere mai però..." iniziò per poi bloccarsi, sospirò.
"Ho un tale rispetto per la morte che è stato molto difficile per me prendere questa decisione esattamente tre anni fa... Così per chiedere perdono del mio gesto ogni anniversario della mia falsa morte porto dei fiori sulla mia tomba, in segno di rispetto" spiegò piano, quasi a vergognarsi della sua affermazione.
"E' molto bello, un po' macabro, ma bello" convenne Yumi, l'uomo la riguardò con un sorriso.
"Sì, un po' sì, ma tant'è" rispose con un'alzata di spalle.
"Dottor Conrad ho bisogno del suo aiuto" esordì Yumi di nuovo, era piacevole discorrere con lui ma non doveva dimenticarsi il motivo per cui l'aveva cercato. Conrad la fissò.
"Lo immagino, è per questo che la sto conducendo a casa mia... Ci sono cose che credo debba sapere e altre che io voglio chiederle" rispose.
"D'accordo... Andiamo a piedi?" domandò visto che ormai erano tornati nella parte viva della città.
"Metropolitana" rispose soltanto, Yumi lo seguì in silenzio che poco dopo venne interrotto dalla sua suoneria, entrambi sussultarono. Quando vide di chi era la chiamata Yumi si battè fulmineamente il cellulare in testa, fece per rispondere, si era completamente dimenticata...
"Pronto..." rispose con una vocina piccola, piccola.
"Yumi, piccola pazza scatenata!Dove diavolo ti sei cacciata?" esordì la soave, e in quel momento alteratissima, voce di Shippo.
"Emh sì, stavo per chiamarvi" iniziò a rispondere per poi essere nuovamente interrotta.
"Come hai potuto piantarci in asso in quel modo?Tra le stupide idee che ti siano mai venute questa è decisamente la peggiore!" continuò a sbraitare.
"Mi spiace non avervi avvisati ma ho una grande notizia!" continuò a dire, Conrad rimaneva in silenzio e cercava di guardarsi distrattamente intorno per non ascoltare ma la voce che usciva dall'apparecchio era talmente alta che era impossibile riuscire in quell'intento.
"Ah sì, voglio proprio vedere!Cosa diavolo puoi aver trovato in quello stupido, insulso cimitero?" domando Shippo. Yumi guardò Conrad per un attimo e posò la mano sul cellulare.
"Emh... Non sono l'unica che la stava cercando, in realtà ero con due miei amici ma poi ci siamo divisi e, davvero si fidi di me!" si sentì in dovere di spiegare, l'uomo parve titubante... Cosa stava succedendo?
"Con chi parli adesso? Sono proprio curioso di sapere con chi stai parlando? Magari il fantasma Formaggino è venuto a farsi una partita a carte con te?" urlò di nuovo Shippo, Yumi sbuffò.
"La vuoi smettere di urlare? Se non la finisci di sbraitare giuro che scuoio la tua stupida pelle da volpe e la uso per farmici un giacchino!" prese a strillare a sua volta, le sopracciglia di Conrad scattarono così indietro che quasi sparirono.
"Non ci faccia caso... Il mio amico è un demone volpe" si sentì in dovere di spiegare.
"Mi spieghi con chi parli?" ripetè Shippo.
"Con Marcus Conrad, razza di idiota! Marcus Conrad!" le scappò di urlare in risposta. Conrad alzò gli occhi al cielo e Yumi potè giurare di sentirgli mormorare un 'ragazzini' in modo esasperato. Si ritrovò a pensare che dato che li riteneva dei ragazzini non si sentisse minacciato all'idea che gli altri suoi amici sapessero della sua condizione. Ci fu un lungo attimo di silenzio.
"Shiori ti prego parlaci tu, è totalmente impazzita rischio che se me la trovo davanti l'appendo da qualche parte" gli sentì mormorare.
"Yumi" sentì la voce più calma, anche se preoccupata, dell'amica.
"Shiori ti prego, credimi! E' successa una cosa incredibile è importante che mi crediate e mi raggiungiate" rispose affannata, Conrad decise di venire in suo aiuto, prese carta e penna dalla tasca del cappotto e le scrisse le indicazioni della metropolitana per raggiungerli, lei lo guardò riconoscente.
"Che è successo, perché Shippo è così sconvolto?" domandò Shiori con calma.
"Di solito ti risponderei che lo è solo perché è un ottuso ambulante... Ma in questo caso immagino il suo sconvolgimento perché gli ho detto che sto parlando con Marcus Conrad" affermò Yumi. Anche Shiori rimase in silenzio a lungo.
