Noiosa. Ecco l’aggettivo perfetto per la scuola. Noiosa e inutile. Ovviamente non intendo questo per i miei compagni di scuola, con loro ci vorrebbero almeno dodici lezioni per fargli capire che la Terra non è al centro dell’universo come la ciliegina su una torta. Per questo odio stare con loro, mi irrita anche solo il fatto che mi critichino quando sanno a malapena il mio nome. Solo perché non sono il tipico stereotipo di ragazza delle medie, vengo maltrattata da tutti. Quando dico maltratta non intendo dire che sono vittima di bullismo, ci mancherebbe altro, a malapena riuscirebbero a sfiorarmi, o almeno non quando sono cintura nera. Il maltratta che intendo io mi costringe a essere emarginata da tutti perché sono solo un tantino “diversa”.
Scusate mi sono divulgata e non mi sono nemmeno presentata. Mi chiamo Cleo Dallivan, ho undici anni e sono in prima media, vivo a Parigi, il mio cibo preferito sono le crepes e il mio QI è almeno più di 500, niente male vero? È per questo motivo che trovo la scuola noiosa, le professoresse spiegano cose che io già so e qualche volta tocca anche a me fare lezione al loro posto a causa dell’incompetenza che dimostrano. Sinceramente preferirei starmene a casa e leggere un buon libro piuttosto che stare su un monotono banco di scuola!
Mio padre però non è dello stesso parere, lui dice che non ha mai frequentato la scuola essendo anche lui un genio (600 di QI) e che questo ha influito molto su di lui e sulla sua vita sociale. Quando era piccolo, lui desiderava enormemente andare a suola e farsi degli amici ma questo non è stato possibile perché i nonni volevano che lui studiasse a casa. Mio padre vuole solo che io non soffra come lui quando era piccolo, ma questo gli impedisce di capire che pur stando a scuola nessuno vuole essermi amico, perché non c’è nessuno che si ritiene “alla mia altezza”, questo è il semplice motivo per cui non ho amici. Ovviamente a parte Nicie, la mia cagnetta robot. L’ho progettata e costruita io stessa. Lei mi vuole molto bene e non mi lascerebbe mai sola.
Nicie è uno dei membri della mia piccola famiglia: oltre a lei ovviamente ne fa parte anche mio padre George Dallivan, la mia domestica robot Licie e la mia mamma, che purtroppo non è più al mio fianco. È morta quando io ero piccola per colpa di una malattia e non ho nessun ricordo di lei, nemmeno una fotografia, è per questo che mio padre mi descrive sempre come era fatta, anche se entra nel panico ogni volta che affrontiamo l’argomento e preferisce parlar di altro. Un mio particolare un po’ macabro è che di notte sogno degli eventi che mi sembra di aver vissuto ma che non ricordo. Sono come pezzi di una vita che non ho mai vissuto ma che in fondo, percepisco, mi appartiene. Di solito ci siamo io e una ragazza che è identica a me che ridiamo e giochiamo insieme circondate dalla sabbia di un deserto.
Per ora ho già parlato fin troppo di me, poiché questa oltre che a essere la mia storia, è anche quella di Alex, dell’Egitto, di tantissime altre persone e anche della mia gemella; pensate che fino a qualche mattina prima, io non sospettavo nemmeno di averne una.
 

angolo scrittrice: ciao a tutti, questo è la mia prima storia sul sito e sono agitatissima perchè il capitolo l'ho scritto che ero ancora alle medie e gli ho solo dato una leggera correzzione dopo averlo ripescato dai meandri del computer. spero piaccia a tutti e spero anche di ricevere recensioni con commenti e critiche che mi aiutino a migliorare, ciao.