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Autore: lye    11/03/2008    10 recensioni
"Sospirava a quei pensieri, sorrideva mentre davvero immaginava quel grande castello ma se da bambina sarebbe stato un “vissero felici e contenti” ora c’era un minuscolo particolare che non andava.
La Regina aveva incontrato il Conte. Il suo sguardo l’aveva ammaliata, fatta vacillare.
Quel magnifico sogno si era infranto al suolo al tocco dell’attrazione, qualcosa con cui non credeva di poter fare i conti." ( Piccola shot Draco/Hermione. Non tiene in conto sesto e settimo libro. )
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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A chi non è mai capitato di giocare a “far la regina” da bambini

Gioco da bambina


A chi non è mai capitato di giocare a “la regina e il re” da bambini?
A ognuno il suo ruolo, la regina, il re, il cattivo e tanti altri personaggi, magari anche un conte.
Hermione Jane Granger ogni tanto rivedeva la sua vita con gli occhi di una bambina, in quei rari momenti in cui la troppa maturità mostrata, quell’esser donna troppo presto subiva su di lei l’effetto contrario: la faceva tornare ai suoi cinque anni, i suoi sei, quando tutto era ancora perfetto, quando ancora non conosceva la magia e tutto era “magia”. Lo stupore delle piccole cose e i giochi, sì soprattutto quelli. Giochi da bambini, bambini che non vivevano un anno dopo la guerra che tanti aveva portato via.
La vedeva la sua Regina, fiera Grifondoro dai boccoli color cioccolato e gli occhi dorati proprio come lei e il suo re, Grifondoro anch’egli, capelli rossi perennemente spettinati e occhi così azzurri che reggono il confronto con il cielo. Sì, Ron Weasley con tutte le sue lentiggini, era il suo Re.
Sospirava a quei pensieri, sorrideva mentre davvero immaginava quel grande castello ma se da bambina sarebbe stato un “vissero felici e contenti” ora c’era un minuscolo particolare che non andava.
La Regina aveva incontrato il Conte. Il suo sguardo l’aveva ammaliata, fatta vacillare. Quel magnifico sogno si era infranto al suolo al tocco dell’attrazione, qualcosa con cui non credeva di poter fare i conti.
Il suo odore la inebriava, si sentiva protetta dalla sua figura.
Seppelliva con le dolci attenzioni del suo Re quelle sensazioni, seppelliva il tutto con l’amore che provava per il rosso perché infondo una Regina non può vivere senza Re.
Quando l’aveva realmente incontrato? Quando realmente aveva cercato rifugio nelle sue spalle possenti?

Quando quelle parole taglienti di nuovo avevano ferito?

» Passo dopo passo, torre raggiunta in qualche secondo. La guerra è finita, sappilo mondo, il bene ha vinto. Già ha vinto.. e il suo prezzo? Cadaveri, giovani innocenti che si erano macchiati del più terribile dei delitti. L’omicidio. Quanti la giovane Regina ne aveva visti perire sotto la sua bacchetta in quell’ultima battaglia, quanti dei suoi erano periti per le bacchette dei loro nemici. “ Combatti Regina ”. Quante volte in quei sei anni se l’era ripetuto, troppe forse e ora quelle parole erano il vuoto. Ora si era liberi di amare, di non trattenere più nulla per la paura che quell’amore si sarebbe spento troppo presto con due sole parole. Parole che le sue labbra di rosa purtroppo avevano sfiorato. “Avada Kadavra”. Sospirò la riccia sulla torre della sua scuola, torre che tanti suoi desideri sussurrati al vento aveva udito, che aveva visto anni prima le sue lacrime e che ora serviva a riempire il vuoto. Lo stesso vuoto negli occhi di coloro che aveva ucciso, lo stesso vuoto che portava con sé l’odore di sangue della battaglia appena finita. Si era svolta nel grande cortile, sulle sponde del lago nero, nella foresta proibita, nelle aule. Nulla, nulla tranne la sua amata torre si era salvato alla distruzione del combattimento. Finito il conteggio delle vittime era sparita, via alla sua torre.
La porta si aprì e li vide. Vide l’argento fuso dei suoi occhi come se fosse la prima volta che li vedesse. Vide il traditore che si era schierato dalla loro parte, il traditore che davanti ai suoi occhi aveva ucciso il suo proprio padre.
« Granger. »
Nulla nella voce, proseguiva lento non staccandole gli occhi di dosso, non interrompendo quel temporaneo incontro di sguardi. Oro e Argento. La Grifondoro non si mosse, non ne aveva la forza, non ne aveva la volontà.
« Furetto. »
Non vi era disprezzo nel tono. Non più. Non poteva più disprezzare il suo coraggio.