"Marcus Conrad... Ma, Yumi, come è possibile?" rispose la ragazza totalmente attonita.
"E' possibile perché è vivo, vi prego di credermi! Raggiungetemi con la metropolitana linea 7 capolinea Iwabuchi" spiegò.
"Yumi..." cercò di farla ragionare Shiori.
"Shiori non sono impazzita, ti prego" implorò e c'era una tale voce disperata che, incredibilmente, Shiori le credette.
"Aspettaci alla stazione del capolinea allora, arriviamo" disse Shiori, Yumi le fu riconoscente.
"Grazie, Shiori, grazie! Ci vediamo lì!" affermò e chiuse la chiamata. Conrad la guardò con tanto d'occhio.
"Una combriccola interessante la sua" disse, Yumi dissentì.
"Immagino cosa sta pensando, mi perdoni... Devo averle scombinato i piani" sussurrò.
"Non lo nego, ma la curiosità mi sta facendo mantenere la calma, per ora" rispose.
"Se lei mi darà tutte le risposte che cerco io gliene darò altrettante" disse fiduciosa.
"Lo immagino, forza avviamoci aspetteremo i suoi amici nella stazione" disse guidandola. Scesero le scale e lui si riavvolse la sciarpa intorno alla bocca e mise un cappello, in tal modo era quasi impossibile vederne il volto.
"Le posso assicurare che su questa linea girano persone conciate peggio, mi stia vicino" si sentì in dovere di spiegare. Effettivamente quando salirono Yumi si rese conto che il dottor Conrad non aveva la mise più stravagante, gli si sedette vicinissimo, scrutata da più occhi indiscreti.
Rimasero in silenzio per tutto il viaggio. Nel vagone c'era un aria pesante, Yumi non sapeva se venisse dall'enorme uomo pelato con giubotto di pelle che continuava a girarsi tra la bocca uno stuzzichino o dal ragazzo allampanato che era seduto poco più avanti e che stava fumando qualcosa che, Yumi era certa, non erano semplici sigarette. Venne scossa da un brivido e si strinse nel cappotto, si sentiva osservata, l'uomo grasso la guardava con un'espressione poco rassicurante.
"La prossima volta pagherò io il taxi personalmente" sussurrò a Conrad, lo sentì ridacchiare.
"Mi perdoni, ma le assicuro che non le accadrà niente" la rassicurò, Yumi fece una smorfia.
"Me lo auguro" disse scoccando un'occhiata rabbiosa all'uomo grasso che ridacchiò, in maniera molto meno delicata rispetto a Conrad, e che posò lo sguardo su un giornale che probabilmente, leggendo la notizia in prima pagina, aveva più di due anni.
"Probabilmente è solo la ragazza più carina che abbiano mai visto salire su questa linea" disse Conrad, genuinamente. Nonostante la totale mancanza di malizia nella sua voce Yumi si sentì arrossire e sperò che l'uomo non la scrutasse da sotto il cappello. La metro si fermò e i due uomini poco raccomandabili scesero dal vagone, rimasero solo loro due. Yumi si rilassò.
"La prossima è la nostra" affermò Conrad alzandosi.
"Perché vive in una zona tanto malfamata?" domandò Yumi, quel posto non rispecchiava assolutamente l'innata finezza dell'uomo.
"In realtà sono morto, ricorda? Devo andare in posti dimenticati da Dio che non danno nell'occhio" spiegò.
"Capisco" convenne Yumi. Conrad la scrutò.
"Le posso assicurare che la mia casa è più accogliente" disse, Yumi sobbalzò.
"Ne sono certa... Emh, li aspettiamo qua?" domandò accennando alle panchine che stavano fuori dalla stazione, Conrad annuì.
"Perché ha voluto condurmi a casa sua?" domandò Yumi dopo un po'.
"Perché sono certo che a casa mia potrà avere tutte le risposte alle sue domande e perché, le ripeto, non posso andare in giro come se niente fosse" spiegò l'uomo.
"Sì, ha ragione... Domanda stupida" borbottò.
"Sa signorina, questa è una delle giornate più strane dei miei ultimi quindici anni" disse con un sorriso.
"Immagino, devo averle sconvolto l'esistenza oggi..." rispose annuendo alle sue stesse parole.
"Non nego di essere molto curioso, come le ho detto... Ma le posso assicurare che la mia esistenza ha visto di peggio" aggiunse con tristezza. Yumi lo guardò, il volto nascosto. Chi era quell'uomo... realmente?
"Eravate ad un passo da una grande scoperta, vero? Lei e il dottor Shinkon" intuì Yumi con perspicacia. Conrad la guardò con attenzione.
