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Autore: Alex Wolf    05/09/2013    7 recensioni
Dal primo capitolo:
« Ma che cosa fai? Mettimi giù rampollo viziato!. »protestai nel mentre il mio sedere toccava il cuoio chiaro della sua sella.
« Quanto sei bisbetica. » borbottò salendo dietro di me e passando le sue mani attorno ai miei fianchi per prendere le redini.
« Togli quelle mani, guido io. » ringhiai afferrando d’impulso le redini e procurandomi una fitta alla spalla.
« Smettila. » mi riprese il principe scocciato levando le mie mani dalla giuda e riportandoci le sue. « E sta zitta. Hai già parlato troppo. » spronò il cavallo.
Risucchiai le guance e le labbra all’interno e le rilasciai andare con uno schiocco frustrato.
« Se dovrò viaggiare così, tanto vale che mi metta comoda. » borbottai appoggiando la mia schiena al suo torace e chiusi gli occhi. « Se ti metti a cantare qualche canzone in elfico ti strappo le labbra. » aggiunsi.
Non fatevi ingannare dalle apparenze, leggete e poi saprete dirmi che ne pensate ;)
Storia ispirata al film "la compagnia dell'anello"
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prima di iniziare a leggere volevo ringraziare tutte/tutti voi che recensite i miei capitoli. Allora inizio con la lista: LilyOok_ , lady anya blu Cullen, NewtSeven, idrilcelebrindal, Mary ZiamShipper, Lol_lola, Scarl_Bloom 94, Anna Love, veraveggie, Morgiana, Elenoriel (se vi ho dimenticato non odiatemi XD). Vi ringrazio per le recensioni ( di nuovo) e per i consigli che mi date. Li apprezzo tantissimo :D. Ma ora potete pure tornare a leggere ;) P.s: L'occhio quì sotto è uno di quelli di Isil, la guerriere.
 
 
 
When you let her go.    
 
 
 





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Il giorno seguente, quando tutti furono svegli, e ci fummo accertati delle condizioni della testa di Pipino, mangiammo e riprendemmo il cammino. Ridiedi l’arco e le frecce all’elfo, e gli ordinai di starmi alla larga, in tutti i sensi, fisici e mentali. Specialmente mentali, ci tenevo alla mia privacy.  
I giorni passarono, frettolosi come l’acqua che scende dai ruscelli, e, ormai troppo stanchi per continuare, decidemmo di prenderci qualche ora di riposo. Ci fermammo ai piedi di un enorme accumulo di rocce e ci mettemmo comodi. Mangiammo e bevemmo per riprendere le forze. Guardando i miei compagni parlare fra loro non potei fare a meno di pensare a quello che sarebbe successo fra poco, o almeno ci provai. Nella mia mente prese forma l’immagine di uno stormo nero, come l’animo di Sauron, che ci sorvolava, ma non riuscii a ricordare di più. Forse l’anello m’indeboliva, o forse, probabilmente, per la stanchezza non riuscivo a pensare lucidamente. Optai per la seconda. Respirai a pieni polmoni, e incuriosita dal silenzio che si era creato tra noi mi avvicinai a Aragorn. Ci guardammo per un attimo, sorridendoci, e poi Boromir ci rapì dalla quiete.
« Allora, accetti una sfida? », mi chiese piegandosi in avanti, verso il mio viso. Gettai all’indietro la schiena e lo allontanai malamente, spingendo una delle mie mani sul suo volto per farlo arretrare.
« Solo se poi ti stacchi da me, uomo », dichiarai. Lui tolse la mia mano afferrandomi per un braccio e sorrise, beffardo. Nei suoi occhi chiari lessi il divertimento. Povera sciocca, questa volta vincerò io, gracchiò. Corrugai le sopracciglia, indignata, e sguainai la spada dal fodero, con velocità. « Cos’hai detto? », sibilai, mentre la mia lama sfregava contro la sua, come una carezza.
