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Autore: zenzero    06/09/2013    5 recensioni
Lorenzo è un adolescente introverso e preso in giro da tutti a scuola. L'unico individuo che riesce a considerare suo amico è il suo insegnante di ripetizioni, di qualche anno più grande. Ma forse sta iniziando a considerarlo in modo diverso.....
(Seconda classificata allo Shonen ai Contest indetto da Red_Angel :3 )
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico
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confessioni

“Noo, ma che fai? Non è successo niente, suvvia!” mi disse Daniel con fare consolatorio. Mi aiutò ad alzarmi e mi offrì un fazzoletto. 
“Sediamoci un attimo, ok?” 
 Daniel si sedette sulla branda dello spogliatoio, sembrava stanchissimo.
Mi asciugai il viso e lo guardai, preoccupato. Aveva molti ematomi sul volto, e probabilmente anche su altre zone del corpo, ma sembrava non farci caso. 
“Dobbiamo andarcene da qui” riuscii a dirgli.
“Sì, meglio andarsene” disse Daniel. A quanto pare riusciva più o meno a camminare. Raggiungemmo la sua macchina e riuscì ad entrarci. 
Si mise a guidare, compiendo tutte le operazioni più lentamente del solito. 
“Ti riporto subito a casa.” disse, soffocando uno sbadiglio. 
“Allora vieni anche tu” proposi impulsivamente. “Hai bisogno di riposare. E poi, mi devi una ripetizione, no?”
Lui ci pensò un’attimo, e poi annuì.
Era primo pomeriggio e in casa mia non c’era nessuno. I miei genitori tornavano solo la sera, dopotutto. 
Daniel si tolse le scarpe e la giacca, si stese sul divano, e dopo pochi minuti si era addormentato. 
Mi avvicinai a lui. Finalmente potevo osservarlo da vicino. Nonostante l’aspetto sfatto di chi si è appena salvato dal prendere un sacco di botte, lo trovai irresistibilmente tenero nel sonno. Mi chiesi se anche lui avesse provato lo stesso, nel vedermi dormire a casa sua. Non osai toccarlo, nel timore che si svegliasse, anche se era difficile resistere, e mi accontentai di vegliarlo.
Daniel alzò dopo più di un’ora. Si mise a sedere, strabuzzando gli occhi. 
“Devo andare...” borbottò guardando l’ora “Ti sto causando troppo disturbo, e...”
“No, tranquillo” dissi “Piuttosto, sei sicuro di stare davvero a posto, dopo tutto quello che è successo?”
In effetti avevamo completamente evitato la questione.
“Se è per le botte, ho affrontato risse peggiori. Sai, a molti non piace il fatto che io possa avere gusti diversi.” mormorò mestamente.
“Non doveva accadere.”
“Hai ragione, ma  è successo. Mi dispiace soprattutto il fatto che sia stata mia cugina a organizzare tutto questo. Sapeva già la situazione, voleva solo che gliela confermassi, e mi disprezzava. Ma allo stesso tempo, ho pena per lei, e per il fatto che sia arrivata a tanto. E mi dispiace anche per te, che sei stato coinvolto in tutto questo. ”
“Non potevo evitare di farmi coinvolgere.” commentai.
“Ora non accadrà più, farò in modo di togliermi definitivamente di torno. E’ meglio se torno subito a Milano. Mia zia, è migliorata, non ha più bisogno di me.”
Il mio cuore perse un battito.
“Cosa? Subito?” chiesi, allarmato.
“Se ci sono treni, potrei farlo anche stasera o domani, è meglio così.” Disse, rassegnato. “Qui ormai, nessuno ha bisogno di me.”
Sembrava irremovibile.
Sapevo che il momento sarebbe arrivato, ma non credevo così all’improvviso. Dovevo dirglielo, ora o mai più.
Presi un ampio respiro. “Ti sbagli, io ho bisogno di te” affermai, e lo guardai senza incertezze negli occhi. 
Lessi stupore nel suo sguardo. “Le ripetizioni può dartele chiunque” mi disse.
Sorrisi e posai una mano sulla sua spalla. “Non hai capito, Daniel. Ma del resto, anch’io ho impiegato molto tempo a farmene una ragione, e alla fine me ne sono reso conto.”
“Che stai cercando di..”
“Mi sono innamorato di te” dissi semplicemente. “Ci ho messo un po’ a capirlo, e avrei dovuto dirtelo qualche giorno fa. Così tutto questo non sarebbe successo.”
Il mio corpo tremava appena, mentre mi dichiaravo.
Daniel arrossì, il volto mostrava piacere misto a stupore.
“Mi ami? Tu.. no, sei.. solo confuso” mormorò, ma non sembrava molto convinto, “Dopo tutto quel che è successo adesso, è normale, ecco…”
Posai una mano sulla sua guancia. Mi accostai al suo volto, socchiusi gli occhi e gli baciai le labbra. Erano secche, e calde. Daniel portò indietro la testa, sorpreso, ma non mi respinse, e dischiuse la bocca. Sentii il suo sapore e mi vennero i brividi. Gli accarezzai la testa e il collo. Sentii le sue dita sottili che mi passavano lungo la schiena. Poi Daniel si staccò lentamente da me.
“Non male, davvero” disse, un po’ affannato. 
“Era la prima volta…” ammisi, un po’ imbarazzato. 
“Non sembrava affatto.” Disse, compiaciuto, e mi passò una mano tra i capelli. “Dunque, provi questo per me. E io, davvero non me lo aspettavo.” Sorrise, divertito, e fece scivolare le mani sul mio collo, “Però, a dire il vero, nemmeno tu mi sei mai dispiaciuto. Ma pensavo… sai... dato che abbiamo parecchi anni di differenza, e sei fratello di un mio amico… che fosse meglio lasciar perdere. Ma ora non ha più importanza.”
Gli sorrisi.
“In ogni caso, sai che non posso restare qui. Non sporgerò denuncia per quello che è successo, ma non è sicuro per me rimanere. Devo tornare a Milano. Ho intenzione di riprendere l’università, ho già preparato tutto” proseguì lui.
Mi sentii morire. “Verrò con te. Potrei lasciare la scuola e trasferirmi…”
“Non lascerai un bel niente.” disse, fermo, “Devi completare i tuoi studi.”
“Hey, prima mi dici che ti vado bene, e poi..”
“Ho solo detto che non devi lasciare la scuola, mica che non possiamo vederci. Certo, saremo molto distanti, ma basterà saper aspettare. La Pasqua non è lontana. E poi, non vorrai buttare via tutti i mesi di vacanze estive, no?”
Mi strinsi a lui, sollevato. Ci lasciammo cadere entrambi sul divano del soggiorno.
“Devi partire subito?” gli sussurrai. 
“Direi che al momento non ho fretta...”
Azzardai un’altro bacio sulla guancia. Poi, improvvisamente, mi venne in mente un pensiero che non c’entrava nulla.
“Continuerai a darmi ripetizioni di matematica, vero? Anche a distanza” chiesi.
“Ma certo”, lo sentii mormorare nell’orecchio, “Anche per un bel po’, che ti piaccia o no. Ma non ti aspettare che si abbassino i prezzi solo per come stanno le cose!”
"Sei uno strozzino!" Ridacchiai e posai la testa sul suo petto, ascoltando i battiti tranquilli del suo cuore. La scuola, i bulli... non mi davano più preoccupazione. 
Sarei potuto rimanere così per sempre.


   
 
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