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Autore: Judee    05/09/2013    1 recensioni
Emozioni. Come quelle che solo un libro sa dare. Ci avete mai pensato? Il momento in cui scegliamo un libro. La Magia. E la Polvere che si posa nel nostro cuore, briciole di un mondo che possiamo solo sognare.
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cammino velocemente stringendo la borsa al braccio, sgusciando tra le persone che si muovono indifferenti. Salgo le scale che mi riportano alla luce, e per un attimo i miei occhi non riescono a sostenere il brillare del sole, ma è un attimo, e la figura grande del Duomo si staglia contro il cielo azzurro, bianco luccicante e celeste profondo. Per un solo momento mi sembra di vedere, là sulla cima, lo scintillio allegro della Madonnina, che mi saluta e mi augura buona fortuna.
L’estate è quasi finita.
Muovendomi nella luce del sole come un marinaio nell’oceano attraverso la piazza, ora a passo lento, assaporando le musiche indiane, i turisti, l’odore dell’asfalto e le persone come acini d’uva, che scivolano giù leggeri fino alla mia anima. Posso sentire le persone parlare ed essere al tempo stesso invisibile, una foglia verde nel mezzo di mille altre secche. Le mattonelle lisce scorrono sotto ai miei piedi, mentre mi soffermo a guardare, nelle vetrine invitanti e accattivanti, vestiti che non voglio, o non posso, mettere. Sorrido passandomi una mano nei capelli, scompigliandoli come piacciono a me: nessuno sa chi sono, sono solo io.
L’entrata della libreria è davanti ai miei occhi, l’aria fredda dei condizionatori mi fa rabbrividire.
Ma è ancora estate.
Entro con calma, voglio godermi questo momento. Guardo le riviste, sulla sinistra, e scorro i titolo con leggerezza: Vanity Fair, Novella 2000, Chi, Rolling Stone, e i titoli stranieri: Times, Wall Strett Journal, Washington Post. Penso a quanto mi piacerebbe vivere in America, e New York.
Ma è, come tutte le cose, un attimo. Non sono qui per i giornali.
Giro lo scaffale, prendo le scale mobili, vado al secondo piano. Qui gli scaffali sono bassi, e le copertine risplendono come irradiate dalla luce. Ci cammino attraverso, lascio che le mani scorrano su di esse, accarezzandone i colori e la consistenza ora morbida, ora rigida. Guardo di sfuggita, se devo comprarne uno voglio che mi colpisca come un fulmine. I titoli sono gocce di pioggia sulla mia bocca assetata, mi entrano dentro e mi fanno vibrare l’anima, ma voglio quello che mi tolga la sete del tutto. Quasi volo, tanto mi sento leggiadra. Mi sento potente, invincibile, protetta da questo scudo impenetrabile che sono i libri e la mia mente. Sono nel mio mondo. Niente può toccarmi.
All’improvviso, una copertina spunta i mezzo alle altre, e posso vedere nel mio riflesso il viso che si accende, gli occhi si illuminano. La grafia aggraziata del titolo mi accarezza l’anima, le pelle sembra diventare elettrica e forse rabbrividisco. Mi guardo intorno, e nessuno mi sta prestando attenzione, tutti prigionieri della magia della parola scritta. Lentamente, attenta a non farmi vedere, apro il libro, la prima pagina. Il nome dell’autore è sconosciuto, ma mi fa sorridere: una donna, come me. Potrà essere alta, bassa, magra e bionda, mora e grassa, ma quella che palpita tra le sue pagine è la sua anima, nient’altro. Avvicino il libro al naso, inspiro il profumo della carta fresca di stampa: un odore pungente e al tempo stesso delicato, l’odore dei sogni. Lascio le dita libere di esplorare la carta, la filigrana, lo spessore, le parole in rilievo. E decido. È il mio libro. Lo chiudo, guardandolo di nuovo: la trama, i colori brillanti. Mi guardo attorno: tra migliaia di libri, copertine e autori, questo è quello che ho scelto. Lo stringo tra le braccia, sentendomi forse un po’ più forte, e scendo a pagare.
Le scale mobili mi portano via da questo mondo magico, fatto di fate e mirabolanti incantesimi, magie e principesse, ma tra le mani ho la chiave per tornarci.
Uscita dalla libreria, mi tuffo di nuovo nel sole, ormai al tramonto: non mi ero accorta che fosse così tardi. Cammino verso il Duomo, il libro che palpita tra le mie braccia, ma non voglio guardarlo o leggerlo: devo aspettare ancora un po’, o la magia si guasterà. Il cielo terso, azzurro, è ancora là, così mi siedo sul muretto della chiesa, dove non ho mai osato, in mezzo a dolci coppiette e arroganti bande. Appoggio la borsa in mezzo alle gambe, non voglio che me la rubino, e tiro fuori il libro. Bevo un sorso d’acqua, poi cedo alla tentazione, al richiamo delle parole.
Apro la prima pagina, accarezzo il titolo.
Poi sorrido, di nuovo: ancora per un po’ potrò far parte di quel mondo fatto di polvere e magia. 





BLBLBLBLBLBLBLBLBLBL

Angolino della vergogna 

Hello to everyone. Questa storia è nata in una sera, dopo un piccolo ma abbastanza intimidante coloquio con il padre di una mia amica, giornalista cammuffato da scrittore (sue testuali parole). Lui mi ha suggerito di provare a scrivere qualcosa di vero, che lasciasse trasparire i miei sentimenti, di raccontare in poche parole righe cosa sento. Spero di esserci riuscita. 
Beh, se volete lasciatemi una recensione: mi piacerebbe sapere cosa ne pensate. 
Grazie a chi leggerà, a chi commenterà, e anche a chi non leggerà! 


Take a sad song and make it better 

Judee

 
  
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