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Autore: Do_Not_Touch_My_Patria    06/09/2013    11 recensioni
Courfeyrac ha avuto un'altra brillante idea delle sue: organizzare una vacanza in Italia.
Inutile dire che, all'idea di un po' di relax in terra straniera, gli Amis de l'ABC si sono mostrati tutti entusiasti.
Beh. Quasi tutti...
Fra viaggi in macchina degni di un poema epico, drammatici disguidi con l'assegnazione delle camere, Grantaire ubriaco, Courfeyrac ipercinetico, Joly con la nausea e Marius che alla fine è riuscito a portarsi dietro la sua adorata Cosette, riuscirà il povero Enjolras a resistere ad un mese lontano dalla sua amata Patria e godersi la vacanza?
Tutto questo e molto altro in una fanfiction che di serio ha giusto il protagonista.
E forse nemmeno lui...
[Enjolras/Grantaire; Courfeyrac/Jehan; Bossuet/Joly con accenni -ma nemmeno troppo leggeri- Marius/Cosette e Combeferre/Eponine]
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Enjolras, Grantaire, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~Capitolo VII








Combeferre ed Eponine tornarono prima di cena con un immenso mazzo di fiori colorati per Joly. Il ragazzo fu così sorpreso che quasi si mise a piangere, mascherando il momento di commozione con abili colpetti di tosse isterica.
Praticamente trascinato di peso da Bossuet e da Combeferre, alla fine, il redivivo decise di scendere a cena, anche si limitò a ordinare un piatto di zuppa della casa.
- Con questo bendiddio prendi la minestrina? Sei assurdo, Joly! – esclamò Marius, lanciandosi a capofitto sulla sua Fiorentina, mentre Enjolras lo guardava schifato.
- E’ meglio non esagerare, sono ancora convalescente… - spiegò quello, mentre Bossuet gli faceva il verso.
- Ragazzi, stasera tutti da noi che abbiamo montato la play! – annunciò a un certo punto Courfeyrac.
- Cosa offre la casa? – si informò Eponine.
Courf iniziò a contare sulle punte delle dita.
- Uhm, dunque… Abbiamo Call of Duty, magicamente ritrovato da Taire, un gioco di macchine, Sing It, Wii Sports e Just Dance! – snocciolò.
A sentire l’ultimo videogioco Enjolras trasalì.
- Mi rifiuto di ballare, sappiatelo! – si premurò di mettere le mani avanti.
- Ah, quante storie! E pensare che avevo chiesto a Jehan di prestarmi la Wii apposta per sfidarti! – ribattè Courfeyrac.
- Taire, io ti sfido a Sing It! – Eponine puntò teatralmente il dito contro l’artista, che piegò il capo in una sorta di inchino.
- Sfida accettata, chérie. Preparatevi, sarà meglio di una serata all’Opéra! – si vantò.
Venti minuti dopo erano tutti seduti sul matrimoniale nella 204, sconvolti dalla bravura di Cosette alla console.
- Sterza, sterza, sterza! – gridava Jehan, mentre la macchina della ragazza superava quella di Marius in una curva a gomito.
- Mangia la polvere, Pontmercy! – urlacchiò Cosette, esaltatissima.
Terminata la partita che vide la fanciulla vincitrice assoluta,  Courf e Taire si sfidarono a Call of Duty.
- Posso unirmi a voi? – domandò Jehan timidamente.
- Non è un po’ violento per te? Insomma… è un gioco tosto… - lo avvisò il suo compagno di stanza.
Grantaire gli cedette il joystick con un sorriso a trentadue denti.
- Fai il culo a strisce a quel nanetto, stanga!-
Courfeyrac gli lanciò una ciabatta.
- La pianti di evideziare la sua altezza esagerata quando sono nei paraggi? –
Grantaire lanciò la ciabatta dietro di sé e colpì per sbaglio Bossuet.
- Che ci vuoi fare, tu sei corto e lui è un gigante, lo dice pure il nome!*-
Gigante o meno, Courfeyrac ebbe di che vergognarsi per il resto della vacanza.
Con il joystick in mano, Jehan sapeva essere terribile. Freddo e preciso, mieteva vittime come un cecchino, pigiando sui tasti in rapida sequenza.