"Certo che se ne trovano informazioni su internet, eh?" disse con un sorriso, Yumi scrollò le spalle.
"No, non più di tanto... Il minimo indispensabile" rispose con leggerezza.
"Quel giusto per fare lavorare una mente brillante" disse Conrad, Yumi sorrise.
"Mi picerebbe avere una mente brillante, ma non sono io il genio del gruppo" affermò, anche Conrad sorrise.
"Immagino che Rin lo sia, e che non si renda neanche conto fino a che punto" rispose e Yumi lo guardò stupita.
"Esattamente... Come fa a sapere chi è?" domandò e a Conrad scappò una risata triste.
"L'ho vista nascere, ero un grande amico di Akira... All'epoca ero un ragazzo entusiasta appena uscito dall'università con tanta voglia di imparare, Akira mi ha posto sotto la sua ala protettiva" spiegò per poi continuare.
"E' ovvio che con i geni che si ritrova Rin sia una ragazza brillante..." affermò, Yumi sospirò.
"E' il motivo per cui l'ho cercata dottor Conrad, per Rin... Deve sapere che dopo la morte dei suoi genitori Rin è stata portata in un orfanotrofio e lì è rimasta per dieci anni perché nessuno mai ha voluto prenderla con sé" iniziò a raccontare.
"Poi ha conosciuto un assistente sociale che le si è molto affezionata che riuscì ad indirizzarla verso una nuova famiglia, quella di Kagura Kaze" continuò ma a sentire quel nome Conrad alzò lo sguardo di scatto.
"La conosce?" domandò Yumi spontaneamente, l'uomo annuì.
"Mi racconti tutta la storia" la incitò.
"Sì... Una volta ottenuta la custodia completa la Kaze ha letteralmente dato in pasto Rin a Naraku, che immagino lei conosca benissimo... Naraku sembra, ma noi non sappiamo niente di ciò che è realmente successo in quel periodo, che abbia cercato di fare degli esperimenti su di lei"
"Bastardo!" l'interruppe l'uomo alzandosi, Yumi lo osservò con occhi sgranati.
"Lo sapevo di aver sbagliato, lo sapevo! Ma perché è successo? Naraku doveva essere in prigione è stato condannato per l'omicidio della famiglia Shinkon" esclamò l'uomo sconvolto.
"No, dottore, non è così che sono andate le cose... Naraku sì è stato in prigione ma è stato poi rilasciato per mancanza di prove!E' tornato per prendere Rin ed è andato di nuovo in prigione e ora è in atto il processo che rischia nuovamente di farlo scagionare è per questo che sono qui!" esclamò Yumi a sua volta, Conrad la guardò a lungo, si passò con stanchezza una mano sul volto.
"Le cose non dovevano andare così, non dovevano" mormorò.
"Dottore io ho bisogno di sapere per poterla aiutare e perché lei possa aiutare me... E' per colpa di Naraku che lei ha simulato la sua morte, ne sono certa... Siamo stati tutti inghiottiti da un fantasma che continua a nutrirsi della vita delle persone che amiamo mi deve aiutare a farmarlo!" disse Yumi avvicinandosi all'uomo e gli prese una mano, Conrad sussultò a quel contatto e Yumi gliela lasciò subito, confusa per il gesto che lei stessa aveva fatto. Conrad la guardò.
"Deve sapere molte cose" disse e il loro discorso venne interrotto da delle voci in lontananza.
"Yumi!" strillarono i due amici alle loro spalle e in un attimo li raggiunsero, Shiori e Shippo guardavano il dottor Conrad con aria sconvolta.
"Come fai a sapere che è lui e non è un pazzo criminale che ci sgozzerà tutti appena giriamo le spalle?" sbraitò subito Shippo che guardava Conrad con sospetto, l'uomo fece per rispondere ma Yumi lo anticipò.
"Perché è l'uomo della foto al cimitero, è lui" disse con sicurezza.
"Come possiamo fidarci?" domandò ancora Shippo.
"Perché io mi fido! La smetti di fare l'idiota?" rispose, Conrad e Shiori guardavano prima uno e poi l'altra.
"Lo so che sapermi morto e poi vedermi vivo e vegeto davanti ai vostri occhi può sembrarvi assurdo, ma c'è un motivo se ho fatto ciò che ho fatto e sono più che disposto a spiegarvelo ma dovete venire con me" affermò l'uomo con la sua voce gentile che avrebbe fatto cambiare idea a chiunque. Shiori infatti annuì e si mise di fianco a Yumi, Shippo lo scrutò ancora per un po' per poi alzare gli occhi al cielo.
