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Autore: Clockwise    05/09/2013    2 recensioni
Teneva gli occhi chiusi quando cantava, ma se li avesse aperti, se avesse potuto vedere quel momento, allora l’avrebbe vista con i suoi occhi, oltre a sentirla, l’alchimia che li legava. Era proprio lì, in loro, nei piedi che battevano lo stesso tempo, nelle vibrazioni sugli strumenti, nel riverbero che echeggiava dentro ciascuno di loro alla stessa frequenza, nelle note che ciascuno di loro creava e che si intrecciavano in armonie meravigliose e così, insieme, solo insieme, erano qualcosa.
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You Can’t Always Get What You Want
 
Jonny chiuse il libro, stiracchiandosi. Basta compiti per quel giorno. Lanciò un’occhiata languida alla sua chitarra, che sembrava attendere le sue mani e il suo plettro. Sospirò. Stentava ancora a credere che solo il giorno prima avesse posato la sua firma incerta su un contratto – un contratto! – con una casa discografica. Non sarebbe stato il primo EP che pubblicavano, lui e la band, ne avevano già pubblicato uno qualche mese prima, ma stavolta era diverso, stavolta la casa discografica l’avrebbe prodotto. Una gradevole scarica di eccitazione gli percorse la spina dorsale. 
Si alzò e mosse qualche passo verso la sua bellissima Fender Jaguar, quando inciampò in un paio di calzini a pallini appallottolati. Aggrottò le sopracciglia.
«Julia, sono tuoi questi calzini?» domandò, uscendo dalla sua camera con i calzini in mano e andando in soggiorno. Julia alzò lo sguardo dalla rivista che stava sfogliando.
«Sì, grazie Jonny» sorrise, prendendoli. Jonny tornò in camera sua. Conviveva con Chris da quasi due anni, era abituato a trovare indumenti, libri, plettri e il resto delle sue cose in giro per tutta casa. Supponeva che fosse un vizio di famiglia.
«Chris!» chiamò la ragazza, tornando alla rivista. Il fratello venne dalla cucina con un panino in mano.
«Mettimeli in valigia» ordinò pigramente, allungando il braccio con i calzini.
«Mettili tu!»
«Dai! Fai un favore alla tua sorellina! Sono impegnata adesso» pregò lei, voltando la testa verso il fratello e sporgendo il labbro inferiore. «Ti preeego.»
«No. Muovi il culo e mettili a posto da sola, pigrona.»
Il labbro della ragazza tornò a posto.
«Razza di despota maleducato, non si dicono quelle parole davanti a una signorina» disse, con una finta aria offesa, alzandosi e andando verso la camera del fratello. Lui sorrise e addentò il panino, sedendosi al posto della sorella e sfogliando la sua rivista.
«Vi assomigliate un sacco, comunque» commentò Jonny, entrando in salotto con la chitarra in mano. «Anche tu lasci la tua roba sparpagliata in giro e ti comporti da primadonna.»
«Questo non è vero!» protestò Chris con veemenza.
«Oh, sì che è vero» contestò Julia, tornando in salotto e riappropriandosi della rivista.
«A casa eri sempre lì a suonare o leggere o studiare sostenendo che non potevi fare nient’altro, che eri un musicista e uno studioso tu, e che alzarti a prendere un bicchier d’acqua era troppo faticoso, figurarsi aiutare in casa... E ovviamente mamma ti dava ragione, eri il piccolo Chris, tu…»
Jonny rise collegando la chitarra all’amplificatore, mentre Chris si rabbuiava; sua madre gli dava anche ragione, ma c’era sempre suo padre a bacchettarlo e ricordargli i suoi ‘doveri’ di fratello maggiore e "uomo di casa".