A nulla valsero le grida esagitate di Courfeyrac, il poeta lo stracciò in pochi minuti di gioco.
- Hai usato i trucchi. – borbottò mentre Eponine cantava in una sfida all’ultima nota con Taire.
- Ammetti la mia supremazia, piccoletto. – replicò Jehan guardandolo volutamente dall’alto in basso.
Enjolras, in tutto quello, stava seguendo attentamente la sfida a Sing It, seduto fra Joly e Combeferre.
Sarebbe stata dura decretare un vincitore, sia Taire che Ponine avevano un vero talento.
Fu quando si decise di cambiare gioco che al biondo crollò uno dei suoi miti personali.
La nuova sfida era siffatta: Combeferre, Cosette, Bossuet e Courf avrebbero dovuto dare il meglio di loro ballando sulle note di “Party Rock Anthem”.
Fin dall’inizio fu chiaro che Bossuet era spacciato; Cosette, aggraziata e con un ottimo senso del ritmo, dovette però soccombere di fronte a Courfeyrac, da sempre ottimo ballerino e assiduo frequentatore di discoteche.
Peccato che il re della festa avesse trovato un degno avversario.
Sin dall’inizio della canzone, infatti, Ferre aveva incominciato a collezionare una serie di “excellent” che avevano lasciato il pubblico a dir poco sconvolto.
- No, non lascerò che Mothman** mi batta! – esclamò a un certo punto Courf, mentre l’amico d’infanzia si dimenava al suo fianco accumulando punti su punti.
Inutile dire che facevano tutti il tifo per Ferre.
Beh, quasi tutti, perché Enjolras era ancora a bocca aperta a domandarsi perché anche l’unico amico dotato di cervello che gli era rimasto gli avesse dovuto voltare le spalle rivelando una simile dote.
La rivincita con “Lollipop” di Mika servì solamente a Courf per perdere definitivamente il suo titolo di miglior ballerino del gruppo e ad Enj per sotterrare per sempre l’idea che aveva di Ferre di un ragazzo serio ed equilibrato.
Verso le undici, visto che Joly iniziava lamentarsi del fatto che troppe ore di gioco cosecutive potevano causare crisi epilettiche, ognuno se ne tornò alla propria stanza.
- Non mi aspettavo che Ferre fosse questo talento a Just Dance! – commentò Grantaire, mentre Enjolras si infilava la maglia del pigiama.
- Ti prego, sto cercando di dimenticare. Ho subito un trauma… - confessò il biondo mettendosi sotto le coperte.
- Comunque… -  sussurrò allungandosi verso l’interruttore della luce.
Grantaire lasciò cadere la testa sul cuscino e stette in silenzio, in attesa che l’altro continuasse.
- Comunque non canti male, ecco… -
La luce si spense e nella stanza calò il silenzio, ma se Enjolras non fosse stato impegnato a darsi dello stupido per quel complimento non richiesto avrebbe certamente sentito il ragazzo ridacchiare soddisfatto.
Quando il mattino dopo si risvegliò, la parte di letto di Grantaire era vuota.
Un paio di minuti dopo, un clack annunciò al ragazzo che il compagno era uscito dal bagno. Beh, se non altro aveva chiuso a chiave…
- Ben svegliato, Apollo! – lo salutò con un sorrisone spalancando la finestra.
- Il sole è già alto e gli uccellini cinguettano allegri, vai a farti una doccia e scendiamo a colazione! –
Enjolras, ancora intontito dal sonno, sbadigliò e si passò una mano sul volto, mettendosi a sedere.
- Che ore sono? – biascicò dando un’occhiata al dispaly del cellulare.
- Le sette? Come mai sei sveglio a quest’ora? E perché sei così allegro?– fece con crescente scetticismo.
Grantaire si sedette sul bordo del letto e lo fissò intensamente negli occhi, tanto che a un certo punto Enjolras iniziò a sentirsi in imbarazzo.
- Perché oggi andiamo all’Accademia, Apollo, e Michelangelo avrà la sua schiacciante vittoria su Leonardo! –
Il biondo rimase in silenzio per qualche secondo, e quando ebbe assorbito il messaggio lanciò il suo cuscino in faccia a Grantaire.
