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Autore: Oysh_more than me    06/09/2013    7 recensioni
Sofferenza.
Ne avrei provocata, ma era l’unico modo per ritornare a vivere, sarebbero guarite entrambe prima o poi.
Si guarisce dal dolore?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Isn't anyone trying to find me?
Won't someone please take me home
It's a damn cold night
Trying to figure out this life
Wont you take me by the hand
take me somewhere new
I dont know who you are
but I'm, I'm with you

I’m with you-Avril Lavigne



 
 
Quando sto di merda sono sempre qui.

Quando sto di merda mi ritrovo sempre seduta su questo ponte trafficato, io, le mie sigarette, una birra in mano e un dolore immenso nel cuore.

Quando sto di merda non mi importa di tutta la gente che mi passa accanto credendomi una barbona.

Quando sto di merda neanche la pioggia sarebbe in grado di far smuovere il mio culo da questo ponte.

Quando sto di merda aspetto che piova per poter piangere in compagnia.

Sto sempre di merda.

Piove.

Piove come sempre qui a Londra.

Piango.

Finalmente piango, sono arrivata al limite questa volta.

Un sorso di birra.

Come se bastasse quella per poter dimenticare lo spettacolo che i miei occhi sono costretti a vedere ormai
quotidianamente.

Un tiro di sigaretta.

Come se fosse in grado di rilassarmi.

Un’ altra lacrima.

Un’ altra lacrima versata per colpa di quel pazzo.

Un’ altra lacrima versata per vederlo vincere di nuovo.

Un’ altra lacrima versata per la mia incapacità di reagire davanti a quelle immagini.

Un’ altra lacrima versata per mia madre, la vittima numero uno.

Un’ altra lacrima versata per mia sorella Lucy, quattro anni e perenni incubi incapaci di farla dormire la notte
per le scene a cui è costretta ad assistere in casa.

Un nuovo sorso di birra.

Poi, di nuovo quelle immagini nella mia testa.

Mia madre sofferente, piegata in due dal dolore.

Mia sorella accantonata in un angolo piangente.

Mio padre, se così si poteva definire una persona tale, il carnefice fiero dei ripetuti colpi regalati gratuitamente
alla moglie.

Singhiozzi.

Singhiozzi strozzati escono dalla mia bocca.

Un secondo tiro di sigaretta.

Codarda.

Sono solo una codarda, penso.

Come posso assistere ad uno spettacolo del genere tutte le sere, non muovendo un dito?

Come posso rimanere lì impalata accanto a Lucy stringendola tra le mie braccia, pregandole di non piangere per paura che quel mostro tocchi anche lei?

Come posso scappare dalla finestra per rifugiarmi su un ponte dando libero sfogo a tutto il dolore che provo?

Paura.

Ho solo paura.

Paura di quell’ uomo rovinato da un lavoro che non lo appagava, una famiglia non considerata all’ altezza per lui e dalle quantità industriali di alcool che scorre nelle sue vene.

Paura.

Ho solo paura.

Paura di quello sguardo duro, di quel sorriso cattivo, di quelle mani grandi e forti, capaci di mettere chiunque a k.o. con un solo schiaffo.

Schifo.

Mi fa schifo l’idea di assomigliargli in qualche modo.

Non voglio essere come lui.

Prendo la birra che ho tra le mani e con un colpo secco accompagnato da un urlo di liberazione la getto nel
Tamigi, che scorre veloce sotto i miei piedi.

Liberazione.

Non mi sarei mai liberata di quel fardello.

Dovevo fare qualcosa, ma cosa di preciso?

Il terzo tiro di sigaretta.

L’illuminazione.

Devo morire.

Devo sacrificare la mia vita per ridarla a mia madre e mia sorella.

Devo andarmene da questo mondo così sporco.

Devo andarmene da questo mondo che mi ha solo deluso.

Devo sacrificare la mia vita per le persone che amo.

Suicidio.

Se mi suicidassi partirebbero delle indagini.

Se mi suicidassi, indagherebbero su di me e sulla mia famiglia.

Devo rivolgermi alla polizia.

Decido di farlo ma in modo indiretto.

Se mi suicidassi, gli investigatori scoprirebbero la doppia faccia di mio padre.

Lo sbatterebbero a marcire in galera.

Avrebbero ridato la libertà a mia madre rimasta con una sola figlia.

Sofferenza.

Ne avrei provocata, ma era l’unico modo per ritornare a vivere, sarebbero guarite entrambe prima o poi.

Si guarisce dal dolore?

L’ultimo tiro di sigaretta.

Il mozzicone raggiunse la bottiglia di birra.

Era il momento.

Un’ ultima lacrima.

Per me.

Per Jess Linley, diciotto anni, tanti sogni mai esauditi e tanti mai espressi, tanta felicità che non avrei mai trovato, tanta vita che avrei potuto vivere ma alla quale dovevo rinunciare.

Con un gesto maldestro mi alzo in piedi.

La mano destra salda al palo di ferro.

