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Autore: alessia_directioner2000    07/09/2013    4 recensioni
Quando sono venuta a Miami con mia madre avevo poche speranze di fare amicizia o di innamorarmi, chi si innamorerebbe mai di una persona problematica come me?
Ma poi è successo, mi sono innamorata dell'ultima persona di cui dovevo innamorarmi, il mio fratellastro.
Austin è un ragazzo scorbutico, ma lui mi ha salvata. Lui mi ha fatto capire cosa vuol dire essere amata.
Miami mi ha aperto la strada per la felicità.
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tratto dalla storia:
-Austin se ci scropono ci uccidono- dico preoccupata
- non mi importa, voglio stare con te e non mi interesa se sei la mia sorellastra, io ti amo Bree, tu mi fai sentire diverso.-
Aspettate, riavvolgiamo il nastro. lui, il ragazzo più bello dell'intero universo mi ama... ama me!
- ti prego dillo, dimmi che mi ami, perchè mi sento un'imbecille a dire queste cose cosi' sdolcinate- dice lui con tono disperato
-ti amo- dico guardandolo neglio occhi e baciandolo.
Genere: Erotico, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Bondage
Capitoli:
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                           4. Emozioni

 
 
P.O.V. Bree
 
Uscita dalla scuola inizio ad incamminarmi il più lontano possibile da Austin, non aveva il diritto di dire quelle cose su di me e suo mio padre, lui non sa niente di me.
Percorro la strada ignorando i passanti che mi guardano interrogativi e con la faccia preoccupata, dal momento che ho gli occhi tutti rossi e il mascara colato.
 
Mamma mi ha detto che c’è un parco vicino al centro commerciale, ed è proprio li che mi sto dirigendo, anche se è ancora distante da dove mi trovo io adesso. Metto le cuffie per ingannare il tempo e la riproduzione casuale fa partire warrior di Demi.
Ammiro quella ragazza, con tutto quello che le è successo è ancora in piedi, più forte di prima.
Raggiunto il parco cerco un posto appartato dove dar libero sfogo alle mie emozioni e pensare. Trovo un albero che guarda caso fa proprio al caso mio. Mi appoggio alla corteccia e lentamente mi lascio scivolare appoggiando il sedere sulla morbida erba.
 La voce di Demi mi culla come una ninna nanna e finalmente do libero sfogo alle mie emozioni, piangendo come non avevo mai fatto prima, tappandomi la bocca per evitare che si sentano i miei singhiozzi.
 
Credo siano passate più o meno due ore quando decido di alzarmi dal mio “nascondiglio” e iniziare ad incamminarmi verso casa. Piangere mi ha fatto bene, mi sento libera, mi sento bene. Stavo canticchiando sotto voce give your heart break quando sento una mano tapparmi la bocca e l’altra puntarmi un coltello sul fianco. Spalanco gli occhi per la sorpresa e cerco di ribellarmi quando il mio presunto stupratore affonda la punta della lama sul mio fianco dicendo:- Sta buona, faremo in un attimo, voglio solo giocare, se farai la brava faremo in un secondo, se invece farai la cattiva...- dice lasciando la frase in sospeso e affondando ancora un po’ la lama sul fianco.
 
Mi trascina in un vicolo sbattendomi violentemente al muro e facendo muovere la mano sinistra su tutto il mio corpo, mentre con la destra mi tiene fermi i polsi sopra la mia testa. Le sue labbra sono attaccate alle mie e stanno cercando un accesso maggiore, ma la mia lingua è appallottolata al palato e cerco con tutte le mie forze di liberarmi, ma la sua forza è troppa per il mio piccolo corpicino.
Lo vedo slacciarsi la cerniera dei pantaloni e successivamente abbassarsi 
 i boxer, per poi guardarmi e farmi un sorrisino malefico, mentre dai miei occhi continuano scendere lacrime. Inizia a slacciarmi i pantaloni, e penso sia giunta la mia ora, quando sento una macchina fermarsi davanti al vicolo e una voce, quella voce, chiamare il mio nome.
 
 
P.O.V Austin
 
 
Sono appena entrato in macchina e sto andando a vedere dove può essere Bree.
Se le succedesse qualcosa io… sarebbe tutta colpa mia.
Decido di andare a vedere a scuola, magari è nel giardino e non me ne sono neanche accorto. Arrivato lascio la macchina con il motore accesso e mi precipito a vedere se Bree si è nascosta dietro qualche albero, ma niente, nada de nada.
È tutta colpa mia penso.
Rientro in macchina e parto a razzo, dirigendomi verso il centro commerciale, sperando che Bree sia lì e che non le sia successo niente.
Mi dirigo all’entrate del centro commerciale e inizio ad entrare in ogni singolo negozio, sperando di trovarla da qualche parte. Mi dirigo pure nel bagno delle ragazze, sperando di trovarla davanti allo specchio che si rifà il trucco, anche se penso che Bree non sia una di quelle persone.
 
Entrato le signore nel bagno mi guardano con gli occhi sgranati, ma non mi importa, devo trovarla. Nada, non è nemmeno nel bagno, inizia a crescermi l’ansia, non farti prendere dal panico continuo a ripetermi mentre esco dal centro commerciale ed entro in macchina mettendo in moto. Decido di fare la strada all’incontrario e guardare in tutti i vicoli, per vedere se magari si è andata ad imboscare lì.
 