- Idiota. – si limitò a sibilare raccattando dei vestiti puliti e filando in bagno.
Dieci minuti dopo, quando aprì la porta per scendere a colazione, per poco non morì d’infarto.
Courfeyrac se ne stava appoggiato allo stipite con aria provocante, gli occhiali da sole appesi al colletto della maglietta.
- Ma sei scemo!? Cosa stai facendo? – urlò terrorizzato.
Courfeyrac scoppiò a ridere e si spostò, lasciandolo passare.
- Scusa Enj, aspettavo Taire… -
Il ragazzo accorse, attirato più dalle urla di Enjolras che dalla presenza di Courf alla porta.
- Che c’è? – domandò, anche se in realtà immaginava e temeva il motivo di quell’agguato.
- Hai perso. Non si sono messi insieme. – sentenziò con una serietà decisamente teatrale per un tipo come lui.
- Chi? – si informò Enjolras.
- Combeferre e Eponine! – spiegò Grantaire.
- E tu come lo sai? – il leader del gruppo spostò lo sguardo dall’artista al suo migliore amico, confuso.
- Semplice, l’ho chiesto a Ferre! –
- Ma ti sembrano cose da chiedere?! – sbraitò, ma gli altri due lo stavano bellamente ignorando.
Courfeyrac incrociò le braccia e non si mosse da dove si trovava, gli occhi color muschio puntati su Grantaire.
- Merda. – fece lui all’improvviso.
Sembrava aver finalmente ricordato i termini della scommessa.
- No, Courf. Non puoi farlo davvero. Lo sai che non posso resistere! – esclamò, in volto la disperazione più totale.
- Che succede? Perché fa così? – cercò di rinserirsi nella conversazione Enjolras.
- Una scommessa è una scommessa, Taire! Non puoi più tirarti indietro. Conosco Ferre da troppo tempo, e Ponine da abbastanza per poter dire che senza una causa scatenante quei due non combimneranno niente! – continuò a ridere scuotendo la testa.
- Abbiamo fatto una scommessa su quando quei due si sarebbero messi insieme, e io ho vinto. Adesso Grantaire dovrà stare lontano dall’alcool per un giorno intero. – spiegò poi all’amico, che lo lasciò con un’occhiataccia e si diresse verso la sala delle colazioni.
Arrivarono in città verso le nove e mezza, iniziando il giro con la casa di Michelangelo. Grantaire diede sfoggio di tutta la sua cultura, raccontando una marea di episodi della vita dell’artista che la compagnia ignorava.
Inutile dire che tutti rimasero sconvolti dalla conoscenza quasi maniacale che lo scettico mostrava riguardo al Buonarroti.
- Grantaire, ogni giorno sei una scoperta! – si complimentò Cosette quando furono usciti dal museo, mentre Jehan sbirciava sulla guida di Combeferre alla ricerca dell’indirizzo dell’Accademia.
- Si vede che Michelangelo ti piace molto! – osservo Joly, imbacuccato nella sua felpa blu nel timore di una ricaduta.
Taire ficcò le mani nelle tasche dei jeans e dondolò da una gamba all’altra.
- Michelangelo… beh, credo che sia il mio artista preferito… Jehan, dovresti leggere le sue poesie, sono davvero interessanti! –
Enjolras rimase particolarmente colpito da quella frase.
Significava forse che Grantaire aveva letto anche degli scritti di Michelangelo? La sua arte lo appassionava a tal punto?
Vedere colui che aveva sempre considerato una persona senza ideali né interessi così dedito in qualcosa gli faceva una strana impressione.
Ascoltare Grantaire parlare di Arte era bello
Mentre il ragazzo raccontava, Enjolras si sentiva trasportare indietro nel tempo, nel lontano 1500. Quasi gli sembrava di vedere il giovane Michelangelo alle prese con le sue prime sculture, riusciva a vederlo mentre studiava, mentre si arrabbiava, soffriva e amava.
Grantaire, con la sua passione, era riuscito a lasciarlo a bocca aperta; la luce che gli brillava negli occhi in quei momenti sembrava trasfigurarlo e la solita ombra che gli oscurava il viso spariva nel nulla.
Che in tutto quel tempo avesse sempre esagerato nel giudicarlo?