Sotto di me, acqua fredda e mortale che mi avrebbe portata via con se.

Sono pronta.

Pronta per ridare ad altri una nuova vita e magari trovarne una migliore anche io.

“Non farlo” una voce alle mie spalle, sicuramente di un ragazzo.

Non mi giro, nessuno mi avrebbe convinta.

“Cosa?”.

“Non buttarti”.

“Non lo vuoi veramente” continua convinto della sua teoria.

“Tu non sai niente” sputo continuando a tenere lo sguardo rivolto verso il fiume.

“Invece so’ più di quanto immagini, so’ che non lo vuoi fare davvero, so’ che quasi ogni sera vieni qui e ti siedi, fumi, bevi un po’, piangi”.

Mi conosce o meglio conosce ciò che faccio.

“So’ che hai dei problemi in casa, ogni tanto non te ne accorgi ma sussurri dei nomi, ti aspetto, ti aspetto tutte le sere, aspetto tutte le sere la ragazza che sembra così forte, ma che dentro è così fragile, così piena di paure e di rancore”.

Conosce ciò che faccio o meglio mi conosce.

Mi sta spogliando, mi spoglia con le parole.

“So’ che provi dolore per qualcosa, non lo so’ di preciso cosa sia, so’ che vieni qui per sfogarti e in un certo
senso ci assomigliamo, venivo anche io per questo all’ inizio ma ora vengo solo per vederti, sei accecata ora, accecata dal dolore, hai mille pensieri ma il tuo dolore li sta annullando pian piano e vuoi morire, vuoi rinunciare alla vita per evitare questa sofferenza, ma non sei una persona egoista, non piangi per te stessa, e buttandoti faresti soffrire ancora di più le persone che ti amano”.

“Non so’ nemmeno come ti chiami”.

“Niall”.

Sospiro, e ruoto di poco il mio corpo per consentire ai miei occhi di guardarlo finalmente.

Un angelo.

Biondo, occhi cristallini, lineamenti dolci, bellezza rara.

Si avvicina di un passo.

“Non ti muovere” ordino.

“Non mi muovo ma tu scendi da lì” ribatte.

“Hai detto che hai sofferto anche tu”.

“E’ così, mio padre è morto, tumore al fegato, era il mio punto di riferimento, la mia bussola, ho pensato di raggiungerlo ma so’ che lui non avrebbe voluto, voleva e sono convinto che voglia ancora vedere il mio sorriso, voglia vedermi vivere, voglia vedermi felice”.

 “Vorrei che anche mio padre fosse morto”.

Non risponde, vuole sapere.

“Beve come una spugna, tutte le sere torna a casa e picchia mia madre davanti ai miei occhi e quelli di mia sorella”.

“E tu vuoi mollare? Vuoi lasciarlo vincere?”.

“Ha già vinto” abbassai lo sguardo.

“Non è vero Jess”.

“Puoi ancora fare qualcosa, puoi ancora denunciarlo, puoi ancora cercare di rimettere a posto la tua famiglia che ti sembra distrutta, soffrirai sempre, un po’ di dolore sarà sempre nel tuo cuore, fa parte della vita, con il tempo inizi ad accettarlo, ad ignorarlo e con il tempo torni felice ”.

Fece dei passi in mia direzione, non lo fermai.

“Sei felice?”.

“No ma sopravvivo, forse lo sarò se deciderai di sopravvivere con me”.

Mi tende una mano.

Niall.

La vita.

Mi volto di nuovo verso il fiume.

Il dolore.

La morte.

Esito.

Poi la sua mano afferra la mia e con un gesto veloce scendo dal ponte e mi ritrovo stretta tra le sue braccia.

Respiro a lungo il suo odore, un brivido percorre la mia schiena.

Calore.

Tutto ciò di cui ho bisogno e che con un solo gesto ha saputo donarmi.

Protezione.


E’ ciò che mi stava avvolgendo, le sue braccia.

“Ti accompagno a casa?”.

“No”.

Alzai lo sguardo per perdermi in quelle iridi cristalline.

“No?”.

“Accompagnami al commissariato”.

“Sono con te”.

Sorrisi.

Dopo troppo tempo tornai a farlo.

Solo per lui.

Solo per il mio angelo.

Solo per chi con il tempo mi avrebbe restituito la vita.

Solo per Niall.






-Spazio Autrice.

Eccomi qua con una nuova Os.
Come avrete notato è ispirata alla canzone "I'm with you" di Avril Lavigne, la trovo stupenda e mentre la ascoltavo mi è venuta l'ispirazione.
Non è il mio genere, di solito scrivo sicuramente testi più romantici e dolci, ma è bene affrontare anche tematiche diverse e cimentarsi in cose nuove e ci ho provato!
Fatemi sapere con una recensione, anche piccola cosa ne pensate ;)
Ci tengo molto.
Un bacione grande <3

Se vi andasse di leggere altre cose che ho scritto vi lascio qui i link:
La mia long: Summer Loves.
OS Zayn: Wake me up.
OS Liam: Letter to Liam.




 
  
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