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Autore: DeathRamps_    06/09/2013    2 recensioni
Do un’ultima occhiata alla panchina e gli occhi vanno immediatamente a posarsi su un uomo.
Ma chi è? Non l’ho mai visto prima. Non può essermi sfuggito, conosco tutti qui. Sarà un nuovo arrivato? E perché dovrebbe venire proprio qui? E’ un posto così squallido, ma per me, è il massimo.
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Ho messo la coppia Slash e il rating arancione poichè nei prossimi capitoli ci sarà qualche scena che richiedono questo tipo di coppia e questo rating.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1.
 
Billie P.O.V

Passeggio per le vie Oakland.
Ah, quanto amo questo piccolo buco dimenticato da Dio. Non succede mai nulla, ed in parte è positivo. Sono un tipo tranquillo e la monotonia non mi dispiace affatto. Sempre le stesse facce, le so a memoria. Conosco tutti qui. C’è tanta brava gente e i delinquenti che a volte andavano a *rubare la birra in quella piccola bottega, oramai non si fanno più vedere. Ah, l’autunno. Quanto lo amo. Le foglie di mille colori, rosse, gialle, marroni, ed altre ancora verdi, che cadono dagli alberi, ormai, spogli. Il vento che sfiora i miei capelli corvini portandomeli al lato destro della bocca. Sembro un po’ un fungo con questi capelli, dovrei proprio tagliarli. Hanno preso volume in questi anni. Dovrei fare il parrucchiere. Dopo una lunga passeggiata mi siedo su una panchina posta di fronte ad laghetto. Sembra un gelido, probabilmente lo è. Sembra più uno stagno a dire il vero, poiché l’acqua è piuttosto sporca e inquinata. Tiro la testa all’indietro e faccio si che il vento accarezzi nuovamente il mio viso. Mi sdraio mettendo le mani dietro la testa e piedi incrociati sull’altro lato della panchina. Chiudo gli occhi e respiro profondamente assaporando il dolce profumo dell’autunno. Non ha un profumo, perché lo sto facendo? Invece si, quell’odore di foglie secche senza vita ha un odore. Lo sento farsi strada nelle mie narici. Si, è proprio la stagione che preferisco l’autunno. In estate fa troppo caldo e senti tutta la pelle appiccicosa. Basta un secondo che devi subito rientrare dentro la doccia per sentirti bene. In inverno fa freddo, troppo freddo. La stufa, è la mia migliore amica in quel periodo. La primavera è un esplosione di fiori, colori e allegria. Oserei tristezza per quelli allergici. Non vorrei mai essere nei loro panni. Però quei colori, così vivi, che trasmettono felicità, speranza e un senso di benessere assurdo. Amo la natura, dovevo nascere negli anni sessanta. Andarmene con i miei amici “figli dei fiori” vestiti in modo strambo e con gli occhiali rotondi, in giro per il mondo con un camper pieno di fiori e simboli della pace disegnati. Avrei anche potuto avere i tipici pantaloni a “zampa d’elefante” con le frange alla fine o magari una fascia in testa o meglio ancora i capelli lunghi lasciati morbidi sulle spalle! Perché non sono nato prima? Penso mentre riapro gli occhi e mi mette in posizione eretta sulla panchina. Mi guardo intorno. Oh, ecco la signora Johnson con le solite buste della spesa. Ha cinque figli da sfamare e un marito, povera donna! Lì c’è Eddy il barbone. Lo chiamiamo così qui, perché lo è davvero. Non so la sua storia, magari un giorno gliela chiederò. E’ simpatico, ma non ci si può fidare, non è del tutto lucido mentalmente. Beh, cosa posso pretendere da un uomo che ha vissuto in quelle condizioni per così tanto tempo? Bene, ecco i bambini con il loro tipico pallone bianco e nero di cuoio a giocare. Spero non gli finisca la palla nello stagno, è da vomito anche solo guardandolo. L’avvocato Smith, il mio vicino di casa Adams con sua moglie, sembrano esserci tutti. Wow. Dopo un po’  di tempo passato lì, su quella panchina, mi accorgo che non c’è più nessuno. E’ l’ora che mi alzi e vada a casa. Do un’ultima occhiata alla panchina e gli occhi vanno immediatamente