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Autore: poetzproblem    25/09/2013    1 recensioni
La vita è quello che ti accade mentre sei impegnato a fare piani. Partecipando ad un matrimonio, alcuni ex studenti del McKinley riflettono sul passato mentre celebrano il futuro. Seguito di 'Steady Your Hand'.
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Finn Hudson, Kurt Hummel, Quinn Fabray, Rachel Berry, Santana Lopez | Coppie: Quinn/Rachel
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Don't Blink Series'
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Parte seconda: Keep the Memory Of Your Face-Conservo il ricordo del tuo viso

 

"Non posso crederci, cazzo!"

Santana Lopez sussulta alla parola con la 'c' che viene sparata nella sua direzione, e osserva guardinga l'altro lato della limousine incontrando due furiosi occhi color nocciola e denti snudati in un ringhio. E poi si parla di spose felici e intimidite. A parte i sibili e la bava alla bocca, Quinn è bellissima. I suoi capelli corti sono pettinati in uno stile morbido e leggero che la fa sembrare una stella di Hollywood resuscitata e il suo abito è semplice, ma romantico, con maniche corte che lasciano scoperte le spalle e una scollatura modesta. Dovrebbe sembrare dolce e innocente, ma anche dopo tutti questi anni Quinn Fabray quando vuole sa essere spaventosa.

"Proprio oggi, di tutti i giorni che ci sono, dovevi litigare con dannato manager dell'hotel," ruggisce, "e per una bottiglia di champagne! Il giorno del mio matrimonio, Santana! E ora siamo in ritardo, cazzo! Per il mio matrimonio!"  strilla di nuovo Quinn, sollevando una mano per massaggiare la piccola vena che le pulsa sulla fronte.

Santana reprime il desiderio di rispondere con un commento sarcastico e inappropriato, perché se Quinn arriva al punto di imprecare allora significa che è seriamente incazzata e Santana preferirebbe evitare una rissa in una limousine, trenta minuti prima del matrimonio di Quinn. Oh, facciamo venticinque, pensa, sentendosi in colpa, dopo aver controllato il telefono. 

Okay, forse non avrebbe dovuto litigare con quel hijo de puta, ma che Dio la fulminasse se era disposta a pagare trecentosettantacinque dollari per una bottiglia di Dom Pérignon che non era nemmeno stata messa in fresco. Il tipo del servizio in camera non aveva nemmeno portato le dannate fragole ricoperte di cioccolato con cui lo champagne avrebbe dovuto essere servito. Come poteva brindare in modo appropriato al matrimonio della sua migliore amica con quella merda scadente? Dio, la povera Quinn ha già una sposa scadente.

Sì, Rachel la ama—vabbè—e Quinn pensa che quella svitata, piccola diva abbia appeso la fottuta luna. E forse Santana è, più o meno, veramente felice per loro anche se Rachel ci ha messo un'eternità per tirare fuori la sua enorme testa dal quel suo culetto stretto per quanto riguarda Quinn. Non può negare che siano disgustosamente perfette l'una per l'altra e ammette che forse è un po' gelosa di quello che hanno.

"Mi dispiace, okay?" dice alla fine. A dire il vero, la sua battaglia verbale le ha fatte ritardare di circa dieci minuti sulla tabella di marcia. È il folle traffico di New York City che le sta trattenendo davvero. Forse Berry avrebbe dovuto scegliere un posto migliore di Central Park con i suoi convoluti percorsi di traffico.

O forse Quinn non avrebbe dovuto insistere per passare la notte in quel pretenzioso, costosissimo hotel invece dell'appartamento che ha diviso con Rachel negli ultimi tre anni e mezzo. Vaffanculo quelle stupide tradizioni. Se Santana si fosse trovata nella stessa situazione, avrebbe scopato la sua sexy fidanzata tutta la notte, per un ultimo round di fantastico sesso prematrimoniale—e invece no, Quinn ha dovuto essere educata ed appropriata. Almeno avrebbe potuto scegliere un hotel più vicino al dannato parco!

La loro limousine in questo momento è incastrata in un piccolo ingorgo su Madison Avenue all'altezza della settantunesima strada, grazie agli infiniti progetti edilizi estivi che spuntano dal nulla. Il rumore soffocato dei clacson che risuonano all'esterno—la colonna sonora della città—non cancellano completamente il suono del respiro affannoso di Quinn. Lo stomaco di Santana si stringe in un nodo spiacevole quando guarda in faccia la sua amica.

Cazzo!

Odia vedere Quinn piangere—l'ha sempre odiato. È stato un accadimento fin troppo frequente nei loro dodici anni di amicizia, e Santana non è particolarmente brava a confortare la gente. Ci prova comunque, mormorando un sommesso "ehi" mentre attraversa lo spazio che c'è fra loro per accomodarsi sul morbido sedile di cuoio, sollevando con cautela la mano di Quinn e distendendo le sue dita in modo da far scivolare la propria mano sotto quella dell'amica.

"Q—perché le cascate del Niagara? Non vorrai attraversare la navata assomigliando a un procione, no?"

Onestamente, preferirebbe uno schiaffo al singhiozzo soffocato che ottiene come risposta. Gli occhi di Quinn sono fissati sul finestrino, a guardare le auto che vanno a passo di lumaca accanto alla loro. Sottrae la mano alla stretta di Santana e si asciuga, frustrata, le lacrime che scintillano sulle sue guance. 

