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Autore: bettachan    05/09/2013    3 recensioni
Questa storia è ambientata dopo la sconfitta di Cell e si concentra su ciò che il 'piccolo' Gohan ha vissuto da questa esperienza.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gohan, Piccolo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi di nuovo di ritorno. Come ho detto nel precedente capitolo ho voluto affrettare i tempi perchè per le prossime due settimane non avrò tempo a disposizione per scrivere, perciò dovrete pazientare un poco.
Spero che questo capitolo possa piacervi *ghigno malefico*
Alla prossima!


Quando si voltò dovette aver fatto una faccia strana perchè Videl si mise subito a ridere.

“Hai anche una faccia strana!”

“Potresti smetterla?”- disse piccato dalla figuraccia fatta

“Scusami ma avevi un’espressione..”- tentando di riprendere il controllo di sè.

“Beh..era solo sorpreso. Non pensavo di incontrarti qui..”-disse riprendendo a lanciare briciole ai pesci con fare imbronciato.

“In effetti è stata proprio una singolare coincidenza” –rimase per un poco in silenzio ad osservarlo –“Non credevo che fossi un tipo del genere...”

“Che vuoi dire?”

“Beh, i ragazzi solitamente o vanno a rimorchiare o si divertono con gli amici. Tu invece te ne stai qui tutto solo a fare una cosa che fanno solo i vecchi...”

“Spiacente di aver deluso le tue aspettative.”

“Come scatti subito sulla difensiva!”

“Beh finora non mi pare che tu sia stata gentile..”

“Scusa, scusa, ricominciamo ok? A proposito, come ti chiami?”

“Gohan..”

“Gohan, piacere di rivederti!”- disse allungandogli una pacca sulla spalla sorridendogli.

“Il piacere è mio Videl...”-rispose rabbonito da quel sorriso

“Ti ricordi il mio nome?”

“Certo!Come potevo dimenticare il nome di una ragazza così...”-si interruppe imbarazzato- “ beh..ecco..io non ho problemi a ricordare i nomi...”

“Capisco..”-sorrise tra sè-“ Allora Gohan, come mai da questi parti?”

“Una passeggiata credo...sono venuto così, senza meta e tu?”

“Mi dovevo incontrare con un’amica ma mi ha dato buca all’ultimo..”-sporgendosi un poco dal parapetto del ponte ad ammirare i pesci.

“Alquanto seccante..”

“Già, ma che vuoi farci? Si è sentita male all’improvviso,non potevo mica costringerla...”

“......”

“Però è una fortuna aver incontrato te, sennò sai che noia..”-poi guardando Gohan- “ tu non ti annoi a stare da solo?”

“In realtà non era mia intenzione..”

“Come pensavo, hai litigato con qualcuno?”

“Cosa te lo fa pensare?”

“Beh..hai la fronte corrucciata, segno di qualcuno che ti turba e lo sguardo un po’ triste...”

“Certo che tu sei brava a studiare gli altri..”

“Ti dà fastidio?”

“No, al contrario. Parlare con te mi rilassa..”-in quell’istante i loro sguardi si incrociarono e Videl, per la prima volta, potè ammirare attentamente il volto di Gohan e si stupì di ritrovarsi a pensare a quanto fosse un bel ragazzo. A quel pensiero un leggero rossore le colorì le guance e distolse lo sguardo.

“Beh..allora che ne dici se questo pomeriggio lo passiamo assieme?”

“Non dovresti fare simili proposte ad un estraneo..”

“Ma tu non sei un estraneo, sei un amico. Allora che ne dici?”- Gohan rispose con un sorriso al dolce sguardo di lei e presa la sua mano si lasciò guidare ,lasciando tutto alle spalle. Quella fu una delle giornate più belle della sua vita; finalmente potè uscire con la ragazza dei suoi sogni. Tuttavia anche quel sogno ad occhi aperti ebbe un suo termine, il tempo infatti trascorse più in fretta di quanto avrebbero voluto e si resero conto di essere giunti alla fine solo quando si accorsero che il sole stava tramontando.

“Cavoli come si è fatto tardi! Sta già facendo buio!”

“Hai ragione...”

“Io devo andare,sennò mio padre si preoccuperà da morire..”

“Hai un padre premuroso..”-disse con una nota di amarezza.

“Tuo padre com’è’ invece?”- ma a quella domanda Videl non ottenne mai una risposta, il suo amico si era chiuso in un mutismo simile a quello con cui l’aveva trovato- “Scusami...ho fatto una domanda che non dovevo fare..”

“No, non è colpa tua, è solo che...”

“..che non ne vuoi parlare, va bene così, però posso darti un consiglio..da amica..?”

“..dimmi..”

“Smettila di avere quell’espressione così triste e sorridi!”- gli disse posandogli le mani sul viso e cercando di allargagli la bocca in un sorriso- “Quando sorridi sei più carino!”- a quel complimento Gohan arrossì.

