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Autore: poetzproblem    06/09/2013    1 recensioni
La vita è quello che ti accade mentre sei impegnato a fare piani. Partecipando ad un matrimonio, alcuni ex studenti del McKinley riflettono sul passato mentre celebrano il futuro. Seguito di 'Steady Your Hand'.
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Finn Hudson, Kurt Hummel, Quinn Fabray, Rachel Berry, Santana Lopez | Coppie: Quinn/Rachel
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Don't Blink Series'
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NDT: questa è una traduzione. Potete leggere l'originale qui oppure qui. Lasciate un commento, così potrò tradurlo e inviarlo all'autrice.

Disclaimer dell'autore: i personaggi di Glee non sono miei, mi piace solo giocarci...assolutamente senza trarne profitto.


Diamonds Along the Way

By poetzproblem


Don't miss the diamonds along the way

Every road had led us here today

Life is what happens while you're making plans

And all that you need is right here in your hands.

~Diamond Road, Sheryl Crow

 

 

Parte prima: Something Of Your Soul-Un pezzo della tua anima

Rachel Berry è pazza a ventisei anni quanto lo era a sedici.

È tutto quello che Kurt Hummel riesce a pensare mentre osserva la sua migliore amica passeggiare agitata per la stanza, fermandosi ogni tre passi per sbirciare fuori dalla porta e piegare il suo collo elegante in un futile tentativo di vedere giù per il corridoio e dietro l'angolo. Lui scuote la testa divertito e si volta verso lo specchio a figura intera per controllare il proprio riflesso—è solo la quinta volta ma non si è mai troppo meticolosi per quanto riguarda l'aspetto, dopotutto. Si sistema un ciocca di capelli che si è spettinata a causa della brezza generata dal condizionatore e si raddrizza una cravatta già impeccabile. La perfezione della sua immagine è disturbata solo dalla figura in abito bianco che continua a muoversi fuori e dentro la cornice dello specchio.

"Sento l'odore delle tue suole che bruciano," brontola lui. "Le creazioni di Jimmy Choo non meritano un trattamento così irrispettoso."

Kurt incrocia le braccia e si volta per affrontare Rachel, che sta di nuovo sbirciando fuori dalla porta. Ansia a parte, è davvero bellissima. Il vestito è perfetto—semplice ma elegante—e sottilinea la sua figura dove dovrebbe, accarezzandole le gambe in una cascata di seta scintillante. I suoi capelli sono raccolti e il trucco leggero non fa altro che accentuare il suo naturale splendore. Quando aveva sedici anni non avrebbe mai immaginato che un giorno avrebbe fatto da testimone al matrimonio di Rachel Berry—e mai, nemmeno in un milione di anni, avrebbe immaginato di fare da testimone al suo grande matrimonio gay con Quinn Fabray.

Rachel si allontana dalla porta con uno sguardo spiritato, rigirando nervosamente l'anello di fidanzamento attorno al dito.

"Kurt, devi andare ad assicurarti che sia qui. Adesso."

Lui alza gli occhi al cielo, "Sei ridicola. Quinn vuole sposarti da anni, tesoro."

Quasi dieci, pensa, con un sorriso affettuoso. "Non ha intenzione di abbandonarti all'altare."

Rachel esala un tremante respiro, "Forse non di proposito, ma… Quinn e io non abbiamo dei precedenti piacevoli quando si tratta di matrimoni," gli ricorda con espressione addolorata, e lo stomaco di Kurt si stringe mentre viene investito dai ricordi.

È passato così tanto tempo e onestamente ormai non ci pensa più di tanto, ma ora si sente un completo idiota per non essere stato più sensibile. Raggiunge Rachel con due falcate, prendendola tra le braccia.

"Ehi, su… non pensarci, Rachel. Quinn sta benissimo. Arriverà con una limousine e c'è Santana con lei, e sai che farà di tutto perché Quinn arrivi in orario e senza un graffio."

Rachel reprime un singhiozzo e annuisce contro la sua spalla, "Lo so, lo so. Sto esagerando. Vorrei solo che non mi avesse convinta a trascorrere separate la notte prima del matrimonio. Non siamo certo una coppia convenzionale, non capisco perché abbia deciso di seguire queste ridicole usanze proprio ora."

Kurt ride dolcemente, "Forse ha a che fare con il matrimonio in giugno e il pastore e il rabbino che vi stanno aspettando qui fuori, e le composizioni floreali e i centoquarantadue ospiti che avete invitato."

Fa scivolare le mani sui bicipiti di Rachel, li stringe con affetto e fa un passo indietro, sorridendole.