"Dio, perché niente va mai come dovrebbe?" dice con voce roca.

Santana deglutisce il groppo che in gola, sentendosi terribilmente in colpa per la piccola, minuscola parte che ha avuto nel dramma che le ha fatte ritardare, però, "Rachel non manderà a monte il matrimonio perché sei in ritardo di qualche minuto, Quinn. Quella donna è pazza di te—bè, pazza in generale—e comunque ho già mandato un messaggio per fargli sapere che forse arriveremo un po' in ritardo, ma che siamo per strada."

La testa di Quinn si gira bruscamente a sinistra, così in fretta che Santana si aspetta ruoti di trecentosessanta gradi, come quella della spaventosa ragazzina demoniaca in quel film da due soldi con il prete. Gli occhi arrossati e brucianti la spingono a chiedersi se Quinn non sia davvero posseduta.  

"Hai mandato un messaggio?" chiede in tono duro.

"Bè, sì, è quello che ho detto," comincia Santana, irritata, finchè uno spaventoso déjà vu la colpisce come una tonnellata di mattoni e i suoi occhi si spalancano.

"Oh, cazzo," mormora, tendendo una mano a Quinn quando vede la sua espressione angosciata.

"Non ci ho pensato," sussurra, e in effetti non lo aveva fatto. Non fa mai…non se può evitarlo.

"Ma non l'ho mandato a Rachel, te lo giuro. Ho messaggiato papà Leroy, se ne occuperà lui. Quindi… non pensarci, okay?"

Scivola più vicina a Quinn, passandole un braccio attorno alle spalle e accostando la propria testa alla sua. Può sentirla tremare fra le sue braccia, sentire il suo respiro ansimante e superficiale, e le viene voglia di prendersi a calci.

"Shh, è tutto passato, Quinn. Oggi è il tuo giorno. Stai per sposare l'amore della tua vita e avrai il lieto fine che ti meriti."

Quinn trema e tira su col naso, "Voglio crederci," ammette, con un tono di voce flebile e sperduto.

"Non hai idea di quanto lo voglia, ma sono stata così felice così a lungo…e…e continuo ad aspettarmi che succeda qualcosa di male che mi porti via tutto."

Santana si sente stringere il cuore e batte le palpebre per impedire alla proprie lacrime di cadere.

"Non succederà," giura con decisione. Maledizione, una volta arrivate alla Boathouse dovrà rifare anche il proprio trucco oltre a quello di Quinn.

"Dio ti ha mandato abbastanza merda da affrontare ancor prima che compissi vent'anni, credo che ora ti deva del karma buono almeno per i prossimi vent'anni. Sia a te che a Rachel."

Quinn ride tristemente, "Sentire queste cosa da te..."

"Quando vuoi, Quinn," confessa a bassa voce.

Le persone care a Santana sono nelle sue preghiere ogni giorno—fin da quel giorno, così tanti anni fa...

xox

Non aveva un ricordo chiaro di come fosse arrivata al Lima Memorial Hospital, o dei dettagli di quello che era accaduto in quei momenti (ore) fra l'attimo in cui aveva risposto alla chiamata di suo padre fino a quello in cui si era seduta su una scomodissima sedia arancione nella sala d'aspetto. Sapeva solo che non era mai stata più terrorizzata in vita sua. Avere la propria omosessualità rivelata in tv era una passeggiata paragonata alla paura straziante che Quinn potesse non farcela.

Quando era arrivata la notizia, la maggior parte dei membri del glee club aveva già completato l'esodo di massa dal tribunale e nessuno aveva pensato di chiamarli finchè non si erano raggruppati nelle proprie macchine e si erano affrettati verso l'ospedale. Santana e Brittany avevano dovuto stringersi nel retro di un SUV con Blaine e Kurt, mentre Burt lo guidava e Carol stava sul sedile del passeggero. Non sapeva, o non le importava particolarmente, di come il resto di loro fosse arrivato lì.

Quinn era già entrata in sala operatoria quando erano arrivati. Il dottor Lopez aveva chiamato Judy Fabray prima di telefonare alla propria figlia, ma gli invitati al fallito matrimonio Hudson-Berry avevano battuto la donna di quindici minuti buoni, quindi nessuno aveva voluto informarli delle condizioni di Quinn. Santana ricordava chiaramente di aver preteso di parlare con suo padre e di averlo implorato per sapere qualcosa. Lui non era stato in grado di dirle molto, visto che non era coinvolto nell'intervento, ma aveva rivelato che Quinn aveva subito un grave trauma alla parte sinistra del corpo, e che il pericolo immediato consisteva in un polmone perforato ed un'emorragia interna che l'equipe di chirurghi stava cercando di riparare. E quella conversazione si era svolta minimo cinque ore prima.

Judy ormai era arrivata già da un po', pietrificata e silenziosa—l'unico segno del suo turbamento era il fatto che stava stringendo tra le mani un libro di preghiere che aveva preso in prestito dalla cappella dell'ospedale, con tanta forza da farsi sbiancare le nocche. Le infermiere non avevano saputo dirle molto di più sulle condizioni di Quinn di quanto loro già sapessero. Era ancora in sala operatoria, e stavano ancora lavorando per salvarla.

Gli Hummel erano scesi alla caffetteria per un po' di caffè, inclusi Kurt e Blaine, e i Berry erano a fianco di Rachel, che stava ancora indossando il vestito da sposa e fissava il muro senza vederlo. Finn era seduto due sedie più in là, con la testa tra le mani. Non parlavano da più di quattro ore.