«E poi non l’ho mai capita questa cosa: eri il più grande e a tredici anni eri più alto della mamma, ma si ostina a chiamarti “piccolo Chris” ancora adesso…»
Chris ormai mangiava il suo sandwich furioso come se gli avesse fatto un torto personale. Proprio perché era il più grande aveva sempre dovuto dividere tutti i suoi giocattoli con i fratelli minori, che puntualmente l’avevano vinta in qualsiasi disputa ingaggiassero, dato che mamma e papà erano sempre dalla loro parte perché erano “più piccoli”. E tutte quelle storie se chiedeva un favore ogni tanto…
«Be’, il lupo perde il pelo ma non il vizio: non so più quante volte mi sono sentito dire “ti prego, ti prego, Jonnyboy, portami un panino!”» ululò Jonny, imitando la voce acuta di un bambino.
Julia rise apertamente.
«Oh, ma i tuoi panini sono speciali, Jonny» affermò Chris, con un sorriso melenso. «Ed è inutile che ridi tu! Piuttosto, muoviti a raccogliere la tua roba, Will arriva a momenti per portarti alla stazione.»
«Razza di tiranno, trascorri l’ultima ora con la tua cara sorellina a darle ordini! E comunque, mancavano solo i calzini…»
«Cara sorellina» sbuffò il ragazzo, addentando il panino. «è tutto il  finesettimana che dormo su questa sottospecie di divano per te, cara sorellina, ho tutto il diritto di darti ordini.»
«Visto che è una primadonna?» esclamò la ragazza rivolta a Jonny, che scoppiò a ridere.
Suonarono alla porta, impedendo a Chris di tirare il sandwich in faccia al suo coinquilino.
Jonny si alzò ad aprire, e fece entrare Will.
«Siamo pronti?» domandò il ragazzo, facendo roteare le chiavi della macchina attorno al dito.
«Prendo le mie cose» sospirò la ragazza, posando la rivista. «Peccato, mi mancherà quest’appartamento di pazzi… Ma tanto torno per Capodanno.»
«No che non torni per Capodanno!» protestò Chris con foga. «Io non passo una settimana intera su quel divano!»
«Oh, andiamo Chris, non vuoi che la tua sorellina passi le feste con te? Che razza di fratello sei?» infierì Will, ghignando. «E poi… esistono i sacchi a pelo.»
«Allora è deciso, torno a Capodanno! Ci vediamo fra tre settimane, Jonny!» esclamò la ragazza, battendo le mani, posando la valigia e abbracciando Jonny. Chris scosse la testa e inghiottì l’ultimo boccone del suo panino. Lui, Will, Julia e la sua valigia si avviarono alla porta. Will ridacchiava ancora.
«Ah, dobbiamo passare a prendere Guy e Phil dopo che abbiamo accompagnato tua sorella, così vediamo cosa fare per il disco» annunciò Will, mentre lui e Chris sollevavano la valigia e la trasportavano giù per le scale. Chris mugugnò il suo assenso.
«Bisogna trovare un posto dove provare seriamente, non possiamo continuare a rompere le scatole ai genitori di Phil» disse, pensando a quanto diamine pesasse quella valigia.
«Lo so, ma non possiamo mica portare a spasso la batteria. Sai com’è, è enorme.»
«Possiamo affittare una sala, non lo so…»
«Potete portarla qui» suggerì Julia in tono pratico, saltellando leggera giù per gli scalini, i capelli biondi svolazzanti.
«Certo, così io e Jonny avremo la casa invasa da questi indemoniati tutti i giorni» protestò debolmente Chris.
«Non è una cattiva idea, possiamo metterla in salotto e spostare il tavolo grande» rifletté Will.
«C’è la televisione di mezzo.»
«La togli, tanto a che vi serve? E poi, meglio un po’ di sana musica che quei ridicoli programmi che passano ora in Tv…»
Chris grugnì, non trovando altro da contestare. In effetti, era l’idea migliore, così avrebbero potuto provare liberamente quando volevano, senza intrufolarsi continuamente in casa dei genitori di Phil.