"Ammettilo, Rachel. Volevi regalare a Quinn Fabray il suo matrimonio da sogno, quindi non puoi incolparla perché ha deciso di godersi ogni più banale tradizione. E, beh," si ferma per un attimo, esitando a dire quello che sta pensando, "forse non vuole mettere alla prova il destino vedendo la sua sposa prima del matrimonio."

La frase 'come ha fatto Finn' non viene pronunciata, ma quando Rachel chiude gli occhi e trattiene il respiro Kurt sa che ci stanno pensando entrambi. Non gli piace ricordare quel giorno, ma quando si concede questa reminiscenza, essa è ancora vivida come lo era nove anni fa…

xox

"Ora o mai più."

Kurt si morse la lingua per impedirsi di gridare 'mai più' mentre guardava il suo fratellastro cercare disperatamente di far entrare Rachel nell'ufficio del giudice. A dire il vero non capiva esattamente cosa stesse succedendo, e con questo non intendeva certo quel matrimonio affrettato nel mezzo del loro ultimo anno di liceo. Non avevano una pistola puntata alla schiena—Kurt aveva controllato Rachel tre volte per esserne veramente sicuro.

Naturalmente aveva cercato di convincere Rachel a rifiutare una proposta di matrimonio a diciassette anni, ma la conosceva abbastanza da sapere che, una volta concetrata su qualcosa (o qualcuno,) non si sarebbe fatta smuovere. Sapeva che lei amava Finn, probabilmente quanto lui amava Blaine, ma non riusciva ad capire l'idea di affrettarsi a prendersi un impegno così importante e in grado di cambiare la vita prima ancora di essere andati al college. Finn non aveva idea di cosa volesse fare della sua vita, eccetto seguire Rachel a New York, e nell'opinione di Kurt quella era solo una ricetta per il disastro. Aveva sperato di poter convincere Finn, ma supponeva di aver riposto troppa fiducia in quel grosso stupido.

No, quello che Kurt in quel momento stava facendo fatica a capire era perché Rachel Berry, che era stata tanto ansiosa di diventare Mrs. Finn Hudson da non poter aspettare il diploma, ora stesse ostinatamente ritardando la cerimonia per attendere Quinn Fabray—Quinn, a cui non era mai stata particolarmente vicina, e che, a quanto pareva, fino a poche ore prima era stata ancor più contraria di Kurt a quel matrimonio.

Eppure lì c'era Rachel, che aveva voltato le spalle a Finn per mandare a Quinn un altro messaggio.

I padri di Rachel si stavano fissando a vicenda con le sopracciglia inarcate e il suo stesso padre e Carol stavano discutendo a bassa voce, e Kurt si sentì abbastanza sicuro che uno qualsiasi di loro avrebbe obbiettato da un momento all'altro. Comunque, sperava di certo che lo avrebbero fatto.

"Rachel? Che stai facendo?" chiese Finn con una smorfia confusa, mettendosi alle spalle di Rachel e guardando sopra la sua spalla mentre lei osservava il suo telefono silenzioso.

"Dobbiamo entrare adesso se vogliamo sposarci oggi," tentò di nuovo lui.

La mano di Rachel si strinse attorno al telefono, e la sua espressione divenne ancor più preoccupata. Kurt scosse la testa, pensando che nessuna sposa dovesse sembrare così infelice il giorno del suo matrimonio. Rimase a guardarla mentre lei sembrò scoraggiarsi, e la vide scuotere la testa, sconfitta.

"Io...Io credo..."

La vibrazione del suo cellulare la interruppe e catturò di nuovo la sua attenzione. Finalmente sorrise e si voltò verso Finn.

"Quinn è per strada," esultò, sollevando il telefono come prova. Anche Finn sorrise, prendendo la mano libera di Rachel, "Fantastico, Rach. Ora andiamo," la tirò e si diresse verso la porta. Tutti e quattro i loro genitori si irrigidirono all'istante, e Kurt pregò che uno di loro finalmente dicesse una parola di dissenso per quella stupida cerimonia, ma si limitarono a guardarsi a vicenda con espressione interrogativa. Rachel smise di sorridere e puntò i piedi, "N-no, Finn. Dobbiamo aspettare Quinn."

Finn la guardò incredulo, "Stai scherzando? Non abbiamo tempo, Rachel. Chi se ne importa se Quinn è in ritardo?"

Rachel strappò la propria mano dalla stretta di Finn, e i suoi occhi lampeggiarono.

"A me importa," insistette. Kurt inarcò le sopracciglia all'inaspettata veemenza del suo tono, e notò che alcuni dei loro amici non sembravano più annoiati ed erano diventati sempre più interessati a quello che stava succedendo.