“Insomma..ecco...”-disse visibilmente imbarazzata-“ ..mi pare uno spreco rovinare una così bella giornata. Non pensare a ciò che è stato, lasciati tutto dietro e pensa solo a come vivere meglio il presente!”

“Ti ringrazio Videl..”

“Oh cavoli! Scusami Gohan ma devo proprio scappare!”-disse dando un’occhiata al cellullare-“Però mi farebbe piacere rivederti, che ne dici?”

“Io..ecco..certo!”

“Hai il cellullare?”- gli chiese tagliando corto

“Ecco..”

“Aspetta! Ti dò il mio!” –si mise a frugare nella borsa, tirò fuori un’agendina sulla quale cominciò a scribacchiare qualcosa, poi strappò un pezzo di carta e lo consegnò a Gohan- “ Ecco! Così adesso mi puoi chiamare quando vuoi.”

“Grazie.”

“Scusami se sono stata così brusca ma sono in ritardo e se mio padre non mi vede tornare subito diventa una seccatura..”

“Capisco..”

“Allora a presto!- prima di andarsene gli stampò un bacio sulla guancia e tutta allegra si allontanò da lui. Gohan rimase a fissare Videl finchè non la perse di vita stringendo ,come se fosse un tesoro, il pezzetto di carta sul quale gli aveva scritto il suo numero.

Una volta rimasto solo si mise seduto su una panchina e ripensò alla giornata trascorsa con Videl. La sua compagnia certo lo aveva rasserenato ma non era riuscita a cancellare del tutto le ombre che lo accompagnavano, specie ora che si ritrovò di nuovo solo con se stesso.

Il sole era già tramontato e i lampioni si stavano mano a mano accendendo, gli ultimi rimasti nel parco cominciarono ad allontanarsi, tutti facevano ritorno alle proprie case, tutti tranne lui che non aveva una casa a cui fare ritorno. Gohan alzò lo sguardo e vide una mamma con un bambino che si aggrappava alla mano del genitore, sicuro e felice di essere amato. Quel piccolo quadro familiare gli fece venire una stretta al cuore e lo stomaco gli si chiuse immediatamente. Si alzò in silenzio, si tirò su il cappuccio per ripararsi dalla fresca brezza serale e messe le mani dentro le tasche, con gli occhi fissi a terra, si avviò anch’egli verso l’uscita. Dove era diretto non lo sapeva, finchè poteva camminare gli sarebbe bastato andare avanti, il resto non aveva importanza. Gohan si ritrovò a camminare per grandi vie piene di negozi e di gente che tornava da lavoro; nessuno sembrava domandarsi come mai un ragazzo della sua età se ne stesse ancora in giro invece di tornare a casa. Tutti erano troppo impegnati nei fatti propri e ad essere felici per badare a lui. Mano a mano che camminava le luci divennero meno intense, e le vie ricche e curate del centro fecero poste alle case modeste e alle strade poco illuminate e curate della periferia. Il marciapiede su cui camminava in quel momento era mal illuminato per via di un lampione che non funzionava bene e si divideva in stretti vicoli che facevano da depositi dei secchi della spazzatura. In uno di questi vicoli vide d’un tratto una piccola massa scura, con due punti luminosi, la vista di quei fari che lo osservavano con insistenza lo mise e disagio e gli parve di vedere anche delle ombre furtive sul lato opposto della strada; quando voltò lo sguardo non vide niente. La tensione salì quando un forte miagolio e il rumore di una bottiglia che andava in frantumi fecero salire il cuore in gola a Gohan. Questi si asciugò con la manica del giacchetto le gocce di sudore sulla fronte e prese fiato per tranquillizzare il cuore che batteva violentemente in petto. Ripetè a se stesso che era tutta autosuggestione e riprese a camminare; pensò che era ridicolo spaventarsi per così poco. Superò il vicolo dal quale il gatto era scappato e lì per lì non successe niente, ma fatti due passi oltre qualcuno lo afferrò da dietro e lo buttò contro i bidoni della spazzatura.

“Ma guarda chi si rivede..”-Gohan si rialzò frastornato e guardò in direzione della voce- “Non mi dire che ti sei scordato la mia faccia, mi deludi moccioso..”-questa volta aguzzò la vista e nel buio della notte potè vedere il volto del suo interlocutore grazie alla debole luce di un accendino acceso; era il bullo che aveva molestato Videl e accanto a lui vi erano i suoi degni compari.

“Vedo che i topi di fogna sono di nuovo usciti dalle loro tane, lo avreu dovuto capire dal tanfo che si respirava in giro...”

“Bene, vedo che hai ancora la lingua lunga..”

“Cosa volete da me?”

