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Autore: lilyhachi    05/09/2013    7 recensioni
(STORIA IN REVISIONE)
(What if; Killian Jones/Ariel; spoiler seconda stagione)
Visto che la Sirenetta dovrebbe apparire nella terza stagione e che adoro Hook, ho provato ad immaginare cosa sarebbe potuto succedere se le strade di questi due personaggi si fossero incrociate prima (precisamente sull'Isola che non c'è) e su come la presenza di Ariel potesse "incastrarsi" con gli eventi della prima e della seconda stagione. Spero tanto che vi piaccia e vi auguro buona lettura.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ariel, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Somebody told me

 

“I can’t get this memories out of my mind and some kind of madness,
has started to evolve. And I tried so hard to let you go but some kind of madness,
is swallowing me whole. I have finally seen the light and I have finally realized”.

 
Marina Hastings (1) aveva sempre pensato che i libri avessero l'unico scopo di riempirla di sogni e buoni propositi che non avrebbe mai realizzato: la storia cominciava sempre con persone abbandonate a sé stesse, chiuse, infelici, che poi finivano per imparare ad aver bisogno di qualcosa che prontamente riuscivano ad ottenere alla fine della loro storia. Alla fine cosa le era stato trasmesso? Che tutto era possibile, se si aveva fiducia?
Solo che stare seduti comodamente su un divano risultava sempre più semplice, a leggere di personaggi che fingevano di aver trovato un lieto fine.
Il suo pensiero era sempre stato quello, visto che non riusciva mai ad alzarsi in piedi e a decidere di seguire l'esempio di uno dei tanti libri che aveva letto durante la sua breve ed insulsa vita. Quante volte aveva esclamato “questa è la mia occasione”?
Avrebbe potuto dire a Dylan quello che provava, eppure non l'aveva fatto.
Stare a guardare. Questo era quello che sapeva fare: rimanere immobile mentre la vita le sfuggiva via dalle mani, scivolando come acqua e lasciando le sue mani umide, come le sue guance dopo essere state attraversate dalle lacrime che silenziosamente aveva versato.
Le pagine scorrevano e lei era lì, a pensare se riusciva a rispecchiarsi o meno nel protagonista, a chiedersi perchè la sua vita non si svolgesse nello stesso modo.
Dopo la maledizione, aveva pensato le cose più assurde, senza trarre davvero qualcosa da quello che aveva letto. Restare a guardare era più facile: si godeva lo spettacolo della sua infelice vita, in attesa di un cambiamento improvviso che l'avrebbe stravolta, come un temporale inaspettato.
Il cambiamento che tanto aveva agognato era giunto nel momento il suo corpo era ruzzolato lungo l'asfalto, superando il confine di pochi centimetri, superando quella distanza che le aveva fatto dimenticare chi fosse in realtà.
Era tornata ad essere Marina Hastings: la donna senza voce, la donna senza amore.
Guardava le luci sopra la sua testa. Era tutto troppo confuso per capire esattamente cosa stesse succedendo. Marina si abbandonò a quel momento di completo silenzio nella sua mente: non pensava niente. Vuoto, tabula rasa. Ogni ricordo, ogni sorriso, ogni lacrima, ogni bacio che aveva dato dopo la fine della maledizione erano completamente spariti. Con loro, era andato via anche il ricordo dell'uomo che amava: Killian, facendo in modo che nel suo cuore ci fosse soltanto colui che le era stato accanto, Dylan.
Capì di trovarsi all'ospedale quando intravide un paio di infermiere e l'ultima cosa che riuscì a sentire prima di perdere i sensi fu una voce femminile che urlava di “nascondere qualcuno”.
 