La maggior parte del glee club stava aspettando notizie a casa, vicino al telefono, ma Mercedes, Sam e Puck avevano raggiunto l'ospedale, nonostante Kurt avesse promesso di chiamarli non appena avesse avuto qualche informazione. Tutti e tre tenevano la testa china in preghiera.  

Anche Santana stava pregando—faceva patti con dio in due lingue perché Quinn stesse bene. Non era giusto, cazzo! Quella ragazza era stata triste per tre anni filati e proprio quando aveva appena cominciato ad apprezzare di nuovo la propria vita un fottuto camion l'aveva speronata mentre andava a quel matrimonio affrettato che non avrebbe mai dovuto essere celebrato.

Guardò di nuovo Rachel e si sentì montare dentro un'ondata di furia. Rachel Berry del cazzo, con la sua fottuta fantasia del matrimonio a diciassette anni e il suo fottuto desiderio di avere l'approvazione di Quinn. Santana lottò contro il desiderio di raggiungerla e prenderla a schiaffi. Non era il momento, o il luogo, ma se non avesse fatto qualcosa—qualsiasi cosa—per sfogare la propria rabbia, sarebbe di certo esplosa.

"Non è colpa sua," disse Brittany a bassa voce, e Santana la guardò aggrottando la fronte.

"Mi sembra che tu voglia prenderla a pugni," si spiegò Brittany, "e non dovresti, sul serio. Si sente già in colpa per Quinn."

"Bè, dovrebbe," sibilò Santana. "Lei è l'unico motivo per cui Quinn si trovava in quella macchina."

Aveva tentato di tenere basso in tono di voce in modo che solo Brittany potesse sentire, e Rachel si trovava dall'altra parte della stanza, ma in qualche modo doveva aver sentito comunque, perché soffocò un singhizzo e mormorò una scusa ai suoi padri prima di allontanarsi in fretta. Finn si alzò per seguirla, ma Hiram lo afferrò per un polso e scosse la testa, "Dalle qualche minuto."

Finn sospirò e sedette di nuovo, mentre Santana conficcava le unghie nei braccioli della propria sedia. Voleva inseguire Berry e farle un discorsetto, ma Brittany le stava tenendo stretta la mano, tenendola ferma senza parlare.

"Essere arrabbiati non farà guarire Quinn," disse Brittany tristemente, e Santana si morse il labbro. Si girò sulla propria sedia e nascose il viso contro la spalla della sua ragazza, battendo furiosamente le palpebre per scacciare le lacrime. Brittany aveva ragione. Dare la colpa a Rachel non avrebbe cambiato un bel niente. Quinn stava lottando per la propria vita, e Santana—con tutti loro—non poteva far altro che aspettare.

Gli Hummel erano tornati dal bar e avevano ripreso la veglia, ma passarono altri quindici minuti prima che Rachel tornasse. Il suo abito bianco aveva macchie di sporco sulla gonna, e si era lavata la faccia dal trucco, cosa che attirava ancor più l'attenzione sui suoi occhi gonfi e arrossati. Finn fu in piedi in un istante, abbracciandola e cercando di tenerla stretta. Lei glielo permise per circa trenta secondi, prima di allontanarsi da lui e sedere su una sedia nell'angolo accanto a Kurt, impedendo così a Finn di sedersi accanto a lei. Rachel appoggiò la testa al muro e fissò dritto davanti a sé, non reagì nemmeno quando Kurt la prese per mano.

Rimasero così—silenziosi e assorti—per un'altra ora finchè una donna alta dai capelli rossi, che indossava un camice operatorio sporco di sangue arrivò da loro, si presentò dicendo che era la dottoressa Steward e chiese di parlare con la famiglia di Quinn Fabray. Santana si alzò a sedere e le si rivoltò lo stomaco quando si rese conto che era il sangue di Quinn quello che macchiava il camice blu della donna. Pensò che avrebbe vomitato davvero, e fece un profondo respiro, si chinò in avanti con un braccio attorno all'addome e cercò di concentrarsi sulla mano di Brittany che le massaggiava la schiena mentre ascoltava le parole che uscivano dalle labbra del medico.

"Quinn è fuori dalla chirugia, e la stanno portando in terapia intensiva, rimarrà là finchè non riprenderà conoscenza e finchè non riusciremo a valutare meglio le sue condizioni. Comunque è stabile e per il momento è fuori pericolo."

Judy Fabray si accasciò sulla sedia singhiozzando di sollievo.

"Grazie a Dio," sussurrò, e Hiram Berry le prese la mano e le offrì un sorriso confortante.

"Cosa vuole dire con 'per il momento'?" riuscì a chiedere Rachel con voce tremante.

La dottoressa Stewart girò la testa per un attimo per guardare Rachel, ma si rivolse a Judy quando rispose, "Ha tre costole rotte, il che ha causato la perforazione del polmone. Abbiamo fermato l'emorragia interna e stabilizzato il polmone, ma c'è ancora una piccola probabilità che possa collassare, quindi abbiamo inserito un catetere per drenare il fluido e l'aria in eccesso dalla cavità toracica. Dovrà rimanere per almeno due o tre giorni. È anche attaccata a un respiratore, e non lo toglieremo finchè non saremo certi che sia in grado di respirare da sola."