“Sai lo scherzetto che ci hai tirato l’ultima volta non l’ho gradito affatto...”-Gohan si trovava spalle al muro, i suoi muscoli erano tesi, pronti per attaccare- “Cos’è? Te la stai facendo addosso?”

“Non ho paura di gente come voi.”

“Invece dovresti..”- schioccò le dita e dalle tenebre sbucarono altri tre ragazzi, tutti della stessa risma, con sorrisi arroganti e occhi superbi assettati di violenza; adesso Gohan doveva fronteggiare ben sei ragazzi, tutti più grandi di lui- “Vedi la situazione non è come quella di quel giorno, siamo il doppio e non sperare di scappare o di ricevere aiuto perchè non ne avrai il tempo!”- Gohan continuò a rimanere fermo in attesa che uno di loro facesse la prima mossa- “Quegli occhi mi danno sui nervi. Forza ragazzi!”- ad un cenno del capo i cinque brutti ceffi si gettarono su di lui. Il primo impatto fu violento, Gohan si abbassò per schivare un pungo in viso e assestarne uno sullo stomaco di uno dei ragazzi che aveva di fianco, ma questo non gli impedì di schivare un altro colpo che si abbattè sulle sue costole. Gohan cercò di contenere il dolore e resituì il colpo, tuttavia la superiorità numerica dei suoi avversari era un dato non irrilevante. Si ripetè in cuor suo che avrebbe potuto farcela ma era conscio del fatto che non sarebbe riuscito ad incassare o schivare tutti i colpi. Quello fatale giunse inaspettato , il capo di quella masnada deciso a chiudere i conti quanto prima aveva afferrato una spranga di metallo e con violenza l’aveva abbattuta sulla schiena del ragazzo. Il copo fu forte, il dolore indescrivibile e Gohan cadde a terra.

“Finalmente ce l’hai fatta a cadere verme!- disse spiaccicandogli il viso per terra tra la sporcizia con il piede- “Questo è il posto che occupano le merde come te!”- Gohan strinse forte i pugni, avrebbe voluto ribellarsi ma il colpo ricevuto alla schiena lo aveva steso, si doveva essere fatto male sul serio perchè il dolore era difficile da sopportare, ciononostante non avrebbe mai dato loro alcuna soddisfazione.

“Guardate! Vuole fare l’eroe, forse non ha capito bene la lezione..”- e scansandosi-“ pestatelo ancora un po’ ragazzi!”- subiti i bulli ripreso a tartassare di calci il corpo Gohan mentre questi faceva del suo meglio per resistere, ma presto dovettero smettere perchè all’improvviso sentirono dei passi affrettati venire verso di loro. Temendo l’arrivo di curiosi, o peggio, della polizia, i bulli fuggirono lasciando il povero Gohan esanime a terra. I passi si fecero più vicini finchè qualcuno non sbucò sul vicolo e si diresse verso Gohan. Egli cercò di focalizzare la figura che aveva davanti ma vide tutto sfumato, gli parve di scorgere una figura familiare che aveva già visto da qualche parte. Si sentì chiamare per nome ma Gohan, ormai certo di essere salvo, svenne. Per quel poco tempo che perse conoscenza si ritrovò a vagare in un immenso spazio bianco avvolto da una forte lucee con sua sorpresa si accorse che ferite e lividi erano spariti, e i suoi abiti erano puliti. Ma non era l’unica cosa insolita, lui stesso aveva infatti subito una metamorfosi e il corpo era ritornato quello di un bambino. Probabilmente era un sogno e la cosa sembrò non preoccuparlo. Si alzò in piedi, si guardò attorno e in lontananza vide una figura che lo stava chiamando facendogli cenno di venire con la mano. Gohan gli andò incontro con una strana sensazione di serenità e di gioia , corse, corse finchè quella figura non divenne sempre più vicina. Quest’ultima non cessava di chiamarlo per nome e quando ormai stava per raggiungerla Gohan gridò la parola ‘padre’. Ormai gli era abbastanza vicino e guardò meglio il suo volto, era il volto di un uomo felice, buono e gentile, che gli stava tendendo le braccia verso di lui come per abbracciarlo e Gohan senza dubbio avrebbe afferrato quelle mani se non avesse ripreso conoscenza. Anche qui, nella realtà, c’era una voce che lo stava chiamando, ma questa volta il timbro era differente ma non per questo estraneo. Aprì lentamente gli occhi e si ritrovò di fronte Junior. Cercò di pronunciare il suo nome ma gli venne un suono strozzato in gola. Junior provò una stretta al cuore alla vista di quel corpo così sfigurato dal sangue e dai lividi. Si chinò su di lui con delicatezza e facendo estrema attenzione nel prenderlo gli rivolse solo queste semplice parole: “Sì figliolo, adesso torniamo a casa”.

 

 

 

  
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