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Autore: scarpette rosse    06/09/2013    0 recensioni
Se c'era una cosa di cui ero certa, era che nella vita niente è per sempre, che tutto cambia, da un momento all'altro, e che molte volte l'apparenza inganna.
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Se c'era una cosa di cui ero certa, era che nella vita niente è per sempre, che tutto cambia, da un momento all'altro, e che molte volte l'apparenza inganna. Mio padre era perfetto per me, era il mio eroe, il mio re, ma quando si divorziò con mia madre e ottenuto l'affidamento mio e di mia sorella, cominciò a sfruttarci per tutte le sue esigenze, a picchiarci, e tutto quello che pensavo di lui era sparito, come il buco nero che succhia via i colori. 
Vidi in lontananza un parchetto molto carino per essere completamente isolato. Entrai e mi sedetti per terra appoggiata ad un albero pieno di foglie ma privo di vita, aprii la borsa e presi da dentro una sigaretta, l'accesi e poi cominciai a respirarla lentamente. Guardai intorno, tutto era così sconosciuto e nuovo per me: capitan ovvio, ero appena arrivata dalla mia vecchia Bronx, in America. 
Come potete ben capire, i miei genitori erano divorziati e mia mamma era finalmente riuscita ad ottenere il nostro affidamento: il mio e di mia sorella. 
Io e mia sorella eravamo due persone, non diverse, ma diversissime. Lei, Sophia, era perfetta: era la persona più educata che avessi mai conosciuto, era gentile, dolce, romantica; era molto alta e magra, poteva fare benissimo la modella, i suoi capelli erano lisci e castani come la seta, gli occhi verdi sembravano sul suo viso due pietre di smeraldo e la sua pelle era splendida, luminosa, e non presentava nessuna minima macchia di sole o di lentiggini. Io ero l'opposto di Sophia, ero tutt'altro che educata, dicevo spesso -sempre- parolacce, non ero per niente gentile, come se fosse una caratteristica non adatta per me; non ero alta come lei, ma ero piuttosto bassa, potevo assomigliare benissimo ad un tappo, ma fortunatamente ero magra, i miei capelli erano biondi con una forma non definita, al posto degli occhi azzurri avevo due pozze d'acqua, almeno questo particolare era di mio gradimento, la pelle non era splendida e luminosa come quella di Sophia, sul mio spruzzavano mille lentiggini e conteneva mille macchie di sole. Mi vedevano come una ragazza ribelle, aspetta.. ma io ero ribelle. 
Questa sono io, Rowan Steele, una sedicenne che si è dovuta, fortunatamente, trasferire ad Holmes Chapel, un paesino sperduto dello Cheshire. 
 
Ad interrompere i miei pensieri fu un ragazzo ricciolino, carinissimo -figlio di madre natura- che si sedette accanto a me. 
-Fumare fa male- disse solamente e poi guardò in giro con lo sguardo perso nel vuoto. 'Ma che cazz?'
-E tu chi sei? La minchia di mio padre?- mi voltai verso di lui e lo guardai alzando un sopracciglio, mentre lui fece un risolino. 'No ok, sono per caso diventata un pagliaccio? Non era per niente divertente, anzi, mi stava facendo incazzare come un gallo in calore.' pensai tra me e me. Socchiuse le labbra e fece un sospiro pesante per poi girarsi verso di me e fece spuntare un sorriso da 982938237 denti e porse la mano verso di me -No, sono Harry, sei nuova qui?- domandò curioso.  Alzai lo sguardo verso i suoi occhi. 'Pessima mossa' pensai. Erano limpidi, erano di un verde-azzurro, meravigliosi. La cosa che mi colpì di più era che non erano occhi di una persona che stava vivendo una vita felice, anzi, tutto il contrario. Ci leggevo tristezza, paura di essere giudicato, paura di non essere accettato, era paura quella che leggevo. Mi accorsi che non avevo ancora risposto, dato che ero incantata dai suoi meravigliosi occhi e distolsi lo sguardo velocemente e gli risposi, finalmente -Rowan. E si, sono nuovissima, ma non farmelo notare, cazzuto- medesima parolaccia, ok. 
Io e le parolacce eravamo una cosa sola. Rise di nuovo, ma questa volta più forte. Notai solo adesso che aveva una risata fantastica, e contagiosa.. ecco. Stavo ridendo, per la prima volta dopo tanto tempo, forse sei anni, insomma, da quando i miei decisero di divorziare. 
-Sei la prima amica che non mi prende in giro..- 'che? ma che cazzo sta dicendo sto figo da paura?' fece un sospiro triste, ecco, allora non mi sbagliavo. 
-Cazzo stai dicendo?- lo domandai sconvolta, perchè non pensavo che ciò che avevo letto fosse vero. 
-Sono gay- tagliò corto. 
 
Oh. 
 
Feci connettere il mio cervello con qualche Wi-fi presente nell'aria. 
 
Quindi..

-Cazzo, ho un amico gay, che figo- urlai e mi alzai facendo 23982934384 salti mortali. No, non ero normale, penso che l'abbiate capito.
Rise, era felice. Lo guardai ammirata, ammirata per il suo io, lui era forte, nonostante tutto sorrideva ancora, però questa volta il sorriso che aveva disegnato sul suo viso era vero, ed ero felice di aver fatto ridere una persona che avevo conosciuto da poco. 
Mi alzai e gli porsi una mano -Harreh, io devo andare. Grazie di non essere scappato a gambe levate per il mio comportamento. Io abito lì, domani vienimi a prendere così andiamo a scuola insieme.- gli indicai la mia casa e dopo questo, mi voltai con un sorriso, felice di avere un amico, ma non uno qualsiasi, ma lui. 
Quel ragazzo era particolare, si. Sentivo che saremmo diventati grandissimi amici, anche se ero molto complicata sul fatto di amicizie. Odiavo chi avesse la puzza sotto il naso, odiavo chi non era mai diretto. Lui invece, era ciò che era, mostrava davanti a tutti la persona che era, non si nascondeva. Io ammiravo la gente come lui, l'ammiravo sul serio. 
 
Para-Para-Paradise

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salve, spero che vi piaccia la mia nuova storia, 
ditemi di cosa ne pensate, accetto anche critiche! a presto, xoxo
  
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