Anche Santana stava respirando superficialmente mentre lottava contro le lacrime e la nausea. Uno sguardo attorno alla stanza le fece capire che non era la sola. Tutti sembravano inorriditi, e Judy si portò una mano tremante alle labbra mentre le lacrime le scendevano sulle guance.

"Quinn ha anche subito una commozione cerebrale, ma non sembra ci siano fratture o danni gravi al cervello. Tutto considerato è stata molto fortunata e credo che l'airbag laterale abbia avuto un ruolo importante nel proteggerla da danni più gravi. Le abbiamo messo un collare come misura preventiva finchè non si risveglierà dall'anestesia e saremo in grado di valutare meglio le sue ferite."

"Ma il suo collo non è, del tipo, rotto o roba del genere, vero?" chiese Puck.

La dottoressa Stewart scosse la testa, "Lo ripeto, Quinn è stata molto fortunata. Non ci sono fratture al collo o alla colonna vertebrale, ma c'è stata una lieve compressione fra la dodicesima vertebra toracica e la seconda lombare. Le abbiamo somministrato un corticosteroide, ma," fece una pausa e prese fiato, "dobbiamo aspettare il risveglio e il ridursi del gonfiore per essere in grado dare una diagnosi definitiva. La sua spina dorsale è intatta, comunque, e direi che a questo punto siamo cautamente ottimisti.

"Ma non ci resta che aspettare?" sussurrò Judy.

"Mi dispiace," le rispose la dottoressa Stewart, comprensiva.

Santana conficcò le unghie nei propri palmi e si concentrò sul dolore nel tentativo di bloccare l'immagine di Quinn incastrata su una sedia a rotelle per tutta la vita…proprio come Artie.

"Ora, per quanto riguarda le altre ferite di Quinn..."

Judy impallidì, "Ce n'è altre?"

Santana si morse l'interno della guancia per impedirsi di gemere, e Brittany accanto a lei cominciò a tirare su col naso. La dottoressa Stewart sospirò, rassicurandoli,

"Nessuna di esse è tanto grave da metterla in pericolo di vita. Quinn ha diversi tagli e abrasioni sulla faccia e sulle mani, alcune delle quali hanno avuto bisogno di punti di sutura. Aveva la spalla sinistra slogata, e il braccio e il polso sinistro sono rotti. L'ortopedico, il dottor Rao, ha risistemato e ingessato quelle ossa senza difficoltà, ma Quinn ha anche sofferto diverse fratture esposte alla gamba sinistra. La tibia e il perone erano rotti e i frammenti d'osso hanno causato qualche danno ai tendini e ai muscoli circostanti. Il dottor Rao è riuscito a rimuovere le schegge, ma è stato costretto ad usare una placca e delle viti per sistemare le ossa. C'è la possibilità che sua figlia possa aver bisogno di un'altra operazione in futuro, dipende da come si evolverà il processo di guarigione della gamba, e quasi certamente dovrà sottoporsi a sedute di fisioterapia per riguadagnare la mobilità dell'arto."

"Oh, mia povera Quinnie."

"Ed è appena rientrata nei cheerios," ansimò Rachel. Santana ebbe voglia di urlarle dietro perché era stata stupida e superficiale, ma lasciò correre quel commento inutile concentrandosi invece sul fatto che Quinn era viva e, a quanto pareva, per il momento era fuori pericolo. Doveva solo svegliarsi. Le ossa rotte si sarebbero riaggiustate, i tagli si sarebbero rimarginati—se c'era qualcuno che poteva sopravvivere dopo essere stata speronata da un camioncino, quella era Quinn Fabray, cazzo.

"Posso vederla?" chiese Judy.

La dottoressa Stewart annuì, "Solo per qualche minuto, però."

Judy si alzò sulle gambe tremanti, e Hiram infilò la propria mano sotto il suo braccio per sostenerla. Lei gli rivolse un lieve sorriso di gratitudine e, dopo aver ringraziato tra le lacrime il medico, seguì la donna fuori dalla sala d'aspetto, lasciando il resto di loro lì seduti a fissarsi l'un l'altro in un silenzio stupefatto.

"Starà bene," insistette Mercedes, "Quinn è una lottatrice. Il suo polmone guarirà e ritornerà a camminare in un batter d'occhio."

Nessuno osò contraddirla. Il solo pensiero di un risultato diverso era inaccettabile. Santana finalmente si accorse di suo padre che se ne stava appoggiato al muro più lontano e lo chiamò, "Papi, quando potremo vederla?"

Alejandro Lopez si allontanò dal muro e raggiunse sua figlia, "Mi dispiace, mija, ma dovrai aspettare fino a domani. La terapia intensiva è molto severa per quanto riguarda le visite, ma se va tutto bene, la tua amica sarà spostata in una stanza privata nei prossimi giorni. Per il momento, dovreste andare tutti a casa e riposare," disse rivolto a tutti, scostando i capelli dalla fronte di Santana in un gesto di conforto.

"Ho finito il turno, mi preciosa. Che ne dici se vi accompagno a casa?"

"Io rimango," insistette ostinatamente Santana. Non era stata accanto a Quinn durante la gravidanza, non come avrebbe dovuto, e non l'aveva sostenuta nemmeno negli ultimi mesi. Era stata un'amica di merda, ma aveva intenzione di dare un taglio a quel comportamento. Quinn era come una sorella spirituale—si comprendevano l'un l'altra in modi che nessun altro avrebbe potuto sperare di eguagliare, anche quando si comportavano da stronze. Non aveva intenzione di abbandonarla di nuovo.

