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Autore: lousbutt    06/09/2013    4 recensioni
Ever osservava l’aereo decollare con il trucco colato e le lacrime che continuavano ad inumidirle le guance. Sapeva che era finita. Sapeva che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe visto Harry. Ma un barlume di speranza non era morto in lei. Per quanto tentasse di non illudersi, per quanto tentasse di accettare la realtà, sapeva che non sarebbe mai riuscita a farlo e la speranza di poter rincontrare gli occhi smeraldo di Harry sopravviveva in quella che era un’anima buia.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 NOTHING LIKE US.




Ever osservava l’aereo decollare con il trucco colato e le lacrime che continuavano ad inumidirle le guance. Sapeva che era finita. Sapeva che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe visto Harry. Ma un barlume di speranza non era morto in lei. Per quanto tentasse di non illudersi, per quanto tentasse di accettare la realtà, sapeva che non sarebbe mai riuscita a farlo e la speranza di poter rincontrare gli occhi smeraldo di Harry sopravviveva in quella che era un’anima buia.
Si voltò cercando di calmare i singhiozzi, poi, asciugandosi le lacrime con la manica del cappotto, continuò a camminare verso l’uscita.
 
Harry era seduto sull’aereo insieme a tutti i suoi compagni, indossava la tuta militare e si stava preparando per lo sbarco in Iraq, dove avrebbe combattuto per il suo paese.
Harry aveva deciso di arruolarsi ancor prima di raggiungere l’età minima per farlo, i suoi parenti ed i suoi amici avevano sempre cercato di persuaderlo nel cambiare idea, ma non ci erano mai riusciti. Poi, però, Harry conobbe Ever.
Abitavano nella stessa cittadina: Montpelier, nel Vermont, avevano vissuto a pochi metri di distanza per tutta la vita, ma non si erano mai nemmeno incontrati, poi, all’età di vent’anni si erano conosciuti nella caffetteria dove lavorava Ever e da allora non si erano mai più separati. Mai fino a quel momento.
 
Harry non riusciva a smettere di pensare a lei, avrebbe voluto abbracciarla, rincuorarla, e per quanto ci provasse non riusciva a togliersi dalla mente l’espressione che aveva Ever mentre lui stava per imbarcarsi. Il suo sguardo era così triste e rotto che avrebbe voluto restare, ma il suo paese aveva bisogno di lui, e avrebbe fatto di tutto per tornare a casa da Ever.
 
La ragazza sbatte’ la porta di casa sua. Tutto le ricordava Harry. Ogni cosa. Il letto dove dormivano insieme, il salotto dove si erano dati il loro primo bacio, persino la cucina dove per l’anniversario del loro primo anno insieme lui le aveva cucinato una cena squisita.
Si buttò sul divano, si coprì di coperte e rincominciò a piangere. Era possibile amare qualcuno così tanto da stare male? Ever sapeva che lo era, perché era questo che provava per Harry.
 
Si era quasi addormentata tra le lacrime, quando le venne una nausea fortissima, si alzò di scatto e corse in bagno dove riggettò. Strano, Ever non si ammalava mai. Quando si alzò dal water e sciacquò il viso con dell’acqua un altro conato le salì in gola costringendola a richinarsi e a rigettare ancora una volta.
L’assenza di Harry la stava ferendo mentalmente e fisicamente.
 
Passarono i giorni e la vita si faceva sempre più difficile per entrambi.
Harry continuava a combattere imperterrito promettendo a se stesso di tornare a casa da Ever.
Entrò nella tenda dove lo aspettavano gli altri, aveva il sopraccilio che gli sanguinava e sentiva dei fischi alle orecchie, per una bomba esplosa non molto lontano da lui.
Posò il caschetto per terra lasciando che si sporcasse, anche lui, di fango.
«Harry» lo salutò Patrick, il suo Sergente. «Prendi un po’ di minerstra, tieni» gli porse la minuscola ciotola piena di lenticchie.
«Grazie» affondò il cucchiaio nell’intruglio e se lo ficcò in bocca.
Dopo aver mangiato, chiese al Sergente della carta da lettere ed una busta, voleva far sapere ad Ever che andava tutto bene.
Iniziò a scrivere:
 
Ciao Amore,
Sono qui in trincea da non so più quanto tempo, mi manchi ogni giorno di più, la tua voce, il tuo profumo, perfino l’odore della tua cucina.
Con molta fatica siamo riusciti a scavare la trincea e a circondarla di filo spinato. Fin dall’alba si sentono suoni acuti, rimbombanti, forti che sogno anche la notte. A volte mi è anche capitato di svegliarmi di soprassalto credendo che fossero entrati e che avessero iniziato a sparare.
Altre volte, invece, ti sogno e vorrei non alzarmi più, restare con te.
Giuro che tornerò a casa.
Ti amo, Ever.
Tuo,
Harry.
 