« E’ inutile che eviti di dire il mio cognome. Sono un Malfoy, Mezzosangue. »
Sprezzante il tono, non come un tempo. Qualcosa di diverso, qualcosa che non avrebbe mai capito.
« Non.. cambierai mai, eh? »
Sussurrò quella, cercando di scherzarci, cercando di esser ironica, cercando un motivo alla voce improvvisamente incrinata. Lui le si affiancò, in silenzio, freddo più distante del solito. Più lontano di quanto per lei sia mai stato.
« Non posso. »
Disse a un certo punto, atono questa volta, se non era disprezzo era il nulla. Ciò che lo stupì però fu il suo sommesso singhiozzare. Il sommesso singhiozzare della bella Regina dagli occhi d’oro.
« Io..i..io.. per..perchè sto piangendo? »
Domandò ingenua portandosi un dito alla base dell’occhio sinistro, raccogliendo con quello una lacrima. Si voltò il bel Conte, la fissava curioso. Vedeva quella piccola mano pallida ancor sporca di terra cercar di asciugare il volto, sporcandolo. Le si avvicinò alzandole il capo, cercando quell’orgoglioso sguardo dorato di cui non era rimasto nulla che il vuoto. Vuoto che vi era anche nell’argento, vuoto che svaniva mentre trovandola tenera non aveva potuto non stringerla a sé.
« Sei forte, Mezzosangue, per questo piangi. »
Aveva sussurrato. Sì, la sua Mezzosangue era forte. «