Alejandro sospirò, "Non c'è nient'altro che tu possa fare stanotte, mija. Vai a casa, riposa. Puoi tornare domattina. Chiederò alle infermiere di turno nel reparto di chiamarmi se ci sono cambiamenti nelle condizioni di Quinn. Okay?"

Guardò Brittany, che annuì con gli occhi pieni di lacrime, "Dobbiamo essre forti anche noi. Così potremo esserlo per Quinn."

Santana sorrise alla sua ragazza e le strinse la mano. All'improvviso si sentì esausta, quindi permise a suo padre di aiutarla ad alzarsi dalla sedia, poi si appoggiò a Brittany. Anche gli altri se ne stavano andando. Puck sembrava pronto a rimanere, ma Sam gli disse qualcosa che lo costrinse a passare un braccio attorno alle spalle dell'amico in un rapido, rude abbraccio, poi i due ragazzi si avviarono assieme verso l'uscita. Finn si strofinò la nuca mentre guardava Rachel, che stava discutendo a bassa voce con i suoi genitori—l'identico discorso che Santana aveva appena sostenuto con suo padre. Fulminò la ragazza con lo sguardo mentre le passava accanto, guardandola negli occhi per un attimo e vi vide un'angoscia che non si sarebbe mai aspettata. Rachel stava davvero male per Quinn e, maledizione, Santana non voleva simpatizzare con lei. Voleva darle la colpa, ma…cosa avrebbe risolto?

Nonostante avesse lasciato l'ospedale, Santana non dormì molto quella notte, anche se Brittany era rimasta con lei e l'aveva abbracciata fino al mattino. I suoi genitori non ebbero il coraggio di obbiettare per la presenza di Brittany, date le circostanze. Il telefono non squillò mai, e Santana aveva bisogno di credere che questo fosse un buon segno.

Arrivò all'ospedale alle otto in punto del mattino seguente, mano nella mano con Brittany. Pensò che non avrebbe dovuto essere sorpresa di vedere che Rachel era già lì, appollaiata su una sedia con una tazza di caffè tra le mani, ma fu sorpresa di vederla così...non-Rachel. Era messa peggio di quando St. James le aveva tirato le uova nel parcheggio—i suoi capelli erano raccolti in una disordinata coda di cavallo, non era truccata e indossava pantaloni da yoga. Santana si guardò attorno, in cerca dell'escrescenza cancerosa di centocinquanta chili che di solito stava attaccata al fianco di Rachel, ma Hudson non si vedeva da nessuna parte. Non fece domande su quel piccolo miracolo e invece chiese, "Ci sono novità?"

Rachel scosse la testa, "È ancora incosciente, ma i suoi segni vitali sono forti. Stava respirando sopra l'apparecchio di ventilazione così stamattina gliel'hanno staccato. Ora sua madre è con lei."

Santana notò le occhiaie scure sotto l suoi occhi, e il timbro roco della sua voce solitamente limpida.

"Non sei stata qui tutta la notte, vero?"

Perché, maledizione, se Berry era rimasta mentre suo padre aveva trascinato le sue chiappe a casa, si sarebbe incazzata sul serio.

"No, io...io non...non riuscivo a dormire e non potevo starmene seduta a casa senza…senza far niente, quindi sono tornata qui."

"Sì…anche noi," ammise Santana mentre si accomodava sulla poltroncina accanto a quella di Rachel, e Brittany sedeva dall'altro lato.

"Noah dice che verrà questo pomeriggio, penso che volesse…volesse vedere B-Beth, e forse," Rachel si interruppe scuotendo la testa.  

"Mercedes arriverà dopo Messa—anche Sam—ma penso che quasi tutti gli altri aspetteranno finchè…finchè Quinn non si sveglierà," concluse Rachel in tono esitante.

Santana aggrottò la fronte. Avrebbe davvero dovuto andare in chiesa quella mattina, ma immaginò che Dio l'avrebbe perdonata date le circostanze. Le sue preghiere non sarebbero state più forti là che in ospedale.

"Sai se oggi potremo vedere Quinn?"

Rachel si strinse nelle spalle, "La signora Fabray è stata l'unica ad avere il permesso di entrare nella sua stanza, circa un quarto d'ora fa. Quinn non può avere più di due visitatori alla volta…e io…bè, lei… ha bisogno di sua madre adesso. Io non c'entro con loro due," mormorò con voce roca e triste.

I muscoli della gola di Rachel si contrassero e la ragazza fissò la propria tazza di caffè come se fosse la cosa più interessante del mondo. Rigirò il bicchiere di plastica tra le dita con una lentezza esasperante, fermandosi ad ogni rotazione per tormentare il bordo sempre nello stesso punto. In effetti, da quando Santana e Brittany erano arrivate, Rachel non le aveva guardate negli occhi nemmeno una volta. Santana fissò Rachel, poi si rivolse a Brittany con un dolce sorriso, "Hey, Brit, piccola, sai cosa farebbe piacere a Quinn quando si sveglierà?" chiese gentilmente, guardando le sopracciglia della sua ragazza che si inarcavano per l'interesse.

"Uno di quei bei topolini di pelouche che si trovano al negozio per i regali. Perché non vai a comprarne uno?" la incoraggiò Santana, frugandosi in tasca e tirando fuori la carta di credito (okay, la carta di credito di suo padre).