Nonostante tutto quello che Killian Jones era stato in grado di sopportare nel corso della sua lunga e avventurosa vita, fra mostri da affrontare, tesori da rubare e colpi da assestare, nulla era in qualche modo paragonabile al dolore che gli mandava a fuoco le membra in quel momento.
Aprì di nuovo gli occhi lentamente, guardandosi intorno, mentre le mente si abituava al quel posto nuovo quanto infausto e apparentemente sgradevole.
Si voltò, per ricordarsi di un'adorabile, e alquanto fastidiosa, biondina con cui aveva avuto a che fare nel Mondo delle Favole, che lo aveva praticamente ammanettato al letto d'ospedale. Doveva divertirsi proprio tanto.
Gli aveva fatto visita prima che si addormentasse di nuovo, pretendendo di sapere dove si trovasse Cora: la cara Emma non voleva proprio capire che con Cora, una volta giunto a Storybrooke, non aveva alcuna intenzione di averci a che fare. Lei aveva le sue faccende in sospeso, lui le sue.
L'unica differenza era che le carte in gioco, per Killian Jones, erano cambiate radicalmente.
Qualcuno aveva giocato un vero e proprio asso nella manica che aveva sconvolto completamente la situazione: Marina, o meglio, Ariel.
Aveva visto Marina. Avrebbe riconosciuto ovunque il suo viso. Per un attimo aveva creduto che si trattasse di un'allucinazione, ma lei era stata abbastanza tempo davanti ai suoi occhi per permettergli di capire che non si era sbagliato. Era davvero lei. Solo che era completamente diversa.
Prima di tutto, non aveva la coda. Inoltre, era vestita diversamente...come se fosse del posto. Come era finita vittima della maledizione? Credeva che si trovasse all'Isola che non c'è, eppure Cora gli aveva detto che la maledizione di Regina non avrebbe coinvolto anche quel mondo magico.
Troppe domande vorticavano nella sua testa e non sembrava esserci modo di dare loro risposta, almeno fin quando Emma non avesse smesso di infastidirlo per qualcosa che non sapeva. Aveva ferito il cuore di Tremotino, e non gli importava del fatto che avrebbe potuto ucciderlo.
Sarebbe potuto anche morire, sapendo che il coccodrillo aveva perso il suo vero amore.
Killian aveva chiesto ad Emma dove fosse Marina ma lei, in risposta, gli aveva domandato cosa lo legasse a quella ragazza. Già...cosa lo legava davvero a quella ragazza?
Per un attimo, una visione improvvisa gli attraversò la mente: erano sul ponte della Jolly Roger e lei aveva le braccia sollevate mentre girava su sé stessa, con il sole che le illuminava il viso. Aveva detto che voleva godersi il sole e l'aria fresca dell'Isola che non c'è, mentre inspirava a pieni polmoni la leggera brezza che le scompigliava i capelli rossi. Killian aveva alzato gli occhi al cielo, per soffermarsi su quella visione celestiale, evitando che lei potesse accorgersene, ma, voltandosi, il capitano si era ritrovato Grimsby che lo osservava con un sorriso malizioso e le sopracciglia alzate. Quello sguardo diceva sempre troppo, per lui.
Gli stessi occhi, che gli avevano rivolto quello sguardo indagatore, lo stavano fissando anche in quel momento, ma lo sguardo che lui gli stava rivolgendo era ben diverso.
“Capitano”, esclamò con voce sarcastica e stranamente calma.
Gli era bastato guardarlo negli occhi per capire che era lui: il suo braccio destro, il suo consigliere, il suo Grimsby, il suo amico; anche se l'uomo che si era unito alla sua ciurma più di ventotto anni fa era differente dall'uomo che Killian aveva di fronte.
Jonathan Grimsby,anche conosciuto come Samuel Bellamy (2), era a Storybrooke un uomo rispettabile e benvoluto da tutti, come lo era anche sulla Jolly Roger.
Tutti si fidavano di Grimsby e tutti gli davano retta. Era il classico pirata gentiluomo. I suoi modi posati, gentili e pazienti erano dovuti al fatto che era stato tenente di una nave, prossimo a diventare commodoro, e con una flotta navale a disposizione quindi la sua figura si avvicinava ben poco a quella di un pirata. La sua brillante e promettente carriera, tuttavia, era terminata nel momento in cui si era reso conto di non voler spendere la sua vita al servizio di nobili damerini, pronti soltanto a dargli ordini, così aveva deciso di dimettersi, lasciando il posto al suo secondo: James Norrington (3). Si era unito alla sua ciurma per puro caso e in modo a dir poco strano: erano bastate una sera come tante in una taverna, una bevuta insieme ad uno sconosciuto, noto come Killian Jones, che cercava membri per la sua ciurma e un brindisi per suggellare la nuova avventura. Fidarsi di Grimsby era facile e spontaneo, come se fosse un gesto naturale.
Tuttavia, il caro Grimsby aveva deciso di giocargli un colpo basso in quel momento, visto che non era da solo: alle sue spalle vi erano Diego e quello scapestrato di Flynn.
Ogni volta che il suo braccio destro voleva giocargli un tiro mancino o riservargli una ramanzina per fargli capire che aveva fatto qualcosa di stupido, portava con sé una specie di “scorta”, formata da quei due. Quasi si divertivano a fargli una paternale, come fosse un bambino.
