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Autore: biberon    06/09/2013    4 recensioni
“Abbiamo dovuto farlo.” Disse la madre di Gwen con gli occhi lucidi.
“Ma è una ragazza dolcissima! Gentile, bella, educata, spiritosa! È una mia grande amica!”
“Capiscici, Duncan, ti prego. Lo facciamo per proteggerti!”
“Da cosa?!”
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Duncan era un ragazzo punk, forte, intraprendente, ribelle, ma buono.
Courtney era una ragazza bella, ordinata, intelligente, intraprende e dolce.
Gwen era una ragazza sola.
Lei era diversa, lei era un pericolo …
Ma lei voleva solo qualcuno, qualcuno che l’apprezzasse e l’amasse, qualcuno … lo voleva disperatamente, con tutta se stessa.
Ed era pronta a fare qualsiasi cosa per averlo.
Genere: Horror, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen | Coppie: Duncan/Courtney, Duncan/Gwen
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo, Violenza | Contesto: Contesto generale
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Allora, prima di cominciare questo nuovo capitolo vorrei dirvi una cosa: Gwen è superextramegaarci OOC. Ma nei prossimi capitoli si capirà il perché. Dovete solo aspettare e continuare a leggere, e vedrete che tutto si farà chiaro. (Muahahahaha) risata malefica vecchio stile. Aspettate e saprete. :)) Questo capitolo lo dedico a maty345, la mia cuginetta, e a tutti i lettori delle mie storie che mi fanno bellissimi commenti, che mi seguono e mi fanno andare avanti. Grazie ragazzi ;)
 
 
 
“Allora, tu sei...?” chiese la madre di Bridgette rivolta alla gotica.
Erano seduti a tavola, a casa della surfista, per la cena.
“Gwen.”
“Piacere, io sono Lhara.”
“E io sono Carl!” esclamò il padre, il tipico uomo leggermente sovrappeso coi i capelli biondi e la pelle arrossata da ogni minimo raggio di sole.
“Allora, conosci da poco la nostra Bee, giusto?”
 
Gwen si soffermò un attimo a pensarci.
Le piaceva tanto il nome Bee.
Bee, bee, come il belare disperato delle pecore prima di essere uccise.
Bee, bee, i loro corpi che si agitavano spasmodici e presi dalle convulsioni.
Bee, bee, i loro occhi disperati che saettavano qua e la alla ricerca d’aiuto.
Bee, bee, i loro musi inzuppati dello stesso sangue.
Bee, bee, i loro ultimi respiri esalati per chiedere aiuto.
BEE.
 
 
“Gwen? Mi stai ascoltando?” chiese la donna posando la forchetta nel piatto.
“Sì, certo. Ehm … conosco Bee, sì.”
Era così bello dire Bee.
Gwen assaporò la parola con gusto.
 
“Ti senti bene, cara? Non stai toccando cibo!” esclamò Carl.
“Certo, sto bene. È solo che non ho … fame.”
Gwen si sentì stupida per la portata della bugia che aveva appena detto.
Sul tavolo c’erano un sacco di cose da mangiare: pollo, pesce, coniglio, tartine, frutta, salatini, grissini, riso in insalata … ma ovviamente, nessuna di queste cose andava bene per Gwen.
Perché, perché, perché dovevano cenare? Non potevano mandarli direttamente a letto?
“Avete terminato tutti?”
Sembrava che Lhara non vedesse l’ora di alzarsi da tavola.
“Sì, io sono a posto.” Disse Duncan facendo ok con la mano.
Bridgette e Courtney assentirono.
La donna sparecchiò e loro si alzarono per salire in camera di Bee.
“Mamma, come sei frettolosa oggi! C’è qualche problema?”
“No, assolutamente, devo solo … in tv tra sette minuti c’è l’ultima puntata del mio programma preferito!” esclamò Lhara dandò un’occhiata furtiva all’orologio.

 
Bee annuì soffocando una risatina.
La camera di Bridgette rispecchiava perfettamente i suoi gusti: c’erano ben tre tavole da surf davvero belle, un letto a castello, due armadi dipinti di bianco con dei cassettoni enormi, una scrivania piena di fogli pasticciati e una grossa tv.
Courtney notò che in giro non si vedeva neanche un libro, e sorrise pensando a quanto l’amica odiava studiare.
Salirono sul letto in alto, e siccome non ci stavano, l'ispanica salì in braccio a Duncan.
Gwen li guardò con una punta di rabbia.
La sua pancia brontolò.
“Sicura di non avere fame, eh?” chiese il punk.
“No, sto benissimo.”
Bridgette accese la televisione.
C’era un film sui vampiri.
Parlava di un ragazzo che arrivava in una nuova città e veniva vampirizzato da un gruppo di bulli vampiri.
Poi s’innamorava di una strega e doveva salvarla dalle Creature della notte.
La strega in realtà rivelava di essere una fata e allora le altre streghe la uccidevano.
Finale tragico.
 