"Lo sai, non serve che tu mi distragga con i pelouche," le disse Brittany mentre prendeva la carta, "Potevi semplicemente dirmi che vuoi parlare da sola con Rachel," e Santana rise a bassa voce e scosse la testa, perché la sua ragazza sembrava sempre sapere che cosa avesse in mente. Brittany sorrise e la baciò dolcemente, "però penso che tu abbia proprio ragione sul topolino."

Si alzò in piedi e fluttuò via con tutta la grazia che Santana si aspettava dai movimenti di Brittany, e quando la ragazza si fu allontanata, Santana rivolse la propria attenzione a Rachel, aggrottando la fronte.

"Okay, ascolta nana," ringhiò, e finalmente vide quegli occhi castani e arrossati alzarsi per incontrare i suoi, "Capisco che ti senti in colpa e, francamente, penso che dovresti," disse senza alcun pentimento, e non le importò che Rachel trattenesse il respiro e i suoi occhi si riempissero ancor più di lacrime.

"Se Quinn non fosse stata per strada per venire al tuo stupido matrimonio, niente di tutto questo starebbe accadendo."

Rachel distolse lo sguardo per la vergogna, ma Santana tese una mano e gliela posò sulla guancia, più gentilmente di quanto si aspettasse, "Ma non osare far diventare questa cosa un tuo problema, cazzo" sbottò, lasciando ricadere la mano, "Era Quinn che stava guidando. È lei che si è fatta male ed è distesa in un letto d'ospedale e che dovrà affrontare un recupero lento e doloroso. Avrà bisogno che i suoi amici la sostengano e la aiutino a restare positiva. Non ha bisogno delle tue stronzate melodrammatiche e piene di sensi di colpa. Quindi se sei qui per scaricarti la coscienza, puoi andartene adesso."

Gli occhi di Rachel lampeggiarono, e la sua espressione diventò fiera.

"Non è per questo che sono qui, Santana. Io voglio bene a Quinn. Lei…lei è mia amica e io… io voglio solo che stia bene," si asciugò le lacrime che aveva sulle guance e tirò su col naso, "ma è colpa mia se è successo tutto questo. La…la polizia ha contattato la signora Fabray...e… p-pensano che Q-Quinn...che stesse mandando un messaggio mentre guidava...e che sia per questo che ha oltrepassato quello stop," ammise Rachel mentre la sua voce si spezzava.

Santana la fissò, mentre la ragazza si raggomitolava su stessa e cominciava piangere di nuovo, e sentì in bocca il sapore della bile. Il desiderio di prendere a pugni Rachel tornò a tutta forza, ma voleva anche entrare in camera di Quinn e coprirla di insulti, perché cazzo! Quinn avrebbe dovuto sapere che non doveva fare quelle stronzate mentre era alla guida. Santana piantò le unghie nelle cosce e prese un profondo respiro. Brittany si sarebbe incazzata con lei se avesse fatto una scenata in ospedale, per non parlare della predica che le avrebbe fatto suo padre.

"Cazzo," abbaiò ad alta voce, e non le importò niente se diverse teste si voltarono per fulminarla con lo sguardo. I singhiozzi di Rachel aumentarono di volume, e Santana esitò per un attimo prima di posare, a disagio,  una mano sulla schiena di Rachel. Le diede qualche imbarazzato colpetto sulla spalla, e alzò gli occhi al cielo quando Rachel non diede segno di calmarsi.

"Ascolta, se Quinn stava usando il cellulare mentre guidava, allora," deglutì, "allora è colpa sua. Non cambia niente. Avrà lo stesso bisogno di tutti noi e tu non puoi scaricare il tuo senso di colpa su di lei per sentirti meglio, altrimenti le renderai la situazione ancora più difficile, okay?"

Rachel fece un respiro tremante, annuendo prima di stropicciarsi gli occhi e tirando su col naso in modo patetico.

"Non…non mi importa nemmeno più se mi odierà di nuovo...basta che stia bene."

Santana sospirò e chiuse gli occhi.

"Non ti odierà, Rachel."

Non aveva idea del perché lo sapesse, ma lo sapeva e basta. Sapeva tante cose che non avrebbe voluto conoscere.

"Potrebbe odiare sè stessa per un po'—forse odiare il mondo in generale, ma alla fine starà bene di nuovo. Perché lei è Quinn Fabray, e trova sempre il modo di ritornare più forte che mai."

Rachel la guardò con un triste mezzo sorriso, "Quinn è proprio fortunata ad averti come amica, Santana."

"Sì, bè" si strinse nelle spalle, "vale anche per me, credo."

"Forse…potrei abbracciarti adesso?" chiese timidamente Rachel.

Santana arricciò il naso e la guardò incredula, "Certo, come no… non succederà mai."

Forse ora non stava certo progettando di tirare fuori le lame di rasoio e far vedere a Berry come sistemavano le cose a Lima Heights, ma non era nemmeno pronta a toccarla. L'umore di Rachel si sgonfiò visibilmente, ma la ragazza annuì comprensiva.

Rimasero sedute in silenzio per qualche altro minuto, finchè Brittany non fece ritorno, tenendo in mano un topo di pelouche con le orecchie bianche a pallini rossi. Scivolò sulla sedia accanto a Santana con un sorriso.