Qundo Ever lesse la lettera iniziò a piangere, e si affrettò a rispondergli.
 
 
Amore,
La continua preoccupazione che tu possa non tornare mi distrugge da quando sei partito. E’ difficile andare avanti, ma io mi fido di te e so che ce la metterai tutta per tornare qui da me.
So che la vita è difficile, ma immaginami sempre vicino a te.
Manchi da star male.
Ti amo, Harry.
Tua,
Ever
 
 
Ever continuava ad avere le nausee, tutte le mattine, e solo quando diede un’occhiata più accurata al calendario si rese conto di avere un ritardo.
Comprò tre test di gravidanza, per essere sicura, e quando il risultato di tutti portava ‘Positivo’ un brivido le percorse per tutto il corpo.
Avrebbe amato quel bambino con tutta se stessa. Avrebbe amato quel bambino esattamente come amava il padre.
Si disse che doveva subito avvertire Harry, in ogni modo, così prese della carta da lettere e gliene scrisse un’altra.
 
Harry,
ho appena scoperto di essere incinta, da un mese e mezzo.
E’ incredibile che non me ne sia accorta prima, ma non facevo molto caso al calendario.
Spero davvero che tu sia felice quanto me, perché io non riesco a smettere di sorridere. Spero che il bambino ti somigli.
Ti amo,
Ever.
 
Prima che potesse ricevere la lettera, però, Harry fu ferito ad una spalla. Un proiettile gliela trapassò da parte a parte. Svenne sul campo di battaglia rischiando di venire ucciso, ma Patrick lo portò di peso fino alla capanna e gli fasciò la ferita.
 
Ever aspettò per settimane una risposta che non arrivò mai, iniziò a disperarsi, sicura che il suo Harry fosse morto, che l’avesse abbandonata per sempre.
Malgrado la depressione che l’assalì, si costrinse a mangiare per tenere in forze il bambino, frutto del loro amore.
 
Harry fu portanto nell’ospedale del posto, dove non gli fu concesso scrivere, ma lui lesse la lettera. E nel momento in cui la lesse provò un’emozione così forte che pianse per la gioia. Si era sempre detto che se avesse messo incinta qualcuno sarebbe diventato pazzo, e lo era, ma di gioia.
Allora più che mai voleva tornare a casa, prendersi cura di Ever e del bambino, ma sapeva che non lo avrebbero rilasciato fin quando la ferita non sarebbe guarita.
 
 
Passò un mese, Ever era sempre più distrutta ogni giorno che trascorreva.
Fece anche un sogno che si ripete’ più volte. Ogni notte per l’esattezza.:
Stava guardando fuori dalla finestra della cucina, osservava la pioggia scendere lenta, le goccioline scivolare sul vetro, quando vide una macchina nera con una strana targa fermarsi difronte casa sua. La osservò con attenzione, e quando vide scendere dalla macchina un Sergente le si fermò il cuore. Dopo non molto tempo il campanello di casa sua suonò, e lei, riluttane, andò ad aprile.
«Lei è Ever Bloom?» le chiese la voce profonda dell’uomo.
«S-si, sono io» si costrinse a trattenere le lacrime, ma quando il Sergente le sussurrò un: «Mi dispiace..» La disperazione la colse in modo inaspettato ed iniziò a singhizzare.
Quelle notti si svegliò piangendo, la cosa peggiore di quel sogno era che sapeva sarebbe potuto succedere per davvero.
 
Il braccio di Harry si era quasi rimesso totalmente, la ferita sembrava più grave di quanto in realtà non fosse.
«Un avvelenamento del sangue» aveva sentenziato il medico. Se fosse stato così, Harry avrebbe dovuto perdere il braccio, ma, fortunatamente fu solamente un errore delle valutazioni del sangue.
 
«Amico, tra poco ti rimandano a casa» Gli disse un giorno Patrick, che lo andava a salutare tutti i giorni. I due erano diventati grandi amici, Harry gli doveva la vita.
Il ragazzo non pote’ fare a meno di sorridere.
«E tu? Resti qui?» chiese.
«Si, ma ancora per poco, Mia mi aspetta a casa» Patrick sorrise arrossendo leggermente. Amava Mia, ed Harry lo sapeva bene, gli aveva raccontato di lei centinaia di volte durante quei mesi.
 
A casa, Ever aveva visite da sua madre ogni giorno, la donna era preoccupata per sua figlia ed il babino. Spronava Ever a dimenticarlo, ad uscire con altri uomini, ma Ever le dava della pazza e la mandava via. Non voleva dimenticarlo, non poteva farlo, lo amava troppo.
 