"Forza, andiamo" disse e i tre seguirono Conrad fiduciosi. Fu un tragitto a piedi lungo e in silenzio fin quando, dopo essersi addentrati in un sentiero nella boscaglia videro una casa in lontananza. Era una casa piccola fatta di mattoni e ricoperta di edera.
"Sembra un cottage inglese" constatò Yumi.
"Mancanza di casa" disse Conrad semplicemente. Quando entrarono le luci erano spente ma l'interno era caldo e accogliente.
"Vi offrirei volentieri una tazza di the, ma prima dovete venire sotto" disse e li guidò lungo un corridoio e, dopo aver tirato fuori dalla tasca una chiave aprì la porta che portava a un sotterraneo.
"Io continuo a pensare a Jack lo Squartatore" borbottò Shippo, Conrad lo sentì.
"Non nego che possa essere inquietante" convenne ed entrò, Shippo guardò le amiche.
"Visto, non ha negato!" mormorò con voce acuta, Yumi alzò gli occhi al cielo e seguì l'uomo lo stesso fece Shiori e infine, per inerzia, le raggiunse Shippo. Alla fine della scala non c'erano scenari raccapriccianti ma solo una sala che a vedersi sembrava essere uno studio medico, più di una persona aspettava seduta su comodi divanetti, alcuni feriti.
"Marcus sei arrivato finalmente" esclamò una donna sui quarant'anni.
"Izumi chiama anche Naoko, Heizo e Kanna soprattutto" disse, la donna a sentire l'ultimo nome le morì il sorriso dalla bocca.
"Cosa c'entra mia figlia?" mormorò e notò per la prima volta da che erano arrivati i tre giovani alle spalle dell'uomo.
"Chi sono questi ragazzi?" domandò ancora.
"Izumi fidati di me, ci sono delle cose da spiegare" rispose soltanto Conrad e la donna annuì.
"Anzi lascia Heizo a seguire i malati" disse vedendo il piccolo gruppo di persone seduti sui divani.
"Che razza di posto è questo?" buttò lì Shippo.
"La vuoi finire di essere così maleducato?" lo riprese Yumi.
"Non importa, questa Shippo è una clinica clandestina" rispose asciutto per poi avviarsi non sapevano dove, questa volta tutti e tre rimasero immobili e sconcertati, Conrad si girò.
"Da questa parte" disse indicando loro una porta e, a piccoli passi, lo raggiunsero. La stanza era uno studio piuttosto grande anche lì c'era un grosso divano e più di una sedia, sembrava uno studio sempre pronto ad accogliere persone, li fece accomodare e poi prendendo una sedia si sedette davanti a loro. Dopo poco entrarono anche Izumi, Naoko e Kanna anche se i ragazzi non sapevano chi fosse chi.
"Lei è Naoko" iniziò a presentare Conrad mostrando una ragazza sui trent'anni, i ragazzi erano ammutoliti dall'enorme cicatrice che divideva il viso della ragazza da parte a parte, dalla punta dell'occhio destro fino alla parte sinistra della mandibola. A guardarla quell'enorme sfregio era un vero peccato, era una ragazza piuttosto alta e magra, lunghi capelli lisci corvini e grandi occhi neri, se non fosse stata per quella cicatrice avrebbe rappresentato la tipica bellezza giapponese.
"E lei è Kanna" continuò Conrad. Una ragazza sempre sulla stessa età dell'altra anche se era molto più bassa. Li guardava con espressione spenta, i grandi occhi neri sembravano vuoti. Su di lei non c'era nessuna traccia di ferita ma la sua pelle era talmente bianca da essere cadaverica e i lunghi capelli argentei erano tenuti indietro da due spille a forma di fiori, era una demone.
"Queste due giovani ragazze sono la massima dimostrazione di quanto la crudeltà di Naraku non abbia limiti" disse infine, i tre ragazzi lo guardarono in silenzio come a spingerlo a continuare a spiegare e così fece.
"Come sapete io ho conosciuto Naraku ai tempi dell'equipe del dottor Shinkon anche se non mi sono mai realmente fidato di lui... Akira è sempre stato un uomo intelligente ma anche una persona che riusciva a vedere il bene in tutti anche se non ho mai capito cosa ci vedesse di buono in Naraku, l'unico suo pregio e credo sia questo che ha sempre affascinato Akira, era che Naraku era dotato di una mente che, forse, nemmeno Akira stesso avrebbe potuto eguagliare, secondo lui" iniziò a spiegare, si era alzato per dare il suo posto a Kanna e mentre spiegava aveva preso due sedie anche per Izumi e Naoko, lui era rimasto in piedi.