"Quinn è mia… nostra amica. Fa parte della nostra famiglia, Finn. Se non posso avere il matrimonio che ho sempre sognato allora come minimo ho il diritto di essere circondata dalle persone a me care quando pronuncerò i miei voti."

"Ma sei tu che hai voluto sposarti oggi," si lamentò Finn, aggrottando la fronte.

"E prima di oggi non ti è mai importato nulla di quella storia del matrimonio da sogno."

"Oh, certo che le è importato," sbottò Kurt, incapace di tacere oltre, facendo un gesto di frustrazione. Non riusciva a credere che nessun altro avesse posto fine a quella stupidaggine.

"Ero nella stessa stanza con voi due mentre lei parlava di anelli, e di composizioni floreali e di scegliere una canzone per la cerimonia. E del suo sogno di avere Barbra Streisand al suo matrimonio."

Si voltò verso Rachel e la prese per le spalle.

"Tesoro, puoi ancora avere tutte queste cose. Non hai bisogno di cinque minuti di rito civile in uno squallido tribunale, con addosso un vestito in saldo," fece una smorfia, "per quanto carino possa essere."

Kurt vide dolore e confusione riflessi negli occhi espressivi di Rachel ma vide anche la sua innata ostinazione tornare a tutta forza.

"Io…Io non ho bisogno di queste cose, Kurt."

"Sì," concordò Finn, facendole scivolare un braccio attorno alla vita, "abbiamo solo bisogno l'uno dell'altra."

"Certo, certo," intervenne Hiram, accorrendo al fianco di Rachel con un sorriso falso, "però, sai, non hai torto, Rachelah. Dovresti avere tutti i tuoi amici e la tua famiglia nel tuo grande giorno, e non c'è motivo per cui non possiamo aspettare… Quinn, giusto?" guardò Kurt in cerca di conferma. Kurt annuì in silenzio, chiedendosi perché quell'uomo non riuscisse semplicemente a dire no a sua figlia e a far concludere quella sciocchezza.

"Hmm, è proprio strano," mormorò Hiram mentre guardava Finn con espressione pensosa, "i vostri nomi fanno rima, ma non importa. Aspetteremo."

"Non possiamo. Perderemo il turno," ripetè Finn, petulante.

"Allora fisseremo un altro giorno," disse Leroy con calma, prima di rivolgersi a Rachel, "quando potrai avere la tua damigella d'onore accanto a te."

Kurt inarcò le sopracciglia al sentire la nomina arbitraria di Quinn a quel ruolo, ma se avrebbe finalmente rallentato Rachel, non avrebbe obbiettato. Ma avrebbe dovuto sapere che qualcun altro avrebbe protestato.

"Aspetta," intervenne Sugar, con le mani sui fianchi, "sono io la damigella d'onore."

"Oh, no, diavolo. Se c'è qualcuno che deve farlo quella sono io," la interrupe Mercedes, seduta sul divano.

"Ti prego," sbuffò Santana, "tu e lo hobbit siete amiche solo quando non litigate e vi lamentate di chi ottiene più assoli."

Mercedes fulminò l'altra ragazza con lo sguardo, "Allora suppongo che dovresti essere tu la damigella d'onore?"

Santana alzò gli occhi al cielo, la sua espressione e la sua postura gridavano disprezzo.

"Sì, come se me ne fregasse. Sono qui solo per mangiare gratis dopo che questa innaturale unione tra due specie diverse sarà finalmente conclusa."

"Potete stare zitti tutti quanti," urlò Finn. La sua faccia era chiazzata di rosso, e la sua stretta su Rachel si era intensificata.

"Non abbiamo tempo per questo."

"Non posso credere che stia accadendo," gemette Rachel, e Kurt sentì il proprio cuore spezzarsi per lei. Lacrime cominciarono a rigarle le guance e sembrava assolutamente affranta.

"Io…volevo che oggi fosse l'inizio perfetto della nostra vita assieme…ed è tutto sbagliato," sussurrò, scuotendo la testa.

Finn strinse le labbra e si contrinse Rachel a voltarsi verso di lui, mentre si chinava su di lei e cercava di fare del proprio meglio per rassicurarla.

"No, Rach…possiamo ancora averlo. Andiamo là e sposiamoci ora."

Rachel fece un profondo, tremante respiro e lo guardò con occhi spalancati e addolorati. Kurt attese trepidante, a quel punto era sinceramente incapace di immaginare se lei avrebbe acconsentito, ma non ebbe la possibilità di scoprirlo perché il suo stesso padre aveva finalmente raggiunto il limite.