Che Enjolras fosse sempre stato troppo severo nei suoi confronti?
Forse, dopotutto, poteva anche concedere a Grantaire una seconda chance per dimostrare il suo valore.
Forse, dopotutto, poteva anche provare a cambiare idea sul fatto di cambiare idea…
Dopo pranzo, per completare il “Tour Michelangelo”, come lo aveva battezzato Bossuet, la combriccola si diresse verso l’Accademia di Belle Arti, dove era conservato il David originale.
- Wow… - sussurrò Eponine, meravigliata dalla bellezza dell’opera.
Cosette aggirò la statua e si sedette su una panchina, la bocca aperta dallo stupore.
- Dieu, ha un culo che parla… - fu il suo finissimo commento, che si guadagnò un’occhiataccia da parte di Marius.
- Non trovate che mi somigli? – Courfeyrac si mise in posa ai piedi della statua, ma Grantaire lo spinse via.
- Zitto, blasfemo! – ridacchiò, mentre Jehan andava a sedersi accanto a Cosette e Combeferre leggeva qualche informazione sulla guida.
- E io che avevo sempre creduto che l’originale fosse quello in Piazza Signoria… - commentò Bossuet.
Enjolras lasciò che il suo sguardo scivolasse sul capolavoro: i riccioli che gli incorniciavano dolcemente il viso, le spalle larghe, il fisico asciutto, le braccia muscolose, le gambe salde a reggere il peso della statua…
Poi la sua attenzione si soffermò sulla mano destra.
- E’ meraviglioso, vero? Sembra che debba muoversi da un momento all’altro e scendere dal piedistallo. Pensa che dovevano collocarlo in alto, dove nessuno avrebbe potuto godere dei particolari. Guarda le vene della mano. E’ una vera fortuna che abbiano deciso di conservarlo qui… -
Grantaire se ne stava in piedi accanto a lui, gli occhi rivolti a quelli fieri e pensosi del David.
Enjolras sorrise.
- Devo ammettere che non avevi torto, anche il tuo Buonarroti ha qualcosa di geniale. –
Il moro si voltò verso di lui.
- Ammetti la sua supremazia? –
- Questo mai! Però sarò sincero, sei stato capace di farmelo apprezzare… -
Il viso di Grantaire si illuminò di una luce che Enjolras non aveva mai visto nei suoi occhi.
- Beh, dai, è un buon compromesso! – e fischiettando allegro si allontanò lentamente, senza più voltarsi indietro, alla ricerca di Courfeyrac.
Quando uscirono dall’Accademia, però, accadde una disgrazia che nessuno avrebbe potuto prevedere.
- Ferre. Ferre, santa Patria. – balbettò improvvisamente Enjolras.
Combeferre si avvicino, spalancando la bocca di fronte a ciò che l’amico gli indicava.
- E’ davvero quello che penso? – sussurrò.
- Oh no… - si lamentò Courf, che già aveva compreso il loro intento.
Di fronte ai due, infatti, si stagliava a caratteri cubitali sulla vetrina la scritta “Libreria Antiquaria”.
- No, Ferre, te lo proibisco! – accorse Eponine facendo appello a tutta la sua autorità, ma di fronte alle cartine originali dell’Ottocento e ai libri rilegati in cuoio il Capo e la Guida avevano perso ogni decenza.
- Entriamo? E se poi bisogna comprare per forza? –
- Io ho qualcosa con me… -
- Semmai usiamo la carta di credito, l’accetteranno? –
- Oddio. Se ha la Divina Commedia lo bacio. – li superò Jehan entrando a passo deciso nel negozio.
Due ore dopo i tre uscivano dal piccolo locale rossi in volto, gli occhi luccicanti d’emozione e un sacchetto pieno di libri ciascuno.
- Che affare, che affare! – Combeferre, persa ogni dignità, si mise a saltellare in tondo e abbracciò Eponine.
-Ottimo, bravi, contento per voi. Adesso sono le sei e mezza, ce ne andiamo a mangiare prima che Joly svenga? – tagliò corto Courf, indicando l’ipocondriaco accasciato sul marciapiede.
Dopo cena Marius propose un giro locali, ma Bossuet declinò gentilmente l’offerta.