"Ho sempre pensato che si sbagliasse, Akira era un uomo brillante ed era stato il suo gran cuore a spingerlo nella scoperta che aveva fatto, cosa che, al contrario, Naraku non avrebbe mai potuto eguagliare. Io ero ancora uno studente universitario in America quando venne scoperta l'apoptosi ed essendo uno studente di biomedicina studiai approfonditamente quella scoperta e ne rimasi affascinato. Morte cellulare programmata, si scopriva il motivo scientifico per cui un essere umano arrivava a morire. Si fecero numerose ricerche ma nessuno era riuscito a capire come isolare quelle cellule in modo tale da poterle modificare e fare in modo che anche gli esseri umani potessero vivere per sempre, proprio come i demoni e mezzi-demoni che in quegli anni, dopo secoli di razzismo e reclusione, si stavano unendo a noi sulla nostra terra. Non c'era nazione però che confluisse così tanti demoni come il Giappone e fu qui che io, una volta laureato, mi spostai e chiesi ad Akira Shinkon di assumermi dato che la sua fama era arrivata fino in America, dopo un breve colloquio Akira mi prese nella sua squadra. Akira aveva intuito che dato che i demoni erano immortali, forse, non possedevano le cellule morenti che invece gli esseri umani avevano, ipotizzò che o i demoni erano sprovvisti di quelle cellule, oppure, avevano un programma che le rigenerava continuamente senza farle morire mai" prese un attimo di pausa per riprendere fiato, o forse per pensare perché per un attimo rimase in silenzio. Si rese conto di avere ancora il cappotto addosso, forse distratto da tutti quegli avvenimenti e lo tolse per poi riporlo distrattamente sull'attaccapanni e riprese il suo discorso.
"Era un intuizione però, come entrambi avevamo convenuto, impossibile da confermare. Ci volevano degli esami approfonditi e soprattutto invasivi. Eravamo in pieno campo della microscopia e per studiare le cellule tu devi asportarle, mutilare anche se chirurgicamente e i demoni, sì, hanno tempi di ripresa molto più brevi rispetto agli uomini ma avremmo comunque dovuto recare dolore. Avremmo potuto usare la vecchia scuola e studiare sui cadaveri ma, ovviamente, i demoni non muoiono se non subendo un grandissimo trauma, se non vengono uccisi e noi non volevamo abbassarci a tanto. Non volevamo uccidere i demoni per impedire agli umani di morire... Nonostante questo Akira era ossessionato da questo progetto, in continua ricerca per trovare un modo di sperimentare la sua tesi senza fare danno. Ovviamente si consultò anche con Naraku che a volte cercò di persuaderlo a fregarsene della morale in onore della scienza, daltronde, la scienza per arrivare ad innumerevoli scoperte aveva lasciato da parte la morale, come negli esperimenti sugli animali... Una cosa disgustosa che mi ripugna con ogni fibra del mio essere per la sua stupidità ma l'essere umano è spesso stupido e senza scrupoli, tutto ciò che io e Akira non volevamo essere. Però Naraku, che mai era arrivato a tali conclusioni, non era della stessa idea. Più volte tentò di appropriarsi degli appunti di Akira e lui stesso dopo anni di fiducia aveva capito l'uomo che gli stava davanti. Alla fine Akira decise di escluderlo dall'equipe anche se in lui vedevo che si era insinuata un'aria folle, quel progetto gli stava mangiando anima e corpo. Minako, sua moglie, anche lei microbiologa che l'aveva sempre assistito lo invitò a desistere, a cercare nuove scoperte perché questa era impossibile da compiere ma Akira non voleva sentire ragioni... Per paura che qualcuno potesse trafugare i suoi appunti e con il timore di subire vendetta da Naraku disse di aver bruciato i suoi quaderni e di aver trovato un modo più sicuro per custodire il suo sapere, un modo che avrebbe permesso un giorno con la nuova tecnologia di mettere in atto finalmente la sua scoperta" concluse l'uomo ma Yumi aveva subito una domanda.
"Quale modo? Come ha fatto?" chiese, Conrad abbassò lo sguardo e sospirò.
"Non ne ho idea, verso la fine dei suoi giorni aveva iniziato ad essere sospettoso di tutti e non mi ha più informato di nessuna sua scoperta. Da tempo però stavo dietro alle mosse di Naraku, sapevo che avrebbe tramato qualcosa. Riuscii a trovarlo e una notte scoprii il suo rifugio, a malincuore devo ammettere che era una cosa simile a quella che ho messo su qui ora, una specie di ospedale sotterraneo, l'unica differenza è che io lo uso per curare i malati, lui usava il suo laboratorio per fare esperimenti... Avevo trovato un percorso tra le fogne che... Mi era stato suggerito da Kagura" disse piano.