Scostò una ciocca ondulata dal volto, ciocca ribelle sfuggita alla sua coda alta. Gli occhi fissavano lontano. Nella sua testa l’immagine di una certa testa bionda che subitamente, ripresa coscienza, venne sostituita da una rossa.
Eppure era stato così strano, quel giorno, sentire attorno a sé il calore di un abbraccio di Serpe. Altrettanto bizzarro sentir quel sussurro per poi vederlo allontanarsi, conscio improvvisamente di ciò che aveva fatto. Lo sguardo improvvisamente tornato alla vita, alla lucidità. Ancor più strano fu per lei fare un passo in avanti vedendolo andar via, abbracciarlo da dietro supplicando in lacrime di non lasciarla. Assaporandone l’odore, arrossendo allo sciocco desiderio di un attimo, posare le proprie labbra su quelle spalle possenti, sentendo il bisogno di Draco Lucius Malfoy.
La Regina aveva incontrato il Conte. La Regina era attratta dal Conte. Non erano più giochi da bambini quelli, erano giochi pieni di segreti taciuti, segreti sussurrati al vento di una certa torre. Della stessa da cui ora si affacciava e aspettava.
« Granger. »
Voce alle sue spalle. Si voltò la bella Regina al solo richiamo del Conte, sorridendo alla quotidianità di quel gesto. Un anno esatto che a quell’ora
« Furetto. »
E nonostante tutto ancor lo chiamava in tal modo, ignorando l’espressione di disappunto in quel volto pallido, su quelle labbra sottili che per un minuscolo istante avrebbe voluto far sue.
« E’ passato un anno. »
Sussurrò quello.
« Il tempo a volte vola davvero. »
Rispose, malinconica perché in fondo nulla era cambiato.
« Capita. »
Silenzio dopo quell’unica parola. Silenzio per ascoltare il soffio del vento, silenzio per sentir arrivare dal basso il celebrare la commemorazione per i caduti.
« Ti è mai capitato da bambino di giocare al Re e la Regina? »
Domandò a un certo punto la giovane dai bei ricci. Sorridente in direzione del biondo, un po’ bambina di nuovo.
« Granger io da bambino non giocavo. »
Non vi era cattiveria nelle sue parole, solo precisazione mentre l’osservava scettico, di sicuro domanda più inadatta non avrebbe potuta trovarla nessuno.
« Ah peccato.. mi chiedevo se la Regina potesse innamorarsi del Conte.. »
Sbuffò quella, tormentata dai pensieri del cuore dopo che la fine della guerra l’aveva liberata dal resto. Sempre scettico il bel Serpeverde la fissava, non capendo la domanda, non riuscendo a cogliere il senso di quelle parole.
« La Regina ama il Re? »
Esclamò d’un tratto, stupendola come ogni volta che le rivolgeva la parola. E lei fu disorientata per qualche istante, annui senza riuscire ad aprir bocca. Era poi tanto convinta che quella fosse la realtà?
« La Regina ama il Conte? »
Per un istante rivide su quel volto d’angelo il ghigno strafottente che sempre l’aveva caratterizzato, ghigno che nonostante tutto aveva un che di diverso, qualcosa che così vicino al suo volto l’attraeva pericolosamente.
« Forse. »
Azzardò chiedendosi come mai quell’unica parola fu tanto sussurrata, chiedendosi perché le gambe non rispondevano al suo cervello e la spingevano ad avvicinarsi, a venirgli incontro mentre anche lui muoveva svariati passi verso di lei.
« Si o no? »
Domandò di nuovo, prendendo qualche onda tra le dita lunghe e affusolate, portandola vicino alle sue labbra, respirando l’odore di vaniglia che da sempre la caratterizzava.
« No. »
Rispose poi, titubante. Rossa in volto probabilmente mentre con la mano sinistra andava a scacciare quella di lui. Inutile, solo un ulteriore brivido, una scossa mentre il polso le veniva afferrato e la distanza trai due ulteriolmente accorciata.
« Sicura.. Hermione? »
Scandì con lentezza il suo nome, sensuale come se sapesse cosa aveva celato dietro la sua ingenua domanda. Attirandola a sé come spesso aveva, inconsciamente, desiderato fare.
« n..no»
Disse l’altra, cercando di chiamare a sé la sua razionalità. La Regina era del Re.
« La Regina ama il Conte? »
Domandò di nuovo poggiando la testa nell’incavo del collo di lei, stringendola quasi possessivamente a sé. Sfociando nell’assurdo. Se l’avessero detto ad entrambi poco più di un anno prima non ci avrebbero creduto. Se glielo avessero detto dopo avrebbero capito che reprimere quelle sensazioni non era stato che un errore. Sin dalla volta che lui l’aveva vista di nuovo piangere, sin da quella volta che le sue piccole mani l’avevano trattenuto dall’andar via.
« Sì. »
Sussurrò lei, un brivido lungo la schiena sentendo il soffio del Serpeverde sul proprio collo. Aveva ceduto al Conte. Desiderio di baciarlo che nuovamente arrivava, desiderio da realizzare quando stupito quello aveva alzato il capo fissandola. Oro nell’Argento. Argento nell’Oro. Trappola ben escogitata che aveva catturato sia preda che cacciatore. Fu un attimo e le loro labbra si sfiorarono, un attimo per mandare all’aria del tutto la razionalità, lasciandosi travolgere dall’istinto. Passione che aveva bussato alla loro porta.

La Regina amava il Re, la Regina aveva amato il re. Non siamo più nei giochi di un bambino, non più dove tutto è rose e fiori. Siamo nella realtà, dove le Regine cambiano idee. Dove la Regina venne rapita dallo sguardo di un Conte. Dove quel Conte desiderava solo le labbra di lei, dove ne ambiva il bel corpo, dove ne voleva il cuore. Dove la Regina ama il Re, ma desidera il Conte.









Angolino dell’autrice:

Salve a tutti, dopo un po’ di tempo sono tornata a postare in questa sezione e ovviamente con una Dramione.
E’ scritta di getto quindi perdonatemi tratti non molto chiari, ambientata in un ipotetica fine del settimo anno non tiene conto né del sesto né del settimo libro. Voldemort come già scritto è stato sconfitto per quanto riguarda la storia nel sesto anno.
E’ basata su un classico gioco fatto da bambini, questa idea mi frullava in testa da un po’ e quindi ho pensato di mettere tutto su carta. Piccolo particolare è che ho deciso di affiancare a Draco la figura del Conte, visto che in questa storia “principe” ( come di solito è definito ) non mi suonava bene. E con questo vi lascio. Spero di trovare almeno un piccolo commentino ( anche critiche ) e ringrazio in anticipo sia coloro che recensiranno che quelli che si limiteranno alla lettura.
Un bacio,
Ly

  
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