"Okay, adesso basta," intervenne Burt, "abbiamo finito con questa farsa. Non esiste che voi due vi sposiate oggi."

"Grazie Signore," mormorò Kurt, facendosi da parte e lasciando che fossero gli adulti a mettere fine a quella pazzia. Finn aveva lasciato andare le spalle di Rachel e la sua espressione mutò rapidamente da confusa, a ferita, a rabbiosa.

"Aspetta… avete detto che eravate d'accordo."

Carol sorrise tristemente al figlio, "Oh, tesoro, stavamo sperando che voi due l'avreste capito da soli e che avreste deciso di aspettare. Siete così giovani."

Le mani di Finn si strinsero a pugno, e la sua faccia assunse un'impossibile sfumatura scarlatta.

"Allora tu, insomma, mi hai mentito? Di nuovo?" gridò. "Prima su papà e adesso questo."

Rachel cercò di calmarlo accarezzandogli il dorso della mano e sussurrando, "Finn," ma lui la allontanò.

"Non posso crederci. Lo sai cosa, non importa," disse con foga, afferrando la mano di Rachel e tenendola stretta, "perché ci sposiamo comunque. Avanti, Rachel," fece un passo verso la porta, trascinando Rachel con se', ma Burt si mise sulla sua strada, posandogli una mano sulla spalla per fermarlo. Kurt raramente aveva visto il viso di suo padre tanto severo e irremovibile.

"Okay, allora. Se pensi di essere pronto per questo… di essere un uomo e di sostenere una moglie… allora non hai bisogno del mio appoggio."

Finn squadrò le spalle e guardò Burt dall'alto al basso.

"Hai ragione, non abbiamo bisogno di te."

Burt lasciò ricadere la mano e gli disse, "Hai tempo fino a domani per fare le valigie e andartene."

Tutti i presenti trattennero il fiato. Bè, Kurt squittì, assolutamente scioccato all'apprendere che suo padre fosse disposto a sbattere Finn fuori casa. Carol cominciò a piangere e a scuotere la testa, ma non disse nulla per contraddire la decisione di Burt.

"Cosa?" chiese stupidamente Finn.

"Hai tanta fretta di diventare adulto e cominciare la tua vita con Rachel. Va bene, ma non lo farai sotto il mio tetto."

"Burt," sussurrò Carol con espressione addolorata.

"Mi dispiace, Carol, ma se sono abbastanza cresciuti da andare contro i desideri dei loro stessi genitori sposandosi al liceo, allora sono abbastanza cresciuti da cavarsela da soli." Guardò Finn e annuì, "Puoi tenere il tuo lavoro al garage, comunque, finchè ti presenterai e lavorerai come ti dico di fare."

"Hai davvero intenzione di permettergli di sbattermi fuori?" chiese Finn a sua madre.

Carol crollò contro il fianco di Burt, sospirando stancamente mentre si asciugava le lacrime.

"Mi dispiace così tanto, Finn, ma lui è mio marito," gli disse con voce spezzata, "e se sei determinato a diventare un marito a tua volta, allora stai facendo la scelta di prenderti cura di Rachel, e di lasciare che lei si prenda cura di te. Non puoi più dipendere da noi."

"Non posso crederci," ruggì Finn. "Va bene, allora vivremo con i padri di Rachel."

Santana sbuffò, "Sì, è davvero un buon partito, Rachel. Congratulazioni."

"Sta' zitta, Santana," sibilò Rachel, ma Kurt potè sentire stanchezza e sconfitta nel suo tono. Con una mano era aggrappata disperatamente a quella di Finn, nell'altra stringeva ancora il telefono con una forza tale da farsi sbiancare le nocche. La stanza si fece silenziosa, eccetto per il rumore distante di una sirena, da qualche parte fuori dalle finestre della stanza al secondo piano in cui si trovavano. Leroy era in piedi dietro Rachel, massaggiandole le spalle per confortarla, e lei lo guardò con occhi tristi. Poi il suo sguardo si spostò su Hiram, che si spinse gli occhiali indietro sul naso e scosse la testa con rammarico, "Rachel, tesoro, lo sai che io e papà ti adoriamo, ma…"

"Oh, Hiram, no," intervenne Leroy con gli occhi spalancati, ma Rachel capì perfettamente e la sua espressione fu di scorata rassegnazione.

"Neanche voi ci sosterrete," sussurrò.

"Non vi stiamo dicendo di non sposarvi mai," la rassicurò Leroy.