Quando Killian li vide, non potè fare a meno di ricordare le loro rispettive storie e cosa li aveva portati ad unirsi a lui. Eppure, in quel momento erano così diversi, sembravano altre persone. Avevano vissuto per ventotto anni senza ricordare minimamente le loro vite passate, le loro vere identità, avevano vissuto una vita che non gli apparteneva, erano stati chiamati con nomi che non li rappresentavano e si erano dimenticati completamente chi fossero.
Se fosse caduto anche lui vittima della maledizione, quale sarebbe stata la sua nuova identità?
Si sarebbe dimenticato della vendetta e gli avrebbero affibbiato un nome fasullo. Chissà se la sua “nuova vita” l'avrebbe trascorsa da solo oppure in compagnia di qualcuno.
Magari sarebbe stato insieme a Marina. Magari sarebbe stata la sua fidanzata.
Scosse subito la testa. Cosa diamine andava a pensare? Evidentemente, gli avevano somministrato troppa roba strana per annullare il dolore provocato dall'incidente.
Diego era in buona forma. Il volto era luminoso e pulito, nulla a che vedere con quello sempre imbronciato e inacidito dell'ubriacone che viveva a bordo della sua nave.
Evidentemente, la maledizione non gli aveva fatto tanto male, chissà se si era riunito alla sua amata principessa. Stentò a crederlo, mentre si poneva quella domanda.
Diego, il pirata costantemente arrabbiato e che si comportava sempre come un burbero, era stato innamorato.
D'altronde, chi era lui per giudicare? Anche lui, Killian Jones, era stato innamorato...perdutamente e senza alcuna riserva.
La storia di Diego, che lì tutti chiamavano Wesley, era dolorosa almeno quanto la sua, l'unica differenza era che lui non aveva perso nessun arto. Gli era stato portato via soltanto il cuore, metaforicamente parlando.
Lei si chiamava Bottondoro, e il loro amore poteva essere definito come quello “vero” di cui si legge nei libri delle favole più famose, quell'amore in grado di superare ogni tipo di disavventura e in grado di ricongiungerli ogni volta. La loro prima separazione c'era stata quando Diego aveva deciso di partire per mare e cercare fortuna, esperienza che gli permise di avere una certa familiarità con le navi ed i pirati, diventando lui stesso un pirata.
Durante la sua assenza, tuttavia, il principe Humperdinck del regno in cui vivevano era in cerca di una donna che potesse diventare sua moglie e la scelta era ricaduta proprio su Bottondoro, che aveva cercato di respingerlo in tutti i modi, ma, dopo un anno che Diego non era più tornato da lei, aveva dovuto acconsentire a quel matrimonio con un uomo che non amava. Diego, tornato nel suo regno, e dopo aver scoperto che la sua amata stava per sposarsi aveva cercato in tutti i modi di impedire quel matrimonio, salvandola prima da tre uomini che l'avevano rapita per chiedere un riscatto al principe e poi fronteggiando lo stesso principe, con l'aiuto di due dei briganti che, per qualche strana coincidenza, erano diventati suoi alleati. In una favola come le altre, l'amore avrebbe trionfato e i due innamorati si sarebbero ricongiunti, vivendo per sempre felici e contenti. Peccato che non era andata esattamente in quel modo, visto che il principe gli aveva portato di nuovo via la sua amata, e lo aveva bandito dal regno. (4)
Fu allora che Diego si unì alla sua ciurma, mostrando il suo lato peggiore.
Il ragazzo innamorato era morto, era rimasto in quella piccola casetta dove viveva insieme alla sua bellissima  Bottondoro, mentre il suo cuore spezzato giaceva in qualche luogo angusto che non era il suo petto. Chissà se dopo la maledizione l'aveva ritrovata. Killian voleva chiederglielo, come voleva chiedere a Flynn se si era riunito alla ragazza dai lunghissimi capelli biondi, ma i tre sembravano più propensi a dirgli qualcosa che non gli sarebbe piaciuto.
“Sei un idiota!”, abbaiò Flynn, incrociando le braccia al petto.
“Anche io sono felice di vederti”, ribattè Killian voce ironica.
“Ha ragione”, sentenziò Diego, carezzandosi il mento con una mano.
“E' così che accogliete il vostro capitano?”, berciò lui con voce indignata.
“Come dovremmo accoglierti dopo che ci hai lasciati senza nave, decidendo di seguire quella psicopatica della regina per realizzare la tua vendetta?”.
La voce di Grimsby era carica di una furia che non gli apparteneva. Da quanto lo conosceva non lo aveva mai visto così arrabbiato e risentito. Non c'era nessun sorriso sornione, nessuna battuta ironica per fargli capire con le buone che aveva fatto una stupidaggine. C'era soltanto un rancore che aveva serbato per ventotto lunghi anni, senza mai avere occasione di sbraitarlo contro colui che ne era stata la causa, contro colui che si era portato via la loro casa, rendendosi vittima di una maledizione, quando avrebbe potuto tenerli con sé e proteggerli da quella sciagura.
“Ora sei venuto qui e ti aspetti un tappeto rosso di benvenuto?”, sbraitò lui, fissando con espressione truce il suo capitano che quasi non riusciva a ribattere. “Non sei neanche arrivato e ha fatto già danni. Ariel è in un letto d'ospedale, senza memoria!”.