"Kagura?Ma lei era la compagna di Naraku perché avrebbe dovuto aiutarla?" domandò Shiori, Conrad aprì la bocca per rispondere esitante, parve imbarazzato, fu Izumi a rispondere per lui.
"Kagura era innamorata pazza di Marcus, nonostante fosse una demone, nonostante fosse la protetta di Naraku... Faceva anche lei parte dell'equipe. E' sempre stata una ragazza fredda e calcolatrice ma in fatto di uomini è sempre stata fin troppo passionale, fino al limite della ragione, fino ad arrivare al tradimento. Nonostante dovesse molto a Naraku, gli doveva la sua stessa vita anche se non per nobili motivi sarebbe arrivata a tutto per avere Marcus e Marcus usò questo suo vantaggio per scoprire i piani di Naraku, Kagura fu la sua talpa" spiegò la donna, Conrad sospirò.
"Non ne vado fiero" borbottò.
"Dovresti, se non l'avessi fatto mia figlia non sarebbe ancora viva" disse indicando Kanna.
"Quindi lei ha salvato Kanna e Naoko?" domandò Yumi.
"Ho salvato le uniche due bambine ancora in vita che trovai nella stanza" rispose Conrad, una profonda tristezza celata nei suoi occhi.
"Se solo penso che tutto questo poteva succedere a Rin" disse Shippo sconvolto.
"E' questo che non capisco, Naraku dopo gli esperimenti e dopo l'omicidio degli Shinkon avrebbe dovuto essere imprigionato a vita" esclamò Conrad.
"Ma come fa a non sapere come sono andate le cose?Come ha potuto averlo seguito per tanto tempo e poi aver abbassato la guardia solo perchè era in prigione?" esclamò Yumi, delusa.
"Non l'ha fatto! Ha messo a repentaglio la sua vita per anni per salvare noi! Ha continuato a lavorare al National Clinic per anni per poter mantenerci, poi ha messo su questo posto che è un rifugio per uomini e demoni esiliati, per malati di tumore che non hanno cure o che non vogliono essere curati dal normale sistema ospedaliero... Ha messo su tutto questo a danno della sua stessa vita fin quando, tre anni fa alcuni seguaci di Naraku sono tornati a cercarlo, non sono riusciti a finire il lavoro che il loro capo gli aveva commissionato anni fa... E' per questo che Marcus ha simulato la sua morte, per far sì che non gli dessero più la caccia e per poter continuare ad aiutare noi!" aveva spiegato Naoko, che per la prima volta aveva parlato. Sembrava irata dall'accusa di Yumi.
"Naoko, calmati..." disse Conrad gentilmente.
"Ti devo la vita, non voglio che passi per codardo o per stupido" spiegò scoccando un'occhiata a Yumi.
"Io non intendevo... C'era qualcosa che non tornava, tutto qui" borbottò Yumi arrossendo.
"E ha ragione, in realtà io ho sbagliato, ho abbassato la guardia... Dal momento in cui liberai Naoko e Kanna, dal momento in cui Naraku uccise gli Shinkon io insieme a loro e ad altri che erano stati sue vittime ci demmo alla macchia per molto tempo, girammo tutto il Giappone perché Naraku aveva scoperto che ero stato io a portare via le sue più care cavie da laboratorio... Poi Naraku venne incarcerato e noi creammo questo posto, credevamo, forse ingenuamente, forse stanchi da anni di peregrinazione di poter finalmente trarre un respiro di sollievo... Troviai un lavoro, creai questo posto..." spiegò Conrad, un'espressione stanca e afflitta sul volto.
"Una volta ben nascosto e stabile decisi di dedicarmi a Rin, sapevo che era sopravvissuta e immaginai fosse in un orfanotrofio, anche se non sapevo che fare... A volte pensai di adottarla io stesso ma un conto era prendere persone al tuo fianco a collaborare per un fine comune, come tuoi pari, un conto è avere un figlio e io temo di non essere mai stato adatto per questo... Però volevo sapere se stava bene, se era felice e al sicuro, mi informai e venni a sapere che era stata adottata a quattro anni, gli stessi anni in cui noi avevamo girato, credetti che fosse a posto, che avesse trovato una famiglia che le voleva bene... Io non avevo niente da offrirle, non con la vita che avevo deciso di condurre, sarebbe stata in pericolo! Ma a quanto mi ha raccontato ho sbagliato, perché lei è tornata in orfanotrofio, non è stata felice e al sicuro come desideravo" disse con voce affranta, il bel volto voltato verso terra chiuso in un'intima tristezza.