« Nulla, senti le voci donna? », rise di me, abbassando la guardia. Alzai gli occhi al cielo, attaccando. Colto alla sprovvista, Boromir, fece un passo indietro rischiando di cadere inciampando su un masso, poi tornò stabile. Come avevo previsto, tentò un colpo a destra, e un’latro a sinistra, che parai e infine un affondo, che evitai con un salto di lato a piedi uniti. La sua figura, colta alla sprovvista, nuovamente, cedette in avanti, dandomi modo di rifilargli un ceffone sulla nuca.
« Ehy questo non è valido! », protestò, voltandosi nella mia direzione. Risi divertita e parai un altro attacco.  « Tutto è lecito, in guerra e in amore », recitai, piroettando su me stessa e tirandogli un altro piccolo schiaffo sul collo. Aragorn, che stava fumando la pipa su un masso li accanto, sorrise e sbuffò una piccola nube di fumo.
I quattro piccoli hobbit si erano accomodati su una roccia, grande e piatta, e ci osservavano con i piedi a penzoloni. « Fagli vedere chi sei, Boromir! », strillò divertito Pipino.
« Traditore », risi io quando gli fui sotto, schivando un attacco dell’uomo per, poi, infliggergliene uno io stessa. Con maestria, “occhi azzurri”, come avevo soprannominato Boromir, lo schivò e si ritrovò alle mie spalle. Circondò il mio bacino con un braccio, tirandomi a se, e con quello con cui impugnava la spada portò la lama alla mia gola.  Restai immobile, come gli spettatori, guardandomi intorno. Solo allora scorsi l’elfo, appoggiato al suo adorato arco. Se ne stava li, vicino ad Aragorn, e ci fissava incuriosito.
« Ti arrendi? », soffiò al mio orecchio l’uomo, con quella che, secondo lui, poteva essere definita “voce sensuale”. Alzai gli occhi al cielo e presi un bel respiro « Sai cosa mi consigliava sempre il mio maestro? », domandai, retoricamente, « Di guardare sempre in basso », e detto ciò gli tirai un calcio negli stinchi che lo fece gridare e allontanare.
« Vai così Ele! », gridò Marry. Lo guardai e gli sorrisi, facendo poi la linguaccia a Pipino. Il piccolo hobbit allora sorrise e alzò il pollice verso l’alto. Prima che potessi chiedere il perché di quel gesto un bufalo mi travolse, o almeno credevo che lo fosse. Mi ritrovai stesa a terra, con la guancia schiacciata contro il terreno. Trattenni un grido di frustrazione e mi voltai, con non poco sforzo. Mi ritrovai il volto di Boromir troppo vicino. Ebbi l’impulso di tirare indietro la testa, ma quando lo feci mi ricordai di essere stesa a terra. Il suo corpo era sdraiato sopra il mio e i suoi capelli mi solleticavano leggermente la guancia. Feci leva sulle braccia e tentai di spingerlo via, ma lui oppose resistenza.
« Spostati, dannazione! », sbraitai.
« Mia signora, non accetta le mie attenzioni?  », rise di gusto lui spingendosi ancora di più su di me, per quanto fosse possibile. Quella situazione stava mettendo a dura prova i miei nervi, poco saldi in quel momento. Mi morsi un labbro  e tentai di colpirlo con un pugno, ma le sue mani erano ben serrate sui miei polsi. « Ma come? Non eravate voi che avete detto “tutto è lecito in guerra e in amore” ? », mi schernì.