"Non è carinissimo?"

Santana ricambiò il sorriso, "Sì, baby. Quinn lo adorerà."

Brittany tenne le zampine del topolino tra le mani e lo fece applaudire.

"Sei stata gentile con Rachel?"

Accanto a lei, Rachel rise a bassa voce, e Santana le rivolse un'occhiataccia.

"Abbiamo fatto una bella chiacchierata, Brittany. Grazie," disse Rachel educatamente.

Santana sospirò e tese una mano per prendere quella di Brittany, appoggiandosi allo schienale della propria sedia in attesa di novità. Non passò molto tempo prima che arrivassero Mercedes e Sam assieme, cosa molto sospetta. Santana si riteneva molto brava ad interpretare il linguaggio del corpo, ed era disponibile a scommettere denaro sonante che quei due avrebbero ripreso a tubare come colombelli nel giro di una settimana— due al massimo. Il suo sguardo ritornò su Rachel, che finalmente aveva buttato via la tazza di caffè e aveva cominciato a rigirarsi l'anello di fidanzamento attorno al dito. Santana si chiese perché il suo fidanzato non fosse lì con lei, ma onestamente non voleva vedere la sua faccia da cretino, quindi non si stava lamentando. Avrebbe scommesso un sacco di soldi sul fatto che quei due avrebbero divorziato prima dei ventun anni—sempre che si fossero sposati.

Alla fine, Santana venne distratta dai propri pensieri quando Judy Fabray apparve in sala d'aspetto. Si alzò a sedere dritta, osservando gli occhi splendenti della donna e il suo sorriso esitante, e sentì che la morsa che le aveva stretto il cuore nelle ultime sedici ore cominciava ad allentarsi.

"È sveglia."

xox

Nel retro della limousine, Santana stringe con affetto la spalla di Quinn per confortare l'amica mentre scaccia quei ricordi. Quando se lo concede, rivede il volto ferito e coperto di lividi di Quinn come in un filmato a colori ad alta definizione. Vede le ingessature sulla sua gamba e sul suo braccio, i punti di sutura sulla fronte e quel dannato catetere che le usciva dal petto drenando sangue e muco dal suo corpo. Ma riesce anche a ricordare, in un modo meravigliosamente dettagliato, i gonfi occhi color nocciola di Quinn, aperti e fissati nei suoi quando lei e Brittany erano entrate nella sua stanza per la prima volta, e il suo sorriso addolorato ed esitante. Santana aveva ringraziato Dio e aveva giurato che da quel momento in avanti sarebbe stata accanto a Quinn.

È riuscita a mantenere quella promessa. È stata presente durante il difficile recupero di Quinn, sedia a rotelle e tutto. È stata presente per augurare a Quinn buona fortuna quando era partita per New Haven. È stata presente durante i pianti e gli attacchi di panico quando Quinn aveva ammesso di essere un'enorme lesbica. E Santana era stata presente durante tutta la saga di Rachel Berry—attraverso tutta la repressione di Quinn al liceo, fino all'amore non corrisposto mascherato da amicizia durante il college e finalmente (finalmente!) al sollievo di vedere Rachel darsi una svegliata ed accorgersi che si era innamorata di Quinn. Quindi sì, è ridicolmente felice per Quinn—e anche per Rachel—anche se la sua vita sentimentale non si è conclusa nel modo in cui aveva pensato. Si assicurerà che Quinn arrivi al proprio matrimonio in tempo—bè, più o meno.

Guarda fuori dal finestrino, lieta di vedere che la macchina sta cominciando a fare qualche progresso. Finalmente stanno prendendo la settantaduesima strada. E se rimanessero bloccate di nuovo, "Possiamo sempre correre fin là."

Quinn inarca un sopracciglio e Santana ridacchia, "È più o meno un miglio."

"Non nel mio vestito da sposa, Santana," ringhia Quinn, ma le sue labbra stanno cercando di sorridere e Santana è felice di vedere che il suo umore sta cominciando a risollevarsi.

"Che c'è? Non vale la pena di fare una corsetta per andare da Berry?"

Lo sguardo di Quinn si addolcisce e la ragazza smette di combattere per non sorridere.  

"Certo che ne vale la pena…ma non ho intenzione di incontrarla all'altare tutta sudata e disgustosa," sbuffa.

"Sì…credo che quello sia per la luna di miele," la provoca Santana inarcando le sopracciglia finchè Quinn non le dà una gomitata nelle costole.

"Oof…siamo così sensibili?"

"Ti prego, dimmi che il tuo brindisi di nozze non sarà pieno di battute a sfondo sessuale," ordina Quinn.

"Uh...no?" esita lei, chiedendosi se riuscirà a riscriverlo mentalmente durante la cerimonia. Quinn appoggia la fronte a una mano, ma almeno questa volta sta sorridendo.

"Ehi, ci siamo quasi," osserva Santana mentre la limousine oltrepassa i cancelli del parco.

Quinn fa un sospiro di sollievo, "Finalmente."

Santana controlla il telefono. Miracolosamente, hanno solo dieci minuti di ritardo—ma non lo fa notare a Quinn, visto che quei dieci minuti sono colpa sua. Nel momento in cui la macchina si ferma davanti alla Boathouse, la mano di Quinn è sulla maniglia della portiera per spalancarla. Santana alza gli occhi al cielo al vedere l'impazienza dell'amica, ma sa che non è prudente commentare.