"Semplicemente non capiamo perché dovreste farlo adesso," disse Hiram, alzando le braccia al cielo, esasperato.

"Perché non fra quattro anni? Perché non quando ne avrai venticinque e avrai già calcato il palcoscenico a Broadway?" Rachel sussultò, e Kurt ricordò che, fino a poco tempo prima, quello era stato parte del suo piano.

"Perché dovremmo aspettare?" volle sapere Finn. "Ci amiamo. Vogliamo stare insieme. E può avere anche tutto il resto."

"Il matrimonio è un impegno enorme… sia dal punto di vista emotivo che finanziario. Vi siete mai seduti a discutere di cosa questo comporti?" chiese Leroy con gentilezza. Rachel abbassò immediatamente lo sguardo, e fu una prova evidente che non avevano discusso nulla del genere. Finn non sembrava affatto impressionato, e teneva per mano Rachel guardando male suo padre.  

"Rachel, bambina, dovrai pagare la retta della scuola e frequentare le lezioni, e partecipare ad audizioni e questo sarà stressante di per sé, senza contare un appartamento da tenere in ordine, pasti da cucinare…"

"Io so cucinare," lo interruppe Finn.

"E conti da pagare," continuò Leroy. "Anche tu dovrai trovarti un lavoro, perché non puoi pretendere che Finn paghi tutto senza alcun aiuto — per non parlare dei tuoi gusti stravaganti — e avere ancora tempo per seguire i tuoi…"

Leroy tacque, senza sapere cos'altro dire, ma Hiram intervenne, "Esattamente cosa vuoi fare nella vita, Finn?"

Finn lasciò andare la mano di Rachel, furioso, e si allontanò per fermarsi accanto alla porta.

"Perché tutti continuano a rompermi le scatole con queste cose?"

Diede un pugno al muro, facendo sussultare tutti, prima di di voltarsi di nuovo. Rachel si voltò a guardarlo, preoccupata.

"Rachel, io voglio solo sposarti."

Lei si morse il labbro, le sue guance erano ancora umide di lacrime.

"A-anch'io, però…"

"No, no... non farlo," implorò Finn, raggiungendola con due passi e costringendola ad alzare la testa finchè non lo guardò negli occhi.

"Non cominciare a dubitare di noi. Sposiamoci ora. Penseremo al resto più tardi."

"Mi sembra un ottimo piano," disse Santana in tono sarcastico, e Mercedes la spinse prendendola per la spalla e intimandole di fare silenzio.

Rachel distolse gli occhi da Finn per guardare l'orologio, che in quel momento segnava le cinque e un quarto del pomeriggio, e gli sguardi di tutti si rivolsero in quella direzione, compreso quello di un turbato Finn.

"Credo… che forse dovremmo… rimandare," riuscì a mormorare Rachel.

Finn scosse la testa.

"No. Vado a parlare con il giudice, ok? Forse può ancora trovare tempo per noi."

"E poi?" chiese Rachel in tono sommesso.

"Rachel?"

"No...questo… questo non mi sembra più giusto, Finn," gli disse, piangendo. "Non dopo tutto questo," face un cenno per indicare tutti i presenti, che avevano atteso trattenendo il respiro mentre il loro giorno di felicità cadeva a pezzì, "e…Quinn non è ancora arrivata."

"Dove diavolo è finita Lucy Q?" si chiese Santana a voce alta. "Non vive certo a più di dieci minuti da qui."

Rachel aggrottò la fronte, e guardò di nuovo il telefono che aveva in mano.

"Dovrei chiamarla," mormorò, "dirle che non si disturbi a venire."

"Gesù," imprecò Finn, "chi se ne importa? Tutto questo disastro è colpa sua."

"Sì, dai la colpa a qualcuno che non è nemmeno presente," sbottò Santana, "tanto non è mai colpa tua."

"Smettela," gridò Rachel. "Smettetela, per favore" singhiozzò, abbracciandosi lo stomaco con tristezza. All'improvviso sembrò molto più giovane, come una bambina che gioca a travestirsi e che piange perché i suoi genitori l'hanno rimproverata per aver rovinato il suo vestito migliore. Ed era una situazione tristemente vicina alla verità.

Finn le tese una mano, "Ehi, mi dispiace, Rach," mormorò mentre l'abbracciava gentilmente.

"Questa cosa è… uno schifo," si lamentò, e Rachel pianse più forte, nascondendo il viso contro il petto di lui. Kurt si sentì a disagio a guardarli e gli sembrò che tutti gli altri provassero la stessa cosa, finchè...

