Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: thatsdaworld    07/09/2013    6 recensioni
Abbandonato da tutti.
Tutti lo lasciano, nessuno gli resta accanto.
La mente è rovinata da idee pazze.
“Dall’essere uno dei ragazzi più invidiati della scuola per la sua bellezza passò ad essere un qualcosa che pure all’inferno sarebbe ripudiato.”
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“« Balla, canta, ridi, piangi, urla, ama, odia. Vivi una volta sola, se vuoi sprecala o utilizzala al meglio. A te la scelta di come viverla. »
« Non è così facile nonna... » rispose il nipote con un sorriso imbarazzato.
« Cos’hanno sentito le mie orecchie? Che è successo al meraviglioso bambino pieno di vita che si incantava ad ogni frase che dicevo?
Chi è lo stronzetto che ti ha fatto perdere la speranza? Vedi come lo concio. » disse quella frase in un modo che solo lei sapeva fare, non lo faceva apposta,
ma faceva sorridere l’unico nipote che aveva e questo le bastava. Vedere quel ragazzo sorridere le ricordava sempre suo marito nell’anima con il fisico del padre.
Il ragazzo rise « Non credo che saresti capace di picchiare tuo figlio, almeno non ora. »
La donna si rattristì alla risposte del nipote « Non pensavo che William avesse fatto una cosa così orribile.
Da piccolo era la tua fotocopia, s’incantava per ore ad ascoltare le storie del nonno, era un bambino molto felice e pieno di vita, sorrideva a chiunque incontrasse per strada.
Poi tuo nonno fu mandato dall’esercito in Vietnam e lui cominciò a sentirsi solo, ma continuava a ripetermi, più a sé stesso che a me, che sarebbe ritornato.
Passarono i mesi e del nonno nessuna traccia, un giorno venne un generale della marina per informarmi – gli occhi della donna erano lucidi, quei ricordi le facevano troppo male –
che era disperso nel Vietnam e mi diede una lettera, decisi di non dirlo a tuo padre per non ferirlo, ma trovò la lettera di addio del nonno sotto il materasso e da quel giorno divenne un
altro bambino. Aveva otto anni quando perse suo padre, gli occhi divennero freddi, perse a poco a poco tutti gli amici, era sempre arrabbiato e divenne ogni giorno sempre più aggressivo.
La notte lo sentivo piangere dalla mia stanza, ogni notte era uno strazio, allora andavo nella sua camera lui fingeva di dormire e io gli dicevo sempre “Manca anche a me, tanto, ma ricorda che è sempre con te.
Lui non ci ha lasciati di sua volontà. Lui ti ama. È andato via da eroe, ora mostragli quanto sei eroe tu.” per poi dargli un bacio in fronte e andarmene, allora certe volte si calmava e altre volte piangeva di più.
Penso che nessun bambino al mondo abbia versato così tante lacrime nella propria infanzia. » qualche lacrima le rigò, ma riuscì a trattenersi.
« Non capisco perché sia arrabbiato con me, io non ho colpe per tutto ciò. »
« Si tiene a distanza così nel caso scomparisse tu non finisca come lui. »
« Non ho bisogno di un padre distante, ma di un padre presente. »
« Hai me. » rispose la nonna sorridente.
« Ormai sei la donna della mia vita, non mi serve una ragazza, io ho te. » replicò lui contraccambiando il sorriso.
« Non è che ora non vuoi sposarti e vuoi rimanere solo come un cane a vita? »
« Beh, dai, non esageriamo. Finché non trovo la ragazza perfetta sto bene solo. »
« E se non la trovi? » lo stuzzicò.
« Amen, rimarrò solo. Non ho mica problemi. » rispose lui sospirando per finta.
« Diamene, hai sempre l’ultima parola, ora vai a dormire ragazzaccio che domani hai scuola e non puoi bigiare. »”

 
Era l’ultima conversazione con lei, l’ultima che aveva registrato, la sua preferita perché lei gli ha raccontato di suo padre, una cosa che non faceva mai.
Piangeva a dirotto nell’ascoltarlo. Piangeva perché anche l’ultima persona che lo ascoltava se n’era andata.
La madre lo abbandonò quand era ancora in fasce, così fu la nonna a prendersene cura, l’aveva visto camminare, l’aveva visto ridere, l’aveva sentito dire la sua prima parola,
l’aveva aiutato a crescere, ma non lo vedrà maturare.
Non era credente, non pensava che la nonna fosse in cielo ad osservarlo, gli pareva una cazzata assurda, preferiva pensare che è scomparsa, ma lei vive ancora nel suo cuore.
                                                     