“Dice un sacco di sciocchezze su … sui vampiri.” Disse Gwen a circà metà film.
“In che senso?”
“Non è vero che i vampiri si sciolgono al sole. Questo si legge nelle favolette.”
“E tu che ne sai …?”
“Uhm … avevo un libro sui vampiri.”
“Ah.”
 
Courtney, ad un certo punto, in cui c’era una scena violenta, cercò la mano di Gwen.
“Tutto bene?” le chiese la gotica.
“Sì, ho un po di … paura.”
“Non c’è niente di cui avere paura, Courtney, è solo uno stupido film. Fatto male, per altro.”
Courtney annuì sorridendo lievemente, ma non le lasciò la mano.
 
Gwen pensò ad una cosa.
Lei li avrebbe protetti, Courtney e Duncan.
Li avrebbe protetti da tutti i pericoli, dalle altre persone, li avrebbe tenuti con sé, difesi e protetti da tutto.
Ma … sarebbe riuscita a proteggerli da sé stessa?

 
 
“Bel film, ora però io preferirei andare a dormire.” Disse Bridgette due ore dopo.
Il film era finito da qualche minuto.
“Che ore sono?”
“Sarà mezzanotte.”
“E va bene, andiamo a dormire. Ho sonno.” Acconsentì Courtney, e Duncan rimase in silenzio.
Bridgette andò a prendere dei sacchi a pelo e li stese per terra.
“Chi vuole dormire sul letto?”
“Io, se posso.” Disse Duncan.
Bridgette acconsentì.
 
Gwen s’infilò in un sacco a pelo.
Il cuore le batteva all’impazzata.
Non vedeva l’ora.
Mancava poco, così poco …
E poi il suo piano avrebbe superato Bridgette.
Schiacciandola e disintegrandola.
E poi, un’altra cosa …
Stava morendo di fame!
 
 
Non dovette aspettare molto.
Circa quindici minuti dopo i tre erano già addormentati.
Guardò l’orologio a forma di mela sulla parete: mezza notte e diciassette minuti.
Si alzò lentamente e richiuse il sacco a pelo senza fare rumore.
Si sfilò le ciabatte che Bridgette le aveva prestato, in modo che non si sentisse nemmeno il suono dei piedi contro la moquette.
 
Bee dormiva seraficamente in un sacco a pelo azzurro posizionato sotto la finestra.
Prima di avvicinarsi, la gotica gettò un’occhiata fuori.
La luna risplendeva nel cielo, ma non era del tutto piena.
Le mancavano due spicchi.
Gwen sapeva che prima che quei due spicchi completassero quel cerchio luminoso, lei avrebbe dovuto conquistare completamente la fiducia di Courtney e Duncan.
Altrimenti tutto sarebbe tornato come prima.
Sola.
E Gwen non voleva restare sola.
Mai più.
 
L’odore acre della notte le invase le narici, la finestra era socchiusa.
Da fuori scorreva una leggera brezza estiva, che scompigliava le chiome verdi degli alberi, producendo curiosi giochi di ombre sul prato bagnato di rugiada.
Era buio, ma non così tanto.
Qualche sporadica stella vegliava sulla città, e poco lontano dal palazzo dove abitava la surfista si potevano vedere molti altri condomini.
Gwen sorrise.
 
Si chinò su Bridgette.
Il suo viso delicato, illuminato dalla luna, era disteso in un sorriso.
Stava facendo un bel sogno, pensò la gotica.
Il suo ultimo sogno.
Prima dell’incubo.
 
Posò una mano pallida sulla fronte chiara della ragazza e bisbigliò delle parole strane e incomprensibilì.
Si chinò ancora di più, fino a sfiorarle il viso con il proprio.
“Buonanotte, Bee.” Disse.
 
 
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Il mattino dopo Lhara si alzò presto, per i sui standard. Verso le otto era già completamente vestita e stava salendo le scale con il suo passetto frenetico per svegliare i ragazzi.
Aveva fatto preparare una specialissima torta dal pasticciere, tutta decorata e con la scritta “Bee sta beeene.”
Trovava molto divertente il gioco di parole.
Aveva comprato anche dei palloncini colorati e delle decorazioni di carta azzurra, il colore preferito dalla sua piccina.
Tutto era pronto al piano di sotto ad aspettarli.
Salì anche l’ultimo gradino e bussò piano alla porta chiusa.
“Ragazzi? Site svegli?”
Non sentì risposta, perciò entrò facendo il più piano possibile.
Decise di svegliare prima di tutti la sua Bridgette.
La ragazza era in fondo alla stanza, appisolata sotto la finestra-
Era girata di schiena verso il muro e non emetteva un suono.
“Dorme come un sasso!” esclamò tra sé e sé Lhara.
Le toccò la spalla.
“Bee? Bee?”
Lei non rispose.
La donna la toccò ancora.
“Bee!”
Neanche un fiato.
La donna la prese delicatamente per le spalle e la girò, in modo da vederla in viso.
 
“Ma che cos …? BEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!” urlò, cadendo in ginocchio.

 
   
 
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