I tre ragazzi rimasero in silenzio a lungo, quella storia spiegava molte cose, cose che forse neanche Rin stessa sapeva. Conrad aveva dato loro tutte le risposte, ma ora loro dovevano portare avanti la loro richiesta. I tre si guardarono, come a decidere chi dovesse parlare poi Yumi si schiarì la voce.
"Dovete raccontare tutto questo al processo dottor Conrad" disse la ragazza alzandosi, anche Conrad alzò il volto da terra e la guardò.
"Abbiamo bisogno di testimonianze certe che permettano a Naraku di marcire in prigione una volta per tutte, far sì che voi siate liberi, che Rin sia libera per sempre" continuò.
"Marcus questo ti espone ad un alto rischio" iniziò Izumi.
"E' vero, tu sei morto non puoi farti vedere, ti condannerebbero per truffa" riprese Naoko.
"E' un piccolo prezzo da pagare... Non l'ho protetta come avrei dovuto, questo è il minimo che le devo" rispose Conrad con calma, guardò Yumi ed annuì.
"Andrò io, io testimonierò!" esclamò Kanna che per la prima volta aveva preso parola, tutti si girarono verso di lei.
"La tua testimonianza da sola Marcus vale ben poco" continuò, lo stesso volto impassibile, la voce monotona quasi oracolare.
"Ha ragione, tu non hai subito Naraku come noi... Sapere cosa ci ha fatto, lo incastrerebbe per sempre" aggiunse Naoko.
"Così sarete voi a rischio!Siete le due persone a cui Naraku più di tutto da la caccia, se vi vedrà farà in modo di prendervi" ribattè Conrad.
"Ma se lo incastriamo una volta per sempre, cosa rischiamo? Lui sarà in prigione e noi saremo liberi!Liberi di uscire da queste mura, tu libero di tornare a vivere!" esclamò Naoko.
"Essere in prigione non ha mai impedito a Naraku di agire!" la riprese Conrad.
Yumi si fece ancora avanti, in modo tale di trovarsi di fronte a Conrad, l'uomo la sovrastava di un po'.
"Dottor Conrad, la prego... Rischiamo, proviamo... La libertà non le manca?Non è stanco? Le ragazze sono grandi e libere di decidere ma se lei non le appoggia non ce la faranno" disse, l'uomo la guardò a lungo e poi annuì.
"Ha ragione, facciamolo!" esclamò.
"Io ci sono" disse Kanna con fermezza.
"Anche io" affermò Naoko.
"Incastriamo quel verme una volta per tutte!" esclamò Shippo, tutti scoppiarono a ridere, come a smorzare quella tensione quasi tangibile che si era creata.
"Quando è il processo?" chiese Conrad.
"Tra tre giorni" rispose Yumi.
"Abbiamo tempo" affermò Conrad.
"Inuyasha, Sesshomaru, Rin... Devono saperlo?" domandò Shiori.
"Far uscire questa cosa da queste mura è rischioso secondo me, abbiamo visto quanti occhi possiede Naraku, è meglio contare sull'effetto sorpresa" affermò Yumi.
"Sono d'accordo" disse Conrad. Tutti annuirono poi ci fu un lungo attimo di silenzio.
"Ora devo tornare dai miei pazienti" disse Conrad.
"Quando ci rivedremo?" domandò Naoko. Shiori scartabellò nella borsa.
"Questo è l'indirizzo del tribunale, l'aula, l'ora del processo, c'è scritto tutto direi di non sentirci più e di vederci fuori dal tribunale direttamente quel giorno" disse Shiori consegnando il biglietto a Conrad che annuì.
"E' un'ottima idea, grazie" disse prendendo il biglietto e lesse il contenuto.
"Se volete quella tazza di the..." iniziò a dire con un sorriso al quale i tre ragazzi risposero.
"No, grazie è meglio andare ora" disse Shippo per poi avvicinarsi a Conrad e gli tese la mano.
"Scusi per come mi sono comportato, non volevo offenderla" disse e Conrad gli strinse la mano.
"E' l'uomo del gruppo, ha fatto il suo dovere" rispose con un sorriso.
"Grazie di tutto, a venerdì" disse Shiori facendo lo stesso e poi andarono a salutare anche gli altri.
"Grazie davvero dottor Conrad, immagino sia stato destino riuscire a trovarla oggi, di essere arrivata giusto nel momento in cui è arrivato" disse Yumi. 
"Lo credo anche io, è quel che si dice essere nel posto giusto al momento giusto" affermò, Yumi annuì.
"Evidentemente dobbiamo riuscire a tutti i costi in questa impresa" disse.