- Vi ricordo che questa sorta di germe ambulante rischia una gravissima ricaduta… - rise.
- Se non vi dispiace noi prendiamo un taxi e ce ne torniamo a casa, ci vediamo domani a colazione! Divertitevi! – li salutò Joly, che dopotutto aveva avuto un discreto febbrone.
- Povero Joly, è stato davvero sfortunato ad ammalarsi…. – osservò Pontmercy mentre guardava il taxi allontanarsi.
- Bossuet è proprio un santo… - commentò Jehan con un sorriso intenerito, mentre gli altri si dirigevano verso un locale che Courf aveva addocchiato il pomeriggio.
Andarono a sedersi in un tavolino in fondo al locale, aspettando pazientemente che qualcuno venisse a prendere le ordinazioni, ma quando Grantaire stava per ordinare il suo drink, Courfeyrac lo bloccò.
- La scommessa, Taire! –
Il ragazzo sospirò.
- Ti odio. Non ce la posso fare a starvi a guardare mentre voi trincate felici e contenti. Sono già in crisi di astinenza… - piagnucolò.
- Io me ne vado, ci becchiamo dalle macchine alle due… - comunicò alzandosi da tavola.
- Courf, ma cosa avete scommesso? Come puoi essere così crudele con un tuo amico? – si indignò scherzosamente Jehan, Enjolras che invece lo ringraziava mentalmente da parte del fegato di Grantaire.
- D’accordo, ho capito. Taire, non me la sento di lasciarti da solo in queste condizioni, ti farò compagnia. Non esagerate! – li salutò raggiungendo l’artista sulla porta del locale.
I due scomparvero lungo la strada, Grantaire che ancora si lamentava.
- Sei sicuro di voler prendere solo una schweppes? – chiese Eponine ad Enjolras, stupita dal fatto che il biondo si rifiutasse categoricamente di bere alcolici.
Cosette le diede una gomitata per attirare la sua attenzione, le sussurrò qualcosa all’orecchio e stette un po’ a guardarla, in attesa di una risposta.
Eponine scoppiò a ridere e annuì vigorosamente, cinque minuti dopo una cameriera aveva già lasciato i drink al loro tavolo.
Enjolras bevve il suo bicchiere di schweppes tutto d’un sorso, ma se ne pentì improvvisamente.
Qualcosa in quella bevanda non andava.
Tre ore dopo, in Piazza Signoria, Grantaire stava divorando il suo terzo gelato cercando di non pensare al divertimento che si stava perdendo.
- Ti ho già detto che ti odio, Courf? –
L’amico annuì e gli batté una pacca sulle spalle.
- Questa è la sesta volta. O la settima? Non so, ho perso il conto… - rise terminando il suo cono gelato.
Fedele e compassionevole, aveva finito per sostenere Grantaire privandosi a sua volta dell’alcool almeno per quella sera.
Stava per dire qualcosa quandò il suo cellulare trillò con insistenza.
- Oh, è un messaggio di Jehan! – comunicò.
Lesse il testo in silenzio, ma il modo in cui sobbalzò fu sufficiente a dare a Grantaire l’autorizzazione di sbirciare.
- “Amore mio, vieni anche tu, Sailorjolras è imperdibile.” – lesse ad alta voce.
Un secondo messaggino apparve sullo schermo.
- “Non vedo l’ora di tornare in hotel a spassarcela.”… Courf. C’è qualcosa che mi devi dire? – domandò Taire impiegando tutto se stesso per non scoppiargli a ridere in faccia.
Da parte sua, Courfeyrac non era mai stato tanto imbarazzato e fosforescente in vita sua.
- Grantaire, muovi il culo, sono tutti ubiachi fradici… - si limitò a esalare, prendendo l’amico per un polso e camminando a grandi passi in direzione del locale.
L’artista si stava giusto chiedendo cosa avesse voluto scrivere Jehan al posto di “Sailorjolras” quando, entrando, vide il suo compagno di stanza in piedi sul tavolo, la camicia mezza aperta, i capelli tutti arruffati e una bottiglia di non si sa cosa in mano.
- Sono Sailorjolras, la paladina della Patria che veste alla marinara! – gridava, alzando la bottiglia in un brindisi rivolto al resto della sala.