Arrivarono finalmente, ansanti, al portone del pianterreno.
«Proprio al quarto piano senza ascensore dovevi abitare?» mormorò Will, strofinandosi il braccio. Chris invece, guardava in tralice la sorella.
«Chiedi a lei cosa diavolo ha messo nella valigia! Sei stata qui solo tre giorni!»
Julia sorrise serafica e fece spallucce.
«Sai com’è, bisogna essere previdenti, non si può mai sapere. Poteva capitare qualsiasi cosa: che un vestito si scucisse, che fosse troppo caldo, troppo freddo… Era lo stretto necessario, in fondo.»
«Devi proprio venire a Capodanno?» supplicò Chris. La sorella allargò il sorriso.
«Oh, sì, penso di venire subito dopo Natale. Mi è piaciuta troppo l’aria di Londra. E i suoi abitanti.»
Will fissò allibito il suo sorriso angelico per poi rivolgersi all’amico.
«Hai capito la sorellina…»
 
♪♬
 
Jonny suonava. E quando Jonny suonava, poteva cadere una bomba, poteva atterrare una navicella aliena, lui sarebbe rimasto lì al suo posto a suonare con gli occhi chiusi e la testa altrove, in un mondo tutto suo. Magari avrebbe potuto socchiudere un occhio, così, tanto per constatare se gli alieni fossero verdi o grigi.
Quando Jonny suonava si perdeva in quel mare di note galleggianti che lui, lui stesso produceva con la sua chitarra - a dir poco un miracolo, ai suoi occhi. Le dita si muovevano da sole, scivolavano sulle corde dorate e note infinite scaturivano dal loro toccarsi. Note che poi, libere, vibravano, fluttuavano in quel mare azzurro, giocavano le une con le altre, finché non si spegnevano, per forza di cose, quando il mare trovava la costa. Ma finché Jonny era lì con loro in mezzo all’oceano, non c’era nulla che potesse tirarlo fuori.
Non c’era da stupirsi, quindi, se non aprì la porta quando Chris suonò il campanello. Alzò gli occhi, frastornato, solo quando i suoi compagni di band e Phil gli si pararono davanti.
«Oh. Cia-ciao» balbettò, con l’aria di uno che si è appena svegliato. Chris lo guardava da vicino, preoccupato.
«A volte mi chiedo se tu non stia bene.»
Jonny rise.
«Sto bene, stavo solo suonando.»
«Questo spiega tutto» mormorò Will, sedendosi a cavalcioni su una sedia. Phil e Guy lo salutarono, pensierosi, entrando in soggiorno. Jonny stette sulla sedia dove si trovava, Guy e Chris sprofondarono nel divano e Phil rimase in piedi, iniziando a fare avanti e indietro per il piccolo soggiorno.
«Allora, abbiamo un sacco di cose da decidere. Prima di tutto, dobbiamo trovare una ditta per trasportare qui la batteria…»
«Che cosa?» Jonny spostò lo sguardo da un Chris contrariato a un Will sicuro e sorridente. Perché non era al corrente del fatto che la sua casa sarebbe stata presto invasa da una batteria e due musicisti rumorosi?
«Ne abbiamo parlato prima, è l’unica soluzione per poter provare quando vogliamo» sospirò Chris. Phil annuì, un po’ dispiaciuto.
«Insomma, per i miei genitori non è un problema, possiamo continuare a provare da loro, però ecco…» Phil spostò il peso da un piede all’altro. Per quanto desiderasse evitare fastidi a Chris e Jonny, era davvero seccante avere sua madre che bussava alla porta ogni cinque minuti chiedendo se andasse tutto bene.