a posarsi su un uomo. Ma chi è? Non l’ho mai visto prima. Non può essermi sfuggito, conosco tutti qui. Sarà un nuovo arrivato? E perché dovrebbe venire proprio qui? E’ un posto così squallido, ma per me, è il massimo. Sembra un tipo raffinato. Alto, con una postura spaventosamente dritta. E’ biondo, di un biondo quasi fastidioso che stona con tutto l’ambiente. Si gira e mi fissa camminando. No smette di guardarmi. Mi sento tremendamente a disagio e abbasso lo sguardo. Si sta dirigendo verso di me, credo. Faccio per alzarmi, ma lui mi urla in lontananza e fa una corsetta per raggiungermi.
“Hey, ciao”. Mi saluta con un po’ di fiatone.
“Ciao”.
“Mi presento, sono Michael Ryan Pritchard”.
Cosa vuole questo tizio da me? E perché non va a presentarsi a qualcun altro? Mi stava pedinando per caso? Sento il bisogno di andarmene, non m’ispira fiducia, neanche un po’.
“Io sono Billie, Billie Joe Armstrong”. Deglutisco.
“Molto piacere, ti starai sicuramente chiedendo perché ti sono piombato davanti senza nemmeno conoscerti”. Fa un pausa “Vedi, il fatto è che sono nuovo da queste parti e mi sono perso. Ricordo il nome della via in cui abito, ma non la strada. Potresti aiutarmi? Non ho visto anima viva in giro tranne te”.
Quel tipo era strano, io avevo visto passare un sacco di persone. Com’è possibile? Starà sicuramente mentendo, è ovvio. Ma alla fine, non mi costa nulla indicargli la strada.
“Certo, allora devi prendere da qui, il primo vicolo a sinistra, poi andare sempre dritto e..”.
“Potresti accompagnarmi?”. M’interrompe
“C-come?”.
“Sai, non ho una buona memoria. Ti è toccato me oggi. Il destino..” Ride.
Rido anch’io.
“Ok, come vuoi”. Ci incamminiamo. Sono curioso di sapere qualcosa di più su quest’uomo, ha catturato la mia attenzione oltre che il mio tempo. Ha dei bellissimi occhi blu scuro, non sembrano nemmeno i suoi. Lenti a contatto? No, non darebbero mai un effetto così bello e poi, si noterebbero subito.
“Come mai ti sei trasferito proprio qui? Di solito, la gente preferisce le grandi città a quest’angolo abbandonato di cui nessuno sa l’esistenza”.
“Io la sapevo invece. Non prendermi per pazzo, ma amo i posti desolati, mi fanno sentire il luogo “mio”, come se nessun altro lo comprendesse come lo comprendo io, non so se mi spiego”.
Oh mio Dio. Un uomo che ha i miei stessi pensieri, che crede quello che crede io. Non è possibile, è un miracolo.
“Si certo, ti spieghi benissimo! Anche io sono d’accordo con te!”. Gli sparo un sorriso a 32 denti.
“Oh, mi fa piacere!”. Sorride anche lui, ed ha un sorriso stupendo. Oddio, ma cosa penso? Beh, alla fine non ho detto nulla di male, solo che ha un bel sorriso. Certo..
Mettendo un piede dopo l’altro, siamo già arrivati.
“Ecco si, la riconosco, questa è casa mia”. Mi dice indicandola. “Grazie mille, non so cos’avrei fatto se non ci fossi stato tu”.
“Non c’è di che”. Gli dico e lo saluto facendogli un cenno della mano mentre lui apre la porta per entrare.
“Sai, spero di perdermi un’altra volta”.
Mi volto e lo guardo perplesso.
“Magari nei tuoi occhi stavolta”.
Lo fisso mentre lo vedo sparire dietro la porta col cuore che mi batte all’impazzata.
 
 
 

*Autrice*
*Il fatto delle birre rubate mi è venuto in mente grazie ad un scena del video ufficiale di So Far Away degli Avenged Sevenfold.

Yeah care(?) sono tornataa!:D
Bene bene, volevo avvisarvi che questo capitolo non dice assolutamente nulla della VERA trama.
E allora perché l’hai scritto? N.d Lettori.
Perché dovevo far incontrare i due ed esprimere l’amore di Billie per la natura:c
Questa fanfiction va sul fantastico. Ma non vi accenno nulla, non vorrei rovinare tutto lol Non immaginate nemmeno cosa ho in serbo per voi Muahahahaahahah *ride malignamente*
Adesso vi lascio, spero di aggiornare presto e le recensioni non fanno mai male;) Spero non venga una cagata e che possa attirare la vostra attenzione:)
PEACE/RAGE&LOVE<3
  
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