« Smettila », protesta, sfinita.  Per dispetto, credo, poggiò le sue labbra sulle mie, forse per farmi capire che lui aveva in mano le redini della situazione. Fu un contatto leggero, ma per me troppo invasivo. Mi sentii violata. Voltai di scattò la testa di lato, staccando le mie labbra dalle sue e solo allora mi accorsi di due paia di stivali al nostro fianco. Percorsi i loro contorni, i pantaloni e la casacca di chi li portava, fino ad arrivare al volto. I capelli chiari gli ricadevano sulle spalle. I suoi occhi incontrarono i miei, nei quali avevo represso tutto il mio dispiacere e la mia rabbia. Legolas, invece, aveva oscurato tutti i suoi pensieri e non lasciava trapelare nulla. Si piegò e prese Boromir per le spalle, spingendolo lontano da me. Aragorn, al suo fianco mi tese la mano ma io la rifiutai e m’issai da sole sulle gambe, dandogli le spalle ed andandomene.
« E dai, Eleonroa, scherzavo! », gridò Boromir in lontananza. Digrignai i denti e urlai: « Va al diavolo! ».
« Bene, direi che tocca a noi allenarci Pipino »,distrasse tutti Merry, saltando giù dal masso e impugnando la sua piccola spada.
Con ancora la rabbia che mi ribolliva dentro mi sedetti accanto a Gandalf, intento a fumare la sua pipa, e domandai: « Perché voi uomini siete così deficienti? Mh? », gli rivolsi un’occhiata veloce, «  No, sul serio, ti scongiuro, spiegamelo, perché io proprio non riesco a capacitarmi della vostra stupidità! », senza volerlo alzai la voce alle ultime parole. Il mago fece uscire dalle labbra una nuvoletta grigia e poi mi fissò , con gli occhi piccoli e divertiti.  « Vedi?! », domandai io, « Anche ora tu, che sei un uomo, mi guardi come se fossi una svalvolata », incrociai le braccia al petto. Lui sospirò e mi rivelò che sorrideva perché avevo la faccia piena di sabbia. Imbarazzata mi scusai e cominciai a pulirmi.
« Allora, qual è la nostra prossima mossa? », chiesi per rompere il ghiaccio. Gandalf mi guardò accarezzandosi la barba « Seguiremo questa direzione ad Ovest delle Montagne Nebbiose per quaranta giorni. Se la fortuna ci assiste, la Breccia di Rohan sarà ancora aperta, e da lì volteremo verso Est, per Mordor ».
Mi sfeci la coda e racchiusi i capelli in un chignon alto e stretto sulla nuca, « Bhe, come piano non sembra male », ammisi, per sovrastare la voce di Boromir e quella dei due hobbit che stavano imparando le mosse fondamentali della lotta.
«  Se qualcuno chiedesse la mia opinione, e noto che nessuno la chiede, direi che abbiamo preso la strada più lunga », intervenne Gimli spuntando da dietro un masso,  « Gandalf, potremmo attraversare le Miniere di Moria. Mio cugino Balin ci darebbe un benvenuto regale ».
 « No, Gimli. Non prenderei la strada attraverso Moria a meno che non avessi altra scelta ». 
« Concordo col vec… col nostro caro mago », ammisi, ricordandomi che nelle miniere era rinchiuso un demone di fuoco antico. In quell’istante, Legolas, corse al nostro fianco, fermandosi su una roccia e scrutando il cielo. Op, mi dissi alzandomi e scendo dal masso, ci siamo.
Da lontano arrivavano le grida di Merry e Pipino che stavano assalendo Boromir, e le risate di quest’ultimo e di Aragorn.
« Che cos’è? », domandò Sam guardando nella stessa direzione dell’elfo.
« Niente. Solo una nuvoletta », lo tranquillò Gimli.
« E che brutta nuvoletta », mi lasciai scappare dalle labbra, mentre cercavo con gli occhi un nascondiglio. Individuai un gruppo di arbusti, abbastanza folti, sotto i quali gettarmi.
« Si sposta velocemente. E controvento », osservò Boromir alzandosi.
« I Crebain da Duneland!», gridò Legolas.
« Via! » ordinò Aragorn, e poi iniziarono a volare nomi e ordini. Mi gettai sotto gli arbusti, avvicinandomi il più possibile alla roccia, dove la vegetazione era più folta. Un corpo si avvicinò al mio, e quando incontrai gli occhi di Legolas non potei fare a meno che lasciarmi uscire una smorfia. Non potevo ricordarmi che lui avrebbe scelto quel nascondiglio, vero? No. Dovevo finirci vicino!
