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Autore: Valerie Clark    05/09/2013    0 recensioni
''Si accende un’altra sigaretta, fuma, fuma sempre.
Perché siamo vissuti noi – pensa, che cosa abbiamo fatto insieme nel mondo? Che cosa abbiamo lasciato di noi al mondo?
Poi sente il suo cuore battere e la gola infiammarsi … una lacrima, solo una lacrima scende piano dai suoi occhi nocciola. È questo – sorride, che abbiamo lasciato al mondo, solo questo: le nostre lacrime.''
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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LE NOSTRE LACRIME-
 
Stanotte
s'è impiccato a un chiodo perché
non voleva restare vent'anni in prigione
lontano da te


Io so che
ha voluto morire perché
ti restasse il ricordo del bene profondo
che aveva per te

Se pure
non ti ha scritto spiegando perché
se n'è andato dal mondo tu sai che l'ha fatto
soltanto per te
 

Il fumo saliva veloce accarezzando l’aria, in quella notte piena d’amore, pensa Hermione mentre s’infila lo stretto vestito nero, fumando. Vivevamo nell’epoca sbagliata – si ripete, un’epoca in cui un marchio sul braccio è più importante di chi lo porta. Un’epoca in cui i buoni erano i cattivi ed i cattivi erano gli oppressi. Gli insulti non erano più ‘sporco mezzosangue’ o ‘sporco babbano’, ma ‘sporco mangiamorte’; non c’era pietà da parte di chi l’aveva implorata in una vita ormai dimenticata. Il perdono nessuno ricordava cos’era. E allora – pensava la strega, non ci sono stati né vincitori né vinti: si è usciti tutti sconfitti a metà.
Vivevamo nell’epoca sbagliata in quel motel, si ripete pensando al numero di volte che quel posto aveva visto incontri segreti e fughe di nascosto, al numero di volte che quel posto aveva visto amore. Ora vede solo un uomo morto.


Quando si erano innamorati avevano sedici anni e il mondo, e l’amore, gli sembrava tutto per loro. Ora l’unica cosa che gli sembra per loro è una fine. La fine di un amore, la fine di una storia. La fine di una vita.
La fine è l’unica cosa che gli resta, pensa Hermione. La fine e questo vestito nero di merda – sospira spegnendo la sigaretta nel posacenere. Anche la sigaretta è finita.
Ma quando si erano innamorati era un’altra cosa. C’erano milioni di sigarette, milioni di giorni, milioni di attimi. E non ne passò uno che non fosse stato colto, preso al volo.
 
Milioni di attimi vissuti insieme e poi nemmeno una lettera, nemmeno una parola.
Ti hanno preso, ti hanno messo in gabbia, come si fa con gli animali, peggio che degli animali. E tu non hai retto nemmeno un giorno. Non mi hai dato nemmeno la possibilità di venire da te, di abbracciarti un’ultima volta, di baciarti, un’ultima volta – sorride.
 
Ma mi dispiace – pensa – mi dispiace.
Non è perché te ne sei andato, per quello figurati, beato te, è per chi resta che bisogna preoccuparsi, ma perché non mi hai nemmeno dato il tempo di pensare che potesse succedere.
Non l’hai dato a nessuno.
Ti odio un po’ per questo; ti ho sempre odiato in un certo senso. Per come ti conoscevo io, come te non avrei mai voluto esserlo, ma la tua generosità, quella sì che la vorrei.
Quella sì che l’ammiravo.
Amore senza riserve per chiunque, magari in modo sbagliato, ma per chiunque.
Ma io stavo male.
Forse avrei potuto dirtelo, ma in fondo come avrei potuto? Cosa abbiamo mai avuto da spartire noi alla fine? Il sesso? L’amore forse? Non sono niente in confronto ad una vita.
Bene, te lo posso dire adesso, per quello che vale: io sto male.
E tu stavi bene.
E la notte in cui te ne sei andato io, per la prima notte dopo mesi, stavo ridendo.
In una notte in cui dal balconcino non si vedeva la luna, io ridevo.
Lo sapevo che qualcosa non andava, ma in me quella notte andava tutto bene.
Giusto qualche ora prima ci eravamo sentiti. ‘Mi raccomando, divertitevi, che tra qualche giorno vi raggiungo.’ E non ci hai più raggiunto.
E quelle cose non le abbiamo nemmeno fatte perché il tempo non ce l’hai dato; ma quella notte sì, io quella notte mi divertivo. Io quella notte la luna me la immaginavo e i problemi non c’erano.
E non c’eri più nemmeno te.
Mi dispiace se ridevo mentre tu morivi.
Mi dispiace se ridevo scacciando da me il pensiero che qualcosa stava succedendo a mille chilometri da me.
Mi dispiace se ridevo convincendomi che non poteva essere.
E soprattutto mi dispiace se quando me l’hanno detto non sono riuscita a piangere; piangevano tutti ed io no. Io fumavo.
Te l’ho detto, io sto male: non sento più niente, non ci riesco più a piangere. Pensavo non avessi più niente da piangere, niente più lacrime, esaurite, e invece no; le lacrime ci sono, scendono da sole.
Guardavo la gente intorno a me che piangeva lacrime vere per una perdita troppo grande da essere sopportata e mi sentivo perfida perché io non ci riuscivo. Te lo dico subito: le mie lacrime non erano vere. Non perché non ti volessi bene, ma perché non sapevo cosa fare.
Amarti ti amavo, ti amo, certo, ma non ce la facevo.
Perdonami, ti prego, ma tanto per me tu non sei morto, lo sai.
Lo sai come la penso sulla morte: non c’è la morte. Non esiste. Una persona non può morire. Può andarsene, può sparire per sempre, può prendersela dio, può volare via, ma resta viva. Le idee di una persona, i suoi ricordi, sono sempre vivi in chi l’ama. Per me non è mai morto nessuno, mi si è solo riempito poco a poco il cuore del ricordo di tutti.
Tutti quelli che mi sono stati portati via, io me li ricordo. Sento il loro profumo e rivedo i loro visi. Sono qui.
Vorrei che lo pensasse chi intorno a me piange; vorrei che la smettesse di soffrire, fare funzioni e seppellire cadaveri; non è onorare questo. Siamo tutti qui, non piangere, siamo ancora tutti qui. Tu sei qui.
Non avrei mai voluto allontanarmi, so che sono stata io ad ucciderti. Ma ti amo e ti amerò per sempre, e non hai neanche idea del vuoto incolmabile che hai lasciato quella notte in cui io ridevo-
 
Si accende un’altra sigaretta, fuma, fuma sempre.
Perché siamo vissuti noi – pensa, che cosa abbiamo fatto insieme nel mondo? Che cosa abbiamo lasciato di noi al mondo?
Poi sente il suo cuore battere e la gola infiammarsi … una lacrima, solo una lacrima scende piano dai suoi occhi nocciola. È questo – sorride, che abbiamo lasciato al mondo, solo questo: le nostre lacrime. 
   
 
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