Grantaire dubitava seriamente che gli italiani potessero comprendere quelle parole biascicate in una lingua straniera, ma la scena era tanto esilarante da aver suscitato le simpatie dell’intera platea.
Jehan, disperato e in lacrime, si alzò e corse ad abbracciare un Courfeyrac piegato in due dalle risate.
- Oddio, cosa succede? – domandò quello.
- Combeferre mi ha detto che sono un ingenuo perché credo nel Principe Azzurro! Morirò zitella! Diglielo che sei tu il mio Principe Azzurro, diglielo! –
- Marius, vieni qui! Mi stai sul cazzo, ma sei proprio un bravo cristo. Che faccia da culo che hai, Marius! – gridò Enjolras, barcollando pericolosamente sul tavolo.
Pontmercy apparve dal nulla di fronte a Grantaire con la macchina fotografica di Eponine in mano e la ridarella.
- Ho fatto il filmino, Taire! Ho fatto il filmino! –
Cosette, un po’ brilla, ma apparentemente ancora padrona di sé, sorseggiava l’ennesimo drink godendosi fra le risate gli sproloqui di Combeferre, che continuava a fare la paternale ad Eponine da più o meno venti minuti.
- Perché, madamigella, dovete capire che non si confa ad una fanciulla beneducata come voi assumere alcool in ingenti quantità. E’ oltremodo pericoloso, inoltre i freni inibitori perdono le loro proprietà inquanto… -
Ma evidentemente Eponine ne aveva abbastanza.
- E taci un po’, secchione! – esclamò, prima di prendergli il volto fra le mani e baciarlo con foga.
Intanto Enjolras stava cercando di scendere dal tavolo.
- Vive la France! Vive la République! Allons enfants de la Patrie! – si mise a cantare, ondeggiando pericolosamente.
- Ciao Grantaire! Sono sobrio! Guardami! Guarda! Sono sobrio! Viva la…! – ma prima che potesse terminare inciampò e cadde dritto dritto fra le braccia dell’artista.
- Okay, ho visto abbastanza. Lo porto a prendere una boccata d’aria…- comunicò a Courf, che stava cercando di gestire uno Jehan in preda ad agghiaccianti sbalzi d’umore.
- Ci vediamo dalla macchina, le chiavi le ha lui! – gridò Courfeyrac indicando Enjolras, che, appeso a Grantaire, continuava ad inneggiare a cose senza senso.
- Apollo, davvero, non so se ridere o piangere… - sospirò il ragazzo una volta fuori dal locale.
L’aria fresca dell’esterno sembrava per lo meno aver zittito il biondo, che adesso se ne stava letteralmente abbracciato a Taire.
- Ridi, che è una bella giornata! – e rise.
Passando davanti ad un altro locale, però, le risate di Enjolras attirarono l’attenzione di un gruppetto di persone già alticce in coda per entrare.
Grantaire non capì molto di quello che stava succedendo, troppo impegnato a trascinare Enjolras verso il parcheggio, ma qualcuno del gruppetto si rivolse a loro urlando qualcosa.
Lo scettico mise in atto la sua filosofia di vita e li ignorò, ma il suo Apollo non parve dello stesso parere.
- Cos’hai detto? – urlò al tizio che li aveva apostrofati.
Lo sconosciuto, un ragazzo sulla ventina, ripeté qualcosa in Italiano, questa volta indirizzato a Grantaire, poi nell’aria volò una parola che avrebbe fatto meglio a starsene fra i denti di chi l’aveva pronunciata.
 “Gay!”
Grantaire se ne infischiò altamente, più di una volta si era sentito rivolgere quell’appellativo come se fosse stato l’insulto più offensivo sulla faccia della terra, ma Enjolras non ci era abituato, e probabilmente la cattiveria nella voce dell’Italiano lo irritò più del termine stesso.
Prima che l’amico potesse accorgersi di qualsiasi cosa caricò il colpo e mollò un pugno poderoso sulla mascella dello sconosciuto.
- Cristo, Apollo! Che cazzo fai, sei scemo?! – esclamò Grantaire, sconvolto.