“Senza memoria?”, ripetè Killian sconcertato, portando il busto in avanti, e facendosi quasi male per le manette che gli arpionavano il polso nudo.
“Già”, esclamò Diego con gli occhi ridotti a due fessure. “Per salvare te”.
“Deve anche sposarsi”, intervenne Flynn, beccandosi un sonoro schiaffo dietro la testa da Diego, per il quale il ragazzo si portò subito la mano al collo, massaggiandolo.
Killian alzò lo sguardo verso di loro. Marina? In procinto di sposarsi?
Non credeva che una notizia del genere potesse fargli un effetto così strano, eppure, mai come allora, Killian si sentiva dannatamente perso e confuso.
Marina era finita oltre il confine...proprio come Belle, e ora non si ricordava più di lui ma certamente aveva memoria del suo presunto fidanzato e futuro marito.
Il destino sembrava quasi intenzione a non concedere nulla né a lui né al coccodrillo, facendo finire entrambe le ragazze oltre il confine, in modo che perdessero ogni ricordo che li riguardava. Perchè gli sembrava quasi di sapere come si stava sentendo Tremotino in quel momento?
Cercò di nuovo di scrollarsi quei pensieri assurdi dalla testa. Quella Storybrooke aveva qualcosa di strano che forse gli aveva completamente annebbiato il cervello...come poteva pensare a Marina in quel modo? Inoltre, si ostinava a chiamarla con il suo nome falso, come se per lui fosse ancora la ragazza sperduta con indosso un sacco di juta tenuto su soltanto da una corda; la ragazza ingenua e facile da stupire; la ragazza che aveva paura delle candele; la ragazza che era stata rapita dagli indiani dell'Isola che non c'è; la ragazza che aveva dormito nel suo letto; la ragazza che lui aveva baciato nella sua cabina e che avrebbe continuato a baciare per tutta la notte.
Quei ricordi erano svaniti...lei non li rammentava più, perchè gli si era gettata addosso per salvarlo. Ricordò la sua chioma rossa che lo avvolgeva, come fosse una macchia in mezzo a tutto quel buio. D'un tratto, per Killian fu come un flashback.
Era in acqua, ma era tutto troppo confuso, vedeva il sangue disperdersi davanti ai suoi occhi e lui non trovava la forza di ritornare a galla perchè faceva troppo male anche solo muoversi. Qualcosa lo aveva afferrato e portato su, qualcosa di cui Killian ricordava solo il colore: rosso.
La vista era annebbiata, impedendogli di distinguere ciò che si ergeva davanti ai suoi occhi; impedendogli di identificare una figura che Killian credeva di aver immaginato; impedendogli di riconoscere quella macchia rossa e associarla a qualcosa che gli era stata affianco per diverso tempo. Per qualche strano motivo, fu tutto più chiaro. Una macchia rossa che lo tirava su e lo portava sulla spiaggia; delle labbra che si muovevano, dicendogli che era salvo; la stessa macchia rossa che si muoveva fra le fronte della foresta dell'Isola che non c'è; la stessa macchia che lo aveva avvolto la notte precedente, salvandolo: era sempre stata lei...Ariel, e lui era stato così stupido.
Il respiro si fece più pesante, quasi affannoso, mentre tutto quello che gli era sempre sfuggito si realizzava nella sua mente, scuotendolo quasi. Grimsby, Flynn e Diego non esistevano: erano spariti mentre le pareti di quella stanza si rimpicciolivano sul suo corpo fermo in quel letto.
Come aveva potuto non capirlo subito? Come aveva potuto gettarla in mare?
“Killian?”, c'era una nota di preoccupazione nella voce di Grimsby, che si era fatto più vicino.
“Ho fatto un bel casino”, affermò Killian, fissando la coperta anonima di quel letto d'ospedale.
Grimsby trattenne una risata. “Perchè questa tua rivelazione non mi sorprende?”.
Il capitano lo guardò e per un attimo tutta l'ansia e la rabbia scemarono, per lasciare spazio ad un sorriso sincero, uno di quei sorrisi che Killian era solito rivolgere al suo amico in rare occasioni. Un rumore, come uno schiocco, li fece voltare verso Flynn che stava armeggiando con qualcosa.
Il ragazzo aveva infilato un guanto di plastica lungo tutto il braccio destro e lo fissava, come se fosse un bambino che non aveva mai visto qualcosa del genere, e non si era accorto che i suoi compagni erano intenti ad osservarlo in modo abbastanza sconcertato e dubbioso.
Quando Flynn si voltò, notando tutti gli occhi fissi su di lui, si mostrò stranito.
“Cosa c'è?”, chiese con tono sorpreso. (5)
Diego, con le braccia incrociate al petto, gli rifilò uno dei suoi sguardi assassini, che il ragazzo colse subito, sfilandosi il guanto e alzando gli occhi al cielo, come un ragazzino imbronciato.
“Ricordami perchè l'hai fatto salire a bordo della tua nave”.
La frase di Diego era un po' come una boccata di aria fresca, capace di farlo ridere e di smorzare quella tensione che lo aveva invaso poco prima e che sarebbe tornata presto ad invaderlo. Quel momento poteva essere definito da Killian come la calma prima della tempesta.
Sarebbe andato da Ariel e sapeva che, anche se lei non aveva alcun ricordo di lui, non sarebbe stato certo il benvenuto; ma aveva deciso che avrebbe fatto qualcosa al riguardo.
 