"Quindi, tanto per chiarire, non c'è nessun matrimonio, giusto?" chiese Sugar. Rachel trattenne un singhiozzo particolarmente forte e intenso, mentre gli altri fissavano Sugar, increduli.

"Shh, va tutto bene," sussurrò Finn nei capelli di rachel. "Ci sposeremo la prossima settimana. Fisserò un altro appuntamento, okay?"

Kurt scosse la testa incredulo, e si lasciò cadere nella poltrona più vicina, e fu grato  a Blaine quando questi gli prese la mano. Com'era possibile che Finn pensasse ancora che questa storia del matrimonio fosse una buona idea? Pregò che Rachel cominciasse finalmente a riflettere in modo razionale su quella faccenda.

Attorno a lui, i loro amici cominciarono a raccogliere le loro cose e a uscire, lasciando Rachel a piangere tra le braccia di Finn, e i loro genitori a discutere a bassa voce. Si appoggiò il palmo della mano sulla fronte e sospirò, ascoltando il fruscio dei vestiti, i sussurri e il pianto e, di nuovo, il lamento di una sirena che soffocò per qualche attimo i suoni del matrimonio mancato.

Blaine si avvicinò e gli posò un bacio leggero sulla guancia.

"Ehi, vuoi che ti porti a casa?"

Kurt alzò la testa e si guardò attorno, notando che Rachel si era calmata un po', tanto che aveva abbandonato le braccia di Finn per quelle di Hiram. Finn, con aria sperduta e turbata, si era ritirato in un angolo della stanza con le braccia conserte in una posizione di chiusura. Carol stava cercando di parlargli, ma lui sembrava non volerla ascoltare, e Burt e Leroy stavano ancora discutendo a bassa voce.

A parte lui e Blaine, gli unici altri membri della compagnia a essersi trattenuti erano Brittany e Santana. Quest'ultima aveva tirato fuori il telefono dalla borsetta e stava tamburellando con le unghie sulla plastica, impaziente, mentre aspettava che il destinatario della chiamata rispondesse. Questo attirò l'attenzione di Kurt, ancor più quando la ragazza buttò il telefono accanto a sé sul divano, ringhiando di frustrazione, con gli occhi che mandavano lampi.

"Dove cazzo è?"

"Stai cercando di chiamare Quinn?" sussurrò lui.

Lei annuì, "Continua a mandarmi sulla segreteria telefonica. Quella stronza sarà incazzata da morire quando saprà che cosa si è persa."

Kurt sorrise, pensando che se Quinn fosse stata lì, avrebbe probabilmente aggiunto la propria voce al coro di obiezioni. Era rimasto sinceramente sorpreso dal fatto che la ragazza avesse deciso di partecipare e di sostenere Rachel e Finn anche dopo che si era opposta con tanta decisione.

"Sarà contenta però," riflettè Brittany. "Rachel è, del tipo, il suo scarafaggio, e sposarsi con Finn l'avrebbe schiacciata."

Santana inarcò le sopracciglia mentre fissava la sua ragazza e Kurt guardò prima loro e poi Blaine, e anche lui aveva un'espressione confusa.

"Il suo…scarafaggio?" Kurt chiese alla fine.

"Sì, lo sai, quel piccolo insetto che sta sulla sua spalla che le dice cos'è giusto e cos'è sbagliato," spiegò Brittany. Tutti continuarono a guardarla con aria spaesata, finchè lei alzò gli occhi al cielo e aggiunse, "Come in Pinocchio."

"Quello era un grillo, tesoro," le spiegò Santana gentilmente, sorridendo, "e non credo che Berry possa essere la coscienza di Quinn."

Kurt rise dolcemente, "Non so. Credo che Brittany possa aver ragione."

Ripensò al piccolo viaggio di Quinn nel reame della follia qualche mese prima, e di come Rachel avesse tentato diverse volte di tenderle una mano. Santana scosse la testa e riprese in mano il telefono, aggrottando la fronte.

"Avrebbe dovuto essere qui ormai."

"Sono sicuro che sta irrompendo nel tribunale proprio mentre parliamo," disse Blaine sorridendo.

Proprio il quel momento il telefono di Santana squillò e tuttti sussultarono di sorpresa. Kurt si posò una mano sul cuore che batteva all'impazzata, e Santana rise.

"È mio padre che mi chiama," spiegò prima di accettare la chiamata.

Kurt girò la testa per concederle un po' di privacy, guardando di nuovo Rachel e chiedendosi cosa stesse pensando in quel momento. I suoi occhi stavano guardando fuori dalla finestra, ma apparentemente senza vedere davvero il paesaggio, e la sua bocca era torta in una smorfia pensosa. Quell'esperienza non sarebbe di certo finita tra i ricordi più lieti, sia che lei e Finn si fossero sposati o meno.