«Be’, allora, va bene certo. Possiamo spostare il tavolo e mettere la tv nell’angolo, c’è spazio qui» si ritrovò a dire Jonny, indicando la parete di fronte al divano, al momento occupata dal mobile della tv, la radio e il suo amplificatore e cercando di non pensare al fatto che avessero deciso senza di lui. Pensò invece a come si sarebbe ridotta la loro casa se Guy e Will fossero stati da loro praticamente sempre: cartoni di pizza, lattine di birra, scarpe e calzini disseminati sul pavimento, plettri, sigarette, Cd, spartiti, cartacce su ogni altra superficie disponibile. Rabbrividì.
«Ok» mormorò Phil, sollevato. «Ora, il disco.»
«Brothers&Sisters» lo corresse Chris.
«Sicuri che vogliate che sia questo il titolo?» domandò Phil, esitante, fermandosi. «Vuol dire anche che Brothers&Sisters sarà il brano principale, perché in fondo è un singolo…»
Will annuì, sapendo di interpretare anche il pensiero degli altri.
«Sicuri.»
«Ok.» Phil riprese a camminare su e giù.
«Ora, per il disco, ci servono dei nuovi brani…»
«Abbiamo Brothers&Sisters» disse Chris, speranzoso.
«Sì, e poi?» domandò Guy, assente. Chris notò il suo sguardo vagante e si chiese a cosa pensasse.
«Quella nuova che abbiamo provato l’altra volta…» tentò Jonny, muovendo distrattamente le mani sulla chitarra.
«Only Superstition» completò Will, pensieroso. «è buona, ma dobbiamo finirla. E anche Brothers&Sisters è da sistemare…»
«Ce ne serve almeno un’altra» disse Phil. Chris notò il suo nervosismo. Cavoli, ci teneva davvero a questo Ep, non era da lui agitarsi a quel modo…
«Rilassati Phil, possiamo scriverne un’altra. La casa ci ha dato tempo fino a febbraio per i brani, no? Oggi è il nove di dicembre…» disse Chris, rassicurante. Phil sospirò e si sedette.
«Ok, ok, abbiamo la situazione sotto controllo. Possiamo farcela.»
Guy sogghignò a situazione sotto controllo, pensando istantaneamente a Star Trek, Guerre Stellari e compagnia bella.
«Sì, la situazione è sotto controllo, quindi rilassiamoci e guardiamoci un film» disse, sventolando una videocassetta. Chris allungò il collo per leggere il titolo.
«Matrix? Ma dai, non possiamo vedere nient’altro? Da qualche parte ho un film nuovo…» tentò, alzandosi.
«Che cosa, Titanic?» lo provocò Will. Chris lo guardò in tralice.
«E se provassimo? Così sistemiamo Brothers&Sisters e Only Superstition, sinceramente non mi convince ancora…» li interruppe Phil.
«Sì, buona idea» convenne Jonny, sistemandosi la chitarra a tracolla e alzandosi in piedi. Chris e Guy acconsentirono borbottando. Presero i loro strumenti e raggiunsero gli altri nel soggiorno.
«Direi di provarle un po’ tutte» disse Phil, sedendosi su una sedia accanto a Will con un block notes.
Chris annuì, terminando di accordare la sua chitarra acustica e frugandosi nelle tasche alla ricerca di un plettro. Guy gli porse uno dei suoi, rassegnato, alzando gli occhi al cielo. L’altro sorrise riconoscente.
 
♪♬
 
«Ok, basta, direi che è abbastanza» mormorò Phil, strofinandosi gli occhi. «Only Superstition va abbastanza bene, dobbiamo solo sistemare quell’ultima parte, ma ci serve la batteria.»
«Anche Brothers&Sisters è a posto, mi sembra» fece Guy, senza alzare gli occhi dal basso. Gli altri annuirono.
«Appena sistemiamo la batteria finiamo di provarla. E dobbiamo pensare ad una canzone nuova» disse Will, alzandosi dalla sua sedia e stiracchiandosi.
«Ve ne andate? Non proviamo anche Shiver?» domandò Jonny, guardando i suoi compagni. Gli altri convennero con lui e si disposero a provare la canzone. Will si risedette sbuffando.