“Ha la coda? Voglio vedere!”.
Emma si voltò di scatto non appena la voce di suo figlio, Henry, le giunse alle orecchie. Si parò davanti alla figura del bambino, impedendogli l’accesso alla camera della ragazza, ancora priva di sensi.
“Non dovevi portarlo a casa?”, domandò la bionda, rivolgendosi a Ruby.
“Era quello che stavo facendo ma gli sono dovuta correre dietro”, esclamò la ragazza, afferrando Henry per le spalle e trascinandolo al suo fianco, mentre il ragazzino si agitava con fare entusiasta, ansioso di vedere la sirena di cui aveva letto tante volte nei libri.
“Tu non vedrai proprio nessuno”, dichiarò Emma. La voce era seria e la mascella serrata: non voleva esporre quella povera ragazza come fosse un fenomeno da baraccone, attirando l’attenzione.
La prima cosa che doveva fare era farla tornare normale in qualche modo, e nonostante l’idea le desse il disgusto, l’unica opzione plausibile sembrava quella di rivolgersi a Gold.
L’uomo arrivò poco dopo, affiancato dai suoi genitori, con uno sguardo che lasciava poco spazio all’immaginazione: furioso, frustrato, dolorante, arrabbiato con il mondo e soprattutto con Hook.
Emma temeva che sarebbe scattato da un momento all’altro, raggiungendo la sua stanza e strappandogli il cuore dal petto, mettendo fine alla sua mera esistenza.
“Per quale motivo mi strattonate in giro?”, domandò l’uomo, infastidito. “Non sono in vena di concedere il mio aiuto a nessuno in questo momento”.
La bionda rivolse uno sguardo preoccupato a sua madre che le fece cenno di parlare, così Emma lo fece avvicinare alla porta che dava sulla camera di Ariel, meglio conosciuta come Marina.
“Speravo potessi spiegarci questo”, esclamò, indicando la sua coda.
“Accidenti!”. La voce di Henry, che si era affacciato senza dare nell’occhio, era allegra e meravigliata.
“Togliti di lì!”. Snow lo afferrò per un braccio, portandolo tra lei e David.
Nel frattempo, Tremotino osservava la figura distesa sul letto d’ospedale: il viso era scarno e pallido, i capelli sembravano schiariti come se avessero perso il loro colore naturale e la coda era in bella vista, ma qualcosa non andava, poiché sembrava quasi che si stesse decomponendo.
L’ideale, probabilmente, sarebbe stato quella di metterla in acqua, dato che sembrava ciò di cui la ragazza aveva bisogno ma nelle sue condizioni non potevano farlo, o almeno non ancora.
“Deve tornare normale”, esclamò l’uomo, entrando, senza perdersi in troppe cerimonie.
Tremotino allungò una mano, ponendola parallelamente alla coda di Ariel e, facendola scorrere lungo di essa, la riportò alla sua forma umana, sotto lo sguardo dei presenti.
“La conosci?”, domandò David, notando come Tremotino l’avesse aiutata senza rifletterci troppo e senza chiedere nulla in cambio.
“Diciamo che mi ha aiutato a recuperare un oggetto prezioso”, dichiarò con un ghigno.
“L’inchiostro magico!”, intervenne Henry, quasi saltellando.
“Esattamente”, ribattè l’uomo, voltandosi verso di lui. “Io volevo l’inchiostro e lei un paio di gambe”.
“Allora perché si è ritrasformata?”, chiese Ruby con tono dubbioso.
“Le sirene con doppia natura si trasformano a loro piacimento”, esclamò lui, appoggiando entrambe le mani sul bastone in legno. “Un po’ come te, mia cara, con la tua natura di lupo. Solo che nel suo caso, non essendo mai tornata alla sua forma originale, c’è stato qualcosa che l’ha fatta scattare”.
“Cosa?”, domandò Emma. La vicenda di quella ragazza la incuriosiva ma, soprattutto, non riusciva a spiegarsi il suo legame con Hook. Si era praticamente gettata su di lui per salvarlo e doveva significare qualcosa, ma perché era tornata sirena proprio in quel momento e dopo aver attraversato il confine?
“Un ricordo molto forte”, rispose lui con voce bassa. “Un forte desiderio di protezione”. (6)
 