"No," urlò Santana all'improvviso, angosciata, e tutti si girarono per guardare il suo volto diventato improvvvisamente cinereo.

"N-no, Papi, ti sbagli. Non è lei. Lei è per strada…"

Kurt sentì il proprio stomaco rivoltarsi, e strinse di più la mano di Blaine. Tutti sapevano che il padre di Santana era un medico—un cardiologo al Lima Memorial Hospital—e che c'era un'unica persona che avrebbe dovuto essere sulla via del tribunale.

"Quinn?" sussurrò Rachel, ma le parole echeggiarono nella stanza come un'esplosione. Si chiese se l'agonia che aveva sentito in quella domanda sommessa venisse dalla voce spezzata di Rachel o dalla sua stessa anima. Santana scosse la testa e si raggomitolò su sè stessa—facendo cadere il telefono e ansimando, "È… è all'ospedale…un…in-in…ci…dente."

Kurt fu vagamente consapevole di molte cose che accadero contemporaneamente—di  Brittany che piangeva e abbracciava più forte che poteva una Santana quasi isterica; di Finn che si allontanava dal muro e si voltava per dargli un pugno, emettendo un angosciato grido di rifiuto; di Carol che cadeva tra le braccia di Burt; di Blaine che lo abbracciava piangendo, e di Rachel, che scivolava esanime sul pavimento mentre i suoi padri si affrettavano per impedire che si facesse male.

xox

Nove anni dopo Rachel Berry è di nuovo in abito nuziale, in attesa di Quinn Fabray. Secondo Kurt il vestito è mille volte più bello del primo, ma questo non ha importanza. In quanto testimone, ha il dovere di impedire alla sua sposa di crollare completamente. Avrebbe dovuto sapere che sarebbe accaduto. Anche se l'incidente di Quinn e i mesi tumultuosi che sono seguiti sono raramente menzionati da tutti loro, di tanto in tanto qualcosa rievoca quel ricordo, rammentando loro quanto sia stato tangibile il rischio di perdere Quinn.

Per Rachel, è un memento di quanto abbia rischiato di non averla mai—di non amarla e di non essere amata da lei.

Se l'espressione sul viso di Rachel ne è un'indicazione, fra trenta secondi la sua amica scoppierà in un pianto dirotto, e lui non ha intenzione di permetterle di rovinarsi il trucco. Adesso che ci pensa, Kurt è sorpreso che ci abbia messo così tanto a dare di matto. Non ha fatto altro che irradiare eccitazione per il matrimonio fin da quando aveva chiesto a Quinn di sposarla, e anche se Kurt ricorda un paio di battute riferite al suo primo disastroso tentativo durante i mesi in cui ha organizzato questa celebrazione, nemmeno una ne è uscita dalle labbra di Rachel. Quinn, d'altro canto, si è divertita a prendere un po' in giro Rachel su ogni piccolo dettaglio del matrimonio, evitando di nominare la cerimonia interrotta o il motivo per cui era stata fermata.

"Vieni qui, dolcezza," le chiede, stringendosela al petto quando lei, obbediente, scivola fra le sue braccia. "Tu e Quinn avrete una vita fantastica assieme," le promette, "quindi pensa meno a West Side Story e più a Mamma Mia!"

Lei trattiene una risata, dandogli un lieve schiaffo sul petto, "È un esempio terribile, Kurt."

Lui ride dolcemente, "Ma è un'allegra commedia musicale, con un finale romantico e sopra le righe," solleva il viso di Rachel e le sorride, "ed è esattamente quello che tu e Quinn meritate."

Kurt ha sempre rispettato Quinn Fabray, ma ha cominciato ad amarla e ad apprezzarla veramente solo negli ultimi anni, in gran parte perché è assolutamente perfetta per Rachel. È realista mentre Rachel è sognatrice, calma mentre Rachel è intensa e prudente mentre Rachel è fin troppo fiduciosa in sé stessa. Sono meravigliosamente complementari, e ha voglia di prendersi a calci per non averlo notato prima.

