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Autore: Mrmoony_    06/09/2013    2 recensioni
'Bene' disse il professor Paciok 'vedremo se sei degno di portare il nome del ragazzo che ha sconfitto il Signore Oscuro'.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Dobby, Famiglia Dursley, Fanny/Fawkes | Coppie: Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Era una mattina d'estate, la pioggia batteva sul tetto, le nuvole nascondevano il sole che di solito friggeva la via di Privet Drive, poco cambiata negli anni passati. Le macchine lucide e pulite erano parcheggiate davanti alle case silenziose e ora prendevano la pioggia che cadeva fitta e veloce. La biancheria di solito stesa fuori ad asciugare, era stata portata dentro. La via sembrava deserta, solo in una casa sembrava che ci vivesse qualcuno. Nel numero 4, infatti, ci vivevano i Dursley e i loro due figli gemelli (maschio e femmina). I loro figli avevano sporcato la macchina con le loro mani e si sentivano sempre voci allegre di bambini dal loro giardino. Una volta uno dei due bambini aveva lanciato una palla oltre il cespuglio e aveva colpito la vecchia signora Smith provocandole un livido che si era tenuta per due mesi.
Quella mattina, Dudley Dursley si sveglió tardi, si rigiró nel letto e guardò l'ora. Sentiva odore di uova fritte dalla cucina, sapeva che erano già tutti svegli, sentiva le voci squillanti di Harry e Veronica e la risata della loro Mamma, Clarissa. Si vestì e il suo occhio cadde sul calendario, si ricordò come suo cugino Harry contava i giorni che mancavano alla fine dell'estate e all'inizio di un nuovo anno alla sua scuola "di matti" come piaceva chiamarla suo papà. Solo allora  Dudley si ricordò che era il 31 luglio, il compleanno di Harry. Harry. Chissà dov'era ora. Per tutto quello che sapeva Dudley, potrebbe essere stato anche morto. Gli sembrava passato pochissimo tempo da quando si erano salutati sul portone di questa stessa casa. Da quel giorno, Dudley non aveva più saputo niente sul cugino, sapeva solo che poco più di un anno dopo, uno di quei tipi strani con il mantello era andato a prendere la sua famiglia nel posto dove erano nascosti e aveva detto che andava tutto bene che quel Voldemort era stato sconfitto, non aveva detto niente su Harry. Dudley e la sua famiglia erano tornati a Privet Drive, poi Dudley conobbe Clarissa e si presero un piccolo appartamento a Londra che era tutto sporco e Dudley si ricordava di aver aperto un armadio vuoto tranne che un sacchetto che nessuno riusciva ad aprire e sembrava di aver dentro una moneta. Quando nacquero Harry e Veronica l'appartamento era troppo piccolo, quindi Vernon e Petunia andarono ad abitare là,  mentre Dudley andó ad abitare a Privet Drive. 
Dudley scese per andare a fare colazione mentre Clarissa e Harry ridevano ad una battuta che Veronica aveva appena fatto. Mangió e uscí con la giacca a vento per prendere la posta. Quando tornó dentro, guardó meglio. C'era una bolletta della luce, una cartolina del colosseo dal suo amico e due buste terribilmente familiari, su entrambe le buste c'erano lettere smeraldo. Su una c'era scritto: 
Signor H. Dursley 
Camera piú grande
4, Privet drive
Little whinging
Surrey
Sull'altra:
Signorina V. Dursley
Camera piú piccola 
Surrey
Era impossibile. Dudley rimase lí a fissare le buste incredulo. I suoi figli avevano appena ricevuto la lettera per andare a quella scuola "di matti", a quella scuola di magia. Cosa avrebbe fatto? Ignorato completamente le buste come aveva fatto Vernon con Harry? No. Avrebbe spiegato alla sua famiglia la storia del cugino e se ci avessero creduto o no, almeno avrebbero saputo la verità. Dopo qualche minuto trovò la voce: 'Harry, Veronica, Clarissa, vi devo raccontare una storia' 
Dudley cominciò a spiegare da come Harry aveva scoperto di essere un mago alle lettere che erano arrivate. Quando finí, ci fu un minuto di silenzio, un tuono e il rumore di una porta che veniva buttata giú. Un uomo con la faccia paffuta e sorridente entró in salone. Allungó la mano 'Professor Paciok' disse 'allora, cosa aspettiamo? É ora di andare a Diagon Alley.'
 
  
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