Piano, Chris iniziò a suonare i primi accordi, tentennante; dopo un paio di battute, Jonny e Guy lo seguirono, movimentando la canzone. Il ragazzo cantò, cercando disperatamente di rimanere concentrato sugli accordi e le note, scacciando l’immagine di quella ragazza sorridente…
Capitolò dopo la seconda strofa.
«Non va» disse, improvvisamente sfinito. Will sollevò la testa dalle braccia incrociate.
«Perché? Non mi sembrava così male. Con la batteria sarebbe stata a posto.»
L’altro scosse la testa.
«Non mi convince, non va, non c’è energia.»
Will roteò gli occhi.
«Non abbiamo la batteria, ovvio che non c’è energia.»
«Anche con la batteria farebbe schifo lo stesso. C’è qualcosa nel ritmo…» disse Chris, frustrato, muovendo distrattamente le mani sulla chitarra, quasi accarezzandola. Will alzò le braccia al cielo.
«E allora smetti di lamentarti e lavoraci su, a quanto pare non è un problema nostro!»
«No, siamo una band, ci lavoriamo insieme…» tentò Jonny, pacifico.
«Se lui non riesce a fare bene la sua parte, non vedo come possiamo aiutarlo noi!»
«Grazie del sostegno» mormorò Chris. Era alquanto frustrato, non riusciva ad esprimere bene quello che sentiva, ma sapeva che quella canzone non andava bene così, lo sapeva e basta.
«Si può sapere cosa vuoi, Chris? Se non ti piace, suonala e cerca di sistemarla, l’hai scritta tu, l’hai composta principalmente tu, non possiamo metterci le mani noi. E poi, è a te che non piace, per me non era male…» disse Will, alzandosi dalla sedia. Non sopportava quando Chris iniziava a fare il preciso, era una cosa che lo mandava fuori dai gangheri.  
«Davvero un buon amico, sei! Ti sto chiedendo una mano, se non te ne sei accorto!» attaccò Chris, alterandosi. Will si voltò verso di lui.
«No, Chris, non stai chiedendo aiuto, ti stai solo lamentando senza alcuna considerazione per  il lavoro degli altri, ecco cosa! Hai deciso tu di occuparti della chitarra, del pianoforte, di cantare, non sei tu quello che ha dovuto iniziare a suonare un altro strumento da zero. Ora non lamentarti del peso della responsabilità, per favore, te la sei scelta da solo. E ricordati che il mondo non gira intorno a te, siamo una band, non la tua orchestra.»
Anche dopo tutto quel tempo, gli bruciava ancora il fatto che avesse dovuto imparare a suonare la batteria per entrare nel gruppo, pur suonando sia basso che chitarra che pianoforte, e detestava sentire lamentele ingiustificate. Se Chris aveva la luna storta non era un problema suo.
Chris abbandonò sconfortato le braccia lungo i fianchi, aprendo e chiudendo la bocca senza trovare le parole. Una fastidiosa voce dentro di sé gli diceva che Will aveva ragione, sovrastando l’ondata di rabbia ribollente.
«Be’, direi che Shiver non va nel disco. Ma tanto possiamo scriverne un’altra, no? Abbiamo tempo…» tentò Jonny, sorretto subito da Phil, mentre Will continuava a guardare in cagnesco il cantante.
«Ok, basta così, è ora di andarcene. Riproviamo quando avremo la batteria» concluse Guy, sfilandosi il basso e spingendo Will da parte mentre andava verso la porta.
«Sempre se il signor Martin è d’accordo» sputò Will, voltandogli le spalle. Chris strinse i denti.
«Oh, Will, andiamo, non prendertela! È il frontman, è nella sua natura comportarsi da primadonna!» scherzò Jonny, posando la chitarra.
«Dai, Chris, ora chiedi scusa e vivremo tutti felici e contenti!» sdrammatizzò Phil, alzandosi.