I mesi passarono, Alex cominciò a sentirsi solo.
La testa scoppiava di frasi, frasi che non riusciva a dire. Nessuno lo ascoltava. Nessuno lo voleva.
I suoi occhi azzurri così brillanti divennero opachi, come gli occhi dei ciechi. Dimagrì. Saltava la scuola ogni giorno che poteva. La notte non dormiva.
Cominciò a vestirsi esclusivamente di nero. 
Il padre era sempre in viaggio per lavoro e non si degnava neanche di chiamarlo. Era pieno di tentati suicidi. Vuole mollare tutto, ma c’è sempre qualcosa che lo ferma.
Dall’essere uno dei ragazzi più invidiati della scuola per la sua bellezza passò ad essere un qualcosa che pure all’inferno sarebbe ripudiato.
Era arrabbiato con il mondo, si sentiva abbandonato. Una spazzatura umana.
 
Passarono le settimane e il padre non tornava a casa, Alex intanto pensava: « Chi tornerebbe a casa con un figlio del genere? »
Ciò di cui lui non era al corrente era che l’aereo con cui il padre stava tornando a casa precipitò in un bosco del Canada, tutti lo sapevano, ma nessuno aveva il coraggio di dirglielo.
Nessuno aveva il coraggio di avvicinarsi a lui.
 
« Stonem, mi segua. » lo richiamò la preside.
“Che cazzo vuole ora questa baldracca?” si chiese seguendola all’entrata.
 
Una volta fuori vide nel cortile vuoto la sagoma di un uomo che pareva un casino, aveva i vestiti completamente usurati e piangeva.
Essendo contro luce non lo riconobbe e neanche dai lineamenti capì chi fosse.
Alex rimase a fissarlo per un po’ chiedendosi perché la preside l’aveva portato fuori e chi fosse quell’uomo.
 
« Scusi la domanda, ma chi è quest uomo? »
« Avvicinati e capirai. »
 
Il ragazzo esitò per un paio di minuti, poi decise di avvicinarsi. Si fermò a un palmo dalla sua faccia. Lo squadrò partendo dai piedi: era senza un calzino, aveva i piedi lunghi con
l’illice più lungo dell’alluce, come suo padre. Le gambe snelle e lunghe gli ricrodavano il nonno in una foto che la nonna teneva vicino al letto.
La vita stretta, niente pancia e spalle possenti, come di chi va spesso in palestra, il padre aveva un ossessione per il proprio fisico.
Aveva una barba bionda molto folta e la mascella evidente.
Si soffermò sugli occhi, quell’azzurro gli era familiare, quell’azzurro freddo l’aveva visto solo in una persona nella sua vita.
« P-papà? » chiese titubante, le lacrime cominciarono a rigargli il viso.
Il signore sorrise e lo strinse forte a sé. Gli mancava stare tra quelle braccia, non si ricordava neanche più com’era quella sensazione.
Si sentiva a casa tra quelle braccia possenti, si sentiva protetto.
« Non ti lascerò mia più da solo, figlio mio. Ti voglio bene. » singhiozzò tra le lacrime il padre.
 
Si dice che si vive una volta sola, ma c’è chi sa rinascere.
C’è chi soppravvive, c’è chi è più forte e rivive.
 
Alex e William, padre e figlio, ce l’hanno fatta insieme.
 
Insieme sono entrati in un centro di riabilitazione e ci sono rimasti per nove mesi.
Alex per autolesionismo e anoressia, il padre per alcolismo.
Si sono trasferiti a Londra, dove il padre ha trovato una donna meravigliosa che ama Alex come suo figlio e Alex può finalmente dire di essere felice da far schifo.
 
Ognuno può avere la sua rivincita, basta combattere.
Si è forti abbastanza per farcela sempre. 

SPAZIO AUTRICE:
Terza one shooot! (y)
Ormai sono presa bene. AHAHA
Lasciate una recensione se ne avete voglia.
Alla prossima. :))

 
  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: thatsdaworld