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Autore: _Luthien_    13/03/2008    8 recensioni
Ho fatto la mia scelta, e l'ho fatta per te, anche se può non sembrare così. In un giorno di pioggia ti ho conosciuta e in un giorno di pioggia avrò il coraggio di chiederti se mi ami ancora.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IN UN GIORNO DI PIOGGIA

 

Is è mo laoch, mo ghile mear

Is è mo Shaesar

ghile mear

Ni fhuras fein aon tsuan as sean

 o chuaigh i gcein mo ghile mear

 Addio, addio e un bicchiere levato al cielo d'Irlanda e alle nuvole gonfie.

 Un nodo alla gola ed un ultimo sguardo alla vecchia Anna Liffey e alle strade del porto.

 Un sorso di birra per le verdi brughiere e un altro ai mocciosi coperti di fango,

e un brindisi anche agli gnomi a alle fate, ai folletti che corrono sulle tue strade.

 

Hai i fianchi robusti di una vecchia signora e i modi un po' rudi della gente di mare,

 ti trascini tra fango, sudore e risate e la puzza di alcool nelle notti d'estate.

 Un vecchio compagno ti segue paziente, il mare si sdraia fedele ai tuoi piedi,

ti culla leggero nelle sere d'inverno, ti riporta le voci degli amanti di ieri.

 

 E' in un giorno di pioggia che ti ho conosciuta,

 il vento dell'ovest rideva gentile

e in un giorno di pioggia ho imparato ad amarti

mi hai preso per mano portandomi via.

 

Hai occhi di ghiaccio ed un cuore di terra, hai il passo pesante di un vecchio ubriacone,

 ti chiudi a sognare nelle notti d'inverno e ti copri di rosso e fiorisci d'estate.

 I tuoi esuli parlano lingue straniere, si addormentano soli sognando i tuoi cieli,

 si ritrovano persi in paesi lontani a cantare una terra di profughi e santi.

 

E' in un giorno di pioggia che ti ho conosciuta,

il vento dell'ovest rideva gentile

 e in un giorno di pioggia ho imparato ad amarti

mi hai preso per mano portandomi via.

 

 E in un giorno di pioggia ti rivedrò ancora

e potrò consolare i tuoi occhi bagnati.

In un giorno di pioggia saremo vicini,

 balleremo leggeri sull'aria di un Reel.

 

 

 

“Ti amo e questa guerra non potrà mai dividerci..non mi interessa cosa accadrà! Noi non ci separeremo”.

Quanta convinzione lessi nei tuoi occhi quando abbracciata a me, nel mio letto, in quella stanza buia e fredda., mi facesti questa promessa.

 E per un attimo la tua convinzione prese anche me, e mi illusi che davvero non ti avrei mai lasciata.

Mi vidi per un istante, come in un flash, vent’anni dopo, e mi vidi con te. In una casa nostra, con dei bambini magari. Mi vidi felice. Non mi ero mai visto felice e fu una sensazione così bella, così meravigliosa, che mi riempì. Mi aggrappai a quell’immagine come se fosse la mia unica speranza di vita, e ora che ci penso, lo era.

Ma l’illusione finì presto, anzi prestissimo.

A Natale del 7° anno, il primo Natale che avremmo passato insieme.

Sembrava assurdo da parte di uno come me, ma erano due mesi che programmavo quel Natale.

Ti avrei fatta sentire una regina perché in fondo lo eri, eri la mia regina.

E la Vigilia, proprio la Vigilia, il preside mi convocò nel suo ufficio.

 Quando vidi chi c’era lì ad aspettarmi capii che era tutto finito. Non avremmo potuto mantenere la nostra promessa. Non sarei mai stato con te, non avrei mai diviso una casa con te, non avrei mai avuto dei figli con te.

E fu lui, così simile a me, a distruggere quel sogno.

Capelli biondi, lunghi, sguardo glaciale, espressione puramente aristocratica.

 Lucius Malfoy. Mio padre.

 Mio padre, che era venuto, lo sapevo bene, per portarmi via e farmi Mangiamorte.