« Shhh », mi disse indicando in alto. « Ma dai?! Sei davvero un gran genio, principino! », mimai, ironica, con le labbra mentre lo stormo ci passava sulla testa. Lui roteò gli occhi e guardò il cielo. I Crebain volarono in circolo sopra di noi e poi se ne andarono, permettendoci di uscire dal nostro nascondiglio. Quando fui uscita presi una bella boccata d’aria e mi stiracchiai. Boromir mi si accostò ma io lo respinsi e mi rifugiai accanto a Legolas, perché era il più vicino della compagnia. L’elfo mi guardò, poi guardò Boromir e solo allora capì perché gli stavo tanto vicino.
« Spie di Saruman! Il passaggio a sud è sorvegliato », esordì Gandalf. 
« Grande! », ironizzai io ricevendo un occhiata divertita dall’elfo, « Non poteva andare meglio di così!... Che si fa ora? ».
« Dobbiamo prendere il Passo di Caradhras », dichiarò il mago, impugnando il bastone.
Ci rimettemmo tutti in marcia, silenziosi, tranne Merry e Pipino che non perdevano occasione per battibeccare o ridere.
Stai… come ti senti?, mi sussurrò Legolas nella mente. Tesi la mascella, ma non mi voltai a guardarlo.
Non ti avevo detti di stare lontano dai miei pensieri, principino?
Mi spiace, ma prima sembravi scossa per l’accaduto con Boromir e così, ho pensato, di domandare.
Sospirai portandomi la mano, con l’anello, guantata sull’altro braccio per accarezzare leggermente la spalla della cicatrice. Ero stata davvero turbata, ma non pensavo che l’avessi dato a vedere.
Sai, riprese l’elfo notando il mio silenzio, so riconoscere l’emozioni di una donna, come te.
Ah si? E sentiamo, come sarebbe una donna come me? E quando mai l’avresti incontrata una donna come me?!
Parecchi anni fa. Era un ottima combattente e aveva il tuo stesso caratteraccio… solo che non mi parlava come fai tu, di solito.
Bhe, allora non era una donna come me. E ora, che sai che sto bene, sparisci dalla mia testa! Borbottai, più che parlare normalmente. Lo sentii sospirare e poi chiuse il legame con me. Il mio cuore perse un battito.
Forse ero stata troppo acida con lui, ma continuava a insinuarsi nella mia testa contro il mio volere. Anche se era stato un bel gesto quello di preoccuparsi per me. Nessun’altro l’aveva fatto, o forse erano titubanti riguardo al fatto che, se magari me l’avessero chiesto, io gli sarei saltata addosso gridando. Visto il carattere che mi ritrovavo ci poteva stare.
« Mi perdoni? », sussurrò Boromir, cogliendomi di sorpresa alle spalle. Trasalii e mi voltai, dandogli un pungo in pieno viso. Lui arretrò, inciampò e cadde su Gimli, che cominciò a protestare pesantemente, gridando persino nella sua lingua.
« Perché diavolo l’hai fatto? », urlò l’uomo, scansandosi dal nano. Tutta la compagnia si era fermata a guardarci, e Gandalf mi scrutava con gli occhi, appoggiato al suo bastone. « Perché sei un totale idiota! », ringhiai, « La prossima volta che osi avvicinarti a me ti strappo i gioielli di famiglia con la lama dell’ascia di Gimli e ti lascio agonizzante sul terreno, è chiaro? », lo minacciai, « Spero di essere stata chiara, uomo dell’orsacchiotto! ». Boromir sgranò gli occhi, sorpreso e solo allora voltai le spalle e ripresi a camminare. Passai sotto gli occhi di tutti i presenti, con portamento fiero, e li superai continuando il cammino che dovevamo intraprendere. 
  
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