Hiram Berry è lì fuori per accoglierle. Fa un gran sorriso quando vede Quinn e si china su di lei per baciarle la guancia.

"Mi togli il respiro, mia cara."

Le guance di Quinn arrossiscono deliziosamente.

"Grazie."

Lui la prende sottobraccio e la accompagna dentro, "Che dici se andiamo a sposarti?"

Lei fa un sospiro di gratitudine, "Sì, per favore."

Hanno appena fatto un passo oltre la soglia quando Kurt si precipita verso di loro, gettandosi addosso a Quinn e abbracciandola forte, "Grazie a Dio sei qui."

Quinn ansima di sorpresa e ricambia l'abbraccio, ridacchiando.

"Non hai idea di quello che ho passato," si ritrae e la guarda aggrottando la fronte, "Oh, tesoro, il tuo trucco è un orrore."

Quinn fa una smorfia e Santana ride sarcastica, "E cosa avresti affrontato? Sono io quella che è rimasta incastrata per quarantacinque minuti in una limousine con la regina della lacrime," dice, indicando Quinn con il pollice.

Kurt incrocia le braccia sul petto e fissa Santana, "Due parole, Santana. Rachel. Berry," le ricorda in tono solenne.

Quinn gli dà uno schiaffo sulla spalla e Santana ride finchè Quinn non la fulmina con lo sguardo.

"Dimmi di nuovo di chi è la colpa del nostro ritardo, Santana?"

Tre sguardi accusatori si posano su di lei e lei si agita, sollevando le mani.

"Che c'è? Ce l'abbiamo fatta, no?"

Kurt scuote la testa, passando un braccio attorno alla vita di Quinn.

"Andiamo a darti una sistemata, così possiamo dare inizio a questo show."

"Come sta Rachel?" chiede preoccupata.

"È pazza," le risponde con un sorriso, stringendola affettuosamente, "ma starà benissimo quando ti vedrà."

Gli occhi di Quinn scintillano, e il suo sorriso è assolutamente radioso.

"Allora non facciamola aspettare oltre," ordina.

Santana sorride dolcemente e fa per seguirli, ma non appena oltrepassa la Lake Room, non riesce a resistere alla tentazione di dare un'occhiata agli ospiti. Si dice che non sta cercando nessuno in particolare, ma non può fare a meno di osservare la stanza in cerca di una familiare testa bionda. Sono passati alcuni anni ormai, ma non riesce a non provare un sentimento di affettuosa nostalgia al pensiero di rivedere il suo primo amore. Non sa se Brittany sia riuscita a liberarsi per lasciare il suo tour durante la tappa di Chicago. Il suo RSVP era stato proprio da lei, con disegnato un faccino sorridente e il messaggio 'sono felice per voi' vergato in inchiostro rosso, ma senza alcuna indicazione se avrebbe partecipato o no.

Santana vede Judy Fabray seduta tutta rigida in prima fila. Non è molto d'accordo col matrimonio—ha vissuto nella speranza che Quinn cambiasse di nuovo squadra e che incontrasse un brav'uomo con cui si sarebbe sposata e avrebbe avuto dei bambini. Probabilmente oggi per lei è una giornata schifosa ma è qui perché, anche se non capisce le scelte di Quinn, ama sua figlia e non vuole perderla di nuovo. Santana rispetta questo atteggiamento.

Mercedes Jones è seduta tre file più indietro e sembra stia bene, ha un affascinante cioccolatino seduto accanto. Santana pensa di vedere anche Sam Evans, ma è passato davvero tanto tempo e non è proprio sicura che sia lui. È ridiventato castano? Quando entrerà nella sala dovrà cercare Bocca da Trota per accertarsene.

La testa rasata di Puckerman attira presto la sua attenzione, e sorride. A parte Kurt, Quinn e Rachel, è l'unica persona di Lima oltre alla sua famiglia che sente con una certa regolarità, grazie alle sua eterna connessione con Quinn. A dire il vero, l'intero gruppo del liceo è diviso adesso. Ciascuno di loro ha due persone al massimo con cui si trova in contatto.  

Tutti parlano ancora con Mercedes, anche se vive a Los Angeles e raramente la vedono di persona. Rachel è ancora amica su Facebook con Tina Cohen-Chang, e Kurt cena con Dave Karofsky ogni volta che torna a casa in Ohio. Quinn parla con Sam di tanto in tanto e scambia email con Artie Abrams, grazie allo strambo legame che hanno formato dopo l'incidente di lei. Santana osserva la stanza, trovando facilmente la sedia a rotelle. Deve ricordare di salutarlo assolutamente, visto che si è rivelato un ragazzo decente.

Naturalmente, la persona che cercava all'inizio è quella che non riesce a trovare, e cerca di non esserne delusa. Non parla a Brittany tanto spesso quanto vorrebbe ma sono riuscite a rimettere assieme i pezzi della loro amicizia, lentamente ma con sicurezza. Si allontana dalla porta e sta per voltarsi e andare a cercare Quinn quando va a sbattere contro un uomo altissimo e profumato di Axe. Alza la testa e aggrotta la fronte.

Finn Hudson, cazzo.

"Bè, dannazione," mormora.

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Note del traduttore:

Boathouse: ristorante che si trova a Central Park, sulla riva del Lake. E' possibile prenotarlo per tenervi matrimoni e qualsiasi altro tipo di cerimonie e festeggiamenti.

  
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