Silente non poteva fare nulla.

Ed io?

 Potevo forse oppormi?

 Potevo sì, ma a costo della mia vita.

 “Meglio morire che vivere una vita senza di te”. L’avevo letto in un libro che mi avevi prestato tempo prima. Era vero?

No. Perchè se restavo vivo c’era la possibilità, seppur remota, che una volta finito tutto io riuscissi a tornare da te.

E sia.

Andai con mio padre, partii, senza salutarti, senza guardarti, senza avere il coraggio di dirti addio.

 Ero un vigliacco.

 

Non ho idea di come reagisti quando venni a sapere dai giornali che ero diventato un Mangiamorte.

 Immagino però i tuoi occhi brillare d’ira, le mani tremare leggermente, dato che hai sempre odiato che qualcuno ti vedesse triste o arrabbiata.

Tu eri la colonna portante del grande trio e non potevi crollare.

 

Nei due anni di guerra che seguirono combattei con forza nelle schiere dell’Oscuro Signore, senza mai osservare a lungo i miei avversari.Li guardavo solo per pochi istanti, il tempo necessario per vedere i loro occhi colmi di paura o odio.Pregavo ogni volta di non scorgere i tuoi bellissimi occhi ambrati perché sapevo benissimo che non avrei mai retto il tuo sguardo, e a quanto pare deve esistere a questo mondo un qualche dio perché non ti ho mai vista.

 

La gran parte delle mie notti trascorrevano insonni,immaginando il momento in cui sarei tornato da te.

Come avresti reagito?

Probabilmente la risposta dipendeva anche dall’esito della guerra. Sapevo perfettamente che se Potter fosse morto non mi avresti più nemmeno guardato, per il semplice fatto che avevo militato nelle file del suo assassino. Avevi sempre voluto molto bene a Harry Potter, tanto che spesso ero stato tentato do chiederti a chi tenevi di più tra noi due. Ma non sono così masochista e temevo troppo la risposta che avrebbe potuto distruggere il mio cuore, quello stesso cuore che tu avevi riportato in vita.

 Se invece lo Sfregiato avesse vinto avevo davvero una possibilità??

Mi rispondevo costantemente di sì ma era per placare la mia paura.

 Ma mai nemmeno per un momento avevo pensato a quella possibilità che poi si rivelò essere la crudele realtà. E sono stato piuttosto stupido a non considerare questa eventualità.

 In fondo non era credibile che io fossi l’unico ad aver notato quanto eri meravigliosa. Ai miei occhi eri la donna più bella che esistesse, eri la più brillante, la più perfetta.

Era realmente impossibile che nessun uomo si fosse innamorato di te.

Ma io ci credevo ancora. In quella promessa, che nessuno mai ci avrebbe diviso, ci credevo ancora.

 

Ma in quei due anni tu avevi smesso. Non credevi più nel nostro amore, nella nostra vita insieme, non credevi più in me.

 

Non dimenticherò mai la tua espressione, quando sono venuto a bussare alla tua porta, dopo che Potter aveva faticosamente vinto.

Hai spalancato i tuoi occhi ambrati, poi con una rapidità che non credevo possibile, li hai ridotti a due fessure colme di odio e disprezzo. Ho avuto davvero paura del sentimento che leggevo in te, tanto che sono arretrato di qualche passo e tu l’hai notato.

Non avevo parole per esprimere il vuoto che il tuo sguardo avevano creato in me.

“Tesoro?? Chi è?”

No. Questo no. Davvero no. Non lo posso sopportare. Non posso sopportare che tu abbia un altro.

Un uomo che non sono io.

 Da una stanza emerge LUI. Quello che da 5 secondi a questa parte è l’essere che odio più al mondo. È abbastanza alto, ma meno di me, con i capelli castani, tendenti al nero, gli occhi scuri.

È l’esatto opposto di me.

Ma non è vedere lui, il tuo uomo, il vero colpo di grazia. È la tua risposta.