Ricorda ancora la prima volta in cui si era accorto che Quinn era completamente innamorata di Rachel, una sera d'estate in cui erano ancora tutti al college. Stavano cenando, loro tre e Santana, che frequentava la scuola preparatoria di medicina alla Columbia, e aveva guardato distrattamente Quinn mentre Rachel blaterava delle sue lezioni di teatro estive, solo per rischiare di soffocare per il sorso d'acqua che stava bevendo, quando aveva notato l'espressione di assoluto amore e devozione sul volto di Quinn. Molti eventi del loro passato avevano cominciato ad avere un senso, e il suo cuore si era spezzato per lei, aveva pensato che i sentimenti della ragazza non sarebbero mai stati ricambiati. Oh, quanto si era sbagliato. Forse a Rachel c'era voluto qualche anno per aprire gli occhi e vedere quello che aveva davanti, ma una volta che c'era riuscita, si era innamorata perdutamente in un batter d'occhio.

Rachel sospira e si allontana, sembra più composta ma è ancora nervosa.

"So che hai ragione, ma… per favore, per favore, potresti andare a controllare Quinn? Mi farebbe sentire molto meglio."

Lui ride, "Potresti sempre mandarle un mes…" chiude la bocca di scatto prima di farle avere un altro crollo, "non importa. Farò un salto nell'altra stanza e mi assicurerò che la tua sposa sia favolosa nel suo vestito quanto te."

Rachel fa un sorriso goffo, sussurrando, "La mia sposa" con voce piena di reverenza, e poi lo abbraccia di nuovo con entusiasmo, prendendolo di sorpresa e facendolo barcollare mentre la tiene stretta.

"Grazie, Kurt."

"Okay, okay," ridendo stacca le braccia di Rachel dal proprio collo, "Torno subito," ma lei lo ferma prendendolo per la manica.

"Dille che la amo."

Lui alza gli occhi al cielo, "Se proprio devo."

Cerca di voltarsi, ma lei lo trattiene di nuovo, "Oh, e controlla che il suo bouquet abbia dei nastri verdi come da istruzioni."

"Rachel," sospira lui.

"E ti prego assicurati che Santana non abbia indossato quel vestito orribile senza spalline come aveva minacciato, invece di quello che ho scelto per lei."

"Rachel," ringhia lui.

"E…"

"No," la interrompe, togliendosi la mano di lei dalla manica e lisciando le pieghe che ha causato. "Mi assicurerò che Quinn sia arrivata sana e salva, poi tornerò qui perché, dolcezza, stai per trasformarti in Sposazilla e credimi, nessuno vuole vederti in questo stato."

Rachel incrocia le braccia sul petto, sbuffando, e annuendo riluttante.

"Dille solo che la amo e che non vedo l'ora di sposarla."

"Lo farò senz'altro," le promette, baciandole la guancia prima di riuscire finalmente a fuggire…bè, quasi.

"E potresti scoprire dove sono spariti i miei papà?"

Kurt scuote la testa mentre continua a camminare, percorrendo il corridoio verso l'altro camerino.

Sorride quando vede Leroy e Hiram Berry, in piedi proprio dietro l'angolo, ma il suo sorriso si appanna quando si accorge delle loro espressioni serie e della loro conversazione sommessa. Una sensazione di pericolo incombente comincia a crescere nel suo stomaco, e non è dissimile da quella che aveva sperimentato nove anni fa.

"Cosa c'è che non va?" chiede immediatamente.

"Nulla, Kurt," lo rassicura Leroy con calma, e Kurt sente la propria tensione allentarsi, anche se di poco. Leroy non mentirebbe il giorno del matrimonio di sua figlia.

"No, proprio niente," aggiunge Hiram, anche se la sua lieve agitazione lo tradisce. "Non ci sono assolutamente problemi e la cerimonia andrà avanti esattamente come pianificato. Non preoccuparti. In effetti, perché non torni di là con Rachel? Leroy e io arriveremo in men che non si dica."

"Oh, no. Io non ho intenzione di tornare in quella stanza con vostra figlia pronta a esplodere prima di aver visto e toccato Quinn," Li informa Kurt.

"Quindi se volete scusarmi," cerca di aggirare i Berry, ma la mano di Leroy sulla sua spalla lo blocca.

"Bè, Kurt, forse questo piano ha un piccolo problema."

"Molto piccolo," conferma Hiram, avvicinando il pollice e l'indice, "minuscolo, sul serio."

"Vedi," spiega Leroy gentilmente, "Quinn non è qui."

"Non ancora! Non è ancora qui," lo corregge Hiram, "Ma è per strada proprio adesso mentre parliamo."

Kurt ha uno spiacevole flashback, e si accascia contro il muro, passandosi una mano tra i capelli, incurante del fatto che sta rovinando la pettinatura perfetta che era riuscito a realizzare. Quinn non è lì, e nemmeno per tutto l'oro del mondo tornerà in quella stanza con Rachel per dirle che Quinn è per strada.

"Merda," sussurra.

  
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