Chris guardò da un’altra parte mormorando le sue scuse. Will sogghignò.
«Non preoccuparti, amico. Anzi… primadonna Martin. Suona anche bene, potremmo scriverci su qualcosa…»
Chris sorrise, trattenendosi dal rispondere per le rime. Lo aveva appena perdonato, in fondo. Non si era reso conto di aver stretto i pugni.
«Andiamo, andiamo!» li esortò Guy, il basso in spalla. Salutarono Chris e Jonny e uscirono.
Nel silenzio improvviso, Jonny si voltò verso l’amico che riponeva la chitarra.
«Tutto bene? Cos’è che non va con Shiver
Chris si lasciò andare sul divano, seppellendo il viso fra le mani.
«Io… non riesco a cantarla. Penso a lei, e mi fa male e…»
«Chris.»
Jonny si sedette accanto a lui e gli poggiò una mano sulla spalla. Chris lo ringraziò mentalmente per il supporto.
«Devi dirglielo, non puoi andare avanti così.»
«Sì, e poi? Lo sai che per lei sono “solo un amico”. Se glielo dicessi, non potremmo continuare ad essere nemmeno amici» disse, riesumando il volto dalle dita. Jonny sospirò, abbandonandosi sullo schienale.
«Non so come aiutarti, Chris, mi dispiace. Ma per qualsiasi cosa, sono qui, lo sai.»
L’altro sorrise, rivolgendogli un’occhiata riconoscente.
«Ora non pensarci. Pensa piuttosto che fra tre settimane torna tua sorella… Serve un sacco a pelo.»
«Oh, Dio!» rise Chris. «E dei tappi per le orecchie e un arsenale di pazienza…»
«Guarda che è tale e quale a te.»
«Non è vero, traditore!»
Jonny lo guardò ridere, il fantasma della discussione, e di quella ragazza, lontano dai suoi occhi. Per fortuna. Voleva davvero bene a quella ragazza, come tutti gli altri, ma diventava sempre più difficile sapendo che riduceva in quello stato il suo migliore amico, anche se involontariamente. Pensò che comunque, Chris era fortunato: aveva qualcuno a cui rivolgere i pensieri la sera, qualcuno da amare, qualcuno che lo facesse sentire vivo. Chris non sentiva alcuna voragine lì, sul petto, la sera prima di addormentarsi.
Resosi conto del pensiero che aveva formulato, si rimproverò mentalmente. Che razza di amico era, a pensare certe cose? Doveva essere soddisfatto della vita che aveva, dei suoi amici, di Chris, senza torturarsi con inutili perché e per come. Non si può avere sempre tutto, ormai lo sapeva, ci aveva fatto l’abitudine, figurarsi desiderare di soffrire per amore.
Basta, cacciò quei pensieri dannosi dalla mente e cercò di rilassarsi. Doveva cambiare la corde alla chitarra. E Julia sarebbe tornata per Capodanno. Sorrise.
«Danno Armageddon stasera» lo informò Chris, sfogliando la rivista che la sorella aveva lasciato lì. Il suo viso era tranquillo. Jonny annuì.
«Serve della birra.»
 


***
Salve a tutti! Grazie per aver letto, spero abbiate apprezzato. In caso contrario vi prego, di nuovo, di farmelo sapere. Alcune parti non mi convincono molto, vorrei sapere cosa ne pensate voi. Che poi, io do per scontato che ci sia un voi, ma non è affatto detto. Ugh. 
Comunque, in questo capitolo ci sono i Rolling Stones, per chi non avesse riconosciuto la canzone (che ho scelto in mancanza di altro, e perché quando ho aperto il lettore musicale è stata la prima che è comparsa. Non stonava troppo.)
Bene, grazie a tutti quelli che leggono (se ce ne sono), e al prossimo capitolo! 

E.
  
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