Da bambina non andavo alle
feste di compleanno dei miei compagni.
Un po' perché non si facevano molte feste nella mia classe, un po' perché i miei
non mi mandavano per una serie di motivi. Credo di essere stata a due feste in
tutto. Tre, con una durante le medie.
Un giorno però, in vista del compleanno di una mia compagna che sapevo avrebbe
dato una festa,
chiesi se almeno lì mi mandavano, perché "è una mia amica".
Mi venne detto di sì e io non vedevo l'ora!
Iniziai a pensare subito: "Cosa posso regalarle?" "Cosa mi metto?"
Lei era una delle poche che consideravo amiche, una bambina affidabile, dolce,
ci tenevo ad andarci.
Ma i giorni passavano e questa "mia amica" tardava ad invitarmi alla sua festa.
"Lo farà" dicevo a me stessa "lo ha fatto le altre volte, lo farà anche adesso!"
Non mi invitò.
Ci restai molto male, più di quanto non dimostrai all'epoca.
Glielo dissi e lei con un sorriso: "Pensavo non saresti venuta, allora non ti ho
invitata."
Non c'era rammarico o vergogna, non c'era niente. Nemmeno dispiacere.
L'amicizia è volere una persona accanto e dirglielo, anche se si pensa che
probabilmente non verrà.
Se non lo dicono, non sono amici.
Purtroppo la lezione non mi è servita, a volte mi capita ancora di attendere
qualche invito ad unirmi a loro da parte di persone che sento amiche, inviti che
non arrivano mai. E la risposta è più o meno la stessa di allora. Pensano, senza
saperlo.
Ma è una scusa, lo sappiamo tutti.
Allora come adesso la risposta sincera dovrebbe essere: "Non mi serve la tua
presenza, non conti niente per me, è un'occasione speciale e sono altre le
persone che voglio accanto a me."
Farebbe male comunque, ma almeno al dolore non si aggiungerebbe la rabbia di
sentirsi presi in giro, chiedendosi perchè.
L'amicizia è condivisione, se non vogliono condividere le cose belle con te, non
sono amici.
Io però credo di aver risolto.
Pace con tutti, amicizia con nessuno.
Così non dovrò più aspettare un invito che non arriverà mai.