 
 
 Angolo dell’autrice
 

  • (1) Il cognome viene dal personaggio di Spencer Hastings, dalla serie tv Pretty Little Liars;

  • (2) nome di un pirata famoso, per sottolineare la vera natura da pirata di Grimsby;

  • (3) sì, quel Norrington da La Maledizione della Prima Luna;

  • (4) la storia di Diego/Wesley è fedelmente ripresa da La Storia Fantastica, film che ha segnato la mia infanzia e resta, a mio dire, un gran bel film, romantico e divertente. L’unica differenza sta, ovviamente, nel finale, che ho riadattato per la storia in questione;

  • (5) questa scena è ripresa da Teen Wolf (episodio 3x02) ed è un omaggio al mio personaggio preferito, ovvero Stiles Stilinski. Non so se alcuni la seguono ma nel caso voleste vedere la scena per avere un’idea, basta scrivere su youtube e la trovate;

  • (6) ecco perché Ariel si è trasformata: è stato un po’ un riflesso involontario, il desiderio di proteggere Killian era così forte, che ha portato Ariel ad aggrapparsi al ricordo del loro primo incontro, tramutandosi quindi in sirena.

 
Eccomi qui! Un po’ in ritardo, come al solito ma ce l’ho fatta.
Allora cosa ve ne pare di questo ultimo capitolo? Perdonatemi, perché avevo detto che avrei dato spazio alla figura di Dylan ma mi sono lasciata trasportare da Killian, così ho pensato di dedicargli un bel po’ di righi, visto che negli ultimi capitoli è stato un po’ messo da parte.
Nel prossimo, si vedranno di più lui ed Ariel. In questo caso, ho dato un po’ di spazio ai pirati :3
Il titolo è tratto dall’omonima canzone dei The Killers, mentre la frase dalla canzone “Madness” dei Muse. Direi che non c’è altro da dire, ho messo di tediarvi e vi lascio l’opportunità di lanciare ortaggi e pomodori. Fatemi sapere cosa ne pensate e ringrazio sempre di vero cuore tutti coloro che stanno seguendo questa storia. Alla prossima, un abbraccio <3

   
 
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