Non aspettò nemmeno di vedere la reazione del gruppo di italiani, riafferrò il biondo per un braccio e si mise a correre, infilandosi nel primo vicolo che gli capitava a tiro e tappando la bocca con una mano ad Enjolras, che intanto continuava a sbraitare.
Per un po’ le urla degli Italiani riecheggiarono nell’isolato poi, quando fu chiaro che se n’erano tornati alle loro occupazioni, Grantaire lasciò andare Enjolras.
- Idiota! Volevi cacciarti in una mischia? Potevano tranquillamente farci secchi! – lo rimproverò, in un gioco delle parti che gli fece piuttosto impressione.
Il biondo stette un attimo in silenzio, la stessa espressione di un bambino sgridato dai genitori.
- Ma ti aveva preso in giro, io dovevo difenderti… - si giustificò, lo sguardo ancora annebbiato dall’alcool.
Si avvicinò nuovamente a Grantaire e lo guardò fisso negli occhi, un po’ con sfrontatezza e un po’ con dolcezza.
- Dammi le chiavi della macchina… - sospirò Grantaire, paziente.
Enjolras continuò a fissarlo e, senza ubbidire, si appese alla sua maglietta.
- Grantaire… -
Il ragazzo deglutì, messo con le spalle al muro e incapace di reagire di fronte a quel comportamento così antiEnjolras.
- Si? – sussurrò.
Ci fu un momento di silenzio, rotto solamente dal rumore di un motorino in lontananza e da qualche risata dalla strada principale.
- Hai degli occhi davvero belli… - sorrise Enjolras, ormai a un paio di centimetri dal suo viso.
Grantaire fece appello a tutto il rispetto che provava nei confronti del suo leader e lo prese per le spalle, aiutandolo a camminare e tornando nella strada principale, diretto al parcheggio.
- Grazie Apollo. Adesso torniamo a casa… - spiegò, tastandogli le tasche dei pantaloni alla ricerca delle chiavi della macchina.
Maledetto Courfeyrac.
- Ma perché dovevo rimanere sobrio proprio stasera? -
 













 
Note:

*Noi Jehan ce lo siamo sempre immaginato alto, o almeno più alto di Courf.
Il suo soprannome, "Jehan", appunto, si pronuncia più o meno come la parola francese "géant", che significa "gigante".
Boh. Trip mentali di una linguista, non fateci caso... xDDD

**Mothman, ossia l'Uomo-Falena.
Perchè tutto ciò? Diciamo che Ferre ha un particolare legame con questi elicotteri satanici travestiti da farfalle. Poi vedremo di che si tratta~ x°°°



Buonsalve a tutti, ed eccoci giunti al fatidico Capitolo 7, quello in cui vediamo una cosa che non vedremo mai più: ENJ UBRIACO.
Dobbiamo ammettere che questo è stato uno dei capitoli che ci siamo divertite di più a scrivere, non tanto per la qualità, che è sempre la solito ossia 0, quanto per la demenzialità.
No, seriamente. Vi prego. Cercate di immaginarvi Combeferre che gioca a Just Dance. Non è qualcosa di oscenamente meraviglioso? xDDDDDDDDD
Questo giorno di vacanza è stato molto intenso, specialmente per Taire che ha avuto i risultati di due scommesse: la prima, far apprezzare il Buonarroti ad Enjolras, l'ha vinta. La seconda...
Povero Grantaire, stavolta gli è proprio andata male! xD
Beh. Come dice Ferre, con l'alcool "i freni inibitori perdono le loro proprietà"...
Chissà che, dopotutto, il nostro leader preferito non si sia lasciato sfuggire qualche verità di troppo in preda all'ubriachezza? ~ <3
Per quanto riguarda gli altri stendiamo un velo pietoso, anche perchè le azioni di questa serata di follie avranno ENORMI ripercussioni sugli avvenimenti dei prossimi giorni.
Quasi quasi si può dire che, per una volta, Marius ne abbia fatta una giusta...
E con questo finale molto "suspence" vi lasciamo, a Martedì! <3


Ps: nel caso qualcuno fosse interessato, si spacciano immagini di Sailorjolras.
Per ulteriori informazioni, contattare la Direzione.
Ossia noi due povere sfigate. xD


Au revoir et Vive la France!
Ame&Koori
  
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