"Ne sono certo, grazie a lei che mi ha cercato con tanta fermezza, per avermi dato fiducia" disse, le mani erano ancora strette mentre parlavano, Conrad se ne accorse e spezzò quel contatto. Yumi lo guardò.
"Ho solo seguito l'istinto, a venerdì" disse congedandosi.
"A venerdì" rispose Conrad.
Izumi li condusse fuori e Heizo, il ragazzo a cui era stato detto di badare ai pazienti, gli venne presentato e raccontato tutto e fu lui ad accompagnarli fuori dal bosco fino alla stazione della metropolitana. Era un ragazzo dall'espressione simpatica e la battuta facile, è inutile dire che legò subito con Shippo.
"Eccoci arrivati, spero di rivedervi presto, incrocerò le dita per voi al processo" disse il ragazzo con un sorriso solare.
"Grazie, saluta ancora tutti da parte nostra" disse Yumi e il ragazzo annuì e li aspettò finché non li vide tutti salire sul metro e li salutò con la mano mentre il mezzo iniziò a sfrecciare. Il vagone aveva lo stesso odore pesante dell'andata ma per fortuna ne avevano scelto uno vuoto, lontano da occhi indiscreti.
"Ragazzi che giornata lunga!" esclamò Shippo lasciandosi cadere a peso morto su un sedile.
"Se ci penso non riesco neanche a crederci" affermò Shiori.
"Già, non ditelo a me..." borbottò Yumi.
"E' vero, ma non te la sei fatta sotto quando te lo sei visto davanti?" chiese Shippo curioso. Yumi ci pensò su.
"Devo dire di no, non subito almeno... E' stato come riconoscerlo, come se sapessi che era vivo" ragionò Yumi più tra sé che ai suoi amici.
"So che è poco virile ma io me la sarei fatta sotto" confessò Shippo sinceramente.
"Non avevo dubbi!" lo riprese Yumi ridendo, Shippo cercò di darle uno scapellotto ma per fortuna c'era Shiori in mezzo.
"Basta voi due, razza di bambini!" li riprese fintamente scocciata, Shippo ridacchiò e poi chiuse gli occhi.
"Non dormire tu, poi chi ci riaccompagna a casa?" esclamò Yumi.
"Sta zitta, svegliatemi quando siamo arrivati" borbottò, le due si scoccarono un'occhiata e poi alzarono gli occhi al cielo, rassegnate. Rimasero in silenzio per un lungo istante, poi Shiori prese la parola.
"Ho sempre pensato che tu fossi fatta per gli uomini maturi" buttò lì con noncuranza, spezzando il silenzio. Yumi sobbalzò come se avesse appena preso la scossa.
"Che cosa?" domandò con voce acuta, Shiori ridacchiò.
"Non sei l'unica perspicace del gruppo in questo genere di cose" continuò con un sorrisetto furbo, quasi inquietante sulla sua faccia angelica.
"Non so di cosa tu stia parlando" rispose Yumi incrociando le braccia al petto, guardando ovunque tranne la sua amica.
"Sarà, ma secondo me hai una cotta" disse cantilenando.
"Sciocchezze" borbottò Yumi, Shiori sospirò.
"Sarà... Comunque anche se più grande lo preferisco all'irlandese razzista che ti sei portata a casa l'altro ieri" disse, Yumi mise su un'espressione colpevole.
"Te ne sei accorta? Mi dispiace, anche io sono caduta dal pero quando ho visto come vi ha trattati, è ovvio che con me ha chiuso il giorno stesso" spiegò come a volersi togliere un grosso peso. "Avrei voluto dirvelo prima ma in questi giorni sono successe cose più importanti" spiegò, Shiori annuì.
"Tranquilla, non ti preoccupare... Eeeeeeeeh sotto un albero di pino Yumi e Conr..." iniziò ma Yumi le arpionò un braccio per interromperla.
"Non ti azzardare!" esclamò Yumi rossa fino alle punte dei capelli, Shiori ridacchiò.
"Ti sei proprio presa una cotta..." la riprese.
"Non è vero".
"E' vero".
"Non è vero".
Le due si guardarono e continuarono a stare in silenzio finché finalmente la metrò si fermò, uscirono e tornarono fino a casa dopo una giornata che a tutti e tre era sembrata infinita.


Ecco un altro capitolo andato... Non so perché ma mi è piaciuto molto scriverlo, era da giorni che l'avevo già pronto e non vedevo l'ora di pubblicarlo!
Ringrazio chi ha letto e soprattutto:
Serin88
Charly e Beky
rpnzl
Cicci89


Un saluto,
LilyProngs.



  
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