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Autore: biberon    06/09/2013    2 recensioni
“Abbiamo dovuto farlo.” Disse la madre di Gwen con gli occhi lucidi.
“Ma è una ragazza dolcissima! Gentile, bella, educata, spiritosa! È una mia grande amica!”
“Capiscici, Duncan, ti prego. Lo facciamo per proteggerti!”
“Da cosa?!”
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Duncan era un ragazzo punk, forte, intraprendente, ribelle, ma buono.
Courtney era una ragazza bella, ordinata, intelligente, intraprende e dolce.
Gwen era una ragazza sola.
Lei era diversa, lei era un pericolo …
Ma lei voleva solo qualcuno, qualcuno che l’apprezzasse e l’amasse, qualcuno … lo voleva disperatamente, con tutta se stessa.
Ed era pronta a fare qualsiasi cosa per averlo.
Genere: Horror, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen | Coppie: Duncan/Courtney, Duncan/Gwen
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo, Violenza | Contesto: Contesto generale
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Ciao a tutti, cari seguitori/fans/gente che le legge perché non ha nulla da fare delle mie FC! Ecco pronto per voi un’inquietante capitolo, stile film horror anni settanta … purtroppo vi devo dare una brutta, anzi, una pessima notizia. Questo week and dovrò andare in montagna con la mia famiglia per festeggiare il compleanno del mio fratellino. Pensate, con un mucchio di moccio setti e pure il mio ex, fratello maggior del migliore amico di mio fratello. (che roba complicata, eh?)
In ogni caso non potrò aggiornare per due lunghissimi giorni … mi dispiace davvero! Questa FC la dedico a smilesmoke, maty345 e a tutti coloro che mi commentano questa e altre FC in modo tanto gentile e carino. Grazie a tutti, sono davvero felice e onorata! Per questo capitolo mi sono ispirata guardando fuori dalla finestra (che originalona che sono, eh?). Va bene, io vivo a Milano e non nella periferia di Toronto, ma …
Vabbé, leggete il capitolo e gustatevelo!
Bacioni e salutoni da me e i miei capelli tinti di verde alga! Scusate per glie errori di battitura, la mia tastiera è impazzita.

 
 
Connor Douglas odiava i telegiornali.
Mai che trasmettessero una volta notizie di politica al primo posto!
L’annunciò principale era sempre una morte misteriosa o truculenta.
Ma a lui non importava, di tutta quella gente.
Già, lui era lui e se erano morti affari loro.
L’avrebbe urlato fino a strapparsi i capelli.
Già abitava in periferia, un posto dove la tv salta due volte su tre, e quindi non poteva guardarla quasi mai.
E quando la guardava, c’era sempre sua moglie che si metteva davanti con quel suo culone sovrappeso.
Sbuffò, sistemandosi meglio sulla poltrona.
Nell’edizione di quel giorno non si era fatto altro che parlare di una ragazzina insulta morta per il morso di un insetto.
Ma chi se ne frega!
Ecco ciò che avrebbe voluto dire.
Sfiorò il telecomando con la mano, per accertarsi che fosse ancora appoggiato sul bracciolo della poltrona.
Bene, era lì.
Raccattò con fatica il giornale dal pavimento di marmo e riguardò di sfuggita quello stupido articolo su quella stupida ragazzina, Bridgette Bitt.
La cosa più fastidiosa, senza dubbio, era stata quando erano venuti a seppellirla esattamente accanto a casa sua.
A parte il fatto che non sopportava le funzioni religiose, era abbastanza inquietante la consapevolezza di vivere accanto ad una tomba.
Non che lui credesse in zombie, vampiri e spiriti.
Tutte baggianate!
Baggianate allo stato puro.
 
Era quasi mezzanotte.
Si sistemò ancora sulla poltrona.
Era molto probabile che quella rimbambita di sua moglie si fosse seppellita sotto un mare di lezuola.
Mai che quella bisbetica ci stesse, neanche una sera.
 
Imprecò sottovoce e alzò un po’ il volume della televisione.
Fuori, il vento soffiava impetuoso e scuoteva le cime degli alberi.
Istintivamente, Connor lanciò un’occhiatina veloce fuori dalla finestra.
La lapide era sempre lì, inquietante e orribile.
Cristo, proprio in quel punto dovevano metterla?
 