Controllo ogni vicolo, quando vedo una scena che mi fa incazzare.
Bree è attaccata al muro e un uomo, sulla quarantina credo, cerca di abusare di lei. Senza pensarci due volte mi catapulto letteralmente dalla macchina e con tutto il fiato che ho nei polmoni chiamo il nome di Bree. Leggo la sorpresa nei suoi occhi e il sollievo.
Stacco subito lo stupratore dal piccolo corpo di Bree e inizio a darli pugni da tutte le parti, Bree mi potrà pure stare antipatica,ma delle ragazze non si abusa ed è ora che qualcuno lo faccia capire anche a questa merda.
Quando decido che l’uomo ne abbia prese abbastanza mi alzo e mi dirigo verso Bree, in questo momento è la mia priorità.
 Mi avvicino il più lentamente possibile e con le mani in alto per farle capire che non voglio farle male.
 
-Bree sono Austin, non voglio farti del male, posso avvicinarmi?- dico con voce dolce. La vedo annuire e mi avvicino piano.
Quando le sono davanti mi inginocchio alla sua altezza e la fisso bene. Ha gli occhi rossi e gonfi, il mascara colato la fa sembrare un panda, ma penso sia bellissima lo stesso.
Aspetta.. ho appena detto che la mia quasi sorellastra è bellissima? Caccio questi pensieri e continuo a fissarla. faccio vagare lo sguardo su tutto il suo corpo, notando che ha i pantaloni abbassati, lasciando intravedere le mutandine.
 
-Bree, posso darti una mano ad alzarti?- dico sempre con voce dolce.
Lei annuisce e vedo che cerca di alzarsi con qualche difficoltà, decido quindi di aiutarla. Si butta subito nelle mie braccia e inizia a piangere forte, mentre io le accarezzo piano la schiena e le sussurro parole rassicuranti all’orecchio. Mi accorgo solo ora però che sta sanguinando dal fianco. Quel figlio di puttana l’ha ferita. Non ci posso credere.
 
-Bree adesso ti porto in ospedale, ok? Posso alzarti i pataloni?- domando.
Lei annuisce ancora e capisco che ha annuito per tutte due le domande che le ho rivolto. Piano faccio scivolare le mani fino all’orlo dei sui pantaloni, che sono abbassati fino al ginocchio, sempre mantenendo un contatto visivo con lei, per farle capire che non ho cattive intenzioni. Quando ho alzato i pantaloni ci dirigiamo verso la macchina e ci dirigiamo verso l’ospedale.
 
Quando arriviamo all’ospedale ci dirigiamo al pronto soccorso e chiamo aiuto. Un dottore si precipita subito da noi.
 
-che le è successo?- domanda.
-stava per essere stuprata, ha una ferita al fianco-
-va bene, signorina venga con me, andiamo a medicare la ferita, lei intanto vada a firmare i moduli- dice strappandomi Bree dalle braccia. Leggo ancora una volta il terrore nei suoi occhi e inizia a chiamare il mio nome. Guardo il dottore che mi fa un cenno del capo, facendomi capire che devo venire anch’io con loro. Metto subito un braccio dietro la schiena di Bree e la rassicuro. Siamo arrivati davanti alla sala medicazioni e il dottore fa sedere sul lettino e dice alla ragazza accanto a me di togliersi la maglietta. Bree fa quello che ha detto il dottore ancora spaventata e prendo una sua mano che intreccio con la mia per infonderle coraggio. Il dottore esamina la ferita e inizia a medicarla, per poi successivamente mettere i punti.
 
Siamo fuori dall’ospedale e siamo andando verso la macchina. Ho firmato tutto e Bree sembra essersi ripresa.
Saliti in macchina ci dirigiamo verso casa. Il tragitto è silenzioso, nessuno di noi due fiata. Sento la mano di Bree intrecciarsi alla mia e mi giro sorpreso, ma tutto quello che vedo è che Bree ha la testa girata verso il finestrino. Vuole sapere che c’è qualcuno con lei, sicuramente, mi dico.  
 
Siamo arrivati davanti a casa e Bree si è addormentata.
Cerco di fare il meno rumore possibile quando sono a casa, con il corpo di Bree tra le braccia. Apro la porta della sua camera con non poca difficoltà e appoggio delicatamente Bree sul letto. Mi allontano un po’ dal letto quando sento una mano prendere il mio polso e -rimani con me per favore- dice Bree guardandomi con i suoi occhi occhioni blu.
-Bree non so se…-
-ti prego- dice lei con le lacrime agli occhi. Con un piccolo sorriso sulle labbra mi tolgo le scarpe e dico a Bree di farmi posto nel letto. Mi stendo accanto a lei e subito si avvicina a me. Rannicchia contro di me, metto una mano sul suo fianco, stando attento a non farle male, e la guardo dormire.
 
Domani tornerà tutto come prima, io e lei continueremo ad odiarci, ma per il momento voglio starle accanto.
Mi addormento subito appena finito di formulare questi pensieri.
 
 
 
 
 
Ciaoooo *fa ciao con la mano*
Scusate il ritardo, ma ho avuto la settimana piena e sono riuscita a liberarmi solo adesso.
Come state? Cosa ve ne pare il capitolo?
Ringrazio le 6 persone che hanno recensito lo scorso capitolo, grazie siete fantastiche! Ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate e ringrazio i lettori silenziosi! Grazie a tutti davvero.
p.s. non so se potrò aggiornare con regolarità perché come ben sapete tra poco inizia la  scuola e io quest’anno ho gli esami. Quindi penso aggiornerò sabato o domenica. Vi voglio bene!!! <3
 

lei è Bree!
  
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