Il giorno in cui Harry sarebbe stato rilasciato era arrivato, non vedeva l’ora di riabbracciare Ever e dirle quanto l’amava e quanto gli era mancata. Stava per salire sulla macchina che lo avrebbe condotto all’aereoporto, quando un altro soldato lo fermò.
«Harry!» urlò.
Harry si girò. Il ragazzo aveva le lacrime a gli occhi e la voce tremante. «John. Cosa.. cosa è successo?»
«P-Patrick..» All’udire quelle parole Harry s’irrigidì. Sapeva che quel giorno Patrick stava in trincea, perciò non lo aveva cercato per salutarlo, sicuro che si sarebbero visti a Montpelier una volta tornati entrambi.
«Cosa gli è successo?» era allarmato.
«Gli.. Gli hanno sparato. Dritto al cuore.» Harry lasciò cadare la borsa che teneva stretta un una mano e si fece accompagnare dal suo amico.
Il corpo di Patrick era steso sul un letto nell’ospedale poco attrezzato. I vestiti inpregnati di sangue ed il volto pallido.
Delle lacrime di Harry scivolarono fino al corpo di Patrick.
«Tieni, portale a Mia. Lui lo vorrebbe.» John diede delle lettere ad Harry e lui promise di portarle alla ragazza. Non avrebbe abbandonato il suo amico. Non dinuovo.
Harry corse verso la macchina, voleva portare quelle lettere il prima possibile. S’imbarcò sul primo aereo disponibile e quattro ore dopo girava per le strade di Montpelier.
Della malinconia infinita lo investì guidando per il centro, tutto lo faceva pensare ad Ever, ma aveva bisogno di portare quelle lettere.
Bussò alla porta con un colpo secco della mano.
«Chi è?» una voce dolce proveniva dall’altro lato della porta.
«Sono il Soldato Harry Styles.»
La porta si aprì lentamente ed il volto di una donna affranta si presentò a lui.
«E’ successo qualcosa a Patrick?» chiese subito.
«Si» La donna iniziò a piangere, e Harry non pote’ fare a meno di pensare che Ever, probabilmente, avrebbe reagito allo stesso modo.
«Patrick era una persona fantastica. Mi ha salvato la vita. E voleva che lei avesse queste» Gli porse le lettere. «L’amava davvero molto».
Mia afferrò le lettere come se fossero la cosa più preziosa che avesse e, ancora piangendo abbracciò Harry augurandogli buona fortuna per il futuro.
Adesso doveva tornare da Ever.
 
Ever era intenta a lavare i piatti, guardava la pioggia dalla finestra scendere a fiumi. Il viale di casa sua ormai era sommerso.
Quando rialzò lo sguardo verso la strada vide una macchina parcheggiare di fronte casa sua. Il cuore perse un battito qundo riconobbe l’auto. Era la stessa del suo sogno: nera con una targa particolare. Si allontanò subito dalla finestra, incapace nel vedere il Sergente scendere.
Il suo incubo più grande si stava realizzando.
Le mancò il respiro quando sentì il campanello suonare. Non riuscì a muoversi, era bloccata. Con gli occhi appannati dalle lacrime ed il cuore che quasi non batteva più.
Il campanello risuonò, così Ever si diede forza e si trascinò fino all’ingresso, lentamente abbassò la maniglia e spalancò la porta.
Difronte a se trovò un ragazzo, completamente bagnato, in divisa militare.
Quel rgazzo era Harry.
Un sorriso le si dipinse in volto, e lo stesso successe ad lui.
«Ciao» la salutò. Lei si lanciò tra le sue braccia e lo strinse forte.
«Quanto mi sei mancata» Sospirò lui assaporando quel momento.
«Anche tu» Finalmente disse Ever, con voce rotta dalle lacrime.
Harry si chinò su di lei e lentamente fece combaciare le loro labbra.
Quel bacio racchiudeva tutto l’amore che provavano l’una per l’altro, quel bacio era la dimostrazione d’amore più vera che potevano avere.
Si separarono ed Harry s’inginocchiò per terra, per avere il viso esattamente davanti alla pancia, più gonfia, di Ever. Si avvicinò con mano tremante e gliela sfiorò, in quel momento il bambino scalciò.
«E’ un maschio.» Disse lei tra le lacrime.
 
 
 
 
 Due anni dopo quel giorno, Harry ed Ever si sposarono. Il loro bambino nacque con gli occhi della madre ed i capelli ricci e scuri del padre, lo chiamarono Patrick.
La loro vita fu finalmente come la desideravano ed il loro amore durò per sempre.
 
 
 
 
 
Spazio autrice:

Bhè questa è la mia seconda FF su questo sito e spero davvero che vi piaccia. Chiedo scusa per eventuali errori grammaticali.
Mi sono impegnata davvero tanto per scriverla, quindi, vi prego, ditemi ciò che ne pensate tramite le recensioni. :3
Vi ringrazio se la mettete nelle seguite o preferite.
Vi amo xx
Mari

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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