Fissò gli occhietti porcini sulla televisione, che trasmetteva “le veline.”
Adorava guardare quelle gnocche susseguirsi una ad una sulla passerella mostrando pezzetti di corpo e cantando mezze nude.
Sogghignò.
Era sempre stato un uomo peccatore lui.
Come per confermare questo pensierò allungò la mano tozza verso la bottiglia di birra mezza vuota sotto il tavolo accanto alla poltrona, la scolò tutta ad un fiato ed emise un sonoro rutto.
Dopo pochi secondi si voltò a fissare la tomba, e gli prese quasi un infarto. Sembrava che la terra avesse avuto un fremito, si fosse mossa.
“tutte baggianate.” Si ripeté. “Colpa dell’alcool.”
All’improvviso la tv iniziò a crashare e ad andare in tilt.
Lui, infastidito, diede un pugno al telecomando e la televisione si spense del tutto.
Di malavoglia trascinò il suo corpo sovrappeso e peloso alla tv, e schicciò il pulsante di accensione.
Niente da fare.
Strascicando i piedi arrivò all’interruttore della luce e lo premette.
Non si accese.
“Merda, un blackout!” esclamò.
Buffo, che ci fosse un blackout lì in periferia.
Forse un fulmine aveva colpito i fili elettrici?
Strano, però, fuori non pioveva.
Sbuffò ancora una volta e andò alla’ppendiabiti: era meglio andare fuori a controllare.
Prese il suo cappotto marrone e un cappello, e uscì dal portico.
Guardò la tomba, in lontananza.
Il cuore prese a battergli forte, seppur contro la sua volontà.
Al posto della tomba, adesso c’era un grande buco che dava probabilmente sulla bara.
Si avvicinò, curioso e spaventato allo stesso tempo, allungò il collo e guardò dentro.
“Cristo Dio!” si lasciò sfuggire l’uomo.
La tomba era aperta e vuota.
Si voltò di scatto e prese a correre verso casa urlando e agitando le braccia.
“Rose! Rose!”
Entrò ansimando sull’uscio e mbracciò il suo fucile da caccia, appeso dietro la porta.
“Rose! Qualcuno ha rubato quel cadavere!” gridò rivolto al piano di sopra.
Non sentì risposta.
Sali le scale facendo i gradini a due a due e aprì la porta della stanza con un calcio.
“Rose, maledizione, ascoltami!”
Scosse violentemente la spalla della moglie.
“Donna, se non ti alzi immediatamente giurò che …” iniziò.
Rose gli cadde tra le braccia.
L’uomo sbianco: lei era pallida come un lezuolo, gli occhi aperti e vitrei, il corpo inanimato.
“ROOOOOOOOOOOOOOOOOSE!” urlò, cadendo in ginocchio.
 
Si alzò e come una folata di vento scese le scale e atterrò nel salotto.
“C’è qualcuno?!” gridò, caricando il fucile.
“Okay stronzo, o ti fai vedere o inizio a sparare ovunque e ti buco i coglioni!” esclamò con linguacìggio scurrile.
Sentì una risatina provenire da fuori.
Uscì e sparò un colpo in aria.
“faccio sul serio! Esci fuori, codardo!”
Di nuovo quella risatina shokante.
E poi qualcuno gli sfiorò la spalla.
Si voltò fulmineamente e non vide nessuno.
La porta di casa era aperta e sbatteva per il vento.
Si voltò di nuovo verso la campagna, e si trovò di fronte qualcuno.
a pochi centimetri da lui c’era una ragazza che sembrava una di quelle veline della tv.
Capelli biondi che ondeggiavano nel vento, enormi occhi verdi, trucco pesante, pelle pallida e liscia come la buccia di una pesca, fisico esile.
Portava un vestito fatto di veli bianchi sovrapposti che ondeggivano nel vento, attraverso il quale si potevano intravedere reggiseno e slip.
L’uomo abbassò il fucile.
“E tu chi saresti, dolcezza?” chiese.
Lei inclinò un po’ la testa.
“Aiutami …” sussurrò tra le labbra carnose quasi bianche.
“Che devo fare per te?” disse lui dolcemente, fissandole il seno senza farsi troppi problemi di decenza.
Lei sembrò non curarsene.
“Aiutami.” Ripeté.
Lui li si avvicinò ancora un poco,e lei cadde in ginocchio.
“Non ho … le forze …” disse lei.
Lui le allungò la mano, e lei l’afferrò stringendola fortissimo.
Si alzò in piedi.
“Stai meglio?” le chiese Connor, apprensivo.
Lei lo spinse contro il muro della casa e si levò con un sol gesto il velo, mostrando la biancheria intima.
“Wow, fai sul serio!” esclamò lui, e l’afferrò per i fianchi.
Poi accadde qualcosa che non aveva previsto: le mani candide della ragazza gli furono avvinghiate intorno al collo e lo sollevarono da terra.
“Ma che …” disse l’uomo tra i denti.
Non riusciva a respirare, quelle mani leggiadre quanto forzute lo stavano stritolando lentamente.
“Com’è facile ingannare voi uomini …” disse lei.
Sogghignò.
“Che hai intenzione di fare?!” chiese lui tra i denti.
Lei fece spallucce e lo guardò negli occhi.
“Buonanotte.” Disse solo.
 
Pochi secondi dopo, il corpo senza vita di Connor Douglas giaceva a terra, pallido come un lenzuolo, la gola segnata dalle ditate rosse della bellissima ragazza, gli occhi ancora sbarrati in un’espressione di stupore.
 Lei recuperò i suoi vestiti e guardò il vecchio ubriacone che giaceva poco distante dai suoi piedi.
La campagna e la luna, sotto e sopra di lei, erano testimoni della sua prima bevuta.
 
 
 
 
 

 
   
 
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