 “Nessuno”

 E chiudi la porta, senza darmi la possibilità di dire un parola, di pronunciare il tuo nome, forse la cosa che mi è mancata di più in questi due anni.

 

Me ne vado, ma non sono sconfitto. Non è facile sconfiggermi. Non ho mai perso per le cose davvero importanti e tu lo sei.

 

Cominciai a seguirti, a cercare informazioni su di te, su cosa facevi, su chi era lui e scopro che è un babbano, Antony Archer, un insegnante universitario.

Sinceramente, ti avevo pensato con qualcosa di meglio.

 Ora avevo abbastanza informazioni e sapevo come coglierti impreparata e, stanne certa, questa volta non mi sarei fatto cacciare via.

 

 Sono le cinque di un martedì pomeriggio e tu stai uscendo dall’ospedale dove lavori come Medimaga. Per tornare al tuo appartamento devi passare per i giardini pubblici. È lì che voglio costringerti ad ascoltarmi.

Dei nuvoloni grigi, che promettono pioggia, stanno ricoprendo gli ultimi spazi azzurri di cielo.

 Ti fermi un momento, chinandoti ad allacciarti una scarpa.

Ti arrivo alle spalle, nemmeno te ne accorgi, e ti passo un braccio intorno alla vita.

Sussulti vistosamente, mi hai riconosciuto senza aver bisogno di guardarmi, ne sono sicuro.

Resti ferma per qualche attimo, poi di scatto ti divincoli dalla mia presa fronteggiandomi.

Per la prima volta non riesco a capire cosa dicono i tuoi occhi immediatamente.

 Ma dopo qualche secondo vedo in essi la rabbia, ma non solo; c’è anche tristezza e rimpianto.

Nei miei c’è dolore.

“Cosa vuoi?” mi chiedi, anzi mi ordini di dirti.

“Spiegare”

 “Cosa? Che te ne sei andato senza dirmi una sola parola? Che ti sei schierato con coloro che più odiavo al mondo? Che mi hai tradita nel modo peggiore possibile? Cosa vuoi spiegarmi, Draco?”

Stai urlando e ne ha tutto il diritto.

 Urla, Hermione, grida, sfogati, picchiami se vuoi, mi lascerò fare qualsiasi cosa da te.

“Non posso dirti tutto ciò che mi ha spinto a seguire mio padre ma la verità è che non c’è stato giorno in cui non ho atteso la possibilità di tornare da te."

“Sei arrivato tardi”

Si è messo a piovere ora.

I giardini in cui siamo ricordano l’immenso parco di Hogwarts.

“Il giorno in cui ti ho baciata eravamo sotto una quercia e pioveva, come ora.

Ti ho baciata aspettandomi uno schiaffo o un incantesimo, invece mi hai sorriso, dolce e lieve, e mi hai preso per mano.

 Non ho dimenticato un secondo del tempo passato con te, è quello che mi ha tenuto in vita in questi due anni, sono rimasto vivo per questo”

 

E' in un giorno di pioggia che ti ho conosciuta,

il vento dell'ovest rideva gentile

e in un giorno di pioggia ho imparato ad amarti

mi hai preso per mano portandomi via.

 

 Vedo le lacrime che premono contro i suoi occhi e che cerci coraggiosamente di trattenere.

 Non vuoi farti vedere debole davanti a me.

 “Io ti amo. E sono qui, e se tu ricordi la promessa che mi hai fatto e se ci credi ancora, allora io non sono vivo invano”

 

Ti avvicini a me, incerta, non so davvero cosa aspettarmi.

“Non sono io la cosa per cui hai vissuto in questi due anni ma questo”

e afferrandomi il braccio alzi la manica della camicia bianca che indosso e scopri uno dei miei incubi.

Il Marchio Nero.

 “È questo quello che sei”

 Con queste parole ti volti e te ne vai.

Sono sconfitto.

 

Erano passati due giorni da quando mi avevi pugnalato al cuore ed io ero rimasto chiuso nella mia stanza di quella locanda di infima categoria.

Era veramente finita per me.

 

Ad un certo punto, all’improvviso, la porta sbatté e vidi entrare gli Auror.

Mi guardarono, indubbiamente sorpresi di trovarmi in quelle condizioni pietose.

 Mi davano la caccia dalla fine della guerra e ora che sono riusciti nel loro intento Azkaban mi aspetta.

 Venni processato praticamente subito.

Potter venne a trovarmi in cella pochi minuti prima e mi disse che sapeva tutto di quello che c’era stato tra noi e che in fondo, riusciva a capirmi. Sembrava mi compatisse. Mi disse che non c’era speranza di non essere condannato all’ergastolo ma che forse tu avresti parlato per me. Che avresti detto che conoscevi un altro me, un me che non era un Mangiamorte ed un assassino.

 A quelle parole realizzai che avevo ancora un cuore che batteva.

Certo, avrei comunque passato il resto della mia vita ad Azkaban, ma sarebbe stato diverso perché avrei saputo che ero ancora nel tuo cuore, che significavo ancora qualcosa per te, che ero ancora qualcosa per te.

 

Entrai in quell’aula e mi sedetti sulla sedia predisposta; immediatamente delle catene mi avvolsero i polsi.

Guardai negli occhi ognuno di quegli uomini che mi avrebbe condannato.

Ma non erano loro a interessarmi.

Se ora mi chiedessi di che colore erano gli occhi di colui che mi interrogò non saprei dirtelo.

In realtà gli occhi che cercavo con insistenza quasi morbosa erano i tuoi.

Occhi color nocciola, di cui conoscevo ogni singola sfumatura.

 

Ma tu non c’eri.

 

Non eri lì con me.

 

Io non ti salutai quando me ne andai con mio padre, tu non eri venuta a salutarmi ora.

 

Non sentii il giudice pronunciare la mia condanna.

 

Non sentii i due carcerieri che mi trascinavano via.

 

Non sentii la folla, costituita in gran parte da parenti di vittime dei Mangiamorte, che mi insultava.

Non sentii nulla.

 

Era finita.

 

************

 

“Mi dispiace, ma non voglio prenderti in giro”

 “Cosa è cambiato?”

“Io. Sono cambiata io Antony. Due anni fa ero una persona, poi sono cambiata e tu hai conosciuto questa nuova me. Ma non sono veramente io.”

“Posso provare a conoscere questa nuova te"

“No, non puoi. Un solo uomo mi ha amata per quello che sono davvero e nessun altro potrà farlo. Scusami”

 

**********

 

Sono qui da poco più di anno ma non intendo andare avanti. Non ho motivi per restare vivo.

Sento che le gambe non riescono più a reggermi, non mangio da giorni per porre fine a questa mia esistenza vuota.

Mi sdraio sul lettino della mia cella.

Le mie palpebre si fanno pesanti.

Oggi io muoio.

Sto morendo ora, in questo momento.

Vorrei avere il tuo volto come ultima immagine ma so che questo non è possibile.

E allora guardo fuori dalla piccola finestra della mia cella.

Piove.

 

E' in un giorno di pioggia che ti ho conosciuta,

il vento dell'ovest rideva gentile

e in un giorno di pioggia ho imparato ad amarti

mi hai preso per mano portandomi via.

 

E in un giorno di pioggia ti rivedrò ancora

e potrò consolare i tuoi occhi bagnati.

In un giorno di pioggia saremo vicini,

balleremo leggeri sull'aria di un Reel.

 

 

Angolino dell'autrice....

Ciao a tutti!!!!!!! Prometto che non vi stresserò a lungo, tranquilli. Solo due paroline.

E' tanto che non scrivo una storia e il motivo principale è che sono insicura e che una enorme paura di non piacere.

 Quindi spero che chi legge questa mia fanfiction sia così buono da lasciare un commentino che mi faccia capire se faccio schifo o meno.

 In ultimo un ringraziamento va alle mie amiche dell'università che mi fanno sentire bene.

In particolar modo, questa storia è dedicata a Patrizia....grazie mille socia!!!!!!!!!!!!!!

  
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